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Gli ultimi messaggi 53

2022-05-31 19:17:40 RUSSIA: NELLA MORSA DELLE SANZIONI

La guerra dei bottoni
Il sesto pacchetto di sanzioni europee alla Russia si farà. Nei prossimi giorni i governi europei adotteranno ufficialmente misure quali l’embargo del petrolio russo importato via mare e l’esclusione dal sistema SWIFT di Sberbank, la principale banca russa.
Non una buona notizia per i cittadini russi, sui quali iniziano a farsi sentire gli effetti dei precedenti round di sanzioni. Quando si recano a fare acquisti trovano il 20% dei negozi chiusi, spesso di marchi stranieri che hanno lasciato il Paese. Non possono pagare con Visa e Mastercard. E riceveranno scontrini lunghi un quarto dei precedenti perché manca la carta sbiancata per stamparli. Così come i bottoni, o il mastice per le otturazioni dentarie.

IVA terribile
La Russia ha smesso di pubblicare i dati relativi alle importazioni, ma per aprile si stima un calo del 50% rispetto all'anno precedente. Questa minor disponibilità di beni stranieri si traduce in minori opzioni di acquisto per i consumatori, e quindi in minor acquisti: -54% delle entrate IVA ad aprile rispetto al 2021.
Gli scaffali del vino dei supermercati sono mezzi vuoti, dal momento che il vino importato rappresentava il 40% del mercato russo. In mancanza di prodotti Samsung e Apple, ma anche Xiaomi, i russi stanno tornando ai cellulari degli anni Novanta (+43% di vendite nel primo trimestre). E anche nei cinema, a causa del boicottaggio di Hollywood, si proiettano vecchie pellicole o film scaricati illegalmente. Insomma, i russi “avranno sempre (e solo) Parigi”.

Fun with flags
Malgrado il tasso di disoccupazione sia stabile, anche il mercato del lavoro mostra i primi scricchiolii: -28% nel numero di annunci di lavoro da febbraio, e triplicato il numero di cassaintegrati.
La popolarità di Putin rimane però alta, all’82%.
In discesa di un solo punto percentuale rispetto a marzo, e ben superiore al 71% pre-guerra. Non è la prima volta: già dopo la guerra con la Georgia o l’invasione della Crimea, gli indici di approvazione per Putin erano schizzati all’88%. Ma anche George W. Bush passò dal 34% al 90%, nei dieci giorni seguenti all’11 settembre.
Un fenomeno noto come “rally ‘round the flag”. Ma se l’economia traballa, per quanto ancora potrà durare questo stringersi intorno alla bandiera e al proprio leader?

Al Consiglio europeo di ieri e oggi i leader dei 27 hanno raggiunto un accordo per un embargo del greggio importato ‘via mare’. Entrerà in vigore tra sei mesi e sono esclusi gli oleodotti su cui Viktor Orban minacciava il veto. Cosa cambia? Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/embargo-fuoco-lento-35243
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2022-05-30 19:21:18
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2022-05-30 19:21:05 UE, ENERGIA: UN TETTO PER TUTTI?

A volte ritornano
Embargo solo sul petrolio via mare: è la nuova proposta sul tavolo del Consiglio europeo straordinario di oggi e domani. Dopo l’ultimo tentativo (fallito) di domenica pomeriggio per convincere Orbán ad appoggiare le sanzioni sul petrolio russo, l’Ue fa un passo indietro.
E mentre l’intesa sul sesto pacchetto di sanzioni sembra sempre più lontana, a Bruxelles si torna a discutere di gas. Tra le varie opzioni, rispunta il “tetto” al prezzo del gas per produrre elettricità. Proposto all’Europa da Draghi a marzo, è poi stato adottato dai governi di Spagna e Portogallo, con ingenti benefici per i consumatori (-40% in bolletta).
Ma non mancano gli effetti “perversi”.

Penisola energetica
Le distorsioni provocate dal tetto sul prezzo del gas sono numerose. Innanzitutto, il corrispondente calo del prezzo dell’elettricità rende sì più leggera la bolletta, ma anche meno conveniente investire in nuove fonti rinnovabili. Un tetto rende inoltre necessario aumentare la spesa pubblica, quantomeno per coprire la differenza tra il cap e il prezzo di mercato per chi produce elettricità con il gas.
Per queste ragioni, un tetto è talmente problematico che o lo si impone tutti insieme, o nessuno. L’eccezione di Spagna e Portogallo è stata possibile solo perché i due Paesi sono quasi isolati (dal punto di vista elettrico) dal resto del continente. E arreca benefici sufficienti perché Madrid e Lisbona – diversamente dall’Italia – producono gran parte della loro elettricità con altre fonti che non sono gas.
Una soluzione non per tutte le stagioni.

Whatever it takes?
Insomma, dopo quasi cento giorni di guerra e cinque pacchetti di sanzioni è sempre più difficile mantenere una linea comune europea. Non c'è accordo sulle misure migliori per ridurre l'impatto degli alti prezzi dell’energia su famiglie e imprese. E non c’è accordo sull’embargo al petrolio russo, tra reticenze e veti ungheresi.
Pur di non perdere tutto, i negoziatori hanno proposto di “spacchettare” il pacchetto. Cercando prima un accordo sul petrolio russo che giunge in Europa via mare, e mettendo da parte quello che arriva via terra, attraverso l’oleodotto Druzhba.
A quel punto a beneficiarne non sarebbero più solo Ungheria e Repubblica Ceca, ma anche Germania e Polonia. Un’ulteriore distorsione, mal vista dall’Italia, e che rischierebbe di aprire ulteriori fratture. Anziché sanarle.

Vorresti partecipare a un dibattito con personalità come Joseph Stiglitz o Paolo Gentiloni? Sono ancora aperte le candidature per la Global Policy Forum Scholarship! Offrono a 50 studenti e aspiranti ricercatori di partecipare in presenza ai lavori del Global Policy Forum, l’iniziativa sulle grandi sfide globali organizzata da ISPI, OSCE, Bocconi e T20 Indonesia. La conferenza si svolgerà a Milano il 20 e 21 giugno. Puoi candidarti qui fino al 1° giugno: https://www.ispionline.it/sites/default/files/brochure_bando_24.05.pdf
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2022-05-27 19:02:37
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2022-05-27 19:02:26 RUSSIA: L’ECONOMIA REGGE?

Marcia indietro
Nuovo taglio del tasso di interesse di riferimento in Russia. Ieri, la Banca Centrale russa ha portato il tasso dal 14 all’11%, sancendo una riduzione di 9 punti solo nell’ultimo mese, che lo riporta vicino ai valori pre-guerra (9,5%). Anche l’obbligo per gli esportatori di convertire l’80% delle entrate in valuta estera è stato ridotto al 50%.
Misure che erano state introdotte in risposta alle sanzioni occidentali per sostenere il rublo. Che però non ha più bisogno di sostegno. Dal minimo storico di 135 rubli per dollaro di inizio marzo, la valuta russa è risalita fino a 62 rubli per dollaro, come non si vedeva dal 2018. Un rimbalzo che ha reso il rublo la valuta più performante al mondo quest’anno. Fin troppo performante persino per Mosca.

Il troppo stroppia
Putin ha presentato la forza del rublo come prova della resistenza del Paese alle sanzioni occidentali. Ma in realtà non è una così buona notizia. Il rafforzamento del rublo minaccia il bilancio del Paese, riducendo il valore delle entrate fiscali in dollari derivanti da petrolio e gas.
Inoltre, se normalmente una valuta forte si traduce in una riduzione dell’inflazione, questo non vale per l’economia russa sempre più isolata. Il tasso di inflazione è infatti vicino al 18%, anche a causa di una scarsità di beni degna dell’epoca sovietica. Tanto che Putin è corso ai ripari annunciando un aumento del 10% delle pensioni e del salario minimo. Una manovra da 10 miliardi di dollari, finanziata anche grazie alle importazioni europee.

Bl-Ue monday?
Mosca continua a incassare oltre mezzo miliardo di dollari al giorno dal suo export energetico. Dall’inizio dell’invasione, il valore dell’export è cresciuto nonostante le sanzioni (+8% rispetto al 2021) e, complice il crollo delle importazioni (-44%), potrebbe generare per il 2022 un surplus commerciale da 250 miliardi di dollari: più che doppio rispetto a quello del 2021.
Con questi fondi Mosca può coprire almeno in parte i costi della guerra. E sta salvando le sue imprese più in crisi: come la compagnia di bandiera Aeroflot, costretta a smontare pezzi da altri aerei in assenza di parti di ricambio occidentali. Ecco perché sarà decisivo il Consiglio Europeo straordinario di lunedì e martedì prossimi, dove si prospetta una resa dei conti sul “sesto pacchetto” di sanzioni Ue. Al centro del negoziato, l’embargo al petrolio russo.
L’economia russa continuerà a ringraziare Orban?

Non perderti il nuovo episodio di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica. Oggi andiamo al World Economic Forum appena conclusosi: “Davos, la globalizzazione è finita?”. Ascoltalo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/podcast-globally-davos-la-globalizzazione-e-finita-35201
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2022-05-26 18:50:56
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2022-05-26 18:50:41 CINA: LA SCELTA DI XI

Dalle stelle...
L'economia cinese è in difficoltà. Questo il messaggio della videochiamata di ieri tra il premier cinese Li Keqiang e migliaia di funzionari governativi. Non solo la crescita del Pil nel 2022 potrebbe non centrare l’obiettivo del +5,5%, ma nel secondo trimestre rischia addirittura di toccare valori negativi.
Preoccupazioni condivise anche da molti dei partecipanti al World Economic Forum di Davos, che si chiude oggi. Se solo cinque anni fa Xi Jinping, ospite del forum “capitalista” per eccellenza, poteva presentare la Cina come il motore della crescita economica globale, oggi le cose sono cambiate.
E al centro delle critiche c’è proprio l'ostinata politica "Zero Covid" di Xi.

Long Covid
Anche se la strategia non viene direttamente menzionata da Li, il messaggio è chiaro: restrizioni anti-Covid prolungate e draconiane pesano, e molto, sulla crescita. Tanto che gli indici di salute economica, che nel 2021 sembravano essere quasi tornati ai livelli pre-pandemia, oggi prospettano scenari ben peggiori.
A preoccupare sono la riduzione delle vendite al dettaglio (–11% rispetto all’anno precedente) e della produzione industriale (-2,9%). Ma il premier cita anche gli elevati livelli di disoccupazione, in crescita soprattutto nelle città, e che fra i giovani toccano il massimo storico del 18,2%. Inevitabile incolpare i lockdown. Ma a questi vanno aggiunti i grandi problemi strutturali, accumulatisi negli anni: dai crediti eccessivi concessi alle aziende statali all’enorme debito che grava sulle province.
Difficile riprendersi da una malattia prolungata.

Come fai, sbagli
Non è la prima volta che Li mette in guardia dalle difficoltà economiche interne. Ma è forse la prima in cui suggerisce un problema nelle scelte politiche di Xi. Difficile dire se si tratti di un indizio di spaccature ben più gravi all’interno del Partito. Di sicuro è una critica che arriva a pochi mesi dal Congresso quinquennale che per Xi dovrebbe sancire il superamento ufficiale dei limiti di mandato (esistenti ormai da oltre trent’anni).
Xi lo sa, ma forse sa anche di essere all’angolo. Se riapre il Paese adesso, rischia di far crollare il mito delle infallibili politiche Zero Covid e di doversi rassegnare a un numero molto elevato di morti. Se continua a tenere tutto chiuso, rischia di avvicinare quella resa dei conti economica che le tante Cassandre paventano da anni.
E dire che si accusava Pechino di aver creato la pandemia a proprio vantaggio.

Vorresti partecipare a un dibattito con personalità come Joseph Stiglitz o Paolo Gentiloni? Sono aperte le candidature per la Global Policy Forum Scholarship! Permetteranno a 50 studenti o aspiranti ricercatori di partecipare in presenza ai lavori Global Policy Forum, l’iniziativa sulle grandi sfide globali organizzata da ISPI, OSCE, Bocconi e T20 Indonesia. La conferenza si svolgerà a Milano il 20 e 21 giugno. Candidati qui, fino al 30 maggio: https://www.ispionline.it/sites/default/files/brochure_bando_24.05.pdf
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2022-05-25 19:06:37
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2022-05-25 19:06:30 INDO-PACIFICO: GRAND TOUR CINESE

Tutti al mare
Botta e risposta nell’Indo-Pacifico. A un giorno dalla fine del viaggio di Biden nella regione, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi inizia oggi un tour di dieci giorni in otto nazioni del Pacifico. Kiribati e Isole Salomone alcune tra le sue mete: arcipelaghi famosi per le loro acque cristalline, ma soprattutto con una posizione strategica che fa gola a Pechino.
Solo un mese fa, proprio con le Isole Salomone la Cina ha siglato un accordo che le consente di inviare polizia e incrociatori per proteggere la sua presenza economica nell'arcipelago. Il timore di Washington e alleati è che tale accordo non resti un caso isolato. E sia il primo passo per assicurarsi una base militare nella regione (la seconda fuori dalla Cina contro le 800 americane).

5G in spiaggia
Fino a tre anni fa, la maggior parte degli Stati insulari del Pacifico manteneva rapporti diplomatici con Taiwan invece che con Pechino. E si affidava alle garanzie di sicurezza fornite dall’Australia. Ma a suon di investimenti in infrastrutture fisiche e digitali la Cina è riuscita a ribaltare la situazione.
Ecco perché nella riunione di ieri i paesi del QUAD (USA, India, Australia e Giappone) hanno concordato di investire 50 miliardi di dollari in cinque anni in infrastrutture nell'Indo Pacifico. Investimenti cui si aggiunge la firma del Memorandum di cooperazione sulla diversificazione dei fornitori di 5G. Obiettivo: erodere il ruolo della Cina nell’edificazione della rete 5G globale.

Non si vive di sola Ucraina
Oltre al summit QUAD in Giappone, Biden ha accolto i paesi ASEAN a Washington, si è recato in Corea del Sud e ha avuto un bilaterale con il presidente indiano Modi. Un’agenda fitta per segnalare che il conflitto in Europa non ha distolto l’attenzione americana dall’obiettivo strategico principale: contenere la Cina.
Per rilanciare la strategia economica americana nell’Indo-Pacifico, azzoppata dal ritiro di Trump dall’accordo di libero scambio TTP, ha poi presentato l’IPEF. Un nuovo accordo commerciale (che però al momento esclude i dazi) con altri 12 Paesi asiatici. C’è l’India (che non partecipa ad altri accordi regionali) ma non Taiwan (per non irritare eccessivamente Pechino). E 11 partecipanti sono in comune con il corrispettivo accordo fatto dalla Cina: il RCEP.
Chi la spunterà in questo intreccio di isole e sigle?

Il premier ungherese Victor Orban ha dichiarato lo stato d’emergenza per la guerra in Ucraina. E sull’embargo al petrolio ha rinnovato il suo veto, tenendo in scacco l'Unione Europea. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi, leggilo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ungheria-new-normal-alla-orban-35176

“L’Europa a caro prezzo. Torna l’incubo inflazione?” Ne parleremo domani alle 18.00. Iscriviti per partecipare alla tavola rotonda: https://www.ispionline.it/it/eventi/evento/leuropa-caro-prezzo-torna-lincubo-inflazione-0
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2022-05-24 19:36:23
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