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ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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Il mondo in tasca

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Gli ultimi messaggi 63

2021-09-10 19:07:47
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2021-09-10 19:07:41 BIDEN CHIAMA XI: MOLTO RUMORE PER NULLA?

90 minuti di distensione
Joe Biden chiama, Xi Jinping risponde. Ieri c’è stata la prima telefonata in sette mesi tra i due leader, la seconda in assoluto dall’inaugurazione del presidente americano. Secondo fonti Usa, il colloquio è avvenuto su iniziativa di un Biden "esasperato" dalla riluttanza dei funzionari cinesi a tenere colloqui con la sua amministrazione.
Da entrambe le parti si è parlato di discussione "franca e ampia", volta a evitare che la competizione tra le due maggiori economie del mondo sfoci in conflitto aperto. La telefonata avrebbe toccato "temi su cui gli interessi, le prospettive e i valori dei due paesi convergono e temi su cui divergono”. Ma, a parte i toni concilianti, le divisioni restano intatte.

I nodi della discordia
Sono mesi che Washington critica Pechino per il mancato rispetto dei diritti umani
degli uiguri nella provincia di Xinjiang e di quelli democratici a Hong Kong. Pechino risponde citando gli abusi a Guantanamo. Intanto (manu militari) nel Mar Cinese Meridionale la Cina continua a ribadire la propria (contestata) sovranità, mentre gli Usa espandono le operazioni di “libertà di navigazione” sia lì che nello stretto di Taiwan.
Su tutto, continua ad aleggiare la trade war. Anche dopo Trump, le tensioni commerciali tra Usa e Pechino restano realtà: 360 miliardi di dollari di beni cinesi e 110 miliardi di dollari di prodotti statunitensi sono ancora sottoposti a dazi. Più guerra fredda che vera distensione, insomma.

11 settembre
Anche sull’Afghanistan i due paesi sono agli antipodi. Settimana scorsa, il ministro degli esteri cinese ha rinfacciato agli Stati Uniti che le modalità del ritiro dal paese hanno inflitto "gravi danni al popolo afgano”.
A ridosso del ventennale dell'attacco alle Torri Gemelle, anticamera dell’invasione americana, è inevitabile che Washington si interroghi sulla fine del sogno di diventare il “poliziotto del mondo”. Altrettanto inevitabile che questo anniversario venga letto in maniera opposta a Pechino, galvanizzata da un “recupero” economico sul rivale che prosegue malgrado la pandemia.
Una semplice telefonata non può ricucire queste differenze. E se il clima è da guerra fredda, forse quello che serve è una vera e propria hotline.

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Un governo per il Libano. Su ispionline.it
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2021-09-09 19:18:19
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2021-09-09 19:18:14 COVID: AUTUNNO DELTA?

Non è finita
“Sono molto preoccupato”, anche perché “si tratta di contagi e morti evitabili”. Così ieri Antony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, è tornato a commentare i rischi che un ritorno alla normalità rappresenterebbe di fronte a “mezza America” ancora non vaccinata.
I numeri sono impietosi, in Usa come in Unione europea. Malgrado in Ue il 65% dei cittadini sia vaccinato, il numero di morti giornaliere è più che doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e in crescita. Torna ad aleggiare lo spettro del lockdown?

Racconto di due pandemie
L’arrivo della variante Delta (due volte più trasmissibile e un po’ più letale rispetto alla versione “originale” del virus) sta contribuendo all’insorgere di due diverse “pandemie”. Una tra i vaccinati, tra i quali il virus circola ancora, ma facendo molti meno danni (a parità di contagi, il 95% di decessi in meno). Una seconda pandemia, tra i non vaccinati, ancora più pericolosa e mortale.
Se le pandemie diventano due, è naturale che anche le politiche per affrontarle cambino. In Europa diversi paesi (Italia inclusa) hanno agganciato al “green pass” il godimento di alcuni diritti, tagliando fuori i non vaccinati da una parte di vita sociale. Per alcune categorie professionali (dai lavoratori federali negli Usa al personale medico quasi ovunque) sono stati introdotti obblighi vaccinali. E in Austria il cancelliere Kurz ha persino proposto un lockdown per i soli non vaccinati.

Qualcosa è cambiato
Da un punto di vista sanitario, è indubbio che le vaccinazioni stiano riducendo l’impatto della pandemia. Ma lo stanno facendo solo là dove i vaccini sono arrivati: il 75% delle vaccinazioni è stato somministrato in 10 paesi del mondo.
Sul piano economico, inoltre, i paesi più ricchi (ma anche più anziani) non possono più permettersi lockdown generalizzati. Per evitare che la “recessione da lockdown” colpisse troppo le persone, l’anno scorso abbiamo speso 16 trilioni di dollari. Così il debito pubblico è esploso, passando nei paesi avanzati dal 100% al 120% del PIL.
A queste condizioni, è inevitabile che si cerchino misure alternative in vista di un autunno in cui il dubbio più grande sarà un altro: quanto dura l’immunità.

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Brasile in tumulto. Su ispionline.it
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2021-09-08 19:03:34
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2021-09-08 19:03:19 EL SALVADOR: AZZARDO DIGITALE

Un salto nel futuro?
Ieri El Salvador ha adottato il Bitcoin come valuta legale. Un progetto pioneristico unico al mondo. Ma il prezzo della criptovaluta è crollato del 18% in un giorno e per molte ore l'app necessaria per effettuare pagamenti e accumulare risparmi in Bitcoin, è rimasta inaccessibile.
Per stimolarne l’adozione, il governo ha regalato ai salvadoregni 30 dollari a testa in Bitcoin, e promette risparmi di 400 milioni di dollari l’anno in commissioni sui fondi inviati dall'estero (6 miliardi di dollari di rimesse lo scorso anno). Ma regali e promesse non sono bastati a evitare proteste in piazza contro il giovane presidente Nayib Bukele, 40 anni, non nuovo a proposte politiche e comportamenti fuori dagli schemi.

Il presidente millennial
A inizio 2020, dopo aver fatto il suo ingresso nell’assemblea legislativa scortato da soldati armati, Bukele ha caricato un video su TikTok di lui che scivola in un veicolo militare mentre centinaia di soldati salutano: 2,6 milioni di visualizzazioni. Una popolarità che trascende i social, tanto che il sostegno popolare di cui gode, è pari al 90 per cento: superiore a quello di qualsiasi altro leader latino-americano.
Questo successo non sembra neppure intaccato dal suo progressivo accentramento di potere. Appena entrato in carica, Bukele ha sostituito i magistrati della Corte Suprema che non a caso proprio ieri ha stabilito, con una sentenza bollata come incostituzionale dalle opposizioni, la possibilità per il presidente di candidarsi per un secondo mandato consecutivo, aprendo così la strada alla sua rielezione nel 2024.

Criptovaluta = libertà?
Per la prima volta nella storia una nazione ha adottato una valuta che non è controllata né da lei né da nessun altro. La scelta di El Salvador, la cui unica valuta ufficiale era prima il dollaro americano (una "dollarizzazione” dell’economia non rara in America Latina), vorrebbe così ridurre l’influenza degli Stati Uniti.
Ma non è tutto (cripto)oro quello che luccica. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’adozione di una criptovaluta come moneta ufficiale mette a rischio la stabilità macroeconomica e l'integrità finanziaria favorendo l’evasione e il riciclaggio. Senza dimenticare il problema della sua volatilità: ci si può fidare di una moneta che in un giorno può perdere quasi il 20% del suo valore?

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Afghanistan, il governo dei talebani. Su
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2021-09-07 19:35:07
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2021-09-07 19:34:59 GUINEA: UN GOLPE DI METALLO

Regime contro regime
Domenica i militari hanno deposto Alpha Condé, presidente della Guinea e leader del paese da 11 anni. Condé, eletto nelle prime elezioni libere della Guinea, aveva promesso riforme che non sono mai arrivate, portando anzi rapidamente il paese verso una deriva sempre più autoritaria.
Oggi anche il leader dell’opposizione si è schierato con i militari, sostenendo che un golpe è preferibile a una “dittatura mascherata”. Ma le vicende della piccola Guinea, paese di 12 milioni di abitanti dell’Africa occidentale, si spingono oltre i confini del paese, dimostrando una volta di più che ciò che accade in zone remote del globo può avere significative ripercussioni sul resto del mondo.

Verso l’infinito (e oltre?)
Alla notizia del golpe militare in Guinea, i prezzi dell’alluminio sono immediatamente schizzati verso l’alto (+3%). D’altronde la Guinea è il secondo produttore mondiale di bauxite, dopo l’Australia, e ne detiene le prime riserve mondiali. Bauxite che in gran parte serve proprio per produrre alluminio: l’effetto era inevitabile.
Tanto più che il golpe arriva in un periodo in cui i prezzi delle materie prime sono già in forte aumento, a causa dell’alta richiesta delle industrie che, a loro volta, tentano di tener testa a una domanda dei consumatori in forte ripresa. In dodici mesi i prezzi dell’alluminio sono raddoppiati, facendo impallidire gli aumenti degli ultimi giorni.

Sotto la lente di Pechino
Per l’Africa, il colpo di stato in Guinea è solo uno dei tredici tentati (di cui cinque riusciti) nell’ultimo quinquennio. Per l’Africa occidentale è addirittura il quarto tentativo di colpo di stato in dodici mesi. Insomma, l’ennesima conferma che l’instabilità politica continua a perseguitare il continente, assieme al personalismo dei suoi leader e alla corruzione diffusa.
Questa instabilità spaventa i principali investitori del continente, su tutti la Cina, i cui finanziamenti contribuiscono a circa il 20% della crescita economica dell'Africa. Guarda caso, Pechino è anche il primo importatore di bauxite dalla Guinea, e il paese è un tassello fondamentale della Belt and Road Initiative, il mastodontico progetto infrastrutturale cinese. I danni economici per Pechino, e a cascata anche per chi importa alluminio cinese, potrebbero essere ingenti: abbastanza da evitare nuovi golpe in futuro?

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: L’Italia e la lunga strada per un G20 sull’Afghanistan. Su ispionline.it
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2021-09-06 19:40:24
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2021-09-02 18:57:30
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