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Ratings & Reviews

4.00

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Gli ultimi messaggi 60

2021-08-04 08:26:37 Buongiorno e buon mercoledì con questa frase di Antonio Pennacchi, scomparso ieri

“Ciò che distrugge l’uomo non è la disgrazia in sé, ma l’incertezza e soprattutto l’attesa della disgrazia. Alla disgrazia fai pure fronte, e dopo in qualche modo ti rialzi. Ma se quella non si compie – e resta sempre appesa – quando più potrai rialzarti?”

https://twitter.com/ventaglip/status/1422790715919249408?s=21
46 views05:26
Aprire / Come
2021-08-03 20:45:45 Titolo: Bobi
Autore: Roberto Calasso
Editore: Adelphi
Genere: saggio biografico
Data: 29.07.2021

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#recensione

Capitoli brevi, come pennellate veloci e decise con le quali Roberto Calasso tratteggia il ritratto di Roberto (Bobi) Bazlen.

Una raccolta dei suoi pensieri, dei suoi libri, delle sue scelte imprenditoriali che poi hanno determinato quella che è Adelphi.

“Quel giorno in cui Bazlen mi parlò per la prima volta di Adelphi, terra senza nome – e alcuni nomi che circolavano allora oggi fanno piuttosto trasecolare: lo Spartiacque (era il preferito di Bobi, in quel momento), Orlando, Acquario, Anfora, Aleph –, era appena cominciata una torrenziale sequenza di lettere su libri a Foà, con giudizi e segnalazioni disparate, che sarebbe durata per Bazlen fino al suo ultimo giorno.
Nel suo insieme, è un formidabile diario editoriale, che molto fa capire di che cosa è fatta Adelphi e di come è nata, ma anche offre schegge inconfondibili di come Bazlen concepiva il rapporto fra i libri e le ragioni per cui dovevano stare insieme o si escludevano.”

“Anche su questa ampiezza di respiro si fondava la fortuna di Adelphi, la sensazione di navigare su acque che nessuno riusciva a prevedere.”

Chi era Bobi?
Era un uomo che era in grado di vedere velocemente il dettaglio luminosi: “Oggi eviterei, con rammarico, la parola sciamano. Il mondo non sa più contenerla. Direi soltanto che Bobi era la persona più veloce nel vedere il «dettaglio luminoso» (Pound) che abbia avuto la fortuna di incontrare.”

E poi ritorna l’I Ching
“Soltanto una volta Bazlen mi chiese un piacere: fargli rilegare la sua copia dell’Abbandono alla Provvidenza divina di Jean-Pierre de Caussade. Il libro, di fatto, andava a pezzi, per eccesso di uso. Lo feci rilegare in marocchino verde. Attraente, ma non sono sicuro che piacesse a Bazlen.
Certamente era il libro che aveva più praticato, insieme all’I Ching, di cui rimangono numerosi esagrammi nei suoi diari. Ma Bazlen non aveva mai osservato la liturgia né la dogmatica cattolica – e dire I Ching equivaleva a nominare l’intera Cina, quale era affiorata, migliaia di anni fa, nelle screpolature sul dorso di alcune tartarughe. Era forse questa la risposta all’impropria domanda di Montale, che si chiedeva se Bazlen era stato un mistico. Parole dette da chi aveva pilotato la sua vita sull’autoprotezione e una certa pavidità. Bazlen invece l’aveva fondata su un irrimediabile non sapere, esposto alle onde in ogni direzione. Era stato il suo modo di diventare vivo.”

Tra 4 e 5 stelle

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4144415646
23 views17:45
Aprire / Come
2021-08-03 13:43:11 Titolo: I Leoni di Sicilia
Autore: Stefania Auci
Editore: Editrice Nord
Genere: romanzo storico ~ saga familiare
Data: 06.05.2019

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#recensione che riprende il #commentoACaldo scritto subito dopo la lettura del libro (avvenuta dal 12 al 13 settembre 2019).
La ripropongo e la integro, perché a breve arriva quella del secondo volume, sempre su questo canale


Da quando è uscito sono stata attratta dalla copertina, ma non mi sono mai messa a leggerlo. Per vari motivi: è diventato subito un bestseller; se ne è parlato molto (forse troppo); è stato molto citato. Poi ho visto che facevano la lettura su Twitter. Ma anche lì non è stata sufficiente la spinta per farmelo leggere. E poi ieri [12.09.2019] mi sono decisa ad iniziarlo.

Dopo le prime pagine, l’ho divorato. È la storia dei Florio, ambientata nella Sicilia dell’800. La famiglia e il nome della famiglia viene prima di tutto: ma questo dura nel tempo solo se c’è l’amore. Ecco è il senso profondo del libro.

La Storia della Sicilia, dopo il 1818 (ben documentati), si incastrano con la storia di questa coraggiosa famiglia imprenditoriale che parte dal niente, per diventare i Florio, scontrandosi con una mentalità radicata, da sempre ostile al cambiamento.

Ci sono molti passi lirici e sono rimasta favorevolmente sorpresa dalla bravura di questa scrittrice. Perché sì, è brava e merita tutto il successo che sta avendo!


«La calma, Vice’. Il controllo di te stesso. Io ho ignorato per anni, ma non ho mai dimenticato.» Si tocca la fronte. «Ho segnato tutto qui. Niente mi scordo di quello che mi hanno fatto. Però mai fargli vedere che sei arrabbiato perché è la collera che fa fare le peggiori fesserie. Questa è gente che ragiona con la pancia. Noi no. Ti devi fare venire i cuorna ruri, le corna dure come quelle dei tori, e non sentire, e andare avanti per la tua strada.»


Tra 4 e 5 stelle su Goodreads.

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/2954977211
18 views10:43
Aprire / Come
2021-08-03 08:18:34 Buongiorno e buon martedì con i versi di Alberto Moravia

https://twitter.com/ventaglip/status/1422425777035956230?s=21
36 views05:18
Aprire / Come
2021-08-02 18:23:28 Titolo: Il potere del cane
Autore: Thomas Savage
Traduttore: Luisa Corbetta
Letto da Graziano Piazza
Storytel
23.07.2021
Editore: Neri Pozza
Genere: narrativa
Data: 23.02.2017

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#recensione

“I cani si tennero nell’ombra, mugolarono un poco, poi rimasero inaspettatamente zitti. Peter fu spinto a bisbigliare il versetto dei salmi che poche ore prima lo aveva tanto commosso.

Libera l’anima mia dalla spada
e il mio amore dal potere del cane.”

Questi due versetti sono tratti dal Salmo 21.

Non è un caso che anche in questo romanzo le tinte forti della morte si vedano ovunque. E Phil è il fratello che sa vedere, rispetto al fratello più giovane George che invece nel profilo di una collina non riesce a vedere altro che una collina e non un cane che corre come riesce a fare Phil.
E proprio per il suo vedere oltre, Phil reprime la propria omosessualità, diventando omofobo. Scrive Anne Proulx, nella postfazione, riguardo a Phil: “[Lui] aveva odiato il mondo prima che il mondo odiasse lui». Homo homini lupus, insomma.”

Phil sembra il Deus ex machina della storia, ma al negativo. Infatti, quando George si innamorerà di Rose, tanto da sposarla, farà di tutto per far naufragare il loro matrimonio, istigandola all'alcolismo. E tutto sembra andare secondo i piani di Phil, finché non ci sarà chi saprà vedere almeno quanto lui: un adolescente, Peter, il figlio effeminato di Rose.

Scrive ancora Anne Proulx nella postfazione: “Prevede che Rose si metterà a bere sempre di piú e che George finirà per lasciarla. Cosí Phil tenta i primi approcci, regalando a Peter la corda di cuoio che ha fabbricato, insegnandogli a intrecciare il cuoio e a cavalcare, offrendogli la propria amicizia, che Peter sembra accettare. In questa improvvisa manifestazione di amicizia (non dissimile dai tentativi sorridenti di Long John Silver nei confronti di Jim Hawkins), trova modo di parlare a Peter di una certa persona straordinaria del suo passato, Bronco Henry:
«“Mi ha insegnato un sacco di cose. Mi ha insegnato che se hai fegato puoi fare qualsiasi cosa, fegato e pazienza. L’impazienza è un lusso costoso, Peter. Mi ha insegnato a usare gli occhi, anche. Guarda là. Che cosa vedi?”. Peter alzò le spalle. “Tu vedi il fianco della collina. Ma Bronco, quando guardava quella collina, sai cosa vedeva?”.
“Un cane” disse Peter. “Un cane che corre”.
Phil sgranò gli occhi e si passò la lingua sulle labbra. “Diavolo! L’hai visto solo adesso?”.
“No, la prima volta che sono venuto qui” disse Peter».”


Un finale imprevedibile, anzi, un finale di partita spiazzante.

Chi di spada (lazo) ferisce, di spada (lazo) perisce.


La stessa Proulx afferma che Savage non ha avuto molto successo, sebbene i romanzi di Savage si inseriscano nel filone dell'American landscape:

“The Pass, Lona Hanson e, in certa misura, Il potere del cane si possono situare alla fine dell’età d’oro dell’“American landscape”, un periodo letterario che copre all’incirca la prima metà del secolo scorso. In questi romanzi il paesaggio non è solo uno sfondo decorativo, ma vera e propria struttura portante della trama, giacché controlla le vite dei personaggi, come nelle opere di Willa Cather, Marjorie Kinnan Rawlings, Walter D. Edmonds, William Faulkner, Flannery O’Connor, John Steinbeck e in quasi tutto Hemingway. Gli scritti di tutti questi autori vibrano del senso di luogo, una tecnica perfettamente adatta a descrivere quelle che, allora, erano regioni americane estremamente diverse tra loro, l’etica dei pionieri, l’impulso della democrazia capitalistica nella ricerca delle risorse naturali.”


Tra 4 e 5 stelle: che poi la non pienezza delle 5 stelle è data in realtà alla voce di Graziano Piazza, che non è nelle mie corde. In ogni caso, al di là della voce, resta un gran libro!
Ergo, l'altro volume di Savage pubblicato da Neri Pozza lo leggo in autonomia per apprezzarlo appieno.

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/2246159432
31 views15:23
Aprire / Come
2021-08-02 15:17:51 Tokyo 2020, Vanessa Ferrari argento nella ginnastica
adnkronos
02.08.2021


#Olimpiadi2020 #Tokyo2020 #DiVisteERiviste

Vanessa Ferrari è medaglia d'argento nella ginnastica artistica a Tokyo 2020. L'azzurra, che a 30 anni disputa la sua quarta Olimpiade, ha chiuso la finale del corpo libero con il punteggio di 14.200 alle spalle dell'americana Jade Carey, oro con 14.366. Il podio all'Ariake Gymnastics Center è completato dalla giapponese Mai Murakami e dalla russa Angelina Melnikova, bronzo ex aequo con 14.166.

Per la campionessa di Orzinuovi è la prima medaglia ai Giochi, un sogno che realizza dopo essersi lasciata alle spalle una lunga serie di infortuni: l'ultimo, terribile, la rottura del tendine d'Achille nel 2017 alla finale dei Mondiali di Montreal. L'azzurra cancella così le delusioni per i quarti posti di Londra 2012 e Rio 2016 e mette in bacheca la prima medaglia olimpica a quindici anni di distanza dal titolo mondiale di Aarhus 2006. Una medaglia olimpica nella ginnastica femminile mancava all'Italia dal 1928.

L'argento conquistato da Vanessa Ferrari porta l'Italia a quota 28 medaglie in questa edizione dei Giochi: eguagliato il bottino di Rio 2016 quando mancano ancora sei giorni al termine delle gare a Tokyo.

Ferrari: "Finalmente, sono felicissima"
"Finalmente ce l'abbiamo fatta. Ero felicissima di aver fatto tutto quello che dovevo fare, come lo avevo sognato. Ho preso tutto, gli arrivi, i salti artistici, il giro, la coreografia che volevo emozionasse tutti quelli che mi guardavano e la giuria e spero di esserci riuscita, sono contenta di come ho fatto l'esercizio", dice Ferrari con il sorriso in zona mista.

"La medaglia la dedico a tutti quelli che mi hanno sostenuto, ma soprattutto a coloro che hanno creduto in me quando neanche io ci credevo. Quando tutti pensavano che non sarei tornata e non ce l'avrei fatta, a quelle persone che mi hanno presa da zero e riportata fino a qua. Andare a prendere l'oro a Parigi? Non lo so, vediamo. Casella ha detto di si? Può dire quello che vuole", aggiunge riferendosi al suo storico allenatore.

"Sapevamo che la Carey aveva un valore di partenza più alto però doveva fare l'esercizio perfetto e, onestamente, è stata impeccabile. Vanessa è stata superlativa, non ha sbagliato nulla, più di così non poteva fare. Un argento meritatissimo, siamo felicissimi", le parole del tecnico. "Non avendo vinto l'oro magari proverà a prenderlo a Parigi, ne abbiamo già parlato -aggiunge Casella-. Non molla su questo concetto che vuole l'oro. Scherzo ma non troppo: è stata meravigliosa, ci ha fatto commuovere tutti. Vanessa è contenta di aver dimostrato cosa può fare a quasi 31 anni una atleta immensa, un esempio per la ginnastica artistica mondiale".

Vezzali: "Argento che premia carriera straordinaria"
"Splendida Vanessa! È un argento che premia una carriera straordinaria. Non poteva che essere tua la firma nella pagina più importante della storia della ginnastica femminile italiana! Complimenti a te e a tutta la Federginnastica". Lo scrive su Twitter il sottosegretario con delega allo Sport, Valentina Vezzali, dopo l'argento ottenuto dall'azzurra.
39 views12:17
Aprire / Come
2021-08-02 08:33:26 Buongiorno e buon 2 agosto, giornata dedicata al perdono di Assisi

https://twitter.com/ventaglip/status/1422065053642203140?s=21
48 views05:33
Aprire / Come
2021-08-01 16:22:00 LIVE Olimpiadi: Jacobs è medaglia d'oro in 9"80!
Gazzetta dello sport
01.08.2021


#Tokyo2020 #Olimpiadi2020

#DiVisteERiviste

Storica data per l'atletica azzurra: dopo l'oro di Tamberi quello di Jacobs! Semifinali 400 hs: Sibilio show in finale, 100 hs: record italiano per la Bogliolo (12"75), ma non basta. Ginnastica: altro forfeit della Biles. Atletica: Fantini in finale nel martello, Re in semifinale dei 400. Equitazione: l'Italia rimonta nel completo, per ora settima. Scherma: azzurri eliminati nei quarti dal Giappone (45-43). Pistola 25 metri: Chelli 12°
43 views13:22
Aprire / Come
2021-08-01 13:31:51 Emmett e Louis Till nella coscienza collettiva e privata
Sara Antonelli
Alias Domenica ~ Il Manifesto
01.08.2021


#DiVisteERiviste

Prima ancora che Black Lives Matter diventasse l’ennesimo tentativo di far capire ai bianchi una verità di per sé evidente — che le vite nere contano – ci sono stati i romanzi di John Edgar Wideman, il grande autore di Pittsburgh, che fin dall’inizio della sua carriera ha sempre provato a spiegarci perché le vite nere contano, e perché contano anche quelle dei reietti. Si direbbe anzi che per Wideman contino soprattutto le vite reiette, e certo non per un vacuo romanticismo di maniera. Wideman sa bene che il più delle volte le vite diventano reiette semplicemente a causa di un’unica scelta sbagliata o perché si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato o per banalissima sfortuna. Da questo punto di vista Scrivere per salvare una vita, uscito negli USA nel 2016 e finalmente disponibile in italiano (minimum fax, traduzione di Dora Di Marco, pp. 241, euro 17,00), è un Wideman classico – tanto quanto Fratelli e custodi (1984), per intenderci, per via dell’investimento personale dell’autore-narratore – e al contempo un Wideman all’ennesima potenza.

Un Wideman che, a ottant’anni e con alle spalle un curriculum impeccabile, può permettersi di fare quel che vuole. Di intrecciare questioni narratologiche alla trama di un romanzo che è anche un memoir, anche un manuale di scrittura, anche un trattato sulla verità; di presentarsi al lettore con una manciata di scene appena abbozzate e destinate a un romanzo che non scriverà mai; di mettersi a raccontare – così, di punto in bianco – di suo nonno, di suo padre e sua madre. Fa tutto questo, Wideman, con mano leggera e sicura, come senza sforzo, con naturalezza, e con una lingua che scuote e incanta.

Fa tutto questo per salvare una vita intrappolata nei racconti altrui, una vita che quando finalmente gli giunge sotto gli occhi, in forma di dossier, dagli archivi dell’esercito degli Stati Uniti, sembra inesorabilmente diretta verso l’unica direzione possibile: la morte, in giovanissima età, per impiccagione dopo un processo per stupro e omicidio commessi in Italia, a Civitavecchia, durante la Seconda guerra mondiale.
La vita già scritta è quella di Louis Till, un nome che probabilmente a molti di noi dice poco o nulla. Wideman, fortunatamente è lì a ricordarci che Louis è il padre di Emmett Till, il quindicenne nero di Chicago che il 28 agosto del 1955, mentre era in visita dai parenti in Mississippi, fu rapito, seviziato, ucciso con inaudita violenza e infine gettato in un fiume. Secondo i due bianchi che furono accusati del suo omicidio, Emmett se l’era meritato per aver fischiato e fatto apprezzamenti volgari nei riguardi di una donna bianca, Carolyn Bryant, la moglie di uno dei due.

Per Rosa Parks, Anne Moody, Muhammad Ali, Miles Davis e Stokely Carmichael, la morte di Emmett Till fu uno spartiacque, l’evento traumatico che li spinse a fare di più, a fare meglio e più in fretta. Ad averli segnati in modo così indelebile fu il viso sfigurato di Emmett Till, un orrore senza precedenti che la madre, Mamie Till, decise di mostrare al mondo «perché tutti devono vedere cosa hanno fatto a mio figlio». Inutile dire che la storia di Emmett, un ragazzino per bene, che secondo i suoi assassini avrebbe molestato a parole una donna bianca, non regge. Inutile dire che nel 2008 la molestata ebbe finalmente la forza (il coraggio, la sfrontatezza?) di dichiarare a uno storico (Timothy Tyson, il quale avrebbe riportato tutto in The Blood of Emmett Till, 2015) che Emmett non aveva fatto proprio nulla di male, e che a nessuno di questa ritrattazione è mai davvero importato granché. Inutile dire, infine, che, al processo, poco dopo l’omicidio di Emmett, i due assassini furono assolti.

Per leggere l’intero articolo
https://ilmanifesto.it/emmett-e-louis-till-nella-coscienza-collettiva-e-privata/
42 views10:31
Aprire / Come
2021-08-01 09:13:25 Buongiorno e buon inizio d’agosto, con un semplice “ovunque proteggi”


https://twitter.com/ventaglip/status/1421714619358449666?s=21
48 views06:13
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