2022-03-01 19:39:42
SPECIALE RUSSIA-UCRAINA: ACCOGLIENZA STRAORDINARIA
Esodo ucraino
660mila profughi ucraini in sei giorni. Questa è la portata del
flusso migratorio in corso dall’Ucraina ai paesi vicini, di fronte al quale i numeri delle passate ondate verso l’Europa impallidiscono. Nel 2015, anno record per le migrazioni in Europa, ci vollero quattro mesi per superare il mezzo milione di arrivi. E alla fine dell’anno furono circa 1,3 milioni i profughi, in prevalenza siriani, ad entrare in Europa:
un numero che nel caso degli ucraini potrebbe essere triplo.
La maggior parte di questi ultimi sono
donne e bambini, visto che per gli uomini ucraini è in vigore la coscrizione obbligatoria. Le mete più “gettonate”
Polonia e Ungheria, che al momento ospitano il 73% dei profughi. Non proprio due campioni di accoglienza in passato.
Rifugiati... e rifugiati
La
Polonia si è detta pronta ad accogliere fino a un milione di ucraini ai quali, stando alle parole del ministro degli interni, fornirà rifugio e assistenza. E dire che solo lo scorso novembre, di fronte ai circa
10.000 richiedenti asilo mediorientali spinti dalla Bielorussia verso la Polonia, la reazione di Varsavia era stata ben diversa: soldati al confine e respingimenti.
Ma la stessa inversione a U si osserva in
Ungheria, dove il "non lasceremo entrare nessuno" rivolto da Orban ai rifugiati africani è diventato un
“stiamo facendo entrare tutti” gli ucraini. Insomma, non tutti i rifugiati sono uguali. Come d’altronde ha sottolineato questa settimana il
primo ministro bulgaro Borisov, secondo cui “questi non sono i rifugiati a cui siamo abituati, sono europei, persone intelligenti e istruite”.
Aria di cambiamento?
Dalla crisi del 2015,
l’Europa si è dotata di nuovi strumenti per far fronte a nuove possibili emergenze migratorie. Ma la soluzione ora scelta dagli Stati membri arriva del passato. Ci sarebbe ampio sostengo per l’attivazione della
direttiva pensata (ma mai usata) per far fronte alle migrazioni legate alla guerra nell’ex Jugoslavia. Data di approvazione: 2001.
In questo modo, tutti i profughi ucraini potrebbero
muoversi e lavorare all’interno dell’Europa per un massimo di tre anni senza dover far richiesta di asilo. Certo, la distribuzione tra paesi resta su base volontaria e si potrebbero così ripresentare contrasti già noti. Ma si
eviterebbe così quell’ingolfamento dei sistemi di asilo europei che ha condannato molti siriani in un limbo legale senza possibilità di lavorare per anni.
Se Putin puntava a un’Europa più divisa e isolazionista, al momento sembra aver fatto male i conti.
Della crisi migratoria parleremo anche domani alle 19.00 nella tavola rotonda ISPI “Ucraina: dall’escalation militare all’emergenza profughi”. Iscriviti qui per partecipare: https://www.ispionline.it/it/eventi/evento/ucraina-dallescalation-militare-allemergenza-profughi
Ascolta la nuova puntata di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica. Dopo i colloqui di ieri alla frontiera bielorussa, approfondiamo il ruolo della diplomazia nella guerra tra Russia e Ucraina. Qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/podcast-globally-la-diplomazia-nella-guerra-tra-russia-e-ucraina-33871
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