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Gli ultimi messaggi 11

2022-06-06 07:35:14 Buongiorno e buon inizio di settimana con i versi di Franco Marcoaldi

“Tra alte pareti di brunita roccia,
alberi ossuti, terriccio di corteccia
e il verde gocciolante
delle felci, eccomi finalmente
in compagnia di venti scimpanzé
che come indemoniati danzano
avanti a me, separati da un vetro
un po’ appannato. E subito s’avanza
il capobranco – mi ha notato. Mi guarda
di sottecchi, con fare diffidente,
giusto per un secondo. Quasi volesse dire:
salta da questa parte, spulciati assieme
a noi, spartisci il nostro mondo. Allora sí
diventerò per te quell’amorevole antenato
che illustra passo passo il tuo passato.

Adesso sono io a ritrarmi. Specchiarmi
in urla, balzi, corse sfrenate, pulizie
accurate, magici equilibrismi di questa
elettrica tribú, mi dà un’arcana gioia, è vero,
però il fossato resta e desta repulsione
il chiasmo scimmia-uomo, a base del mistero.”

Animali in versi
Franco Marcoaldi

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Aprire / Come
2022-06-05 20:05:54 Lev Vygotskij, appunti sull’infanzia
Marco Mazzeo, Valentina Parisi
Alias Domenica ~ Il Manifesto
05.06.2022

#DiVisteERiviste

I lavori sull’infanzia di Lev Vygotskij, che è stato molto di più di uno psicologo, hanno influenzato, forse non a sufficienza, la pedagogia del XX secolo: le ricerche di un ragazzo che, ormai prossimo alla persecuzione staliniana, morì a trentasette anni restano fondamentali per l’odierno dibattito filosofico circa la natura umana e il linguaggio verbale. Per questa ragione, la recente raccolta di cinque saggi inediti in italiano non poteva avere titolo migliore: La mente umana (a cura di Luciano Mecacci, Feltrinelli, pp. 278, € 12,00), studiata da Vygotskij a tutto tondo in scritti che compongono un volume potente, in grado di offrire una panoramica finalmente ampia su un pensatore maledetto: dallo stalinismo perché refrattario a ricerche di regime, ma anche da buona parte della rivisitazione critica avvenuta in Occidente dagli anni Sessanta in poi.
Se nell’Unione Sovietica Vygotskij venne condannato in quanto psicologo, cioè scienziato borghese, nel resto del mondo fu acclamato, ma in termini riduttivi, quale alter ego caricaturale di Jean Piaget o pensatore vagamente interessato all’influenza della società sul pensiero umano. Come sottolinea Luciano Mecacci in una densa nota introduttiva, parte integrante di un esemplare apparato critico che offre un glossario teorico e puntuali note al testo, Vygotskij non è pensatore del fatto sociale, ma del dramma storico tipico della natura umana.

Pensiero e azione
Non sottovaluta l’importanza dei fattori innati. Circa la nostra vita psichica e affettiva, conferma senza remore l’esistenza di «una certa componente biologica fondamentale su cui si forma l’emozione». Allo stesso tempo, è proprio il nostro cervello a contenere «enormi potenzialità per lo sviluppo di nuovi sistemi» di tipo storico. La biologia umana apre alla possibilità di far interagire pensiero e linguaggio, pensiero e azione, intelletto e affetto secondo le più diverse modalità di connessione. Una è ontogenetica: lo sviluppo del bambino è segnato dal continuo rimodellamento delle facoltà.
Durante l’infanzia, sottolinea Vygotskij, il bambino quando pensa in realtà ricorda: per risolvere un problema fa appello a esperienze passate e concrete. A partire dall’adolescenza, si verifica una inversione, dal momento che «ricordare significa pensare»: chiamato a una prestazione mnemonica, il giovane sapiens tende a cavarsela con una ricostruzione logica dell’accaduto.
L’altra faccia della questione è schiettamente storica: le connessioni tra le facoltà umane si realizzano attraverso «tre tappe» differenti. La prima è interpsichica, poiché si realizza fra due o più menti. Il bambino è in grado di compiere un’attività (non mangiare la torta al cioccolato) solo su suggerimento di un adulto che gli dica di non farlo. La seconda è extrapsichica: parlando a sé stesso il bambino riesce a non assaggiare il dolce che gli è di fronte. L’ultima è intrapsichica: la relazione tra parlanti diventa rapporto tra «due punti del cervello» che si trasformano in un unico «punto intracorticale». Il bambino padroneggia il proprio comportamento, evita la colica intestinale pensando silenziosamente che forse non è il caso.
48 views17:05
Aprire / Come
2022-06-05 08:31:04 Buongiorno e buona domenica con i versi di Franco Marcoaldi


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Aprire / Come
2022-06-04 18:49:38 Titolo: Io, mio padre e le formiche. Lettera ai ragazzi sui desideri e sul domani
Autore: Rosella Postorino
Editore: Salani
Genere: self-help
Data: 28.04.2022

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#recensione

In questo nuovo libro di Rosella Postorino, la scrittrice parte da un discorso che ha fatto nel 2019 a dei neolaureati di Siena e la sua naturale prosecuzione, alla luce degli stravolgimenti apportati dalla pandemia.

Abbiamo tutti assistito al salto dal reale al virtuale, durante i mesi del lockdown. Ma c'era ancora vita pulsante dietro quegli schermi. C'era la voglia di reinventare il modo di fare didattica.

Continuare a garantire il diritto all'istruzione è stato un dovere a cui tutti i formatori hanno dovuto ottemperare, perché "Lo scopo di chi ha il privilegio di studiare è impegnarsi affinché quel privilegio si tramuti in diritto, esteso all’intera collettività, all’intera comunità umana. E lottare contro chi cerca di sminuirlo, di banalizzarlo, deriderlo, censurarlo o addirittura condannarlo. «Procurati sapere tu che hai freddo» scrisse Bertolt Brecht."

Per modificare la realtà in cui viviamo, occorre conoscerla. E per essere pienamente liberi nella nostra realtà, occorre avere gli strumenti perché ciò avvenga: mai come adesso la cultura svolge un ruolo fondamentale, perché tante sono le insidie che minano la nostra libertà di pensiero.

Il diritto all'istruzione è la chiave di accesso per essere liberi o quanto meno per non essere schiavi: "Chi è escluso dal diritto all’istruzione – lo dicono le statistiche – rischia un destino di sfruttamento sociale e sessuale, di lavoro minorile e matrimonio precoce. A noi non è toccato, noi siamo stati liberi di formarci, e abbiamo intrapreso gli studi accademici perché credevamo che l’istruzione fosse la via principale per la libertà."

Ma la libertà non può essere assoluta, perché noi siamo esseri in relazione. Non esistono tanti "io", ma degli "io" in relazione continua con dei "tu". Quindi, noi esistiamo anche in virtù delle relazioni che tessiamo e intessiamo.

Rosella Postorino invita ciascuno di noi, di qualsiasi età, a esporsi alla relazione con l'altro, a coltivare i propri sogni, a non registrare come fallimento la persistenza di un lavoro precario, a sfatare il mito del "se vuoi, puoi", perché spesso anche se le vuoi, le cose non vanno come dovrebbero e quindi non si trasformano in "atto".

Invita anche a non aver paura della sofferenza. Basti pensare a quante volte abbiamo sofferto e quante altre siamo sopravvissuti alla nostra sofferenza: se ce l'abbiamo fatta una volta, possiamo farcela ancora.

E impariamo anche a essere indulgenti con i nostri genitori: "Appena potete, per favore, rimettete ai vostri genitori i loro debiti. E fidatevi dei vostri talenti, non silenziateli. Anche se vi fanno vergognare, se vi mandano in crisi, se vi scatenano la sindrome dell’imbucato. Non sprecate il senso di esaltazione e di totale adesione a voi stessi che provate ogni volta che assecondate un vostro talento."

Infine, "Non abbiate troppa paura della paura – io ne ho avuta e ne ho ancora tanta. Ma se proprio non riuscite a non averne, allora usatela, la vostra paura. Usatela tutta."

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4762666515
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Aprire / Come
2022-06-04 07:46:25 Buongiorno e buon sabato con i versi di Franco Marcoaldi

https://twitter.com/ventaglip/status/1532945971071832064?s=21&t=BnE04eF046AFqnKeacx6pg
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Aprire / Come
2022-06-03 07:31:56 Buongiorno e buon venerdì con i versi di Gianni Rodari

Il cielo è di tutti

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell'ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c'è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.


https://twitter.com/ventaglip/status/1532579888468840448?s=21&t=rW4AmGNfQDOu5dZ0fW9Heg
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Aprire / Come
2022-06-02 18:44:26 Titolo: Il castello di Barbablù
Autore: Javier Cercas
Traduttore: Bruno Arpaia
Editore: Guanda
Genere: narrativa
Data: 26.05.2022

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#recensione

Ritorna Melchor Marìn in questo terzo episodio della serie "Terra Alta".
Il romanzo è ambientato nel 2035: Melchor non fa più il poliziotto da cinque anni. Dopo la risoluzione del caso della sindaca di Barcellona (narrato in Indipendenza), decide di dare le dimissioni, per cambiare lavoro e diventare bibliotecario.
Adesso la figlia Cosette ha diciassette anni, frequenta l'ultimo anno ed è in procinto di scegliere cosa farà da grande.
Tutto sembra procedere bene, finché la ragazza non si accorge che il padre le ha omesso tanti particolari sulla morte di sua madre Olga.

In questo romanzo, Cercas, maestro non solo del noir, ma della narrativa in genere, affronta tanti temi: da rapporto che lega padre-figlia, a quello degli abusi sessuali, a quello dei traumi da superare.

“La nostra impressione in questo momento è che, durante quei giorni di reclusione, Cosette si sia costruita con l’immaginazione una realtà parallela per proteggersi da quello che stava subendo, se ne sia andata a vivere in quella realtà e abbia seppellito l’autentica realtà nella parte più profonda di sé stessa. E quello che le è successo davvero è ancora lì, come se lei avesse paura o si vergognasse di portarlo alla luce. O come se non fosse capace di disseppellirlo.”

Cercas, come solo i grandi scrittori sanno fare (compresi quelli del passato che lui ama citare, come Victor Hugo e Miguel de Cervantes), narrando le vicende dei protagonisti, aiuta il lettore a far propri gli insegnamenti che si possono trarre tra le righe.

L'esercizio a cui è chiamata Cosette può far bene a ciascuno di noi: disseppellire i possibili traumi, portarli alla luce, metabolizzarli e al tempo stesso neutralizzarli.

“Disseppellire quello che è successo, fare in modo che Cosette ne sia consapevole, che capisca che quella che ha sofferto è stata una situazione di abuso brutale e non altro.”

Ne "Il castello di Barbablù", Cercas, attraverso Melchor, riabilita il personaggio di Salom (che era stato annoverato nella lista dei "cattivi", alla fine di "Terra Alta"):

“«Ho sempre creduto che Salom avesse fatto quello che ha fatto per soldi» riflette poi Melchor. «Per pagare gli studi delle figlie... Mi sbagliavo. Non dico che i soldi non contassero, ma ha anche cercato di aiutare un amico, così come ha aiutato me.»”

Gli insegnamenti tratti:
- i luoghi comuni, se diventano tali, è perché hanno un fondo di verità
- bisogna disseppellire i fatti che ci hanno causato ferite profonde, perché solo così si può guarire
- la vendetta avvelena chi la pratica, non chi la subisce
- l'amicizia, se vera, alla fine esce fuori
- occorre sempre munirsi di un punto di vista altro, prima di giudicare qualcuno, o meglio le motivazioni che spingono una persona ad agire in un determinato modo, le sa solamente l'interessato, quindi è meglio non giudicare
- la corruzione prima o poi è destinata a morire

Facciamo nostra la parola d'ordine che Carrasco consegna a Cercas "Tua è la Terra".

“«Si ricorda di quello che mi aveva chiesto?» indaga Biel March.
«Su cosa?»
«La storia della parola d’ordine che le aveva dato Carrasco: ‘Tua è la Terra’.»
«Ah, sì.»
«Be’, ora so da dove viene.»
«Da dove?»
«Da una poesia di Rudyard Kipling. Non so come ho fatto a dimenticarla. Si intitola If, a quanto pare è famosissima. La conosce?»”

Un libro di riscatto e di redenzione.
Grande Cercas!



Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4759649137
32 views15:44
Aprire / Come
2022-06-02 07:55:09 Buongiorno e buona Festa della Repubblica

https://twitter.com/ventaglip/status/1532223769871372288?s=21&t=4p8vRE8tzoMioCit8yrOmQ
50 views04:55
Aprire / Come
2022-06-01 21:17:42 Titolo: Il figlio del figlio
Autore: Marco Balzano
Editore: Einaudi Editore
Genere: narrativa
Data: 31.05.2022

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#recensione

Questo romanzo è stato pubblicato per la prima volta da Marco Balzano nel 2010, per Avagliano, è stato finalista del Premio Dessì 2010, ha ricevuto la menzione speciale della giuria Premio Brancati-Zafferana 2011 e infine il Premio Corrado Alvaro Opera prima 2012.
Sellerio lo ha ripubblicato nel 2016 ed Einaudi nel 2022.

Un nonno, un padre e un figlio a confronto: Leonardo, Riccardo e Nicola sulla strada Milano-Barletta, a bordo di una Punto amaranto, riscoprono, ritrovano e mettono in discussione le proprie radici.

Nicola, il figlio ventiseienne nato a Milano, alle prese con il mestiere del professore, comprende il barlettano ma non lo parla: una lingua estranea, straniera eppur famigliare.
Al racconto fa da sfondo il paesaggio tipico della mia Puglia

“Ulivi e nient’altro che lunghe file di ulivi sporgenti fino al ciglio della strada che taglia la campagna. Loro non correvano inghiottiti all’indietro. Rimanevano saldi con i ventagli verdi che si allungano nel sole. Nostalgia di casa non arrivava nonostante tutto quell’abbassarsi di labbra, di silenzi incomprensibili di cui erano stati pieni quei giorni. Nostalgia di casa non arrivava. E gli ulivi scorrevano lenti."

Gli ulivi, con i loro tronchi che sembrano delle opere d'arte, diventano testimoni di quella nostalgia che si attarda nell'essere avvertita, perché "forse viaggiare con loro non era stato solo andarsi a svuotare le tasche di sabbia, ma affondare per bene le mani nel ventre caldo delle cose in comune che non ci siamo mai detti. Sempre pronti a marcare le differenze, a barricarci dietro i silenzi. E gli ulivi scorrevano lenti. E nostalgia non ne sentivo. Sentivo invece spavento all’idea di trovarmi ancora altre sere da solo, assente, chiuso in casa a sfogliare riviste senza trovare parole da dire agli amici, senza trovare parole da lasciare sui fogli. Di vedere sfuggire il tempo come mio padre nella falsa immobilità delle sere al davanzale."

E gli ulivi continuano a scorrere lenti, come una sorta di marcatempo. E ad essi si alternano le vigne "come lunghi corridoi che non si sa dove arrivino. E io nostalgia non ne sentivo perché forse era quella dov’ero la mia nostalgia, quel mare in cui non sapevo prendere direzioni, quei grumi di strade dietro i viali incastonati in un tempo che poteva essere qualunque tempo già stato. Nemmeno adesso posso dimenticare quegli ulivi che scorrevano lenti.
Ero passato per quelle vie senza potermi fermare. Io non avevo brandelli di città vecchia da riesumare, amici da accompagnare un’ultima volta. A me quelle strade non mostravano l’anima cruda del loro passato, erano solo il teatro dell’infanzia smemorata. Le stesse cose che a me rivelavano un volto, un’atmosfera, a babbo rivelavano un’anima. E arrivava anche a mio padre quest’anima e lui ci sentiva ancora un ricordo, un affetto, anche se non diverso da quello che si porta a una vecchia fidanzata con cui non si riusciva ad andare d’accordo.”

Ogni luogo non è solo la somma di un nome e di un volto. Ma è custode di ricordi, delle origini delle propria famiglia, delle tradizioni. Un luogo diventa casa, non appena acquista un'anima.
Per Nicola, la terra di suo padre e di suo nonno non è ancora la sua terra.
Lo diventerà, forse.
Chissà.

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4757917993
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Aprire / Come
2022-06-01 08:38:57 Buongiorno e buon primo giugno con i versi di Carducci

È il mese dei prati erbosi e delle rose;  il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare. Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano sui muri delle case. Nei campi, tra il grano, fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri fiammanti e la sera mille e mille lucciole  scintillano fra le spighe. Il campo di grano ondeggia al passare  del vento: sembra un mare d’oro. Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.



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