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Favole della buonanotte

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Indirizzo del canale: @favole
Categorie: Assistenza all'infanzia
Lingua: Italiano
Abbonati: 866
Descrizione dal canale

Ogni giorno una favola da leggere ai tuoi bimbi. La vita di ogni uomo è una favola scritta da Dio. I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita, ma se leggevi loro le favole. #ascoltare #aforisma #Filastrocche Per ogni info @Deejay_k

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2022-04-17 20:31:46 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-17 20:31:41 118. Il pulcino cosmico Di Gianni Rodari

L’anno scorso a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall’uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori? Sorpresa: un pulcino
cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un’antenna della televisione sul berretto.
Il professore, la signora Luisa e i bambini fecero tutti insieme: “Oh”,
e dopo questo oh non trovarono più parole.
Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta.
– Come siete indietro su questo pianeta, – osservò, – qui è appena
Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì.
– Di questo mese? – domandò il professor Tibolla.
– Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni
siamo avanti di venticinque.
Il pulcino cosmico fece quattro passi in su e in giù per sgranchirsi
le gambe, e borbottava: – Che seccatura! Che brutta seccatura.
– Cos’è che la preoccupa? – domandò la signora Luisa.
– Avete rotto l’uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo.
– Ma noi l’uovo l’abbiamo comprato in pasticceria.
– Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale,
travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da
pulcino.
– E l’equipaggio?
– Sono io anche l’equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno
per lo meno colonnello.
– Be’, colonnello è più che capitano.
– Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto
è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita.
– Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione
si trattava.
– Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella
vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo.
– Interessante, – disse il professore, – avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia?
– Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete
ridere dietro.
– Giusto anche questo. Allora, giacché siamo tra noi, ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti.
– Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su
Marte Ottavo tra venticinque anni.
– È piuttosto buffo. Noi, per adesso, non sappiamo nemmeno dove
si trovi Marte Ottavo.
– Lei dimentica, caro professore, che lassù siamo avanti col tempo
di venticinque anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell’astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Gino.
– Toh, – disse il figlio maggiore del professor Tibolla, – proprio
come me.
– Pura coincidenza, – sentenziò il cosmo-pulcino. – Si chiamerà
Gino e avrà trentatré anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha
esattamente otto anni.
– Guarda, guarda, – disse Gino, – proprio la mia età.
– Non mi interrompere continuamente, – esclamò con severità il
comandante dell’uovo spaziale. – Come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Gino e gli altri membri dell’equipaggio futuro,
per sorvegliarli, senza che se ne accorgano, e per educarli come si
deve.
– Cosa, cosa? – fece il professore. – Forse noi non li educhiamo
bene i nostri bambini?
– Mica tanto. Primo, non li abituate all’idea che dovranno viaggiare
tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell’universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra,
non esiste; quarto…
– Scusi comandante, – lo interruppe la signora Luisa, – come si
chiama di cognome quel vostro Gino?
– Prego, vostro, non nostro. Si chiama Tibolla. Gino Tibolla.
– Ma sono io! – saltò su il figlio del professore. – Urrà!
– Urrà che cosa? – esclamò la signora Luisa. – Non crederai che tuo
padre e io ti permetteremo…
Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino.
– Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a
casa anch’io.
– E l’uovo? – domandò con un sospiro la sorellina di Gino.
– Ma lo mangiamo subito, naturalmente.
E così fu fatto.
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2022-04-12 18:36:12 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-12 18:36:01 Terminato il film però, Prisca non pensò mai che da grande avrebbe desiderato fare l'attrice.

Si è diplomata, si è laureata ed è diventata un'ottima insegnante di matematica.

Oggi che ha 35 anni lavora nelle scuole di periferia e salva tanti ragazzi dalle devianze della strada, è mamma di due bambini e si fa ancora un sacco di risate quando vede in TV gli spot dello shampoo Troccoli.
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2022-04-12 18:36:01 117. Prisca e il provino cinematografico di Arianna Lara

Un famoso regista si sarebbe recato nella scuola di Prisca per selezionare una bambina a cui far interpretare la pubblicità del famoso shampoo “Troccoli”.

Lo spot doveva ritrarre una bambina dai lunghi capelli biondi e abboccolati mentre correva in un prato fiorito. Nella scena finale la telecamera inquadrava il volto della bimba e la battuta da pronunciare era la seguente: “Shampoo Troccoli, per boccoli a grappoli”.

Le compagne di classe di Prisca erano tutte impazzite di gioia all’idea di poter diventare le protagoniste dello spot e avevano chiesto alle loro madri di pettinarle e acconciarle nel migliore dei modi in vista del provino.

Purtroppo le loro madri le avevano assecondate, e così il giorno dopo la scuola elementare era piena di bambine mascherate da donne adulte.

Prisca non badava granchè a queste cose: era una scolara di otto anni, amava correre e giocare con i suoi compagni e sentiva dentro di sé che avrebbe iniziato a guardarsi con più attenzione allo specchio non prima dei dodici anni.

Il giorno precedente, a scuola, la sua compagna di classe Lavinia Van Gan le aveva detto:- Tu non potresti partecipare al provino nemmeno se lo volessi, perché hai capelli corti e scuri, cioè l’opposto di quello che ha chiesto il regista. Io invece sono perfetta, perchè ho boccoli biondi morbidi e fluenti, come dice mia madre.

- Contente voi, contenti tutti.- aveva ribattuto Prisca senza darle troppa importanza.



Una volta rientrata a casa, raccontò a suo nonno quello che le aveva detto Lavinia Van Gan:- Lascia starnazzare quell’oca.- fece lui- Tu stai bene così, credi a me.

Prisca non si fece altre domande e insieme andarono a tavola per il pranzo.

L'indomani era il giorno fatidico e splendeva un gran bel sole. Il regista Mirko Talani aveva sistemato nel cortile della scuola tutte le sue cineprese assieme al resto della troupe: le bambine dai lunghi capelli biondi, tinti e abboccolati erano già in fila accompagnate dalle loro madri. Sembravano tutte uguali fra loro, sia le bambine che le madri.

A ricreazione Prisca scese anche lei in cortile per giocare ad acchiapparella con i suoi compagni: con i suoi capelli corti e spettinati poteva essere facilmente scambiata per un maschietto, anche perchè correva più veloce di molti di loro e pareva davvero impossibile acchiapparla.

Mentre Lavinia Van Gan stava recitando la sua battuta, “Shampoo Troccoli, per boccoli a grappoli”, Prisca si vide accerchiata da quattro bambini che erano decisi a fermarla eliminandola dal gioco.

Senza pensarci troppo su, decise allora di arrampicarsi sull'albero che era dietro di lei, dove sperava che i suoi amici non sarebbero riusciti ad acciuffarla.

Il regista Mirko Talani notò la scena e ne rimase divertito, convinto però anche lui che Prisca fosse un maschietto.

Pure la maestra di Prisca si accorse allora dell'arrampicata sull'albero, e giustamente la rimproverò gridandole:- Prisca! Scendi subito da lì, rischi di romperti l'osso del collo!

Fu allora che il regista si accorse che quel folletto così agile era una femminuccia:

- Stop!- disse allora Mirko Talani.

- Non va bene come ho detto la battuta?- chiese preoccupata Lavinia Van Gan.

Mirko Talani sembrò non udirla neppure e disse invece a Prisca:- Si, scendi da quell'albero che potresti farti male. Dì un po', per caso sai sai anche cantare e fare le capriole?

- Abbastanza.- rispose lei con modestia.

- E allora prova a imparare queste poche battute,- le disse lui porgendole un copione- e poi torna qui da noi.

Per farla breve, Prisca venne scritturata da Mirko Talani per un allegro musical sulla vita di Calamity Jane, la mitica eroina del West, dove lei avrebbe interpreto la Calamity bambina.

La faccia di Lavinia Van Gan quando venne a sapere della notizia divenne bianca come il latte appena munto.

Prisca si divertì moltissimo a girare le scene del musical, a imparare le canzoni e a eseguire perfino qualche semplice passo di danza.

Ebbe anche modo di cavalcare un piccolo pony di nome Candido.
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2022-04-12 18:34:20 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-12 18:34:10 116. Oreste, francobollo in missione segreta di Arianna Lara

C’erano una volta in una tabaccheria di Roma decine di francobolli che attendevano di essere acquistati da qualche cliente.
I francobolli sapevano bene che, una volta incollati sulla busta da lettera, sarebbero partiti in giro per il mondo a seconda dell’indirizzo del destinatario.
Un francobollo diceva agli altri:
- Io vorrei tanto visitare la Russia.
Quello accanto esclamava:
- A me piacerebbe arrivare fino in Tibet.
- Io invece vorrei riuscire a vedere i mari del sud.- diceva un altro ancora.
Le giornate trascorrevano così, fantasticando sulle mete future.
L’unico francobollo che proprio non desiderava visitare nessun luogo in particolare era Oreste.
Quando giungevano i clienti del tabaccaio, i francobolli chiusi nel cassetto udivano le loro voci:
- Buongiorno, vorrei un’affrancatura per una lettera diretta in Svezia.
- Salve, mi occorrerebbe un francobollo per spedire questa cartolina in Canada.
Un giorno si recò in negozio un bambino di nome Giacomo Galimberti e chiese un francobollo per l’Italia.
Oreste venne prelevato dal cassetto e fu consegnato al piccolo Giacomo, che se lo infilò nel taschino della camicia e si recò a casa.
Sporgendosi allora dal taschino, Oreste osservava le strade e le persone: si sentiva al sicuro insieme a Giacomo.
Una volta giunti a casa, Oreste conobbe la famiglia Galimberti: il papà, la mamma, la sorella più piccola e un anziano nonno.
Il signor Galimberti faceva il manovale e la famiglia non sembrava certo ricca.
Oreste ascoltava i loro discorsi:
- Purtroppo tra un mese dovremo lasciare questa casa, - diceva il papà – il proprietario ci ha dato lo sfratto.
- Come faremo? – diceva la mamma.
- Una soluzione si trova sempre, - le rispondeva il marito – l’importante è rimanere tutti insieme.
Al francobollo Oreste sembravano una bella famiglia: era dispiaciuto nel vederli così amareggiati.
Giacomo intanto era seduto davanti al televisore: un presentatore di un quiz televisivo stava dettando l’indirizzo a cui inviare le cartoline postali per concorrere all’estrazione del premio finale di cinquecentomila euro.
Giacomo ricopiò l’indirizzo sulla cartolina e un attimo dopo ci appiccicò sopra Oreste.
Destinazione: Roma, studi di Cinecittà.
A quanto pare Oreste non avrebbe mai visto né i mari del sud né quelli del nord, ma sarebbe sempre rimasto a Roma, la città del suo tabaccaio.
Il viaggio ebbe inizio.
All’interno della buca delle lettere tutti i francobolli si comunicavano le loro destinazioni; soltanto Oreste non diceva nulla e pensava in silenzio fra sé: - Io sono in missione.
Una volta arrivato a Cinecittà, lo riversarono assieme a tante altre cartoline in un grande bussolotto. Dopo qualche ora Oreste udì delle voci:- Ecco il notaio che arriva, - dissero gli altri francobolli – ora estrarrà la cartolina che vincerà il premio di cinquecentomila euro!
Oreste incominciò allora a divincolarsi tirandosi faticosamente appresso la sua cartolina: non appena la mano del notaio si calò per raccogliere quel cartoncino fortunato, Oreste spiccò il volo e la sua cartolina finì dritta dritta fra i polpastrelli del notaio.
- Missione compiuta. – pensò allora fra sé.
Appena la famiglia Galimberti ricevette la telefonata che comunicava loro la lieta notizia, il padre quasi svenne dalla gioia: - Abbiamo vinto cinquecentomila euro! Potremo comprarci una casa tutta nostra e ce ne sarà anche per dare una mano a chi ha bisogno!
La cartolina vincente venne riconsegnata a Giacomo, che aveva realizzato il suo sogno più grande, ovvero quello di poter aiutare la sua famiglia.
Il francobollo venne incorniciato in una bella teca rossa nel salotto; Oreste era proprio felice di starsene lì a casa Galimberti, e ringraziò il cielo di tanta fortuna: proprio a lui, che non si era mosso un solo centimetro da Roma, era toccato in sorte di compiere il viaggio più bello che un francobollo avesse mai potuto desiderare.
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2022-04-12 18:30:35 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-12 18:30:31 - Esatto, e ti sta benissimo, tanto che stasera ogni ragazzo ha voluto ballare con te! Se ti abbiamo fatto credere di avere indosso l’abito di Morfea, è stato solo per farti capire che la vera bellezza non nasce da un vestito o da un gioiello, ma si sprigiona dallo spirito e dai sentimenti che portiamo dentro di noi e che si riflettono sul nostro viso, illuminandolo. Ora vuoi tornare dentro a divertirti o vuoi continuare a perder tempo qui fuori lamentandoti di non avere l’abito firmato o gli orecchini di diamanti?

- Corro subito dentro, voglio continuare a ballare tutta la notte!

- La solita esagerata.- borbottò fra sé Zelinda.

Eloisa, piena di gratitudine, abbracciò le due fate e poi corse di nuovo nel salone, desiderosa di danzare ancora al suono dell’orchestra in quella splendida serata di Primavera.
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2022-04-12 18:30:31 - Certo che posso, e vi sbalordirò entrambe. Lasciate solo che mi metta all’opera.- pronunciate queste ultime parole, Morfea estrasse dalla tasca la sua bacchetta magica ed incominciò a creare l’abito per Eloisa – Scelgo la stoffa ricamata con la scia delle stelle comete, la stoffa che brilla della luce degli astri. Per tagliarla useremo forbici di tulipano e cristalli di luna, mentre per cucirla … per cucirla utilizzerò aghi di pino e fili di corallo marino. – Morfea faceva roteare nell’aria la stoffa, gli aghi e i fili – Ancora un ultimo tocco, ed eccolo qua! Il tuo abito è pronto: allora Eloisa, che cosa ne pensi?

La ragazzina spalancò la bocca ed esclamò:- Ma è un capolavoro!

- Modestamente, - le disse Morfea – le mie creazioni sono il meglio del meglio che c’è sulla piazza, altro che i vestiti di quegli stilisti mezzi matti che vedi sulle riviste di moda!

- Zelinda, Morfea, non so proprio come ringraziarvi! – disse Eloisa raggiante di gioia – Indossando questo vestito sarò sicuramente la ragazza più corteggiata della festa, e mi divertirò un mondo. Grazie, grazie ancora.

Zelinda e Morfea si fecero l’occhiolino l’una con l’altra, salutarono Eloisa e volarono via.

L’indomani era la giornata del gran ballo; Eloisa era tutta intenta ad ammirarsi davanti allo specchio della sua camera:

- Questo si che è un bel vestito, – diceva fra sé la ragazzina– un vestito meraviglioso. Ma dove si sarà cacciato invece il vestito di mia nonna? E’ da ieri sera che non riesco più a trovarlo …

Un’ora dopo Eloisa era all’interno del castello, nel salone delle feste: salutò le sue amiche e cercò di individuare con discrezione quali fossero i ragazzi da cui avrebbe voluto essere invitata a ballare.

La musica cominciò a suonare e subito un bel giovanotto dall’aspetto simpatico le domandò se volesse concedergli il primo giro di valzer: Eloisa acconsentì volentieri. La festa ebbe inizio.

Dopo quel primo valzer si susseguirono altri cavalieri al fianco di Eloisa, e la ragazza era molto felice di avere tanti pretendenti con cui danzare.

A metà serata, mentre il divertimento proseguiva vorticoso, una compagna di classe di Eloisa le si avvicinò e le sussurrò: - Che peccato, Eloisa, hai un così bel vestito ma non hai indosso neppure un gioiello …

Eloisa si accorse solo in quel momento che tutte le altre ragazze avevano al collo collane di perle, o addirittura di diamanti, e orecchini preziosi che brillavano ancor di più sotto la luce dei lampadari.

Eloisa corse allora in balcone e, certa che nessuno la potesse udire, chiamò a gran voce:

- Zelinda! Morfea! Dove siete? Ho bisogno di aiuto!

Dopo pochi secondi le due fate si materializzarono davanti ai suoi occhi:

- E adesso qual è il problema? – le chiese Zelinda.

- Sono l’unica ragazza della festa che non indossa gioielli!

- E come mai?

- Non saprei, non ci ho mai pensato, è che li ho trovati sempre piuttosto noiosi e adatti solo alle dame della buona società, ma qui tutte le altre ragazze ne sfoggiano di preziosi e di molto costosi, che cosa posso fare per non essere da meno?

- Eloisa, - le disse Zelinda prendendo un grosso respiro – posso parlarti francamente?

- Ma certo, - rispose Eloisa – dimmi pure.

- Sei una cretina! Ti sei divertita fino a un attimo fa, senza che ti occorresse nessun gioiello al collo, e adesso vuoi ricominciare a piagnucolare solo perché non possiedi collane di diamanti? Morfea, lo specchio!

Morfea schioccò le dita e un grande specchio apparve di fronte a Eloisa:

- Ooohhh ……. – esclamò stupita la ragazzina appena vide la sua immagine riflessa – ma quello che ho indosso è il vestito cucito da mia nonna!
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