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Favole della buonanotte

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Indirizzo del canale: @favole
Categorie: Assistenza all'infanzia
Lingua: Italiano
Abbonati: 866
Descrizione dal canale

Ogni giorno una favola da leggere ai tuoi bimbi. La vita di ogni uomo è una favola scritta da Dio. I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita, ma se leggevi loro le favole. #ascoltare #aforisma #Filastrocche Per ogni info @Deejay_k

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Gli ultimi messaggi 9

2021-10-07 11:50:57 89. La storia della montagna dei sogni

Un giorno il piccolo folletto Genny vide un simpatico troll che andava verso la montagna dei sogni con un sacchetto di tela. Lo osservò con curiosità fino a quando sparì dietro alla folta vegetazione. Il giorno dopo, sempre alla stessa ora, si affacciò alla finestra della sua casa fungo e vide il troll con il suo sacchetto di tela dirigersi verso la stessa montagna.

Sempre più incuriosito chiese a mamma Fata verde… Chi è quel troll?...perché va tutti i giorni verso la montagna dei sogni? La dolcissima Fata riconobbe il troll e sorridendo rispose… Piccolo mio, quello è il troll Tobe e va tutti i giorni sulla montagna per raccogliere i preziosi frutti della passione che crescono solo lassù. Che meraviglia! Esclamò Genny, che era ghiotto di frutti della passione. Posso chiedere al troll Tobe di andare con lui? Certamente! ... rispose mamma Fata.

Il giorno dopo, puntuale come sempre, il troll Tobe passo nelle vicinanze della casa fungo, il piccolo Genny gli si avvicinò e gentilmente disse… Ciao sono il folletto Genny, mi ha detto mamma Fata verde che tutti i giorni sali sulla montagna dei sogni e raccogli i frutti della passione, posso venire con te? Il troll sorrise sornione e disse.. Certo piccolo Genny. Fu così che seguì il troll alla volta della grande montagna. Iniziarono a salire, e dopo un’ora di cammino di frutti della passione non si vedeva nemmeno l’ombra. Camminarono faticosamente in salita per ancora un’ora quando finalmente videro un albero con i frutti della passione. Non erano tanti, ma il piccolo era felicissimo….

Che bello troll Tobe, è stata dura ma li abbiamo trovati…. Li raccolsero ed erano poco più di 10… e il vecchio Tobe disse… Sono pochi… che ne pensi se continuiamo a cercarne altri? Il piccolo Genny che non aveva più voglia di salire disse… Sono soddisfatto e secondo me basteranno… Il vecchio troll lo assecondò e tornarono indietro… Appena furono arrivati alle pendici della montagna c’era Fata Sister con i suoi folletti appena nati che vide il vecchio troll e chiese… Tobe hai dei frutti della passione per i miei piccoli?… Certo! disse il troll… ma erano così pochi che dovettero lasciarli tutti alla fatina sister.

Genny era un po’ dispiaciuto perché dopo tutta quella fatica non aveva nemmeno un frutto della passione da portare a mamma fata Verde. Quando mamma fata lo vide capì immediatamente il suo stato d’animo e gli chiese cosa avesse. Il piccolo racconto la sua giornata e la sua delusione… Allora la mamma chiese… Adesso cosa vuoi fare? Ti vuoi arrendere? Il piccolo ci pensò e rispose… No, domani ci voglio tornare… Il giorno successivo il folletto si fece trovare pronto dal troll Tobe che con un sorriso sornione gli chiese… Vuoi venire anche oggi? Sei sicuro… la salita è dura, ricordi? Il folletto disse con decisione: Sì voglio venire!

Questa volta la salita fu più dura perché la sera prima aveva piovuto e dovevano muoversi lentamente e con grande attenzione. Arrivarono all’albero del giorno prima che non aveva frutti e proseguirono, dopo poco trovarono un altro albero, ancora più piccolo del precedente, e con meno di dieci frutti. Il troll questa volta non ebbe bisogno di fare nessuna domanda perché senti Genny che diceva…. Troll Tobe, andiamo avanti. Fu così che dopo pochi minuti di dura salita si trovarono di fronte a più di 20 alberi carichi di frutti della passione. Raccolsero tutti i frutti che potevano trasportare e discesero felici dalla montagna dei sogni.

Riuscirono a rifornire tutto il sottobosco e ne avanzarono così tanti che per un mese Genny e mamma fata Verde ogni mattina fecero colazione con un frutto della passione. E il troll Tobe?... Ancora qualcuno lo incontra nel sottobosco con il suo sorriso sornione che accompagna qualche follletto a scalare la montagna dei sogni...
33 viewsedited  08:50
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2021-10-07 11:40:22 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2021-10-07 11:40:18 Una sera senza fiaba è come una sera senza luna.
#aforisma
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2021-10-03 13:38:12 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2021-10-03 13:38:09 88. Il soldatino birichino

C'era una volta nella grande cesta dei giochi , un soldatino di piombo, di quelli con cui i bambini giocano alla sera d'inverno, stesi sul tappetone del salotto con il caminetto acceso.
Il soldatino faceva parte di una bella collezione di soldatini, tutti grandi un paio di centimetri, armati di sana pianta per fare la guerra! Per gioco naturalmente! Il bimbo di casa li disponeva tutti schierati in fila, in un vero plotone! Alcune volte dovevano conquistare il castello delle bambole, altre volte la loro missione era di cacciare i dinosauri, altre di nascondersi sotto ai mobili per spiare cosa facevano gli altri giocattoli! I soldatini erano di gran lunga il gioco invernale preferito dal bimbo!
Ma c'era un soldatino un po' diverso dagli altri, più birichino! Quando era ora di andare a fare la nanna e la mamma diceva al bimbo di riordinare i giochi, questo soldatino mancava sempre all'appello! Il bimbo contava uno, due, tre, quattro.... quattordici e... ne manca uno!
Tutte le sere si doveva ingaggiare una lotta senza frontiere per trovare il soldatino birichino.
A volte il soldatino era nascosto sotto al tappeto, altre dietro al divano ed altre ancora finiva addirittura per nascondersi in cucina!
Allora il papà, stanco di dover cercare il soldatino tutte le sere ebbe una bellissima idea!
Costruì un bellissimo fortino di legno, dove i soldatini potevano giocare alla guerra tutta la sera senza il pericolo che il soldatino birichino si nascondesse per la casa.
Da quel giorno quando era ora di fare la nanna il bimbo di casa augurava la buona notte a tutti e quindici i suoi soldatini, li disponeva ordinatamente nel fortino e correva subito a letto!
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2021-10-03 13:27:36 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2021-10-03 13:27:30 L’amore di mamma e papà ha dormito tutta la notte! Mamma aveva fatto capolino sulla culla e Carolina aveva aperto timidamente gli occhi, senza capire: era già nel suo lettino? E come ci era arrivata? Forse era stato tutto un sogno. Forse non era vero niente: Mina parlante, i 3 Regni, Plutone, le pustole blu del grande BOH. Forse Carolina era solo una neonata con una grande fantasia. Un po’ delusa, guardò verso il fondo del lettino: Mina la stava osservando con attenzione, stringendo una nocciolina tra le zampette morbide. E - all’improvviso - le fece l’occhiolino. Allora era vero! Era tutto vero, non era stato un sogno! Mentre la mamma la tirava su dalla culla per porgerle il tanto agognato latte con i biscotti e, tra le coccole, le chiedeva: - Allora, Carolina, hai fatto bei sogni? Un’unica risposta era possibile, per raccontare l’avventura più bella mai vista sulla Terra: - «nghe!»
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2021-10-03 13:27:30 Aveva riposto massima fiducia nella sua micia Mina e non aveva voluto farle altre domande, anche se la curiosità le stava facendo venire voglia di biscotti sciolti nel latte. Ma si rendeva conto che quello non fosse il momento giusto per chiedere uno spuntino, quindi aveva lasciato perdere. Il volo fu piuttosto tranquillo: il razzo, alzandosi, aveva prodotto un semplice soffio di vento, che aveva smosso le campanelle attaccate alla casetta giocattolo di Carolina. In quel tiepido venticello e con la musica delle campanelle, la notte profonda e limpida, piena di stelle, il mondo sembrava perfetto, anche se non lo era. E più il piccolo razzo si inoltrava nel cielo, superando la barriera dell’atmosfera terrestre, più Carolina vedeva un Mondo bello. Le case sempre più piccole, i camion che pulivano le strade che si facevano minuscoli come macchinine giocattolo, le persone come puntini. Da là sopra, tutti gli uomini sembravano uguali. Tutti come quelle minuscole formichine che spesso entravano nella casetta giocattolo, in giardino, a raccattare le briciole di biscotti dimenticate da Carolina nei suoi giochi da piccola chef. La distanza aveva reso tutto profondamente nitido. Chiunque fosse stato sveglio a quell’ora, avrebbe visto tanti piccoli lampi di luce che si stagliavano nel cielo, vibranti e veloci, come la fiammella che si sprigiona da un fiammifero che viene sfregato sulla carta vetro e si accende in tante piccole scintille. Impossibile capire, con gli occhi di un adulto, questa luminosa magia. I bambini e i loro gatti salivano nell’atmosfera uno ad uno, rapidi e silenziosi: tanti piccoli razzi si erano stagliati verso l’alto e stavano raggiungendo la loro postazione, tutti in formazione a cerchio. Erano migliaia, come piccole stelle luminose e tremolanti in una notte particolarmente limpida. Il grande BOH era circondato e visibilmente preoccupato. Carolina osservava i suoi compagni di avventura: arrivavano da tutto il Mondo ed erano di tutti i colori. Ognuno di loro diceva «nghe»​ in una lingua differente. Eppure tutti insieme avevano superato le loro barriere, per venire a salvare il mondo con la propria innocenza. Mancavano 10 secondi al segnale di attacco, ma Carolina non aveva nessuna voglia di ridere: in poco meno di un’ora era passata dal dormire profondamente nella sua culla ad essere catapultata nello spazio con una gatta parlante. E aveva anche dimenticato a casa l’orsetto Piero, che riusciva sempre a tranquillizzarla! 8… 7… 6… - Non credo di esserne in grado, Mina: io ho paura... - Stai tranquilla, Carolina: ci sono io con te. - Ma non ho per niente voglia di ridere, al momento! 5… 4… - Sono qui apposta, Carolina: per farti ridere! 3… 2…. La coda morbida e soffice di Mina era coma una piuma: appena la gatta aveva iniziato a passarla sotto i piedini della bambina, Carolina non aveva potuto resistere: 1… GO! - Ahhaaa ahhaaa ahhaa! «nghe» Mi fai il solletico! Ahhhahhaaaha! Una risata corale squarciò l’atmosfera: come un’immensa energia cosmica, una sorta di cometa luminosa formata da tutte le risate pure e innocenti dei bambini, che scoppiò in un fragoroso botto luminescente. Il grande BOH era già diventato pallido: i crampi allo stomaco, le bolle blu che cominciavano a comparirgli in volto. Non aveva avuto nemmeno il tempo di protestare, che era già scappato via veloce, per andarsi a nascondere. Lesto lesto, come un palloncino non legato che si sgonfia volando lontano lontano… - Carolina, amore, buongiorno! Ma quanta nanna hai fatto questa notte, eh?
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2021-10-03 13:27:30 Di quando i gatti dominavano la Terra e avevano rischiato l’estinzione, a causa del grande BOH, un’entità sconosciuta che voleva seminare odio sul nostro Pianeta e i suoi abitanti senza un vero motivo: solo perché gli andava di fare così. E l’unico modo per proteggere la Terra, per i gatti, era stato quello di fingere di aver perso i propri poteri, diventando animali domestici: in questo modo avrebbero potuto svolgere missioni segrete in tutto il Cosmo, con l’aiuto delle uniche persone al mondo con il cuore puro: i neonati. Da allora c’erano stati molti neonati che avevano combattuto per la sopravvivenza di tutti noi, prima che la loro memoria venisse cancellata ineluttabilmente: nessuno di loro avrebbe ricordato, in futuro, il grande contributo dato all’intera umanità. Ma i veri eroi non sono proprio quelli che compiono gesti incommensurabili, senza necessità di ricompense? Il grande BOH, generatore di odio e distruzione, aveva un punto debole: odiava le risate dei bambini. Per lui, la risata ingenua e limpida di un neonato era come un fungo velenoso: gli faceva venire un gran mal di pancia che lo faceva scappare via e lo teneva lontano per qualche settimana, riempiendolo di pustole blu e facendogli venire i capelli verdi, dritti come spaghetti da cuocere. In queste condizioni, il grande BOH non poteva fare altro che scappare, di pianeta in pianeta, per chiudersi in silenzio nelle grotte e negli anfratti, finché quel suono celestiale gli fosse uscito dalle orecchie. Nel più completo silenzio, le sue pustolone blu sfiorivano, i capelli tornavano giù fino alle spalle e terminava il mal di pancia. E ricominciava tutto daccapo. I suoi tentativi di spargere odio nel Mondo, i gatti che si risvegliavano dal loro finto torpore per coinvolgere i neonati con le risate più innocenti e vere, le pustole blu, e così via da millenni e millenni. Non si poteva smettere: la Terra avrebbe avuto bisogno per sempre delle risate innocenti dei neonati, e i gatti erano lì per custodirle. Mina, mentre raccontava animatamente questa storia, aveva iniziato ad arrotolare la coperta di Carolina in fondo al lettino. L’aveva aiutata a mettersi il golfino (lezione della nonna: sempre portare un golfino!), le aveva infilato le scarpette e le aveva anche dato una spazzolatina ai capelli: quei ricci di Carolina erano davvero simpatici, ma indomabili! Il controllo spaziale dei 3 Regni, situato su Plutone, aveva diramato un dispaccio: il grande BOH si era di nuovo attivato sulla zona del Mediterraneo. Gatti e bambini, a gran raccolta, avrebbero dovuto disporsi con una formazione a cerchio lungo le coste, per respingere l’odio con la loro risata innocente. Mina conosceva un passaggio segreto: attraverso l’armadio della cameretta, una piccola grata aveva permesso alle due piccole eroine di uscire verso il giardino. Dietro la casetta di plastica di Carolina, un piccolo razzo a misura di bambino le stava già aspettando, alimentato a noccioline. Mina e Carolina avevano preso posto sull’astronave, quando Mina disse, in modo da non ammettere repliche: - Carolina, mettiti sul seggiolino e allaccia le cinture: la sicurezza prima di tutto! Come darle torto: anche mamma e papà le dicevano sempre che per viaggiare si indossano le cinture di sicurezza, altrimenti la macchina non si accende. Carolina nel frattempo era come incantata: non aveva più spiaccicato parola e nemmeno detto «nghe».
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2021-10-03 13:27:30 87. Il grande BOH

- Dopo la favola della buona notte, farò finta di addormentarmi: così andranno tutti a dormire sereni e io potrò stare sveglia a giocare con la gatta! Questo diceva tra sé e sé, risoluta, Carolina. Papà e mamma erano effettivamente stanchi: i primi 6-8 mesi erano stati pesanti, per loro, e Carolina lo sapeva bene: certe notti li doveva svegliare per farsi cambiare il pannolino (effettivamente fastidioso, credetele!, restare con un pannolino bagnato per tutta la notte!); oppure per soddisfare quel certo languore che le veniva verso le tre e mezza del mattino, sempre puntuale. Da un paio di mesi, Carolina aveva preso altri ritmi: adesso era grande, aveva già 9 mesi compiuti!, non aveva più bisogno di quelle smancerie notturne. Roba da poppanti. Con la maturità, era arrivato anche un senso di indipendenza! Carolina aveva voglia di vivere la sua vita, avere i suoi spazi e i suoi interessi: basta con quelle musichette da bambini, lei aveva altro da fare! Ma quella non sarebbe stata una notte come tutte le altre, perché ad un certo punto Mina iniziò a parlarle: - Carolina, adesso hai compiuto 9 mesi e devo affrontare con te un discorso importante: sento che sei pronta. Carolina, sbigottita, era rimasta per un momento a bocca aperta, indecisa se piangere per richiamare l’attenzione di mamma e papà, o se ridere per la sconcertante novità: - Ho un gatto parlante!? Mina, sfregandosi il muso con le sue zampette rosa, raddrizzò il suo pelo grigio e bianco, che alla luce della luna sembrava ricamato con fili d’argento: - Meeeowww! Ogni volta la stessa storia, con ogni bambino! Io non sono UN gatto, io sono Mina, cavaliere dei gatti dei 3 Regni, nata su Plutone, giunta in missione spaziale sulla Terra per proteggere il Cosmo dalla sua autodistruzione. - Non so che dire, Mina, mi hai un po’ spiazzata: immagino che dire «nghe» e «ue» non sia appropriato, al momento, ma non trovo le parole. Carolina si guardava intorno: la culla accogliente con la copertina di lana, l’orsetto Pietro - almeno lui non parlava! - la giostrina con i Pianeti che le ruotava sulla testa. Mina sempre al suo fianco: da quando era tornata a casa dall’ospedale, Mina era sempre stata con lei: la proteggeva dai pizzicotti fastidiosi sulle guance da parte dei parenti, le rimetteva il ciuccio, le rimboccava le coperte. E soprattutto aveva sempre trattato con rispetto l’orsetto Piero, il suo doudou, evitando di graffiarlo per spuntarsi le unghie - cosa che invece faceva molto volentieri sulle cartelle di lavoro di mamma e papà. Insomma: si era sempre fidata di Mina e, in fondo in fondo, aveva sempre riconosciuto in lei uno speciale potere: questa gatta aveva sempre dimostrato un certo temperamento cordiale, ma anche un profondo senso di giustizia. Come quella volta che… - Carolina, concentrati! - Hai ragione, Mina: stavo viaggiando con la mente. Adesso tutto mi è chiaro. Anche se non mi sono ancora ripresa totalmente dallo shock. - Lo capisco e mi dispiace, amica mia. Avrei voluto aspettare ancora qualche tempo, ma adesso che hai iniziato a gattonare, ho davvero bisogno del tuo aiuto: è un’emergenza galattica! Meeeowww! - E pensare che mi sentivo già realizzata per aver imparato a dire «cacca»... - Non c’è più tempo per queste sciocchezze! Meeeowww! Mina si prese un attimo di tempo per spiegare a Carolina tutta la faccenda.
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