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Favole della buonanotte

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Indirizzo del canale: @favole
Categorie: Assistenza all'infanzia
Lingua: Italiano
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Descrizione dal canale

Ogni giorno una favola da leggere ai tuoi bimbi. La vita di ogni uomo è una favola scritta da Dio. I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita, ma se leggevi loro le favole. #ascoltare #aforisma #Filastrocche Per ogni info @Deejay_k

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2022-04-12 18:30:30 115. Eloisa e la sarta delle fate Di Arianna Lana

Eloisa era intenta ad ammirare la sua immagine davanti allo specchio: - Ma come mi sta bene questo vestito, - diceva tra sé e sé la ragazza – non vedo l’ora di indossarlo domani alla festa danzante di Primavera!

Il giorno seguente, nell’antico castello del paese, si sarebbe tenuto il gran ballo di Primavera per festeggiare l’arrivo della bella stagione: Eloisa, come tutte le altre ragazze della sua età, vi avrebbe partecipato indossando il suo abito più bello, cucito a mano dalla nonna.

Il giorno della grande festa, nei corridoi della scuola tutte le ragazze chiacchieravano fra di loro descrivendo gli abiti che avrebbero indossato:

- Il mio è un abito disegnato dal grande stilista Frescobaldi.- diceva la figlia del più importante avvocato del paese.

- Il mio lo ha cucito il sarto della baronessa Grazioli.- diceva la figlia del più illustre medico del paese.

- Il mio vestito invece è stato realizzato con le sete più preziose provenienti dalla Cina.- diceva la figlia del più ricco mercante di stoffe del paese.

Sembrava davvero che quella sera ogni ragazza avrebbe indossato abiti molto eleganti e disegnati dagli stilisti più celebri, mentre soltanto Eloisa avrebbe avuto un abito cucito dalle mani di sua nonna, che di mestiere faceva la sartina.

La ragazza cominciò a pensare fra sé:

- Tutte le mie compagne indosseranno vestiti realizzati dai più grandi creatori di moda, mentre soltanto io avrò l’abito cucito da una sarta qualunque … accidenti, sembrerò una delle ragazze meno belle della festa solo perché non ho il vestito adatto!- e iniziò a piangere come una fontana.

Dopo essere trascorsa una buona mezz’ora di lacrime e di singhiozzi, una nuvola rosa si materializzò sulla soglia della camera di Eloisa: era la fata Zelinda, che subito esclamò:

- Santo cielo Eloisa, la vuoi smettere di piangere? Si può sapere quale ragione ti spinge a versare tutte queste lacrime?

La ragazzina, senza badare troppo alla presenza di una fata nella sua camera da letto, rispose singhiozzando:

- Domani ogni ragazza indosserà al gran ballo di Primavera un vestito più bello del mio, ed io sembrerò la meno elegante e la più brutta di tutta la festa! - e giù a piangere di nuovo.

- Oh, Eloisa, quanto sei lagnosa!- esclamò Zelinda, che era abituata a piangere solo quando moriva qualcuno- Fino a stamattina l’abito che ti ha cucito tua nonna era il tuo vestito preferito e ti piaceva così tanto, perché ora non sei più contenta di poterlo indossare al ballo?

-Perché fino a ieri, - rispose la ragazzina – non sapevo che le mie compagne di scuola avrebbero indossato gli abiti firmati dai più importanti stilisti: sicuramente saranno vestiti molto più belli del mio e tutti i ragazzi presenti alla festa vorranno ballare con le altre ragazze, mentre io rimarrò in un angolo sola e in disparte!

- Ma tu senti che sciocche idee ti vengono in mente! – replicò Zelinda – I ragazzi presenti alla festa vorranno ballare anche con te, sempre che tu la smetta di piangere.- nonostante le parole di Zelinda, Eloisa continuava a versare lacrime e singhiozzi a ripetizione – E va bene, - disse allora la fata – chiederò a Morfea di cucirti il più bell’abito da sera che sia mai stato cucito sulla faccia della terra.

- Morfea? E chi è mai questa Morfea? – le chiese Eloisa.

- Morfea è la sarta delle fate, - le rispose Zelinda – e se non ti basta neppure questo, be', allora io non so proprio come aiutarti.

- Oh no, - disse Eloisa smettendo all'istante di singhiozzare – sono sicura che Morfea confezionerà per me un abito bellissimo: ti prego, Zelinda, portami subito da lei.

- Non ce ne è bisogno, - disse una voce che sembrava provenire da fuori la finestra – io sono già qui! – e Morfea apparve all'improvviso nella camera da letto di Eloisa.

- Ciao Morfea, - le disse Zelinda – come stai?

- Bene Zelinda, ti ringrazio, e tu?

- Io non ho di che lamentarmi, a differenza di questa ragazzina lacrimosa.- disse Zelinda guardando con rimprovero Eloisa – Credi di poter fare qualcosa per lei?
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2022-04-12 18:28:27 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-12 18:28:23 - Allora per stasera ci salutiamo qui? – chiese Fulvio.
Il nonno sorrise al nipotino, lo baciò in fronte e Fulvio cadde in un sonno profondo.
Quando al mattino si risvegliò nel suo letto, il bambino si domandò se non avesse solo sognato tutto quello che era accaduto la sera precedente, finché scorse accanto al suo cuscino quel violino color bianco latte. Non restava altro che attendere il prossimo concertino.
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2022-04-12 18:28:22 114. Fulvio e la soffitta degli allegri fantasmi di Arianna Lana

Fulvio era un bambino di otto anni che viveva assieme ai genitori nella grande villa di famiglia: i genitori lo avevano iscritto nella più importante scuola privata della città, una scuola dove tutti i bambini indossavano una severa divisa blu.
Ogni pomeriggio Fulvio aveva la sua lezione di violino: la maestra esigeva da lui il massimo impegno e ogni volta lo faceva esercitare con brani di musica classica.
Fulvio, pur amando quel genere di melodie, le chiedeva però se fosse possibile suonare anche un po’ della musica klezmer che tanto piaceva al suo defunto nonno: la musica klezmer era quella suonata dai violinisti amici di nonno Alfonso, una musica veloce e piena di brio, a volte allegramente indiavolata, che suscitava nella mente di Fulvio l’immagine di tanti acrobati del circo impegnati in danze vorticose.
La maestra però rispondeva al bambino che quel genere di musica non era previsto nel programma del corso, e così a Fulvio non restava che tornare ad esercitarsi sugli spartiti di musica classica.
Una sera come tante però, dopo essersi infilato sotto le coperte per andare a dormire, il bambino sentì in lontananza il suono di un violino: quelle note assomigliavano tantissimo alla musica suonata dall’allegra orchestrina di nonno Alfonso.
- Ma da dove proviene questa musica? – si chiedeva Fulvio.
Il bambino chiamò sua mamma e le domandò se anche lei riuscisse ad avvertire quel suono.
- Ma no, caro, - gli rispose lei – forse ti confondi col rumore del temporale che sta impazzando là fuori: torna pure a dormire, domani devi andare a scuola.
Fulvio si coricò di nuovo sotto le coperte e la mamma uscì dalla stanza.
- Eppure, - mormorava fra sé il bambino – io sento chiaramente questi suoni, è la musica di nonno Alfonso!
Fulvio si alzò dal letto, si infilò le sue pantofole rosse e uscì dalla stanza.
Il corridoio della grande casa era lungo e buio: il bambino iniziò a percorrerlo finchè giunse alle scale che conducevano alla soffitta.
- La musica proviene da lì. – disse Fulvio salendo la scala a chiocciola. Giunto davanti alla porta della soffitta, il bambino provò ad aprirla, ma la trovò chiusa a chiave – Accidenti, - diceva fra sé – questa porta è sprangata, eppure là dentro c’è qualcuno, io sento il suono del violino …
- Santo cielo, nipote mio, - disse all’improvviso una voce – se la porta è chiusa a chiave, vorrà dire che dovrai passarci attraverso! – una mano bianca come il latte sbucò allora dalla serratura, afferrò Fulvio per un braccio e lo condusse all’interno della stanza, facendolo passare magicamente attraverso la porta.
- Nonno! – esclamò Fulvio sbalordito – Sei proprio tu?
Mentre gli altri allegri fantasmi continuavano a suonare i loro violini, il nonno di Fulvio dava un caloroso benvenuto all’amato nipote.
- Allora, ragazzo, ti piace ancora la nostra musica? Direi proprio di si, poichè solo le tue orecchie sono state capaci di udire questi suoni che gli altri esseri umani non possono sentire.
- Certo che mi piace questa musica, la adoro, ma purtroppo a scuola non me la fanno mai suonare.
- Amici, - disse il nonno agli altri fantasmi - un violino per mio nipote!
Fra le mani di Fulvio si materializzò allora un violino color bianco latte, e il bambino incominciò a suonare con gli altri.
Tutti assieme si muovevano lievemente per la stanza. A un certo punto Fulvio si rese conto che i suoi piedi si erano sollevati dal suolo: stava svolazzando a mezz’aria così come facevano gli altri fantasmi.
- Nonno, non immagini quanto mi stia divertendo a suonare questa musica qui con voi, credo che potrei andare avanti tutta la notte! – esclamò.
- Beh, ora non esageriamo, - gli rispose nonno Alfonso – ricordati che domani devi andare a scuola. Facciamo in questo modo: per oggi ci fermiamo qua, ma fra qualche sera sentirai ancora queste note e potrai raggiungerci di nuovo in soffitta per suonare assieme a noi. Ti prometto che troverai anche nonna Clara, che ci accompagnerà al pianoforte, e insieme ti insegneremo nuove melodie.
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2022-02-25 14:23:45 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-25 14:23:39 Museo Rodari

Omegna è la città di Gianni Rodari.

Omegna è la città della creatività e, insieme al suo paesaggio, ha inspirato in modo significativo la sua opera.

L’opera di Gianni Rodari sottolinea e insegna il valore della parola, del buon pensare, del bel comunicare, dell’avere ideali per un mondo migliore, del valore della fantasia affinché ciascun essere umano possa essere autore di storie meravigliose.

Come sottolineò Gianni Rodari in Il libro degli errori: “Ciò che non si sa, è sempre più importante di quello che si sa”.

A Gianni Rodari, maestro di risposte ai perché di tanti bimbi.

https://museorodari.it/
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2022-02-25 14:17:21 """"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-25 14:17:12 110. POVERO VECCHIO RAGNO fonte lecivettesulsouffle

Povero vecchio ragno! Aveva filato una bella tela in cucina e la cuoca l'aveva spazzata via. Ne aveva filata un'altra in un angolo del salotto e una cameriera l'aveva distrutta spolverando. Il ragno aveva allora provato nella camera del bambino e in quella del maggiordomo e in quella degli ospiti; ma la bambinaia e il maggiordomo l'avevano distrutta subito e l'ospite, una vecchia signora in camicia da notte, aveva gridato fono a che era arrivata la scopa dal manico lungo a spazzarla via.
- Povero me - sospirò il povero rango - Non posso stare da nessuna parte.
Tristemente seguì la scopa, sperando almeno di riprendersi una mosca che stava ancora imprigionata in un brandello di tela che pendeva dal manico. Attraversò così il cortile e giunse nella stalla.
Bzz, bzz, bzz, c'erano mosche dappertutto e i cavalli agitavano le code per scacciarle.
In men che non si dica il ragno filò una tela e catturò tre di quelle bestiole pestilenziali.
- Che bravo! - esclamarono i cavalli soddisfatti - Resti qui, signore, e fili tante tele!
- Resterò di sicuro - disse il ragno sorridendo, senza sapere se era più contento per l'abbondanza di mosche o per il complimento.
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2022-02-25 14:14:23 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-25 14:14:14 109. GRANDE, PIU' GRANDE, GRANDISSIMO fonte lecivettesulsouffle

- AH piccolo pesce palla! - disse una sogliola - Io sono più grande di te e sarò ancora più rotondetta dopo che ti avrò ingoiato!
E lo fece per davvero. Ma un tonno disse:
- Io sono più grande di te e più lungo e più forte e pronto per la cena.
E il tonno inghiottì la sogliola
Ma un dentice, rise e saltò e gridò:
- Io sono così grosso da ingoiarti in un istante e mi resta ancora lo spazio per una piccola medusa.
Uno, due, tre e inghiottì il tonno.
Ma un pescecane si avvicinò e gridò feroce:
- IO sono grande abbastanza da ingoiare due dentici!
IN un baleno, inghiottì il dentice e se ne andò. "Per quanto grosso" pensò "devo fare attenzione: c'è qualcuno più grosso di me"
Infatti era vero, perchè poco dopo una rete scese da una nave e catturò il pescecane.
Ora il mare era deserto.
C'era soltanto un pesciolino piccolo, così piccolo che nessuno era riuscito a vederlo.
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