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2021-07-08 08:43:08 Buongiorno e buon giovedì, con i desideri con la forma delle nuvole

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Aprire / Come
2021-07-07 21:40:40 Premio Strega, sarà battaglia tra Trevi e Di Pietrantonio
L'8 luglio la finale a Villa Giulia
Mauretta Capuano
ANSA
ROMA, 07 LUG

#DiVisteERiviste #PremioStrega2021

È quasi tutto pronto a Villa Giulia per la finale, l'8 luglio, del Premio Strega 2021. Il tavolo della giuria e la mitica lavagna dove vengono segnati i voti, spostati nel 2020 per la pandemia sulla balconata del Ninfeo, dove il premio si è svolto dal 1953 al 1962, tornano nella tradizionale location degli ultimi anni, nel giardino.

    E sarà duello tra Emanuele Trevi con 'Due vite' (Neri Pozza), dato per superfavorito, e Donatella di Pietrantonio con 'Borgo Sud' (Einaudi) che, alla vigilia della serata finale, condotta in diretta su Rai3 da Geppi Cucciari, si scambiano battute amichevoli. "C'è stato un mutuo soccorso nelle tappe del tour che abbiamo fatto. Ho perso un dente e lo ho fatto vedere a Donatella. E ho il fuoco di Sant'Antonio" dice Trevi, già vicino alla vittoria dieci anni fa con 'Qualcosa di scritto' (Ponte alle Grazie), alludendo al fatto che la scrittrice è dentista pediatra e al fatto che lui non arriva in gran forma alla finale. "La gara mi piace farla. Ho una disposizione d'animo migliore dell'altra volta. È più bello" ma, aggiunge: "non dire gatto fino a che non ce l'hai nel sacco. Potrei anche arrivare quinto" scherza con l'ANSA lo scrittore che guida la cinquina e per un momento, alla prima votazione, aveva creduto davvero di essere quinto.
   
Sorridente Donatella Di Pietrantonio dice all'ANSA "sono serena, è l'unico modo per sopravvivere". Primatista del tour della cinquina partito il 22 giugno, del quale non ha perso una data, la Di Pietrantonio spiega: " Per me che vivo in provincia il tour è servito a sfatare l'ideologia intorno allo Strega che vuole rivalità e coltellate tra gli autori. E' stata un'esperienza bellissima, tappa per tappa abbiamo costruito delle relazioni, anche nella fragilità, come quando Trevi mi ha consegnato il suo dente incartato in un tovagliolo di carta. Non ci siamo fatti del male".

Tre le donne in cinquina: oltre alla Di Pietrantonio, Edith Bruck che con 'Il pane perduto' (La nave di Teseo) ha vinto lo Strega Giovani 2021 e la più giovane Giulia Caminito con 'L'acqua del lago non è mai dolce' (Bompiani), che è anche autrice di una ricerca sulla presenza delle donne alle finali dello Strega, dal '47 a oggi. "La presenza delle donne è molto ondeggiante. E' aumentata dagli anni '70 ed è cresciuta ulteriormente dagli anni Novanta. Adesso le donne in giuria sono il 50%. È stato interessante fare questo studio, seguire le donne è stato come seguire il filo rosso di come è cambiato il premio. Quest'anno la presenza di tre donne non credo sia una risposta all'anno scorso dove in cinquina c'era solo Valeria Parrella. C'è stato un cambiamento profondo in questi anni" spiega la Caminito. "Spero che questa sempre maggiore presenza delle donne si mantenga nel tempo e che sia il riflesso di un cambiamento nella società". "Le donne non solo hanno sempre partecipato ma sono state apprezzate" sottolinea la Bruck che è stata la più assente al tour. "Mi è dispiaciuto molto, ma ho 90 anni. Posso dire che non è vero che ci mangiamo a vicenda e spero di vedere ancora i componenti della cinquina" ha sottolineato la scrittrice. Andrea Bajani tra i cinque con 'Il libro delle case' (Feltrinelli) ci tiene a dire che "le tre scrittrici sono in finale perchè hanno scritto tre bei libri" e sottolinea che per lui, che da due anni vive a Huston, in Texas, le tappe del viaggio con la cinquina sono state un tour accelerato dell'Italia come quelli di Elio e le Storie Tese a Sanremo".
    Mentre per Trevi "è un fuoco fatuo come argomento quello della presenza delle donne allo Strega. Due esempi supremi dell'uso della lingua italiana sono Elsa Morante e Anna Maria Ortese. La creatività è anche la rinuncia al sesso contrario".


Per leggere l’intero articolo
https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2021/07/07/premio-strega-sara-battaglia-tra-trevi-e-di-pietrantonio_d721e61b-f6f3-43e5-8a35-e230ca4b5117.html
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Aprire / Come
2021-07-07 07:52:39 Buongiorno e buon mercoledì con questa frase disarmante di James Joyce


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Aprire / Come
2021-07-06 07:24:58 Buongiorno e buon martedì, con le parole di Ennio Morricone, a un anno dalla sua scomparsa

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Aprire / Come
2021-07-05 18:08:29 È morta all'età di 78 anni Raffaella Carrà.
RaiNews
05.07.2021

#DiVisteERiviste

"Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre".

Con queste parole Sergio Japino dà il triste annuncio unendosi al dolore degli adorati nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, degli amici di una vita e dei collaboratori più stretti.   Durante la sua lunga carriera  Raffaella Carrà è diventata un'icona della musica e della televisione italiana, riscontrando grandi consensi anche all'estero, soprattutto in Spagna.

"Raffaella Carrà si è spenta alle ore 16.20 di oggi, dopo una malattia che da qualche tempo aveva attaccato quel suo corpo così minuto eppure così pieno di straripante energia", si legge in comunicato diffuso dalle agenzie. "Una forza inarrestabile la sua, che l'ha imposta ai vertici dello star system mondiale, una volontà ferrea che fino all'ultimo non l'ha mai abbandonata, facendo si che nulla trapelasse della sua profonda sofferenza. L'ennesimo gesto d'amore verso il suo pubblico e verso coloro che ne hanno condiviso l'affetto, affinché il suo personale calvario non avesse a turbare il luminoso ricordo di lei". "Donna fuori dal comune eppure dotata di spiazzante semplicità, non aveva avuto figli ma di figli - diceva sempre lei - ne aveva a migliaia, come i 150mila fatti adottare a distanza grazie ad "Amore", il programma che più di tutti le era rimasto nel cuore".

Le esequie saranno definite a breve.

“Nelle sue ultime disposizioni, Raffaella ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un'urna per contenere le sue ceneri. Nell'ora più triste, sempre unica e inimitabile, come la sua travolgente risata", si legge ancora nel comunicato.

Nata a Bologna il 18 giugno 1943 come Raffaella Maria Roberta Pelloni, la ballerina e cantante Raffaella Carrà, dopo il debutto in televisione in "Tempo di danza" (1961), al fianco di Lelio Luttazzi, e nella commedia musicale "Scaramouche" (1965), nel 1970 approdò a Canzonissima, divenendo nota al grande pubblico. Fu così che la Carrà divenne la prima showgirl del piccolo schermo in bianco e nero. Notevole successo ottenne nel 1984 con "Pronto, Raffaella", che raggiunse ascolti straordinari per la fascia meridiana. Conduttrice di "Domenica in" (1986) sempre per la Rai, nel 1987 passò per un breve periodo a Canale 5, per poi tornare nel 1991 a Raiuno con la trasmissione "Fantastico 12". Dopo una parentesi di quattro anni a Madrid, dove portò il programma "Hola Raffaella" per la televisione spagnola, è rientrata in Italia nel 1995 riproponendosi con successo in "Carramba! Che sorpresa" (1995-97 e 2002), trasmissione ispirata al varietà britannico "Surprise, surprise". Ha quindi continuato a raccogliere consensi presentando "Carramba! Che fortuna" (1998-2000 e 2008) e "Segreti e … bugie" (1999), sempre su Raiuno. Nel 2001 ha condotto il Festival di Sanremo, nel 2004 il programma "Sogni", mentre dedicato alle adozioni a distanza è stato "Amore" del 2006. Nel 2007 è uscito "Raffica Carrà", raccolta videomusicale delle numerose sigle televisive che ha interpretato. Nel 2013 è tornata sul piccolo schermo su Raidue come coach del talentshow "The Voice of Italy" ed è uscito il suo ultimo album "Replay". Nel 2015 ha condotto su Raiuno il talent show "Forte forte forte" e ha interrotto la sua partecipazione a "The Voice of Italy", ripresa l'anno successivo. Del 2019 è il suo ultimo programma "A raccontare comincia tu" su Raitre.

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/morta-Raffaella-Carra-b629828d-551e-430e-b79c-a38050e7ee8b.html
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Aprire / Come
2021-07-05 07:34:50 Buongiorno e buon inizio di settimana con i versi di Edith Bruck

“Consolazione

Due per due
ci sarà per tutti
diceva mia madre
quando nel presente
non c’era niente
e parlava del futuro
non conosceva le ricche
tombe egizie
non immaginava
che non avrà né lei
né milioni di innocenti
quel fazzoletto di terra
e non sarà polvere
ma cenere.”


Tempi ~ Edith Bruck
La Nave di Teseo Edizioni

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Aprire / Come
2021-07-04 21:43:14 Barack Obama ~ Non fidiamoci troppo dell’innocenza
Sandro Veronesi
La Lettura n 501
04.07.2021

#DiVisteERiviste

Un quarto di secolo fa, intervistando Nicholas St. John, lo sceneggiatore-teologo che aveva scritto i più bei film di Abel Ferrara — quelli nei quali si produceva una profonda tensione cristiana, e che per questo, pur nella loro laica durezza, arrivavano a svolgere una funzione quasi pastorale —, m’imbattei per la prima volta nel concetto di «Bene bello». Insomma, si era chiesto St. John, perché il Bene deve essere sempre disadorno, severo, intimidatorio, perché non poteva essere entusiasmante e catartico e addirittura alla moda come sa esserlo il Male? Questo spiegava il suo impegno nel cinema, mondo tendenzialmente attribuito alla giurisdizione di Satana: e il risultato erano quei film di straziante bellezza, che esplodevano letteralmente di potenza evangelica.

[.]

SANDRO VERONESI — Vorrei cominciare con una delle domande che lei stesso si fa nel libro. Questa se la fa a pagina 16, quando si chiede cosa sarebbe successo se invece di passare alla carriera politica «alta» lei fosse rimasto nell’organizzazione di base delle comunità nere, dove ha cominciato. Se fosse diventato un local hero, come dice lei stesso, anziché diventare un eroe globale.

BARACK OBAMA — Be’, uno dei temi del libro è proprio questo: come si produce meglio il cambiamento sociale, dal di dentro o dal di fuori? La mia ispirazione iniziale veniva tutta dagli outsider e dai movimenti di azione sociale, non ero particolarmente ispirato dai po litici, ma poi ho fatto il salto e ho deciso che forse avrei potuto fare di più dall’interno del sistema e ho cominciato a lavorare nell’amministrazione dello Stato dell’Illinois, poi in quella nazionale come senatore e infine sono stato eletto presidente. Ma come certo ricorderà, nel libro descrivo un discorso che ho tenuto a Praga sul disarmo nucleare, e vedendo tutti quei giovani tra il pubblico mi è tornato alla mente il 1989, quando ero giovane io e volevo combattere il sistema, e riporto con una certa malinconia il pensiero che il mio cuore si trovava ancora nella folla e non sul palco. Credo però di avere concluso che c’è bisogno di entrambi, sia delle persone che stanno fuori dal sistema, i local hero che costruiscono fiducia e relazioni e danno voce a chi non ne ha, sul campo, sia di persone integre e sincere che dall’interno ascoltino quelle voci e le traducano in azioni pratiche, si tratti di leggi o di iniziative politiche. Sì, c’è bisogno di entrambe, perché abbiamo visto come ci siano in tutto il mondo megafoni che danno risonanza ai leader capaci di alimentare i peggiori impulsi della gente, e che quindi possono oscurare del tutto quello che fanno i local hero; ma d’altra parte, se hai soltanto politici sinceri nel governo senza un movimento sociale sotto di loro, il più delle volte essi non arrivano a fare le cose. Per questo una buona parte del lavoro che sto facendo adesso è focalizzato sul supporto a questi eroi locali, principalmente giovani sparsi per il mondo. È ciò che facciamo con la nostra Fondazione, perché io penso che le nostre democrazie lavorino bene se le persone entrano in relazione tra loro anche sulla scala più piccola, se si sentono reciprocamente responsabili e poi traducono tutto ciò in una serie di reti e di comunità e di movimenti e di culture sempre più ampie, che a loro volta portino il vero cambiamento.
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Aprire / Come
2021-07-04 13:23:52 Ken Kasey, verso ovest senza un perché
Marco Petrelli
Alias Domenica ~ Il Manifesto
04.07.2021

#DiVisteERiviste

Scrittori americani. Nel selvaggio Oregon Ken Kesey ambientò il romanzo epico e torrenziale che considerava la sua opera più importante, inedita in Italia: «A volte una bella pensata», da Black Coffee

La costa occidentale degli Stati Uniti è senza dubbio uno dei luoghi più rappresentati, mitizzati e semiotizzati dell’intero continente. Il mito parte, per l’America bianca, (almeno) dal 1805, l’anno in cui la spedizione di Lewis e Clark, primo contingente ufficiale a raggiungere le rive del Pacifico, arrivò all’attuale città di Astoria, nell’Oregon. «Oceano in vista! Ah! Che gioia», scrive Clark, aprendo il percorso sul quale durante il XIX secolo si incammineranno ondate di avventurieri e migranti.

Non è la California
Ma quando si pensa all’ovest, l’Oregon non è probabilmente il primo stato che viene in mente, piuttosto la California. Dalla corsa all’oro agli inni surfisti dei Beach Boys passando per l’intera produzione cinematografica hollywoodiana, lo stato si è praticamente elevato a terra promessa; in Verso Betlemme, Joan Didion lo descrive come un paese dorato «dove il mondo rinasce ogni giorno» e il luogo in cui l’immaginario americano (di nuovo grazie alla spinta continua verso ovest inscritta nell’epoca della frontiera), deve necessariamente trovare il proprio acme perché, afferma ironicamente la scrittrice, «qui, sotto quell’immenso cielo sbiancato, è dove finiamo il continente».
Magnetica e assolata, la California tende ad assorbire l’attenzione della letteratura e delle arti orientate a ovest tanto da offuscare le altre regioni del Pacifico, che, pur condividendo almeno in parte la mistica dell’occidente americano, non potrebbero essere più diverse dallo «stato d’oro». A sud del piovoso Washington, stato umbratile che evoca l’angoscia esistenziale della generazione X tramite la scena grunge di Seattle protagonista degli anni Novanta, torniamo all’altrettanto piovoso Oregon. Sebbene per nulla assente dalla cartografia culturale e letteraria americana (Lewis e Clark ne sono forse l’esempio migliore) questa terra fradicia e rigogliosa in maniera aggressiva non può rivaleggiare con la leggendaria California quanto a impatto sull’immaginario della nazione.
Non esistono canzoni in cui si sogni l’Oregon: è qui che Ken Kesey, scrittore e figura di spicco della controcultura americana degli anni Sessanta, trascorse gli anni della formazione lavorando nella fattoria dei genitori; una sorta di addomesticata epica pionieristica in miniatura. Il successo del primo romanzo, Qualcuno volò sul nido del cuculo, e le leggendarie scorribande lisergiche in compagnia dei cosiddetti Merry Pranksters (gli «allegri burloni») immortalate da Tom Wolfe in L’acid test al rinfresko elettriko, fecero di Kesey una sorta di guru dell’America alternativa, simbolo della rivolta giovanile e ponte tra la stagione della Beat Generation e quella degli hippies. Dopo la turbolenta decade psichedelica, che lo vide anche finire in prigione per possesso di stupefacenti, l’autore tornò alla fattoria di famiglia in Oregon e si ritirò a vita privata.
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Aprire / Come
2021-07-04 07:47:37 Buongiorno e buona prima domenica di luglio


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Aprire / Come
2021-07-03 19:13:59 Una serie dal bestseller 'Cambiare l'Acqua ai Fiori'
L'annuncio di Variety, produce l'italiana Palomar
ANSA
29.06.2021


#DiVisteERiviste

NEW YORK - 'Cambiare l'acqua ai fiori (Changer l'eau des fleurs)' della scrittrice francese Valerie Perrin, in Italia edito da e/o, diventa una serie televisiva. L'adattamento del romanzo del 2018, bestseller sia in Italia che in Francia, sarà prodotto dall'italiana Palomar. Lo annuncia in esclusiva Variety.
La trama ruota intorno a Violette Toussaint, la bella custode del cimitero di una cittadina della Borgogna in Francia.

Un giorno, un poliziotto di Marsiglia si presenta con un'insolita richiesta: sua madre, prima di morire, ha espresso il desiderio che le sue ceneri fossero sparse in una cittadina lontana e vicino alla tomba di uno sconosciuto del luogo. Poi gli eventi prendono una piega inaspettata.

Secondo quanto ha spiegato a Variety la stessa Perrin, moglie del regista Claude Lelouch, i diritti sono stati ceduti alla Palomar di Carlo Degli Esposti "perché è italiano e perché so che è veramente innamorato di Violette Trenet, coniugata Toussaint". "Questi sono i due motivi della mia scelta: l'Italia e l'amore. E spesso le buone ragioni portano ai migliori adattamenti. Dobbiamo il meglio a Violette e sono certo che questo progetto sarà magnifico e all'altezza del libro", ha aggiunto Perrin. La scrittrice sarà coinvolta nell'adattamento: "Non lascerò mai andare completamente questo personaggio né sarò mai molto lontana da lei".

Degli Esposti ha sottolineato che la Palomar "ha riconosciuto subito tutti gli elementi che possono trasformare un grande libro in un grande adattamento". "Lavorare con un'autrice come Valerie è un grande piacere e una grande sfida. La sua Violette è un personaggio femminile straordinario, qualcosa che stavamo cercando da molto tempo", ha detto ancora il produttore.
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