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Favole della buonanotte

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Indirizzo del canale: @favole
Categorie: Assistenza all'infanzia
Lingua: Italiano
Abbonati: 866
Descrizione dal canale

Ogni giorno una favola da leggere ai tuoi bimbi. La vita di ogni uomo è una favola scritta da Dio. I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita, ma se leggevi loro le favole. #ascoltare #aforisma #Filastrocche Per ogni info @Deejay_k

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Gli ultimi messaggi 6

2022-02-07 18:29:36 Anche le lampade sospese in lunga fila sul corso erano grani su cui la notte diceva la sua preghiera. Perché non fare della propria vita una corona di grani? Quanti sacrifici di più si farebbero con lieto animo. Ora invocava la Vergine con la molteplice lode litanica: Mater creatoris, Mater Salvatoris. Madre della Verità. Guardava di nuovo negli occhi a quelli che turbinavano attorno a lui come un vortice: quanti cercavano ancora la verità con retta intenzione, con sincerità di fronte a sé stessi, con eroismo? E queste domande erano una corona ch'egli sgranava tra le dita. Non rispondeva: pregava. Si sentiva tanto serio nella preghiera e chiedeva per tutti che fosse distrutta la malinconia di ciascuno. Incontrò un impiegato, vicino di casa, e passeggiò un poco con lui. L'impiegato era un giovanotto ventottenne chiuso e un po' goffo nei suoi abiti di taglio provinciale. Si confondeva, parlando: aveva vergogna di se stesso. Egli sentì d'essere vicino ad un'anima pura e la scrutò negli occhi chiari e sereni. Gli pareva, incontrare nella folla un uomo che ha ritrovato se stesso nella purità. Ed ora erano in due a pregare parlando di cose diverse. Erano i primi due grani di una corona, le prime due pietre d'un muro. Sembrava a lui un dovere di costruire questo muro, chiudere questa corona. Era impegnato: e per cominciare, ora che capiva quale tesoro nascosto fosse quell'uomo, gli offriva la sua amicizia incondizionata. Senza tante parole: con un'occhiata franca. E sentivano che in due avrebbero potuto arginare la brutalità di tutta una folla: ognuno di loro era una voce nel coro della preghiera umana. Lo studente e l'impiegato, penetratisi in un istante ora salivano le scale in silenzio, ciascuno con le dita della mano sulla crocetta d'argento.
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2022-02-07 18:29:36 101. Grani di Gianni Rodari

Non era uscito con uno scopo ben definito: camminando osservava la folla. Scrutava su ogni volto i segni della sofferenza, in ogni sguardo la scintilla del desiderio, che è l'elettricità che scuote e fa progredire. Studiava l'umanità di ognuno per studiare la propria. La sua più profonda essenza era appunto questo desiderio di umanità cosciente. Cacciandosi con gesto macchinale una mano in tasca, per darsi un contegno, incontrò i grani lucidi della Corona. Sentì tra le dita la crocetta. Sorrise pensando che il miglior mezzo per ritrovare sé stessi e gli altri era pregare per ciascun uomo, saper dire con generosità affettuosa per ognuno di coloro che s'agitano e soffrono sulla terra, la parola che sulle loro labbra, spesso manca. Fu lieto di poter pregare così e si fece mentalmente la croce. Il primo mistero gaudioso: annuncio a Maria. Si vedeva intorno visi buoni e visi tristi: ognuno camminava apparentemente per un affare od un impegno, ma nel significato più profondo del suo agire c'era il desiderio ansioso di dare a sé stessi una spiegazione del proprio mondo. E s'immaginava che scendesse l'angelo ed annunciasse: «Fu concepito il Cristo, il più Uomo tra gli uomini, Colui che vi aiuterà a conoscervi». Tutti stupivano non sapendo se sorridere o adorare. Ed in quell'annuncio vibrava la parola dell'attesa e della speranza: David, i profeti, Giobbe: ed il tormento di millenni insoddisfatti che in quell'annuncio si placava. Ma era proprio necessario penetrare in sé stessi? Perché non accontentarsi della realtà esteriore? Egli era uno studente così e così, si trovava in istrada per questo e per quel motivo. Non bastava? Nel più profondo del cuore sentiva che no. E il breve dubbio rinfrancava la sua convinzione che il cuore non si accontenta del fatto e del fine immediato, ma ha i suoi fini e le sue irrazionali ragioni. E Gesù era concepito perché ogni uomo si riconoscesse in lui. Sorrideva facendo passare tra le dita i grani consunti e dal mare della città agitata e rumorosa alzava il suo pensiero a Gesù e per questo solo si sentiva superiore alla realtà, si elevava al disopra della città, la vedeva tutta commossa da brividi elettrici, in un ritmo frenetico. Secondo mistero, terzo: la gioia di Elisabetta, il grazie di Maria, l'apparire del Verbo. La sua preghiera si faceva sempre più piana: si sentiva sempre più lontano dai passanti e dai rumori del traffico. I grani scorrevano lentamente sotto le sue dita. La folla passava come una corrente davanti ai suoi occhi. Ed ogni grano un nuovo aspetto gaudioso del mistero, ogni volto un nuovo riflesso doloroso. Volti umani su cui tracciava i suoi segni crudi la lotta per la vita: e per ognuno c'era una ragione di gaudio nell'apparire del Verbo. Ogni grano, una preghiera: ogni preghiera un uomo che si sente chiamato alla gioia. Ma perché erano tutti così tristi, anzi, apparivano senza vita nello sminuire della luce e nell'allagamento dei fari elettrici? Gli pareva di essere un povero che offrisse piccoli mazzi di gioia a tutti, con la sua preghiera. Sentiva ogni istante di più il bisogno di pregare per gli uomini, la necessità che ci sia qualcuno che continuamente preghi per gli uomini: se non ci fosse questo qualcuno, come potrebbero essi sopportare il peso della loro tristezza? Ecco gli ultimi grani: Ave Maria... Ave Maria... Ave Maria...
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2022-02-07 18:24:54 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-07 18:24:47 100. Il cavallino del sabato dal Web

Piero era un bambino che desiderava avere un cavallino . Quando si avvicinò la data del suo compleanno, Piero domandò in regalo un cavallino. Ma il babbo e la mamma scossero il capo.
- Un cavallino non si può tenere in città - dissero - ha bisogno di spazio, di prati, di scuderie; si può tenere solo in campagna.
Perciò Piero dovette pensare a un altro regalo di compleanno e chiese un paio di stivali e un cappello da cow boy; poi domandò un libro che parlasse di un cavallino e il ritratto di un cavallino da appendere in camera sua. Ma naturalmente continuava a desiderare il cavallino più di ogni altra cosa.
Quando venne il giorno del compleanno, Piero indossò il cappello e gli stivali da cow boy. Appese il ritratto i camera sua di fronte al letto, e domandò al babbo i leggergli la storia del cavallino sul libro nuovo.
- Più tardi, Piero - disse il babbo sorridendo - ora è tempo id fare colazione, e dopo ho pensato che tu ed io potremmo anare insieme a fare una passeggiatina nel parco. Piero ne fu molto contento. Gli piaceva andare nel parco, che era grande e verde, ed aveva anche uno zoo.
Questa volta però, il babbo non lo condusse allo zoo, ma si avviò per un altro sentiero; improvvisamente, dietro a una curva, Piero vide liberi in un prato sei cavallini. Sul cancello del recinto c'era un cartello che portava scritto:" Lire 100 per ogni cavalcata"
Prima che Piero avesse il tempo di chiedere i fare un giro, il babbo disse sorridendo:
- POco tempo fa, ho scoperto questi cavallini nel parco. Ho pensato che potremmo venire qui tutti i sabati per fare una cavalcata. Naturalmente se questo ti piace, come sorpresa per il compleanno.
- Oh, si, sì, papà ! - esclamò Piero - E' splendido.
Piero però non si precipitò immediatamente a cavalcare. Prima si arrampicò sul recinto per osservare meglio e decidere quale avrebbe scelto come "cavallino del sabato"
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2022-02-07 18:22:15 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-07 18:22:07 99. Una lezione per L'oca dal web

L'Oca aveva un brutto vizio: si faceva imprestare le cose senza restituirle. Aveva una padella della Gallina, la lanterna del Gufo e la forma per le torte di Coniglietto.
- Dobbiamo usare molta diplomazia e dare all'Oca una lezione - disse il Gufo saggio.
- Che tipo di diplomazia? domandarono gli altri.
- Dobbiamo farci imprestare qualche cosa da lei - disse il Gufo, lentamente, con serietà. - e dimenticare anche noi di restituirlo.
Tutti erano molto impressionati. Vennero a casa dell'Oca e le domandarono in prestito il suo furgoncino che le era molto caro.
- Certo prendetelo pure - disse l'Oca, che era anche generosa - però fate attenzione a guidare bene.
- Certo, grazie! - risposero gli altri.
L'Oca attese tutto il giorno il suo furgoncino e alla sera, non avendolo ancora visto di ritorno, era in terribile agitazione.
- In fini dei conti - gridò indignata - uno ha il diritto di badare alle cose proprie. Andrò a cercarli e a vedere cosa credono di fare con le cose altrui.
Corse alla rimessa per prendere la sua vecchia bicicletta. Quando la spostò dal suo angolo, vide la padella della Gallina, la lanterna del Gufo e la tortiera del COniglio, che erano state dimenticate.
Allora tutta l'ira le passò e si vergognò molto:
- Avrei dovuto restituire queste cose già da molto tempo - si disse. Caricò tutto sulla carriola, la le gò dietro alla bicicletta e partì pedalando furiosamente.
Quando la videro arrivare, gli amici le vennero incontro col furgoncino.
- Eccolo - dissero - Eri preoccupata?
- No, no, davvero - disse l'Oca parlando a fatica e restituendo velocemente tutte le cose che aveva preso in prestito - Va tutto bene.
- Visto? - disse il Gufo, accarezzando la sua lanterna - la nostra diplomazia ha funzionato.
Siccome l'Oca non prese mai più nulla in prestito senza restituirla prontamente, si deve proprio dire che il saggio Gufo, come al solito aveva avuto una brillantissima idea.
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2022-02-04 12:02:38 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-04 12:02:34 dormire, e fondamentalmente non essendo ancora capace di parlare, aveva iniziato a
emettere suoni indesiderati tutto il giorno, ogni ora del giorno.
Se Mattia cercava sollievo sul lettino, giusto per appoggiare un po’ la testa sul cuscino,
Gerardo partiva con la sua tiritera:
- ngheeee, ueeee, lalala, prrrrrr, baba!
Se Mattia si rintanava nel ripostiglio per nascondersi dalla luce prepotente che entrava dalla
finestra, per ricreare un po’ di buio riposante, Gerardo urlava più forte, tanto che i suoi
versetti entravano dal buco della serratura:
- bababa mammmaaaaa babbaaaaa gheeee gneee bu!
Ormai mamma e papà non erano più in grado di occuparsi di Gerardo, né di farlo calmare.
Le giornate si ripetevano le une uguali alle altre, con così tanta luce che spesso si
dimenticavano che era arrivata la sera e restavano in ufficio oltre il loro orario di lavoro.
Spesso restavano bloccati nel traffico, sonnecchiando in auto. Poi giravano il volante e
tornavano di nuovo in ufficio: avevano tutti perso il senso del tempo.
E i bambini iniziavano a sentirsi ancora più soli!
Mattia allora prese una decisione: era necessario riportare la notte al suo posto e ammettere
che fare la nanna poteva avere il suo perché.
Il modo di farlo, lo sapeva: bastava esprimere un desiderio all’incontrario.
Inforcò gli stivali, prese Gerardo spingendolo con la carrozzina e si incamminò oltre la
strada, in quel campo giallo di colza che sembrava un mare fatto di perle d’oro.
Là in fondo, proprio dietro il capanno, c’era una piccola apertura: un passaggio nella roccia
che conduceva a un’insenatura sul piccolo rigagnolo che costeggiava i campi.
Proprio lì dove spesso Mattia e i suoi amici andavano a tirare sassi sull’acqua, o si
rinfrescavano i piedi in estate.
Il piano era questo: recuperare una delle gemme notturne dalla roccia, per gettarla nel pozzo
dei desideri.
Una volta sul posto, Mattia si rese conto che le gemme erano ferocemente incastonate nella
roccia. Senza uno scalpello o un martello non sarebbe stato possibile recuperarne
nemmeno un frammento.
A meno che…
In un lampo di genio, Mattia tolse il ciuccio al fratellino, e questo iniziò:
- gururgu babbabba ngheeeee nana ole!
Le pareti della caverna iniziarono a vibrare:
- Vai, Gerardo, vai! Più forte!
- GHEGHEGHEEEE NANNANNAAAAA UEEEE ALE!
E sbam! Una gemma grossa come una noce cascò proprio sulla testa di Mattia:
- Ahia! Bel mi sta! Così la prossima volta mi ricorderò di questo bernoccolo ed esprimerò
desideri migliori!
E così, sempre spingendo la carrozzina di gerardo, Mattia iniziò a correre verso il pozzo, per
modificare di nuovo il tempo.
Il sole picchiava dritto sullo specchio d’acqua stagnante all’interno del pozzo: il suo riflesso
splendente era stupendo. Mattia sapeva che tutta quella luce gli sarebbe mancata, ma
sapeva anche che quel sacrificio si era ormai reso necessario.
E così, strizzando forte gli occhi e stringendo i pugni, lanciò la gemma nel pozzo
desiderando fortissimamente di tornare indietro con il tempo, prima che la notte lasciasse il
suo spazio alla luce totale del giorno.
Tre due uno, appena Mattia aprì gli occhi, sentì il profumo del tramonto.
Un dolce profumo di sambuco e gelsomini, salutato dal canto dei grilli e dalle luci
intermittenti delle lucciole.
Il cielo si stava tingendo dei colori dell’Autunno, bellissimi: rosso come le fragole, viola come
l’uva, arancione come i meloni succosi mangiati durante le vacanze, blu come il suo
bernoccolo pulsante.
Mattia corse a casa e mentre correva spingendo la carrozzina, sentì il fragore di un
applauso, e l’incitamento dei suoi compagni:
- Grazie, Matti! Ci hai salvati tutti!
Arrivato a casa, mamma e papà fecero per dirgli di lavarsi i denti e andare a letto, ma
stavolta non ci fu bisogno di finire la frase: Mattia indossò il pigiamino con i dinosauri e si
mise sotto le coperte.
Finalmente poteva riposare!
Finalmente poteva sognare!
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2022-02-04 12:02:34 98. La grotta magica di mammafelice

Era successo un giorno alla volta, un’ora alla volta.
Inizialmente nessuno se n’era preoccupato: in fondo faceva comodo a tutti, un’ora in più di
luce. Un’ora in più per cenare tutti insieme la sera, per finire i compiti, per leggere un libro.
Due ore in più? Poco male! Ci sarebbe stato il tempo di guardare quella serie TV che non
avevano mai avuto il tempo di finire.
E così, poche ore alla volta, la luce aveva vinto il buio. Il tramonto era solo un ricordo: il
rosso rubino che si mescolava all’arancio intenso, svanito.
Il cielo adesso era terso e luminoso come le mattine estive all’alba, con quella luce
orizzontale che ti colpisce negli occhi filtrando dalle persiane, proprio mezz’ora prima che
suoni la sveglia.
I desideri dei bambini possono essere molto potenti.
Perché i bambini credono nella magia: nella loro innocenza c’è il potere di cambiare il
mondo, invertire la direzione del vento, spegnere la luce della luna, cambiare il corso dei
fiumi.
- Non andremo mai più a dormire!
Questo dicevano i bambini. In ogni quartiere, dietro i vetri delle loro camerette, non potevano
impedire a se stessi di gioire per il grande risultato ottenuto: non ci sarebbe più stato il buio,
la nanna sarebbe stata solo un ricordo.
- Perché noi vogliamo giocare! Non abbiamo tempo di dormire!
Questa la silenziosa protesta che aveva generato la ribellione antinotturna. Basta
ninnenanne, basta pigiamini, basta spazzolini per lavarsi i denti prima di dormire.
Il vantaggio in effetti sembrava notevole: i bambini avrebbero potuto trascorrere più tempo
con i genitori, la sera. Se la notte non esisteva, si poteva stare insieme di più!
Non c’erano più le contrattazioni: una fiaba e mezza, anzi tre fiabe e una canzone, anzi tre
fiabe una canzone e un bell’abbraccio.
Nessuno avrebbe più ricevuto la buonanotte, perché la notte non esisteva più!
I primi problemi nacquero dopo alcuni giorni: conclusa l’euforia iniziale, subentrò un po’ di
stanchezza. I bambini non lo ricordavano più, ma un tempo amavano trascorrere le calde
ore del pomeriggio facendo un riposino sul divano della nonna. Con quell’arietta fresca che
entrava dalle finestre socchiuse e dava sollievo dalla calura estiva e il rumore delle auto di
passaggio per la strada che conciliava il sonno con la sua litania.
A ripensarci, lo sciopero della nanna non era stata un’idea così vincente.
Il panettiere smise di fare il pane: per la stanchezza, aveva scordato la ricetta.
Negli uffici postali era tutto bloccato: i postini si erano addormentati nel magazzino della
corrispondenza, dopo aver formato materassi pieni di letterine e pacchetti regalo.
E Babbo Natale?
All’improvviso i bambini realizzarono di aver perso le notti più importanti della loro vita.
L’arrivo di Babbo Natale a mezzanotte, quando il cielo è buio e scuro, costellato da gelide e
tremolanti stelle.
La notte prima degli esami, quando sogni Ungaretti e all’esame ti chiedono Carducci.
La notte di Halloween: basta caramelle!
La notte di San Lorenzo: senza stelle cadenti, come avrebbero potuto esprimere il desiderio
che la scuola chiudesse per sempre e che la pace nel mondo diventasse reale?
I genitori iniziarono presto ad essere provati; da quando i bambini avevano iniziato lo
sciopero del sonno, le mamme e i papà avevano iniziato a ciondolare come manichini
appesi alle grucce: spalle cadenti, occhi da panda, sguardo inebetito e incapacità di ridere
come prima.
Non avevano più energie per giocare con i figli.
E se l’obiettivo di questo sciopero del sonno era proprio poter trascorrere più tempo
giocando con mamma o papà, allora i bambini avevano fallito!
Mattia, 7 anni, era stato uno dei leader della protesta.
Aveva coordinato i ragazzini della prima e della seconda, i quali avevano coinvolto i loro
fratelli più grandi, finché la catena si era estesa così tanto da sfuggirgli di mano.
Si sentiva impazzire: suo fratello Gerardo, di tre mesi, aveva iniziato a lamentarsi tutto il
giorno.
Tra uno ueee ueee e un ghee gheee, Gerardo aveva perso il senso del tempo: non potendo
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2022-02-04 11:49:16 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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