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GUINEA: UN GOLPE DI METALLO Regime contro regime Domenica | ISPI - Geopolitica

GUINEA: UN GOLPE DI METALLO

Regime contro regime
Domenica i militari hanno deposto Alpha Condé, presidente della Guinea e leader del paese da 11 anni. Condé, eletto nelle prime elezioni libere della Guinea, aveva promesso riforme che non sono mai arrivate, portando anzi rapidamente il paese verso una deriva sempre più autoritaria.
Oggi anche il leader dell’opposizione si è schierato con i militari, sostenendo che un golpe è preferibile a una “dittatura mascherata”. Ma le vicende della piccola Guinea, paese di 12 milioni di abitanti dell’Africa occidentale, si spingono oltre i confini del paese, dimostrando una volta di più che ciò che accade in zone remote del globo può avere significative ripercussioni sul resto del mondo.

Verso l’infinito (e oltre?)
Alla notizia del golpe militare in Guinea, i prezzi dell’alluminio sono immediatamente schizzati verso l’alto (+3%). D’altronde la Guinea è il secondo produttore mondiale di bauxite, dopo l’Australia, e ne detiene le prime riserve mondiali. Bauxite che in gran parte serve proprio per produrre alluminio: l’effetto era inevitabile.
Tanto più che il golpe arriva in un periodo in cui i prezzi delle materie prime sono già in forte aumento, a causa dell’alta richiesta delle industrie che, a loro volta, tentano di tener testa a una domanda dei consumatori in forte ripresa. In dodici mesi i prezzi dell’alluminio sono raddoppiati, facendo impallidire gli aumenti degli ultimi giorni.

Sotto la lente di Pechino
Per l’Africa, il colpo di stato in Guinea è solo uno dei tredici tentati (di cui cinque riusciti) nell’ultimo quinquennio. Per l’Africa occidentale è addirittura il quarto tentativo di colpo di stato in dodici mesi. Insomma, l’ennesima conferma che l’instabilità politica continua a perseguitare il continente, assieme al personalismo dei suoi leader e alla corruzione diffusa.
Questa instabilità spaventa i principali investitori del continente, su tutti la Cina, i cui finanziamenti contribuiscono a circa il 20% della crescita economica dell'Africa. Guarda caso, Pechino è anche il primo importatore di bauxite dalla Guinea, e il paese è un tassello fondamentale della Belt and Road Initiative, il mastodontico progetto infrastrutturale cinese. I danni economici per Pechino, e a cascata anche per chi importa alluminio cinese, potrebbero essere ingenti: abbastanza da evitare nuovi golpe in futuro?

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: L’Italia e la lunga strada per un G20 sull’Afghanistan. Su ispionline.it