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Gli ultimi messaggi 59

2021-12-17 20:27:51 BANCHE CENTRALI: STRETTA IN VISTA

Zero virgola
Da 0,10% a 0,25%. Ieri la Banca d’Inghilterra ha alzato i tassi d’interesse: è la prima volta in tre anni e mezzo. Anche se minuscola, la mossa della BoE ha sorpreso i mercati. Che però da diverse settimane si preparano a quello che sembra sempre più inevitabile: l’inizio di strette monetarie da parte delle banche centrali di mezzo mondo.
D’altronde sempre ieri la Fed ha accelerato (da 15 a 30 miliardi di dollari al mese) il suo tapering, cioè la riduzione degli acquisti di titoli che fino a oggi avevano stimolato l’economia americana.
La ragione? Una sola: l’inflazione continua a correre.

Ok, il prezzo (non) è giusto
Ormai è un dato di fatto: negli Usa, in Eurozona e nel Regno Unito l’inflazione è “troppa”. Certo, la pandemia aveva gettato molti paesi in un periodo di inflazione bassa, ed era naturale che alla ripresa economica si accompagnasse una risalita dei prezzi. Ma adesso tutto il “ritardo” accumulato nel 2020 è stato recuperato. Eppure a novembre, negli Usa l’inflazione (+6,8%) era ai massimi degli ultimi 40 anni.
Anche in Eurozona (+4,9% a novembre) cifre simili non si erano mai viste dalla creazione della moneta unica. Ma la Bce di Lagarde rimane cauta, perché sa di avere tra le mani una patata molto bollente. Se ritira gli stimoli troppo in fretta rischia di far ripartire gli spread nei paesi più indebitati, Italia inclusa. E se lo spread riparte, anche i piani di investimento italiani collegati a Next Generation EU potrebbero complicarsi molto.

Con il fiato sospeso
Le nuove strette sono potenzialmente rischiose anche per i paesi emergenti, che temono fughe di capitali. È ovvio: se i tassi di interessi nei paesi avanzati si alzano, chi ha investito nei mercati più “rischiosi” ha un incentivo ad andarsene. Causando il deprezzamento della valuta locale e, potenzialmente, persino una crisi finanziaria.
Guardando al 2022, la domanda da un miliardo di dollari è: le economie emergenti sperimenteranno una ripetizione del taper tantrum del 2013? Difficile a dirsi, ma due cose sono certe. La pandemia ha generato maggiore incertezza e instabilità economica. E, soprattutto, le banche centrali dovranno limitare le mosse a sorpresa se vogliono evitare di scatenare di nuovo il panico nei mercati globali.

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Cile diviso al ballottaggio. Leggilo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cile-diviso-al-ballottaggio-32721
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2021-12-16 20:31:57
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2021-12-16 20:31:46 CONSIGLIO EUROPEO: NOTTE FONDA PER L'UE?

Tour de force
Omicron, migranti, crisi energetica e tensioni con la Russia. Questi alcuni dei principali temi al centro della fittissima agenda del Consiglio Europeo in corso in queste ore. Tra i 27 leader Ue compaiono molti volti nuovi: i primi ministri svedese e bulgaro, il cancelliere austriaco e soprattutto quello tedesco, Olaf Scholz.

Scholz dovrà dimostrare di essere all’altezza del ruolo di mediatore tra le diverse posizioni europee tradizionalmente riconosciuto ad Angela Merkel. Un vero e proprio battesimo del fuoco, considerando la criticità dei dossier sul tavolo di Bruxelles e le ampie divisioni tra gli Stati membri.

Selezione all’ingresso
Il vertice arriva in un momento delicato, in cui le certezze acquisite grazie ai vaccini sono rimesse in discussione dalla diffusione della variante Omicron. Di fronte alla sua contagiosità di molto superiore a Delta, i paesi europei sono tornati a muoversi in maniera non coordinata: Portogallo, Italia e Grecia hanno imposto ai viaggiatori in ingresso l’obbligo di presentare un tampone negativo, anche se completamente vaccinati.

Uno schiaffo al certificato verde europeo rispetto al quale il Consiglio ha chiesto spiegazioni, senza però prendere provvedimenti volti a ristabilire regole comuni. Secondo indiscrezioni di queste ore, mancherebbe poi l’accordo per far scattare all’unisono la limitazione dei certificati di vaccinazione a nove mesi. Insomma, non proprio il “booster” nella lotta ad Omicron che ci si aspettava da questo Consiglio.

Nord Sud Ovest Est
Dai leader ci si attende anche un monito alla Russia affinché non causi una nuova escalation con l’Ucraina. Ma all’interno del Consiglio ci si torna a dividere, tra chi spinge per sanzioni preventive e chi (come Italia, Germania e Francia) è contrario, temendo un irrigidimento dei rapporti con Mosca.

Anche perché in piena crisi energetica, rispetto alla quale il Consiglio anche oggi faticherà a trovare soluzioni sovranazionali condivise, il Cremlino rimane un partner necessario. Anche se la decisione della nuova ministra degli esteri tedesca di sospendere l’entrata in funzione del Nord Stream 2 sembrerebbe segnalare posizioni almeno un po’ più vicine.

Tra divisioni, minacce e crisi, la politica estera europea rimane lontana dal sogno di “parlare con una voce sola”. Basterà la Bussola strategica per la politica estera, oggi sotto esame dei leader, a indicare una rotta comune?

Ascolta la nuova puntata di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica. Qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/podcast-globally-chi-paga-la-bolletta-del-gas-32699

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Libia, verso il non voto. Leggilo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/libia-verso-il-non-voto-32700?r
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2021-12-15 20:23:05
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2021-12-15 20:22:56 USA-EMIRATI: QUESTO ACCORDO NON S’HA DA FARE

Hold the line
Ieri gli Emirati Arabi Uniti hanno minacciato di ritirarsi da un accordo con gli Stati Uniti per l'acquisto di caccia F-35, droni Reaper e altre munizioni avanzate. Il deal da 23 miliardi di dollari, siglato da Donald Trump nel 2020, era collegato ai cosiddetti "accordi di Abramo" che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti tra Israele, da un lato, ed Emirati, Bahrein, Marocco e Sudan dall’altro.
Formalmente, le ragioni della sospensione sono tecniche. Ma in realtà gli Emirati sembrano ritenere troppo onerose le richieste provenienti da Washington di proteggere l’attrezzatura militare da eventuali operazioni di spionaggio cinesi.

Occhio per occhio?
La dichiarazione degli Emirati arriva pochi giorni dopo il “tour del Golfo” di Emmanuel Macron, nel quale il presidente francese ha concluso un accordo con Abu Dhabi per la vendita di 80 caccia Rafale e 12 elicotteri militari. Un accordo record per l’industria francese (17 miliardi) che ribilancia almeno in parte la commessa da 66 miliardi persa da Parigi in seguito alla firma dell’AUKUS.
D’altronde il Medio Oriente resta un ghiotto obiettivo per tutti i paesi esportatori di armi: il 33% della domanda mondiale viene da lì, e i paesi dell’area spendono in media il 5% del PIL per l’acquisto di armi (il quintuplo dell’Italia). Anche per questo, la scelta del partner da cui importare è anche uno strumento di politica estera, utilizzato per indicare alleanze e malumori. Probabile che Abu Dhabi abbia scelto di inviare un chiaro segnale verso Washington...

Deal o no deal?
Dalle rigide condizioni imposte dagli Usa una cosa appare chiara: le relazioni tra Washington e Pechino sono sempre più tese, tanto che la Casa Bianca sceglie di correre il rischio di far saltare un accordo miliardario. Ma non vanno trascurati neppure i mal di pancia interni, con la maggioranza democratica che aveva più volte cercato di far saltare il deal.
I problemi, d’altronde, non finiscono lì. Ieri gli “accordi di Abramo” che avevano propiziato l’affare hanno portato alla prima visita nella storia di un premier israeliano negli Emirati. Eppure proprio Bennett sarebbe ben felice se la vendita non si concretizzasse.
Israele, tradizionale alleato di Washington, mira infatti a mantenere un vantaggio militare consistente rispetto ai propri (potenziali) avversari. Emirati inclusi.

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Una roadmap per la Tunisia. Leggilo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/una-road-map-la-tunisia-32675
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2021-12-14 19:53:54
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2021-12-14 19:53:47 OMICRON: TUTTO DA RIFARE?

Ricomincio da tre
Due dosi non bastano. È ciò che sta emergendo dagli studi finora pubblicati su Omicron, variante che non solo risulta più contagiosa rispetto a Delta, ma anche fino al 40% più “resistente” agli anticorpi prodotti dalla doppia somministrazione del vaccino. La speranza è che non sia anche più letale, come sembrerebbero confermare i primi dati provenienti dal Sudafrica.
Ma segnali incoraggianti arrivano anche da uno studio dell'Università di Oxford secondo cui la terza dose di vaccino sarebbe in grado di riportare la protezione contro l’infezione al 75% (comunque inferiore al 90% di efficacia che si aveva contro Delta). Anche per questo, molti paesi accelerano sulla somministrazione del richiamo. Ma intanto Omicron si diffonde.

London calling
In Sudafrica, dove è stato per la prima volta rilevata a metà novembre, Omicron rappresenta già il 90% dei nuovi contagi giornalieri che, nell’arco di tre settimane, sono decuplicati. Lo stesso destino potrebbe essere presto condiviso dal Regno Unito dove, secondo le parole del ministro della Salute, “Omicron si sta diffondendo a un ritmo fenomenale”: i casi Omicron raddoppiano ogni tre giorni, e entro le prossime 48 ore Omicron sarà già diventata la variante dominante nel paese.
A Londra se ne vedono gli effetti: oggi il picco di infezioni degli ultimi 12 mesi. Così Boris Johnson è corso ai ripari, promettendo la disponibilità della dose di richiamo per tutti i maggiorenni entro fine anno.

Nuovi vaccini, vecchi problemi?
Per ora Omicron ha causato un solo morto (confermato). Allarme ingiustificato? No, perché all’aumentare della contagiosità cresceranno anche i ricoveri, la pressione sui sistemi sanitari e, quindi, i decessi evitabili. Inoltre, non si sa ancora quanto durerà la protezione data dalla terza dose.
Per questo sia Pfizer che Moderna puntano a lanciare un nuovo vaccino specifico contro le mutazioni di Omicron entro marzo 2022. E lo stesso sta facendo Gamaleya con il suo Sputnik. E dunque, rieccoci: visto che queste dosi "anti-Omicron" saranno probabilmente meno disponibili delle altre, il pericolo è quello di una nuova “corsa al vaccino”, che esasperi le già forti disuguaglianze e apra il campo alla nascita di nuove varianti. Per quanto ancora potrà andare avanti questo circolo vizioso?

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: L’inverno tra Bruxelles e Mosca. Leggilo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/linverno-tra-bruxelles-e-mosca-32662
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2021-12-13 20:26:09
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2021-12-13 20:26:04 MACRON E VISEGRÁD: SOVRANITÀ O SOVRANISMO?

Last, but not least
Ventisei, cioè tutti. Con oggi, è questo il numero di paesi Ue ufficialmente visitati da Macron dalla sua elezione nel 2017. Non si tratta però di una visita tra le tante, perché stavolta Macron ha incontrato Viktor Orbán. Anche se l’occasione era formale (il vertice del gruppo di Visegrád che quest’anno si tiene a Budapest) si è trattato della prima visita di un capo di stato francese in Ungheria dal 2007.
Allora il clima era molto diverso: era prima dell’elezione di Orbán nel 2010, e prima che cominciasse la lunga diatriba sul deterioramento della democrazia in Polonia e Ungheria. “Orbán è un avversario politico, ma anche un partner europeo”, ha detto Macron. Parole eloquenti.

“Ripresa, potenza e appartenenza”
È il motto della presidenza francese dell'UE, che inizierà il 1° gennaio. Un motto che fa leva su concetti patriottici, esprimendo bene la distanza da quelle che erano le ambizioni di Parigi nel 2019. Allora Macron sperava che proprio nel corso del semestre francese si arrivasse alla conclusione trionfale della Conferenza sul futuro dell’Europa: appena in tempo per “venderne” il risultato alle presidenziali.
Invece le prevedibili divisioni tra paesi stanno facendo naufragare la Conferenza. Così Parigi è alla affannosa ricerca di priorità fattibili. Priorità sempre più vicine alle visioni “sovrane”, se non sovraniste, d’Europa: protezione dei confini, autonomia strategica sulla difesa, tutela dei campioni industriali “europei” da ingerenze estere.

En marche... verso destra?
Nella sua visita di oggi Macron ha anche incontrato il sindaco di Budapest e il leader dell’opposizione, due strenui oppositori di Orbán. Ma non c’è dubbio che l’Eliseo sia alla ricerca di collaborazione, più che di scontro.
In Francia Macron è ancora in testa ai sondaggi, ma deve fare i conti con più di un avversario da destra. A Le Pen e Zemmour, ora si aggiunge anche la neoletta leader dei Repubblicani Pécresse, data dai sondaggi a un'incollatura da Macron. Con tanto di slogan "la Francia ci protegge" che fa il verso a “L’Europa ci protegge”, usato proprio da Macron nel 2017.
Un motivo in più per l’Eliseo di difendere sì l’Europa, ma un’Europa “di popoli e nazioni” più che il sogno federalista.

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Bennett negli Emirati: “vicini e cugini”. Leggilo qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/bennett-negli-emirati-vicini-e-cugini-32647
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Aprire / Come
2021-12-10 20:37:40
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