2021-08-09 20:47:45
Titolo:
Millenovecentoottantaquattro Autore: George Orwell
Traduttore: Tommaso Pincio
Editore: Sellerio
Genere: narrativa
Data: 14.01.2021
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#recensione
C'è sempre un tempo per ogni cosa o, viceversa, ogni cosa è sempre a suo tempo.
Non ho mai letto prima d'ora 1984 per intero: solo qualche brano antologico in inglese e in italiano a scuola. Quindi, per fortuna, non ho molte sovrastrutture legate alla vecchia traduzione.
A essere sincera, in ogni caso non credo ce l'avrei, visto l'entusiasmo con cui accolgo (quasi) sempre ogni nuova traduzione.
Sulla traduzionePartiamo dal titolo: Nineteen Eighty-Four, scritto per esteso e non sottoforma di numero.
Tommaso Pincio, nell'introduzione poi, pone l'accento su un altro aspetto: The Big Brother, in inglese, è il Fratello Maggiore e non il Grande Fratello.
Veniamo a un altro punto: “In uno di questi tristissimi momenti, lo sguardo perso sulla scacchiera mentre dal teleschermo giungono notizie sull’andamento della guerra, Smith comincia a vagare coi pensieri e, senza rendersene conto, scrive qualcosa con la punta di un dito nella polvere che vela il tavolo:
2+2=5
Il risultato errato dell’operazione è stato la chiave di volta del suo processo rieducativo. Ormai Smith nega senza problemi che due più due fa quattro, è anche giunto a credere nel profondo che il risultato corretto sia davvero cinque. Quello strafalcione vergato nella polvere è per noi lettori l’estrema fitta al cuore; ci dice una volta per tutte, semmai ce n’era bisogno, che Smith è un vinto. Il sistema gli è entrato nella testa, gli ha preso anche l’anima, i pensieri più segreti.
Ebbene, nelle ristampe mandate in libreria dai tipi di Secker & Warburg, per un problema tipografico, il cinque saltò e da allora, per trentasette anni, l’operazione si è presentata così:
2+2=
A volte il caso sembra operare con una perfidia e precisione tali da non meritare il nome che porta. Nella miriade di caratteri che il libro metteva a disposizione, scelse di sopprimerne uno decisivo per l’interpretazione del romanzo.”
Sul romanzoNonostante sia stato scritto nel 1948, questo romanzo distopico è stato profetico.
Chissà se questo era stato messo in conto da Orwell, durante la stesura del romanzo.
A furia di distorcere la verità a proprio uso e consumo, riscrivendo la Storia, alla fine si smarrisce il senso ultimo delle cose. Uno degli assiomi che vale in tutte le logiche (sì, perché non esiste solo la logica classica) è che dal falso segue tutto.
Se dovessi rissumere Millenovecentonovantaquattro in una frase, userei proprio questa "Dal falso segue tutto". Se si smarrisce il senso della verità, anzi, se si smarrisce la verità, allora si può arrivare a credere tutto.
Mi voglio poi soffermare su un altro passaggio chiave, però, ancora, dal punto di vista matematico: l'affermazione 2+2=4 non è vera in tutte le strutture algebriche in cui è stata definita un'operazione di "somma". Ci possono essere delle strutture in cui 2+2=3 oppure 2+2=5, dipende dalla struttura in cui si opera e dal tipo di operazione "somma" che si è definita.
Un altro aspetto che mi ha molto colpita è l'uso del linguaggio: un regime dittatoriale esercita il suo controllo anche sulle parole usate. Restringendo il campo dei vocaboli ammissibili e ammessi, alla fine si riduce anche la capacità di pensare e di pensiero. Non è quello che succede anche oggi, sebbene non siamo in un regime totalitario?
“Poiché «è quasi impossibile pensare senza parlare» lo strumento di cui si serve il potere è appunto il linguaggio.”
Bellissimo romanzo, bellissima traduzione!
Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4157317292
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