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Aveva riposto massima fiducia nella sua micia Mina e | Favole della buonanotte

Aveva riposto massima fiducia nella sua micia Mina e non aveva voluto farle altre domande, anche se la curiosità le stava facendo venire voglia di biscotti sciolti nel latte. Ma si rendeva conto che quello non fosse il momento giusto per chiedere uno spuntino, quindi aveva lasciato perdere. Il volo fu piuttosto tranquillo: il razzo, alzandosi, aveva prodotto un semplice soffio di vento, che aveva smosso le campanelle attaccate alla casetta giocattolo di Carolina. In quel tiepido venticello e con la musica delle campanelle, la notte profonda e limpida, piena di stelle, il mondo sembrava perfetto, anche se non lo era. E più il piccolo razzo si inoltrava nel cielo, superando la barriera dell’atmosfera terrestre, più Carolina vedeva un Mondo bello. Le case sempre più piccole, i camion che pulivano le strade che si facevano minuscoli come macchinine giocattolo, le persone come puntini. Da là sopra, tutti gli uomini sembravano uguali. Tutti come quelle minuscole formichine che spesso entravano nella casetta giocattolo, in giardino, a raccattare le briciole di biscotti dimenticate da Carolina nei suoi giochi da piccola chef. La distanza aveva reso tutto profondamente nitido. Chiunque fosse stato sveglio a quell’ora, avrebbe visto tanti piccoli lampi di luce che si stagliavano nel cielo, vibranti e veloci, come la fiammella che si sprigiona da un fiammifero che viene sfregato sulla carta vetro e si accende in tante piccole scintille. Impossibile capire, con gli occhi di un adulto, questa luminosa magia. I bambini e i loro gatti salivano nell’atmosfera uno ad uno, rapidi e silenziosi: tanti piccoli razzi si erano stagliati verso l’alto e stavano raggiungendo la loro postazione, tutti in formazione a cerchio. Erano migliaia, come piccole stelle luminose e tremolanti in una notte particolarmente limpida. Il grande BOH era circondato e visibilmente preoccupato. Carolina osservava i suoi compagni di avventura: arrivavano da tutto il Mondo ed erano di tutti i colori. Ognuno di loro diceva «nghe»​ in una lingua differente. Eppure tutti insieme avevano superato le loro barriere, per venire a salvare il mondo con la propria innocenza. Mancavano 10 secondi al segnale di attacco, ma Carolina non aveva nessuna voglia di ridere: in poco meno di un’ora era passata dal dormire profondamente nella sua culla ad essere catapultata nello spazio con una gatta parlante. E aveva anche dimenticato a casa l’orsetto Piero, che riusciva sempre a tranquillizzarla! 8… 7… 6… - Non credo di esserne in grado, Mina: io ho paura... - Stai tranquilla, Carolina: ci sono io con te. - Ma non ho per niente voglia di ridere, al momento! 5… 4… - Sono qui apposta, Carolina: per farti ridere! 3… 2…. La coda morbida e soffice di Mina era coma una piuma: appena la gatta aveva iniziato a passarla sotto i piedini della bambina, Carolina non aveva potuto resistere: 1… GO! - Ahhaaa ahhaaa ahhaa! «nghe» Mi fai il solletico! Ahhhahhaaaha! Una risata corale squarciò l’atmosfera: come un’immensa energia cosmica, una sorta di cometa luminosa formata da tutte le risate pure e innocenti dei bambini, che scoppiò in un fragoroso botto luminescente. Il grande BOH era già diventato pallido: i crampi allo stomaco, le bolle blu che cominciavano a comparirgli in volto. Non aveva avuto nemmeno il tempo di protestare, che era già scappato via veloce, per andarsi a nascondere. Lesto lesto, come un palloncino non legato che si sgonfia volando lontano lontano… - Carolina, amore, buongiorno! Ma quanta nanna hai fatto questa notte, eh?