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ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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Il mondo in tasca

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Gli ultimi messaggi 10

2023-04-18 19:14:51
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2023-04-18 19:14:45 CINA: RIPARTENZA AD OSTACOLI

Oltre le aspettative
+4,5%. Questa è la crescita del Pil cinese nel primo trimestre del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022. Un risultato oltre le attese degli economisti (4%) che testimonia il rimbalzo dell’economia dopo la fine, a dicembre, della politica “zero Covid” e l’ondata pandemica che ne è seguita.
A spingere la ripresa sono stati soprattutto i consumi che segnano un +10,6% a marzo su base annua: il più grande aumento in due anni gonfiato però dal fatto che a marzo 2022 iniziava il lockdown di Shangai. Gli altri motori della crescita sono rappresentati dagli investimenti pubblici in infrastrutture (+8,8% annuo) e dal primo aumento in sei mesi delle esportazioni (+14,8%) complice il recupero degli ordini non evasi dai fornitori nei mesi pandemici.
Ma non è tutto oro quello che luccica.

Generazione mille yuan
Altri dati macro suggeriscono un quadro in chiaroscuro per la seconda maggiore economia mondiale. A partire dagli investimenti privati, la cui crescita debole a marzo (+0,6% vs 0,8 dei due mesi precedenti) segnala una certa cautela tra gli imprenditori cinesi sulle prospettive economiche a lungo termine.
Anche perché il settore immobiliare continua a essere in crisi profonda come testimonia il calo (-5,8%) degli investimenti in immobili nel primo trimestre. Parallelamente, il tasso di disoccupazione giovanile, al 19,6%, è aumentato per il terzo mese di fila, tornando vicino ai massimi dello scorso luglio (19,9%). Non ci sono solo sfide interne. Il ban di USA, Giappone e Paesi Bassi all’export verso Pechino di semiconduttori si sta facendo sentire sulle aziende cinesi del settore: -21% di produzione annua.
Nonostante tutto, il target di crescita del Pil sarà raggiunto.

Il Dragone in trappola?
Nel 2022 la crescita economica cinese è stata la più bassa dalla metà degli anni Settanta (se si esclude il 2020). Per il 2023 il governo cinese si è prefissato un target del 5% ma secondo Goldman Sachs potrà superare il 6% alla luce dei dati di questo trimestre. La vera sfida per Pechino è però sostenere un tale ritmo di crescita nei prossimi cinque anni in cui, stando alle ultime proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, il Pil cinese aumenterà mediamente di meno del 4%, complice il calo demografico in atto.
Non vuol dire però che il peso di Pechino nell’economia mondiale vada ridimensionandosi. Anzi. Dall’inizio della guerra in Ucraina, la quota di mercato dello yuan su totale dei pagamenti internazionali è raddoppiata: dal 2 al 4,5%, non lontano dal 6% dell’euro.
Riuscirà Pechino a evitare la trappola del reddito medio?

Putin oggi ha visitato visita a Kherson e Luhansk. L’Europa, intanto, è alle prese con la disputa sul grano e l’allargamento dell’asse Russia-Cina. A che punto è il conflitto? Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-russia-visita-a-sorpresa-126062
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2023-04-17 19:14:07
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2023-04-17 19:14:00 UE-UCRAINA: LA GRANA DEL GRANO

La stretta degli alleati
Sabato il governo polacco ha annunciato lo stop alle importazioni di grano dall’Ucraina. Nonostante il fondamentale sostegno di Varsavia nei confronti di Kiev fin dall’inizio del conflitto (tra fornitura di armi, accoglienza dei profughi, coordinamento logistico-strategico e sostegno diplomatico), l’arrivo di milioni di tonnellate di cereali ucraini ha depresso i loro prezzi, e questo irrita da tempo gli agricoltori polacchi.
A causare questo malumore sono le cosiddette solidarity lanes per il trasporto di prodotti da e verso l’Ucraina all’Europa. Essenziali per dare una boccata d’ossigeno alla fragile economia ucraina (soprattutto di fronte all’instabilità della rotta del Mar Nero, attraverso i Dardanelli) queste ultime hanno però aperto le porte del mercato unico a ingenti carichi di cereali scontati.
Così il governo di Varsavia vacilla.

Il troppo stroppia
L’arrivo dei cereali ucraini in Est Europa ha avuto conseguenze in diversi Paesi: in Romania e in Bulgaria ha fatto crollare il prezzo del grano e dei semi di girasole, costringendo i contadini locali ad ammassare i raccolti nei silos, quando non a lasciar marcire il grano nei campi. Mentre in Polonia a risentirne è anche il mercato avicolo, con le importazioni di pollo ucraino cresciute dell’80% nell’ultimo anno.
Insomma, quella che era stata pensata come una misura per sostenere l’Ucraina e per scongiurare una crisi alimentare globale si sta rivelando un grattacapo per l’Europa, che a marzo 2023 ha importato un quantitativo di grano ucraino 10 volte maggiore a quello dello scorso anno senza riuscire a riesportarne molto verso il resto del mondo. Un eccesso che, quantomeno, sempre a marzo aveva contribuito a far scendere l’indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari ai livelli più bassi dall’inizio della guerra (da 156 a 122 punti – pur sempre il livello più alto dal 2011).

Seminare zizzania
La Polonia non è la sola a vietare il trasporto di grano ucraino: sulla scia di Varsavia, anche l’Ungheria di Viktor Orbán ha immediatamente annunciato lo stop alle importazioni. E non finisce qui. L’effetto domino interesserebbe poi la Bulgaria, dove si starebbe valutando l’introduzione di restrizioni simili.
Azioni e intenzioni che non fanno piacere a Bruxelles, che ha ribadito che la politica commerciale è competenza esclusiva dell’Ue, e che azioni unilaterali come quelle di Polonia e Ungheria “non sono accettabili”. Se la crisi di un anno fa derivava dall’impossibilità dell’Ucraina di esportare il proprio grano, oggi è la sua abbondanza (unita al fatto che quel grano sia bloccato in Europa) a generare i peggiori grattacapi.
Con la consapevolezza che, per “uscirne”, l’unica strada sarà trovare modi di far uscire quell’eccesso di cereali dall’Europa.

In Sudan la rivalità tra il presidente e il suo vice all’origine degli scontri che rischiano di sfociare in una guerra civile. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/sudan-guerra-tra-signori-della-guerra-126001
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2023-04-14 18:30:11
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2023-04-14 18:30:05 SPAZIO: CORSA ALLE LUNE 

Il filo di Ariane 
Buona la seconda. Dopo il rinvio per maltempo di ieri, il razzo vettore Ariane 5 è decollato con successo dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana francese. A un'altitudine di 1.500 chilometri una sonda spaziale si è poi separata dal resto del razzo, dirigendosi verso Giove e le sue lune ghiacciate. Ha così inizio la missione di punta dell’Agenzia spaziale europea, la Jupiter Icy Moons Explorer (JUICE).  
Giove, il più grande pianeta del sistema solare (un pallone da basket, se la Terra fosse grande come una monetina), dista mediamente 628 milioni di chilometri. Poiché la sonda non ha la potenza necessaria per volare direttamente così lontano, dovrà fiondarsi intorno a Venere nel 2025, prima di passare nuovamente davanti alla Terra nel 2029, così da ottenere la spinta gravitazionale necessaria a raggiungere la sua destinazione finale nel luglio 2031.  

Verso la frost line e oltre
Attorno a Giove orbitano dalle 80 alle 95 lune. Nel 1610 Galileo Galilei riuscì per la prima volta ad osservarne quattro, tra cui Ganimede (la più grande luna del sistema solare, e l’unica dotata di un campo magnetico), Callisto ed Europa. JUICE studierà proprio questi tre corpi ghiacciati e i loro vasti oceani salati sub-superficiali, che potrebbero ospitare forme di vita
L’obiettivo è dimostrare definitivamente l'esistenza di vita oltre la Terra: una netta differenza rispetto ad altre missioni simili su Marte, che si concentrano sulla ricerca di segni di vita antica ormai estinta da tempo. Sarebbe inoltre la prima missione su una luna diversa da quella terrestre e la prima esplorazione di un habitat oltre la frost line del sistema solare, superata la quale i pianeti presentano nuclei ghiacciati. 

Non voglio mica la Luna? 
Non solo le lune di Giove, ma anche quella terrestre è al centro dell’attenzione dei programmi spaziali di tutto il mondo. Il 3 aprile, la NASA ha presentato i quattro astronauti della missione Artemis II (in collaborazione con le principali agenzie spaziali occidentali) che sorvoleranno la Luna. Nel 2025 con Artemis III avverrà il vero e proprio allunaggio, come nel 1969, con obiettivi però molto più ambiziosi: costruire un insediamento permanente sulla Luna e sfruttare le sue risorse minerarie. 
Dal titanio, fondamentale per la transizione energetica e digitale, all’Elio H-3, cruciale nelle future centrali a fusione nucleare, molte sono le risorse rare sulla Terra ma abbondanti e ambite sul suolo lunare. Ecco perché anche Mosca e Pechino sono già impegnate in uno sforzo congiunto per creare una loro base lunare permanente entro il 2036. 
La rivalità per le risorse terrestri è destinata a essere replicata nello spazio?  
 
È iniziata una nuova corsa allo spazio tra competizione scientifica, militarizzazione e contese geopolitiche? Ne parliamo nel nuovo episodio di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/podcast-globally-ce-vita-oltre-a-noi-nel-sistema-solare-125855
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2023-04-13 19:44:24
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2023-04-13 19:44:18 CINA-EUROPA: UNA RIPRESA DIFFICILE

Vado al massimo
Le esportazioni cinesi hanno ripreso a correre. Anche se il mondo continua a crescere poco (+2,8% quest’anno secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), i livelli più bassi da 30 anni), e l’inflazione e le tensioni geopolitiche restano alte, il motore cinese sembra aver ripreso vita. O, almeno, le sue esportazioni.
A dominare sono quelle “verdi” (veicoli elettrici, batterie al litio e pannelli solari) e di acciaio. E se questa può essere una notizia positiva per il mondo, preoccupa però il trend dei partner commerciali. Calano le esportazioni verso l’Occidente, mentre salgono quelle verso la Russia. Un riflesso delle tensioni degli ultimi mesi?

Non è tutto oro
Sfidando le aspettative, le esportazioni cinesi a marzo sono cresciute del 15% (contro un calo previsto del 7%). Per questo, adesso, Pechino guarda con più fiducia alla possibilità di centrare il suo obiettivo di crescita del 5%. D’altronde, anche il FMI martedì vedeva una Cina in crescita del 5,2%, contro il misero +3% del 2022 (il tasso più basso dal 1976, se si esclude il 2020 pandemico).
Ottimismo, dunque? Non esattamente. Proprio il tasso di crescita dell’anno scorso dimostra come quello di quest’anno sia un “rimbalzo” dopo il rallentamento della crescita, causato prima dalle politiche zero Covid, poi dalla riapertura improvvisa di dicembre, che aveva provocato contagi di massa (e, dunque, la creazione di un arretrato di ordini inevasi). Non a caso, le Borse mondiali oggi registrano scarsa euforia: +0,7% a New York (S&P 500) e in Europa (Euro Stoxx50).

Europa che vai...
La ripresa della domanda cinese apre però uno spiraglio per chi vede nella Cina ancora un partner commerciale, più che un “rivale sistemico” – la definizione data dalla Commissione europea nel 2019. Come i tanti leader europei che negli ultimi mesi hanno sfilato, uno dopo l’altro, alla corte di Xi: Scholz a novembre, Sánchez a fine marzo e Macron (con von der Leyen) la settimana scorsa – tutti accompagnati da delegazioni commerciali.
A vedere una ripresa delle esportazioni cinesi meno di buon occhio è invece la presidente della Commissione. Imbeccata inizialmente dagli stessi leader europei, che due anni fa avevano fatto fallire il CAI, l’accordo sugli investimenti, per poi chiedere a von der Leyen quel pugno duro a cui oggi sembrano opporsi.
E forse sono proprio queste indecisioni europee a rallegrare Pechino più del rimbalzo commerciale.

Le contestazioni del Garante della privacy italiano a Open AI hanno messo in luce i pericoli connessi allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ma dobbiamo averne davvero paura? Ne parliamo ora all’ISPI in una tavola rotonda. Per seguire la diretta online: https://www.ispionline.it/it/evento/chi-ha-paura-dellintelligenza-artificiale

Il 5 aprile la polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea di Al- Aqsa. Ma perché Gerusalemme è spesso teatro di scontri? Scoprilo nelle Web Stories di ISPI, una nuova guida multimediale per capire l'attualità geopolitica:
https://www.ispionline.it/it/web-stories/perche-scoppiano-scontri-a-gerusalemme
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2023-04-12 19:41:29
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2023-04-12 19:41:24 CINA-BRASILE: LULA CHEZ XI

Viaggio di gruppo
È finalmente iniziato il viaggio in Cina del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che incontrerà il presidente cinese Xi Jinping il 14 aprile. Il viaggio, che doveva inizialmente tenersi a marzo ma era stato rimandato a causa di problemi di salute di Lula, è il terzo in Cina del presidente brasiliano, e il primo nel suo corrente mandato.
Lula si unisce al pellegrinaggio diplomatico che ha portato a Pechino i leader mondiali dopo la riapertura post-Covid. E lo fa in grande stile, con una delegazione di circa 300 persone, in buona parte rappresentanti del mondo business. Ma sono presenti anche una quarantina di politici di vario titolo. Insomma, un viaggio dalla doppia valenza: un rafforzamento delle relazioni politiche accompagnato da ampie ambizioni commerciali.

Teniamoci stretti
Non stupisce: dal 2009 la Cina è il primo partner commerciale del Brasile, e nel 2021 era la prima fonte di investimenti esteri. Una collaborazione trainata dagli investimenti cinesi nel settore energetico, ma non solo: forte del suo settore agricolo e delle sue riserve di petrolio e materiali ferrosi, il Brasile è uno dei pochi paesi a poter vantare un surplus commerciale con la Cina (secondo Brasilia, più di 60 miliardi di dollari).
Una collaborazione che Lula vorrebbe ora diversificare. Sarebbero già pronti ad essere firmati una ventina di accordi in vari ambiti: tecnologia e innovazione, salute, istruzione, agricoltura, investimenti, sviluppo sostenibile, lotta al cambiamento climatico... Insomma, con un Brasile provato da un andamento economico ben più tetro degli anni d’oro della sua prima presidenza, Lula porta avanti collaborazioni economiche ambiziose.

Il mondo visto dal Sud
Ma la visita è anche molto politica. Si parlerà anche di Ucraina, un argomento su cui il Brasile si è speso creando un “peace club” di paesi orientati alla mediazione – a cui la Cina sarebbe invitata, a sostegno di un suo possibile ruolo per mediare la pace. Così come ha già sostenuto altre iniziative cinesi, a partire dalla Global Development Initiative, nel cui ambito Pechino potrebbe allargare i propri investimenti in America Latina.
Prima economia a sud dell’equatore, Brasilia sta mostrando di essere pronta a proporsi come un attore di primo piano del Sud globale, e condivide con Pechino l’appartenenza al forum dei BRICS. Insomma, il perseguimento da parte di Lula di una sua versione di “autonomia strategica” è certamente una tendenza gradita a Xi. Al tempo stesso, però, Lula dovrà evitare di incrinare i rapporti con Washington, che rimane il più importante partner di sicurezza regionale del Brasile e che, significativamente, è stata la meta del primo viaggio all’estero del neo-rieletto presidente brasiliano.
Rivendicando il proprio ruolo globale in un mondo sempre più teso, riuscirà il Brasile a mantenere la giusta distanza?

Sogni la carriera diplomatica e vuoi prepararti al concorso? Allora domani 13 aprile partecipa all’Open Day del Master in Diplomacy ISPI 2023/2024. Iscriviti e segui con un click: https://www.ispionline.it/it/evento/open-day-master-in-diplomacy-2

Joe Biden è a Belfast, in Irlanda del Nord, per celebrare i 25 anni degli Accordi del Venerdì Santo: “Pace e opportunità economiche vanno insieme”. Ne parliamo nel ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/joe-biden-lirlandese-125545
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