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87. Il grande BOH - Dopo la favola della buona notte, farò fi | Favole della buonanotte

87. Il grande BOH

- Dopo la favola della buona notte, farò finta di addormentarmi: così andranno tutti a dormire sereni e io potrò stare sveglia a giocare con la gatta! Questo diceva tra sé e sé, risoluta, Carolina. Papà e mamma erano effettivamente stanchi: i primi 6-8 mesi erano stati pesanti, per loro, e Carolina lo sapeva bene: certe notti li doveva svegliare per farsi cambiare il pannolino (effettivamente fastidioso, credetele!, restare con un pannolino bagnato per tutta la notte!); oppure per soddisfare quel certo languore che le veniva verso le tre e mezza del mattino, sempre puntuale. Da un paio di mesi, Carolina aveva preso altri ritmi: adesso era grande, aveva già 9 mesi compiuti!, non aveva più bisogno di quelle smancerie notturne. Roba da poppanti. Con la maturità, era arrivato anche un senso di indipendenza! Carolina aveva voglia di vivere la sua vita, avere i suoi spazi e i suoi interessi: basta con quelle musichette da bambini, lei aveva altro da fare! Ma quella non sarebbe stata una notte come tutte le altre, perché ad un certo punto Mina iniziò a parlarle: - Carolina, adesso hai compiuto 9 mesi e devo affrontare con te un discorso importante: sento che sei pronta. Carolina, sbigottita, era rimasta per un momento a bocca aperta, indecisa se piangere per richiamare l’attenzione di mamma e papà, o se ridere per la sconcertante novità: - Ho un gatto parlante!? Mina, sfregandosi il muso con le sue zampette rosa, raddrizzò il suo pelo grigio e bianco, che alla luce della luna sembrava ricamato con fili d’argento: - Meeeowww! Ogni volta la stessa storia, con ogni bambino! Io non sono UN gatto, io sono Mina, cavaliere dei gatti dei 3 Regni, nata su Plutone, giunta in missione spaziale sulla Terra per proteggere il Cosmo dalla sua autodistruzione. - Non so che dire, Mina, mi hai un po’ spiazzata: immagino che dire «nghe» e «ue» non sia appropriato, al momento, ma non trovo le parole. Carolina si guardava intorno: la culla accogliente con la copertina di lana, l’orsetto Pietro - almeno lui non parlava! - la giostrina con i Pianeti che le ruotava sulla testa. Mina sempre al suo fianco: da quando era tornata a casa dall’ospedale, Mina era sempre stata con lei: la proteggeva dai pizzicotti fastidiosi sulle guance da parte dei parenti, le rimetteva il ciuccio, le rimboccava le coperte. E soprattutto aveva sempre trattato con rispetto l’orsetto Piero, il suo doudou, evitando di graffiarlo per spuntarsi le unghie - cosa che invece faceva molto volentieri sulle cartelle di lavoro di mamma e papà. Insomma: si era sempre fidata di Mina e, in fondo in fondo, aveva sempre riconosciuto in lei uno speciale potere: questa gatta aveva sempre dimostrato un certo temperamento cordiale, ma anche un profondo senso di giustizia. Come quella volta che… - Carolina, concentrati! - Hai ragione, Mina: stavo viaggiando con la mente. Adesso tutto mi è chiaro. Anche se non mi sono ancora ripresa totalmente dallo shock. - Lo capisco e mi dispiace, amica mia. Avrei voluto aspettare ancora qualche tempo, ma adesso che hai iniziato a gattonare, ho davvero bisogno del tuo aiuto: è un’emergenza galattica! Meeeowww! - E pensare che mi sentivo già realizzata per aver imparato a dire «cacca»... - Non c’è più tempo per queste sciocchezze! Meeeowww! Mina si prese un attimo di tempo per spiegare a Carolina tutta la faccenda.