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Italian Street Food.

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Il primo e unico canale sullo Street Food Italiano. Ogni giorno un nuovo post dedicato ai migliori cibi di strada dello Stivale. 🍕😍❤
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2019-06-22 21:00:54 ​​Non solo cannoli e cassate, vi presentiamo i Cartocci!

I Cartocci, anche noti come macallè, sono morbide paste brioches fritte come le Iris (di cui presto vi parleremo) ma con forma simile a quella dei cannoli e dei cialdoni. Dopo aver preparato l'inconfondibile impasto siciliano i cartocci vengono fritti in olio profondo ma non caldissimo e ripieni di crema di ricotta arricchita con gocce di cioccolato. Il tutto viene cosparso poi con dello zucchero semolato. Vengono consumati principalmente a colazione insieme alla granita, ma sono buoni in ogni occasione!

La forma non è un caso: fin dalla loro nascita, non ben riconducibile ad un periodo storico ma probabile nel 1600, la forma infatti ricorda il ventre materno con tutte le tue rotondità. Il ripieno è un chiaro riferimento al valore della vita. E cosa meglio del cibo può essere un inno alla vita, alla gioia, alla felicità? I palermitani lo sanno e definiscono questa golosità "un inno alla gioia dei sensi", un vero tripudio di sapori genuini.

E tra le strada piene di colori della Sicilia, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#sicilia
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2019-06-21 21:00:47 ​​Croccante, napoletano, storico tradizionale, magnifico, Crocche di patate

Il crocchè napoletano, detto anche panzarotto, è un'istituzione della cucina napoletana. È una "semplice" crocchetta di patate con un cuore morbido e filante di provola o mozzarella, un pizzico di pepe e un po' di prezzemolo. Per realizzare i crocchè di patate bisogna utilizzare le patate a pasta gialla, che sono le più indicate per ottenere un impasto ideale, che non si sfaldi in cottura. La preparazione prevede di infarinare il crocchè, passarlo nell'albume e infine nel pangrattato.

Ma da dove provengono? O dalla Francia o dalla Spagna. Secondo la prima teoria, provengono dalle croquettes di patate della Francia angioia del XVIII secolo. Erano un piatto ricco, per le famiglie benestanti; infatti erano arricchite di grasso animale, qualcosa di prelibato e di privilegio per il tempo. Secondo altri sono "figlie" delle croquetas de jamon, "crocchette di prosciutto". L'impoverimento e l'uso delle patate al posto del salume era dovuto alle famiglie beno abbienti per cui era più conveniente usare la patata, un prodotto molto sottovalutato nel periodo in cui questo piatto è arrivato in Italia, durante la dominazione spagnola del Regno delle Due Sicilie.

E che provengano dalla Francia o dagli Spagnoli, importante è poterle gustare oggi. E come se avessimo il profumo di fritto sotto il naso, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#campania
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2019-06-20 21:00:47 ​​"Ciavemo la porchetta signori!"

La Porchetta di Ariccia è un'eccellenza della cucina Romana a base di suino. La sua carne bianca e rosata è caratterizzata dal colore marrone delle spezie con cui viene preparata. Sono le spezie: aglio pepe e in particolare il rosmarino a donargli anche quel gusto particolare e saporito. La particolarità della porchetta di Ariccia è la sua crosta di colore marrone che rende croccante questo piatto stratosferico. La porchetta si consuma da sempre tagliata a fette. Può rappresentare un succulento secondo piatto oppure essere gustata come farcitura di panini, meglio se accompagnata da pane casereccio.
La cottura, effettuata ad una temperatura tra i 160 e i 280°C, può durare da un minimo di tre ad un massimo di sei ore. Una volta cotta non è però ancora pronta. È infatti tempo della raffreddatura in locali appositi, per alcune ore. Poi vengono eliminati i grassi e la crosta prende la sua compattezza.
Nelle tipiche “fraschette” della zona dei Castelli Romani, è possibile ancora oggi degustare la porchetta locale, con tagliere di formaggi e salumi, accompagnati da vino dei Castelli.

Pare che già nel periodo Romano gli imperatori ne facessero largo uso come uno dei piatti più prelibati. Ma la sua storia deriva da molto prima, già nelle popolazioni dei latini. Sono state infatti rinvenute statue con divinità aventi in mano la celebre figura del maialino, probabilmente risalenti agli etruschi. Ma il valore odierno della Porchetta lo dobbiamo ai Porchettari che, fin dalla prima Sagra della Porchetta di Ariccia, nel 1950, portano avanti con passione e dedizione ciò che è il patrimonio culinario (e quindi artistico e culturale) delle proprie origini. Da allora, ogni anno in settembre nel centro storico di Ariccia si tiene la sagra, tra pane con la porchetta, vino e usi e costumi di ciò che era.
Molte figure illustri nel corso della storia ne hanno parlato; già nel 1802 il tedesco Seume, autore del libro “L’Italia a piedi”, passando per Ariccia, manifestò il proprio disappunto per il principe Chigi, il quale aveva fatto abbattere le querce secolari del suo parco per far pascolare meglio i porci bradi, progenitori delle famose porchette. E invece da cosa proviene il suo nome? Sin dalle origini, viene lavorata e cotta solo la carne di individui di sesso femminile aventi le carni più tenere.

E come se fossimo nel 1957 insieme a Carlo Emilio Gadda in quel di Ariccia ad ascoltare tra le voci "La porca, la porca! Ciavemo
o la porchetta signori!", non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#lazio
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2019-06-19 21:00:56 ​​Le Crespelle, cuore della tenera Valle d'Aosta.

Le Crespelle alla valdostana sono morbide crepes con all’interno un cuore di fontina valdostano e fette di prosciutto, un piatto squisito per il palato.

Tra le cucine montanare, la più prelibata è sicuramente quella valdostana. Addio alle solite paste: qui ci troviamo in un mondo di zuppe e polente, dove non viene utilizzato olio d’oliva ma burro e strutto. Un mondo colmo di fontina. Quindi tutto viene poi cotto in una padella imburrata per meno di un minuto.

Il loro nome proviene dal termine latino crispus (letteralmente "ondulato")o dal termine greco krìspos (letteralmente "avvolto"'). Le crespelle condividono le origini delle gaufre di cui vi abbiamo già parlato. La differenza sta nell''attuale preparazione con la farina di frumento, divenita comune solo nel IX secolo. Nel Medioevo erano preparate con acqua e vino al posto del latte usato oggi.

E come se fossimo in Valle d'Aosta, vi lasciamo con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#valledaosta
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2019-06-18 20:00:46 ​​Mondeghili, la rinascita della carne bollita.

I Mondeghili sono uno street food milanese. Apparentemente sembrano delle “semplici” polpette, ma mentre nelle polpette viene utilizzata carne cruda, nei Mondeghili viene usata carne precedentemente bollita quindi cotta.
I mondeghili infatti nascono come piatto di recupero: uno sfiziosissimo modo di riutilizzare gli avanzi del lesso, rendendoli nuovamente morbidi grazie all’uovo e al pane inzuppato nel latte, creando un piatto diverso e appetitoso.
L'impasto viene poi riempito con salsiccia, salame crudo o mortadella o addirittura fegato, per un sapore più deciso.
I mondeghili vengono infine fritti nel burro rosso, lo stesso che dovrà essere usato per schiumarli una volta pronti.

Se oggi possiamo gustare questo piatto, dobbiamo ringraziare i Saraceni: furono loro ad insegnare agli spagnoli a friggere nel burro delle sfere di carne trita e pochi altri ingredienti. Gli Spagnoli, durante gli anni di dominazione nel Nord Italia e in modo particolare a Milano, insieme a tanti usi e costumi portarono i gusti di ciò che è la polpetta. Il nome inizialmente era in arabo, "al-bunduc", ma i castillani le chiamarono "albondigas" che, attraverso "albodenghito", portarono a ciò che oggi è il nome "mondeghilo".

E tra i suoi mille nomi sparsi nella storia, con un paio di mondeghili vi lasciamo con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#lombardia
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2019-06-17 20:00:40 ​​Cinque centesimi non possono bastare, 5e5

Il 5e5 è un panino, o una focaccina, farcito con la Torta di Ceci crespella preparata con farina di ceci, acqua, olio extravergine d’oliva e sale.
Per cuocere la “torta” i “tortai” ,antenati delle moderne pizzerie a taglio, usano rigorosamente forni a legna e ultilizzano teglie di rame stagnato. Il 5 e 5 è servito in carta gialla e il pane usato è simile a uno sfilatino, detto “francesino”, possibile alternativa è una focaccina tonda.
La “torta” a Livorno viene preparato con le melanzane sotto il pesto, senza melanzane è da pisani.

Ma perchè 5 e 5? Il panino si chiama così sin dal Novecento e nasce dal prezzo del pane e della torta di ceci, entrambi 5 centesimi, per cui la frase tipica per acquistarle entrambe era "5 di torta e 5 di pane", poi abbreviata in 5 e 5, con la torta che diventa la farcitura del francesino.
Dietro la torta di ceci aleggia una leggenda che vede coinvolti Genovesi e Pisani nella Battaglia della Meloria. Durante la battaglia, secondo i racconti della strada, una nave genovese incontrò una tempesta sulle coste livorensi che le procurò non pochi danni; in stiva vi si trovavano ceci e olio che, mescolatosi all'acqua e poi essiccati al sole, divennero un piatto appetitoso. I Genovesi ne approfittarono rendendolo un loro piatto tipico. A sua volta, Livorno, sede della battaglia, ne approfittò usando la torta come farcitura del panino...e il resto è storia!

E nell'eterna "rivalità" tra Genoa e Pisa, vi abbiamo raccontato l'uscita vittoriosa di Livorno ma soprattutto dello Street Food Italiano. Non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!


#toscana
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2019-06-15 20:00:39 ​​Le Stelle del Molise, Ferratelle

Le ferratelle sono dei biscotti molto sottili simili a delle cialde decorate.
Sono molto diffuse, oltre che in Molise, anche in Abruzzo e nel Lazio, dove assumono nomi differenti come pizzelle, cancelle o neole.
Vengono preparate dalle massaie e per realizzarle non occorrono moltissimi ingredienti quanto piuttosto il particolare stampo di acciaio o ghisa, che viene scaldato e serve per dare l'inconfondibile forma al biscotto.

Ma riguardo la storia?
Il loro antenato più remoto che possiamo conoscere è senza dubbio il Crustulum, un biscotto che veniva preparato dagli antichi romani per celebrare occasioni importanti. Ma è nel '700 che trovano lo splendore: i ferri per la preparazione delle ferratelle diventava a tutti gli effetti un oggetto di valore; fabbri e artigiani ne preparavano di personalizzati, chi per rintracciarli dopo averli prestati chi per regalarli in dote ad una sposa nel momento del matrimonio.
Nonostante le origini siano Abruzzesi, sono un piatto tradizionale di Molise (perchè in passato era parte dell'Abruzzo) e del vicino Lazio.

E in un viaggio nel centro Italia, tra fabbri e giovani spose, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!


#molise #abruzzo
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2019-06-14 20:01:01 ​​Dalla povertà ai bacari, Folpetti.

I folpetti sono uno street food veneziano che vengono lessati e conditi con olio, aglio e prezzemolo, e venduti per strada in scartossi (cartocci), da tradizione, si mangiano in piedi accompagnati molto spesso da un buono spritz o un bicchiere di Prosecco.
I folpi sono dei molluschi tipici del mediterraneo, i moscardini, da non confondere con il polpo, sono più piccoli, con 8 tentacoli e una sola fila di ventose, caratterizzati da una carne molto tenera.
un tempo considerati un piatto povero, cibo da bettola per galeotti. Si possono cucinare in molti modi, in umido, in padella con capperi e olive, alla griglia, ma quelli “alla veneziana” sono semplicemente lessati.

Anche se adesso è diventato popolare, in passato i folpetti venivano consumati esclusivamente dai poveri e scartati dalle famiglie più nobili che, in quel momento, non sapevano della ricchezza che nascondeva quel piatto.

E adesso tra la ricchezza la povertà e l'incanto dei folpetti non possiamo che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani.


#veneto
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2019-06-13 20:00:39 ​​Sorella Piadina

La Piadina è senza dubbio la regina dell' Italian street food e rappresenta al meglio la Romagna.
Un disco di pasta preparato con acqua, farina, un pizzico di bicarbonato, sale, strutto e poi dopo aver dato del tempo all'impasto per il suo riposo viene cotta su una lastra di ferro e farcita , la classica, con squacquerone rucola e crudo.
La piadina romagnola deve essere stesa con il matterello, cotta su una teglia di terracotta e mangiata appena fatta per un gusto più genuino.
Le prime tracce della Piadina le possiamo trovare già nel 1200. Ciò che veniva definito pane azzimo veniva cotto e servito già dagli etruschi che poi lo tramandarono ai romani. Nell'Antica Roma veniva consumata negli ambienti più raffinati in quanto non poteva essere conservata e per questo veniva servita durante i banchetti. Il massimo splendore della diffusione della piada avvenne però nel Medioevo, quando grazie alla tassa sul pane e sulla farina di grano questo piatto divenne quotidianità anche dei contadini che utilizzavano farine non tassate per prepararlo, ad esempio quella di farro.
Anche questo Street Food, quindi, viene da ciò che era la semplicità di ciò che è economico ed adatto a tutti.

E come se fossimo in Romagna, in un viaggio tra Antica Roma e attualità, noi di Italian Street Food non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#emiliaromagna
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2019-06-12 20:00:41 ​​Natale a giugno, le Pettole.

Le Pettole sono palle di pasta lievitata molto morbida fritte nell’olio bollente tipiche di Puglia, Calabria, Campania e Basilicata. Alcuni aggiungono patate lesse per un impasto più morbido. Spesso vengono usate in sostituzione del pane, oppure come antipasto. La forma può essere quella della “pallottola”.
Il ripieno delle pettole salate può essere di vari gusti e accompagnamenti: con le acciughe, con il sugo di pomodoro a pezzi, con il baccalà, con le rape ‘stufate’, con tonno e capperi o semplici, oppure con un broccoletto di cavolo..

Nonostante oggi nella loro varietà (fra cozze crude, baccalà, acciughe) siano un piatto da tutti i giorni, le pettole nacquero nel periodo antecedente al Natale, esattamente un mese prima.
Leggenda narra che il giorno di Santa Cecilia una donna, nella preparazione del pane, si dimenticò dell'impasto perchè attratta dal suono degli zampognari che cominciò a seguire per la città. Tornata a casa, trovò l'impasto lievitato troppo a lungo che, non essendo più buono per il pane, venne buttato nell'olio. Nacquero così le Pettole, in dialetto "Pittule" che significa letteralmente "piccole pitte", piccole focacce.

E tra leggenda, zucchero e alici, non possiamo che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#calabria #puglia #basilicata #campania
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