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Italian Street Food.

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Indirizzo del canale: @italianstreetfood
Categorie: Cibo
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Descrizione dal canale

Il primo e unico canale sullo Street Food Italiano. Ogni giorno un nuovo post dedicato ai migliori cibi di strada dello Stivale. 🍕😍❤
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Gli ultimi messaggi

2019-07-16 21:00:10 ​​Arancino o Arancina?

Gli Arancini, o Arancine, di riso sono un piatto tipico della cucina siciliana e patrimonio dell'italianstreetfood. Si tratta di una palla di riso fritta, del diametro di 8-10 cm, farcita originariamente con ragù. Ne esistono diverse forme che servono, solitamente, a riconoscere le diverse farciture: ad esempio quello perfettamente tondo è al ragù con piselli e carote, quello conico al burro con mozzarella e prosciutto.

L'origine della specialità siciliana è incerta ma secondo molte fonti è da far risalire ai musulmani del periodo alto-medievale. Infatti in quel periodo era usanza consumare riso e zafferano arrricchiti con erbe e carne. La tipica panatura arrivò con Federico II di Svevia nella speranza di poter rasportare questa pietanza (e renderla, come diremmo oggi, Street Food) nelle battute di caccia o nei lunghi viaggi.
Altre teorie lo fanno risalire ad un piatto dolce, chiamato così per la forma e il colore dell'arancia, e divenuto salato con l'aggiunta del pomodoro dal 1852. Di sicura vi è la creazione della cuccìa, un prodotto a base di chicchi di grano non macinato, miele e ricotta, che si collega alla storia dell'arancinu perchè nel 1646 a Palermo arrivò un carico di grano che mise fine ad una lunga carestia. Non è impensabile che il fritto a forma d'arancia fosse, originariamente, una versione "trasportabile" della cuccìa.
Ormai l'arancino, o arancina che dir si voglia, è un piatto diffusissimo in tutto il mondo, simbolo della forte migrazione dei siciliani all'estero soprattutto agli inizi del 900.
Ma perchè il suo nome è diverso di zona in zona? Nella parte occidentale, a Palermo, è detta Arancina perchè derivante dal frutto Arancia, al femminile per l'appunto. Nella parte orientale di cui fa parte Catania arancia si dice "aranciu" e da ciò "arancinu", italianizzato in Arancino.

E tra Arancini e Arancine, nonostante l'Accademia della Crusca affermi la correttezza di entrambi i nomi, noi vi lasciamo, come ogni giorno, con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#sicilia
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2019-07-13 21:00:22 ​​Maritozzo dammi un po' di panna

Il Maritozzo è una piccola pagnotta lievitata a base di farina, uova, olio e malto (o miele). È molto gustosa sia semplice che farcita. A Roma viene spaccato a metà e farcito con abbondante panna montata adattandosi soprattutto a colazione e merenda. Infatti, una volta sfornato, viene fatto raffreddare un po’,si taglia a metà e si aggiunge la panna fresca leggermente zuccherata e montata.
Le varianti più conosciute ed apprezzate sono i Maritozzi marchigiani, dalla forma particolarmente allungata e ricchi di uvetta.

Il suo antenato è una pagnotta più grande diffusa già nell'antica Roma preparata con uvetta, miele, farina, uova, strutto e sale. Era essenziale come sostentamento alla giornata di lavoro dei braccianti. Data la prelibatezza dell'uvetta, non era poi tanto abituale, fino alla totale scomparsa attuale.
Nel Medioevo la pagnotta si rimpicciolisce e diventa dolce Quaresimale, riservato al periodo dell'anno in cui, per i Cristiani, i dolci erano banditi. Ma perchè Maritozzo? Dopo il Medioevo nacque la tradizione dei fidanzati di regalare alle promesse spose un panino benaugurante il primo venerdì di Marzo. Lo zucchero a velo che lo ricopriva formava due cuori trafitti e all'interno, nel suo cuore di panna, nascondeva talvolta un anello o un gioiello prezioso...con tutti i rischi del caso, tra cui quello di ingoiare il regalo!

E tra i Romani, il Medioevo e mille matrimoni non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!


#lazio
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2019-07-11 21:01:13 ​​Lascia un mi piacentino per il Batarò

Il Batarò è il tipico pane piacentino che si prepara soprattutto nel Val Tidone; è un pane batturo, che si accompagna con i salumi tipici della tradizione emiliana come la coppa o il prosciutto crudo. L’altezza ridotta consente una cottura veloce che tradizionalmente avveniva sulla piastra calda dei forni a legna insieme al pane oppure sulla vecchia stufa. Si può mangiare anche come dolce: si preparano i panetti di pasta, li si schiaccia delicatamente con le nocche in modo da creare delle cavità dove, a cottura ultimata, si dà una spennellata di olio e miele o zucchero.

Il tipico Batarò nacque dall'amore delle madri verso i propri figli. Infatti il momento della cottura di questa delizia era un momento di pura gioia per ogni bambino per due motivi: il primo per la strana forma che l'impasto prendeva dopo pochi secondi nel forno, il secondo per il gusto genuino che si provava ad ogni morso.
Nascita avvenuta, quindi, sicuramente nella povertà o comunque fra le classi sociali basse, quelle dei contadini, mugnai, falegnami che vivevano nella Val Tidone in una società rurale.
Il primo nome di questo piatto, secondo gli anziani che ancora oggi popolano la Valle, non era Batarò bensì Chisò. Prese il nome attuale perchè più semplice e riconducibile alla tecnica di preparazione.

E tra i sapori di Nibbiano, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino alla prossima!
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2019-07-09 21:01:24 ​​Napoli per strada, pizza al portafoglio

La Pizza al Portafoglio non è altro che una pizza, margherita o marinara, leggermente più piccola di quelle tradizionali e con il cornicione un po’ più sottile, piegata in quattro (infatti viene chiamata anche “a libretto”) e servita appena sfornata dal forno al legna napoletano in un cartoccio, il tradizionale foglio giallo. È lo Street Food per antonomasia di Napoli...se si è affamati la si può assaporare pressochè ovunque in pochi minuti e ad un costo davvero irrisorio, tra un euro e i due.

La sua storia sembra partire dall'Antica Pizzeria Port'Alba, nell'omonima via di Napoli al numero 18 nei pressi della famosissima Piazza Dante. Nacque nel 1738 per rifornire i venditori ambulanti e nel 1830 diventò una pizzeria a tutti gli effetti, presentando oltre che la variante street anche tavoli e sedie da osteria. La pizza a portafogli fu la vera rivoluzione che portò questa pizzeria allo splendore di cui gode oggi.

E come se fossimo a Napoli con ancora il sapore sulle dita, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#campania
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2019-06-28 21:00:53 ​​"Il Toast del Contadino", il Bauerntoast

Il Bauerntoast è un piatto tipico dello Street Food del Trentino Alto-Adige. È un toast con pane nero altoatesino, speck, burro e formaggio che varia da zona a zona. Il pane viene tostato dopo aver messo un po' di burro in modo che diventi croccante e il formaggio si sciolga.
È un piatto radicato nella storia della regione e infatti lo si può trovare, in ogni bar degno del proprio nome, accompagnato con la salsa rosa, un'aggiunta venuta più tardi nella storia ma che è abitudine per ogni tipo di toast. Oggi è un prodotto da tutti i giorni per ogni classe sociale, dall'imprenditore in pausa pranzo al bambino che fa merenda, ma un tempo non era così; infatti era "il toast del contadino", un cibo ricco per una giornata piena di lavoro e facilmente conservabile durante le ore di sole.

E nella storia, tra il Trentino e i contadini, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#trentinoaltoadige
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2019-06-27 21:01:15 ​​Non è una pizza non è una focaccia, ma è lo sfincione

Lo Sfincione è una specialità siciliana. Si tratta di una pasta lievitata condita con una salsa a base di cipolle, acciughe, caciocavallo e mollica di pane. L'origano fresco e l'olio extravergine d'oliva diffondono il suo sapore mediterraneo. Per uno sfincione perfetto è necessaria una doppia lievitazione: la prima volta quando si è finito di impastare avendo ottenuto una massa morbida, elastica e leggera; la seconda lievitazione di altre due ore quando si stende la pasta in teglia con al loro posto tutti gli ingredienti.
Nonostante lo sfincione sia soprattutto un piatto natalizio, nelle strade di tutta la provincia di Palermo si può gustare in ogni periodo dell'anno. Secondo i cittadini di Palermo, però, il vero sfincione originale viene proposto dai venditori nei pressi di Porta Sant'Agata.
Il suo nome è latino e significa "spugna". Se oggi possiamo gustare questa delizia dobbiamo ringraziare le suore del Monastero di San Vito che, secondo la tradizione, furono mente e mani dietro questo piatto.

E tra le strade di Palermo, con il profumo sotto il naso, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#sicilia
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2019-06-26 21:01:15 ​​Da Teramo a un Vasto mondo di Scrippelle!

Le scrippelle abruzzesi sono crespelle tipiche della tradizione culinaria regionale abruzzese, diffuse soprattutto nella provincia di Teramo. Le scrippelle possono essere fritte o ‘mbusse, bagnate nel brodo di gallina. Sono una ricetta semplice, simili alle crepes ma senza l'utilizzo di latte, vengono preparate utilizzando solo acqua farina e uovo. Una volta cotte, le scrippelle vengono insaporite col parmigiano reggiano grattugiato, arrotolate, e se "mbusse" disposte nei piatti e servite con il brodo bollente e servite con un Cerasuolo d'Abruzzo.

Le Scrippelle hanno origini antichissime. Infatti nacquero nell'Ottoceno per un errore del cuoco Enrico dei Castoriani che mise l'impasto a cuocere nel brodo di gallina, creando le scrippelle 'mbusse, un piatto più ricco e con un sapore deciso e delizioso grazie anche al parmigiano o al percorino abruzzese di cui viene cosparso.
Nonostante le differenze sostanziali, molti ritengono che l'esportazione delle scrippelle in Francia durante l'occpuazione militare abbia fatto nascere ciò che oggi sono le crepes francesi.

E tra Teramo e Parigi, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#abbruzzo
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2019-06-25 21:01:18 ​​Catania e Palermo intrecciate nelle Stigghiole

La stigghiola è uno street food siciliano composto dalle budella, dalla più pregiata, quella di agnello, alle budella di capretto o pollo, viene preparato e servito per strada dal cosiddetto stigghiularu. È un piatto povero, composto da pochi elementi. Vengono utilizzati: budella, limone, prezzemolo, cipolla lunga, sale e pepe. Vengono infilzate in uno spiedino o arrotolate attorno ad un porro e cucinate direttamente sulla brace.
Da qui la diatriba del condimento. Secondo alcuni le stigghiola cotte non hanno bisogno di niente. Altri invece le condiscono con  il salamarigghiu (salmoriglio). Le tradizionali sono condite, inoltre con uovo e prosciutto e primo sale.

Come la maggior parte dello street food nostrano, ha origini antichissime e legate alla povertà. Il piatto deriva dal greco Kokoretsi, una grossa stigghiola cotta alla brace tipica del periodo pasquale, che in antichità veniva consumata da chi non poteva permettersi altro.
Durante la storia ha avuto un incremento di fama e popolarità, tanto da diventare oggi uno dei patti più importanti dello street food della regione più ricca di cucina storica dello Stivale. Curioso è il suo nome che deriva da "extilia", in latino "intestino". Il diminuitivo in "Extiliola" venne adottato dai paermitani come vezzeggiativo che paragonasse il piatto alla donna di cui si è innamorati.

E come se il fumo dei stigghiolari ci stesse attirando, vi lasciamo con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#sicilia
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2019-06-24 21:00:49 ​​Le tigelle prima di strutto

Le tigelle o crescentine sono delle focaccine modenesi, hanno un impasto fatto con farina, strutto, lievito e acqua. Vengono chiamate così perché un tempo erano cotte in dischi di pietra refrattaria o terracotta noti come "tigelle". 
Le crescentine montanare, si preparano in apposite tigelliere da mettere sul fuoco, si dice che siano cotti quando picchiettandola con le dita si senta quel suono di vuoto, deve quasi rimbombare. Si gustano affettate e farcite con pesto modenese, "cunza” o aglione, un battuto a base di lardo, rosmarino e aglio, formaggi freschi, salumi e accompagnate da verdure sottaceto.

Il nome tigella ci dice molto sull'origine di questa delizia; infatti, in origine, la tigella era lo strumento per la preparazione della focaccia, un cibo comune tra le famiglie povere dell'appennino. Il simbolo celtico ben visibile ancora oggi su molte tigelle ci indica la provenienza antichissima di questo piatto, i cui antenati facevano parte della cultura etrusca e celtica, tramandati poi ai romani. La tigella come la conosciamo oggi nacque da un erore nella preparazione della focaccia, presumibilmente durante il medioevo.
Quindi, il nome giusto non dovrebbe essere tigella che deriva da "tegere", coprire e che quindi indica la funzione dello strumento con cui le piccole focacce trovano vita, bensì crescentine.

E tra i Celtici e i Romani fino ad arrivare a Tigelle VS Crescentine, non possiamo far altro che lasciarvi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#emiliaromagna
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2019-06-23 21:00:46 ​​Sunday International Street Food, l'Acarajè.

L’Acarajè è il più tipico cibo di strada brasiliano dello Stato di Bahia. E' un piatto popolare e rituale, a base di fagioli neri.
L'acarajé può essere servito intero appena fritto nel dendè, oppure spaccato a metà e farcito come un panino con salsa di gamberetti e pepe e accompagnati da verdure o insalata.
È diventato famoso in tutto il mondo grazie allo scrittore Jorge Amado per cui "Baiano significa colui che nasce a Bahia, che ha avuto questo immenso privilegio; ma significa anche una forma mentis particolare, una certa concezione di vita, quasi una filosofia, una forma determinata di umanismo. Ecco perché uomini e donne nati in altri luoghi, a volte longiqui, si sono riconosciuti baiani non appena toccata la riva di questo mare di pescherecci, l’habitat di questo popolo di grande resistenza e di grande gentilezza”.


L'acarajè è un piatto radicato nella storia perché rituale della candomblè, una religione afro-brasiliana. Pare che sia il cibo "preferito" dell'orixà lansã, divinità di venti e tempeste. La sua origine è il mito della relazione fra la divinità Xangô e Oxum e Iansã, le sue due spose, per cui diventò cibo e offerta propiziatoria a questi orixás.
Nonostante sia street food, ha delle particolaritá che ci hanno portato a parlarne oggi: in primis, la loro ricetta non può essere modificata in quanto ritenuta sacra agli dei; l'arta caratteristica è che non può essere preparato da chiunque, ma solo dai filhos-de-santo, gli appartenenti al clero Candomblé.

E tra gli usi di popoli lontani, non possiamo che ringraziarvi per un'altra settimana in nostra compagnia. Vi lasciamo anche oggi con l'acquolina in bocca...fino a domani!

#world
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