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Gli ultimi messaggi 10

2022-06-11 21:23:37 Titolo: Canoe
Autore: Maylis de Kerangal
Traduttore: Maria Baiocchi
Editore: Feltrinelli
Genere: narrativa ~ racconti
Data: 07.06.2022

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#recensione

Otto racconti, legati dal filo rosso della parola canoa/e, che dà il titolo alla raccolta, di lunghezza varia (Mustang è il più lungo). In ciascuno di essi si riconosce lo stile delicato e unico di Maylis de Kerangal.

Come scrive l’autrice alla fine, “Nel marzo 2020, quando cominciavo a scrivere sulla voce umana, le bocche sono bruscamente scomparse sotto le mascherine, e le voci si sono trovate filtrate, disturbate, velate: le loro vibrazioni si sono modificate ed è nata una serie di racconti. Tre sono apparsi, durante la scrittura, in una versione diversa: Ariane espace (Gallimard, coll. “Le Chemin”, aprile 2020), Ruscello e limatura di ferro (“Le Monde”, 2 agosto 2020) e Un uccello leggero (“Sensibilités”, n. 8, Anamosa, novembre 2020).”

I racconti sono modellati sulla voce e sul respiro. Basti pensare a “nevermore”, un racconto in cui la protagonista è scelta per una registrazione

“la mia voce, etichettata in seguito come canoa chiara su oceano scuro, fu così collegata al mio numero di cellulare sul taccuino Rhodia di Sylvia mentre Inge mi faceva leggere un articolo sulla riforma della politica agricola comune appena tirato fuori dalla sua borsa. Io ero curiosa di essere registrata da loro, entrare nel loro laboratorio e soprattutto ho pensato che la cosa mi avrebbe permesso di sentire la mia voce, di averne una registrazione – perfino sulla segreteria telefonica, ho preferito affidarmi al servizio vocale interattivo.”

O nel racconto “Un uccello leggero”, in cui la voce della moglie del protagonista morta le sopravvive al corpo, grazie alla registrazione sulla segreteria telefonica

“La sua voce le sopravviveva in forma registrata, indistruttibile, sotto forma di un uccello leggero. Al mattino ho realizzato che non esisteva nessuna altra registrazione della voce di Rose, e l’ho tenuta.”

Riporto l’ultima domanda che Claudia Durastanti fa a Maylis de Kerangal su TuttoLibri di oggi, 11 giugno.

CD: “La meraviglia delle tue voci coincide con una realtà evidente: le canoe non sono barche. Sono mezzi più agili, meno ingombranti ed “epici” per tanti aspetti, meno appesantiti dall’idea di un lungo viaggio e di una destinazione. Andare in canoa è come essere dei flâneurs in acqua, spostandosi tra passagges liquidi. Questo incoraggia una percezione diversa del tempo, della contemplazione. Mi parleresti un po’ di queste canoe e di che rapporto hanno con la tribù di donne che descrivi?”
MdK: «È proprio così: per me la canoa implica un’idea di leggerezza, fluidità e velocità. Associata a una certa grazia. È un’immagine intensamente poetica per me. Costruite con la corteccia delle betulle, le canoe della regione dei Grandi Laghi in Canada hanno permesso ai Nativi americani di viaggiare nei loro territori seguendo le ramificazioni di una complessa rete idrografica, e di trasportare messaggi catturando il flusso delle correnti. Le canoe sono leggere, flessibili e ingegnose. Mi piace l’idea di navigare seguendo i flussi e catturando le correnti. La prima volta che sono andata in Canada sono tornata a casa con una canoa! Le canoe sono come le voci: entità materiali che trasportano parole. Ho immaginato ogni storia e testo in questo libro come una canoa, un contenitore, una specie di cestino per far circolare i beni materiali, uno strumento di passaggio e un movimento, per finire con una veglia impressa sulla superficie dell’acqua.»

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4777595131
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Aprire / Come
2022-06-11 08:02:04 Buongiorno e buon sabato con il cuore pulsante


https://twitter.com/ventaglip/status/1535486719491026944?s=21&t=cNv5rhx7mOe_9IQiT_zFQw
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Aprire / Come
2022-06-10 21:15:15 Titolo: La mia giornata nell'altra terra
Autore: Peter Handke
Traduttore: Alessandra Iadicicco
Editore: Guanda
Genere: narrativa
Data: 05.05.2022

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#recensione

Questo breve romanzo sviluppa in tre capitoli.
È stato scritto tra l’estate e l’autunno del 2020 (nel pieno della pandemia) e non a caso, secondo me, Peter Handke parla dei demoni che ossessionano il protagonista e della volontà di liberarsene.

“E tuttavia, per chi avesse orecchie per sentire, era chiaro come il sole che io, in quella lingua sconosciuta, con una sintassi misteriosa e una grammatica indecifrabile, facevo udire parole di benevolenza quali in nessuna altra lingua nazionale nota, e perfino in nessuna delle cosiddette lingue universali, sarebbero state possibili o sarebbero potute diventare efficaci.”

Questa è una storia singolare, ambientata tra due terre: “Nella mia vita c’è una storia che non ho ancora raccontato a nessuno. E se ora, piuttosto tardi, finalmente mi ci metto, quel che va raccontato, sebbene io stesso, quantomeno per l’inizio della storia, ne sia il protagonista e l’unico attore, non proviene, né in parole, né in immagini, da me. Questa storia qui, nella sua prima parte, l’ho vissuta sulla mia pelle, proprio io in carne e ossa, più di tutte le altre storie della mia vita. Ne so però soltanto per sentito dire: dai racconti di altri, della mia famiglia e, più intensamente ancora, in maniera più estesa, dai racconti di terzi, della gente del villaggio; se non, con effetto oggi ancora maggiore, di tutti quelli a me totalmente sconosciuti delle località circostanti e anche ben oltre al di là di queste.”

Più andavo avanti con la lettura più ho visto l’altra terra, quella che si è palesata ai nostri occhi durante la pandemia e soprattutto durante il primo lockdown.

Non è stato forse proprio durante il primo lockdown che ciascuno di noi ha sentito l’urgenza del bisogno degli altri?

“E quanto mi sembrava, con il passare del tempo, che non fossi io ad aver bisogno degli altri, ma anzi, in nome della paura quale uno dei loro principali segni di vita, che fossero loro ad aver bisogno di me, di me che, stando alle apparenze, ero quello pericoloso, il posseduto. «Stanchezza e bisogno, bisogno e stanchezza»: i versi di un canto?”

Il giorno in cui avviene la liberazione, il protagonista è stato ricolmo di benedizioni, abitando la «Saumseligkeit», cioè la “lentezza, indolenza che ha due significati su cui si può giocare – il primo è, da Säumen, indugiare, e selig, beato, «bearsi nell’indugio», l’altro, da Saum, orlo, «bearsi dei margini, degli orli» – a cui se ne aggiunge un altro, per arbitrio, per me solo, un terzo modo di giocare con la «Saumseligkeit»: accorgersi degli orli più lontani, come nell’immagine che segue, l’immagine che scaturisce da quella originaria, della mia beatitudine davanti agli orli delle nuvole irradiati dal sole lassù in alto, nell’azzurro dell’estate.”

È un romanzo breve, un condensato di metafore.


Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4775796812
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2022-06-10 08:03:11 Buongiorno e buon venerdì senza perdersi nel finito


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Aprire / Come
2022-06-09 07:46:31 Buongiorno e buon giovedì con un periodo tratto da Anna Karenina di Lev Tolstoj

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Aprire / Come
2022-06-08 21:38:11 PREMIO STREGA 2022: I 7 LIBRI E GLI AUTORI FINALISTI
Mercoledì 8 giugno 2022, dal Teatro Romano di Benevento, è stata annunciata la "settina" dei finalisti della LXXVI edizione del Premio Strega. Ecco i libri e gli autori che si contenderanno l'ambito Premio letterario il 7 luglio
Corriere della Sera
08.06.2022

#DiVisteERiviste #PremioStrega2022

Mercoledì 8 giugno 2022, presso il Teatro Romano di Benevento, sono stati annunciati i libri e gli autori finalisti del Premio Strega 2022.
Le votazioni hanno dato un esito davvero poco consueto: al posto di una cinquina (o di una sestina) i finalisti del Premio Strega 2022 si sono rivelati essere sette. Ecco i loro nomi: Mario Desiati (Spatriati, Einaudi), Claudio Piersanti (Quel maledetto Vronskij, Rizzoli), Marco Amerighi, (Randagi, Bollati Boringhieri), Alessandro Bertante (Mordi e fuggi, Baldini+Castoldi), Veronica Raimo (Niente di vero, Einaudi), Fabio Bacà (Nova, Adelphi), Veronica Galletta (Nina sull’argine, minimum fax, come rappresentante di un piccolo-medio editore).
Questi i restanti autori della dozzina che ambivano alla finale: Jana Karšaiová (Divorzio di velluto, Feltrinelli), Daniela Ranieri (Stradario aggiornato di tutti i miei baci, Ponte alle Grazie – selezionata a sua volta per la finale del Campiello), Alessandra Carati (E poi saremo salvi, Mondadori), Davide Orecchio (Storia aperta, Bompiani), , Marino Magliani (Il cannocchiale del tenente Dumont, L’Orma).
Il Premio Strega Giovani 2022, assegnato martedì 7 giugno, è andato a Veronica Raimo per il libro Niente di vero pubblicato da Einaudi. La cerimonia di premiazione si terrà il 7 luglio a Roma.
Nelle prossime foto i libri e gli autori della cinquina del Premio Strega 2022.
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Aprire / Come
2022-06-08 07:43:46 Buongiorno e buon mercoledì con una frase di Giorgio Parisi

“Tutto ciò che vediamo intorno a noi è un sistema complesso, compresi noi stessi. Nel cervello o nell'organismo i neuroni o gli organi si scambiano di continuo messaggi che influenzano il loro funzionamento. Sistemi complessi sono anche le interazioni tra le persone protagoniste dell'economia e altrettanto un ecosistema con i vari organismi in azione o l'intero insieme della vita sulla Terra.”

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Aprire / Come
2022-06-07 10:20:52 Titolo: Guarda le luci, amore mio
Autore: Annie Ernaux
Traduttore: Lorenzo Flabbi
Editore: L’Orma
Genere: romanzo
Data: 07.03.2022

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#recensione

Annie Ernaux è tra quelle scrittrici e scrittori per i quali dico “Potrebbe anche scrivere la lista della spesa e sarebbe comunque bella.”

Questa frase calza a pennello per questo ultimo romanzo di Annie Ernaux.

Nel 2012, l'editore francese Seuil chiede ad Annie Ernaux di scrivere un libro per la nuova collana «Raccontare la vita». La scrittrice allora punta i riflettori sul mondo variegato e multietnico che abita un ipermercato. Lei scrive il suo diario tra il 2012 e il 2013 e si concentra sull’Auchan, di cui è cliente abituale.

Il suo sguardo critico osserva la vita che pullula nei vari reparti distribuiti su più livelli e, nello stilare il suo diario, conduce la sua indagine sociologica.

Tra gli scaffali, le notizie dei morti in Bangladesh (tra cui molti producevano prodotti per Auchan) sono solo titoli di coda che spariscono nel momento in cui sono annunciati: “Per cambiare le cose, chiaramente, è meglio non contare su di noi, che dopo aver versato qualche lacrima di coccodrillo torniamo ad approfittare a cuor leggero di quella manodopera di schiavi.”

L’ipermercato è un pullulare di specchietti per le allodole, un richiamo costante ad invogliare ad acquistare.

“Sul tapis roulant sotto la grande volta a vetri si sale verso le ghirlande e le luminarie che pendono dal livello superiore come collane di pietre preziose. La giovane donna che è davanti a me con una bambina nel passeggino solleva la testa, sorride. Si china sulla piccola: «Guarda le luci, amore mio!».”

Il 22 ottobre 2013, Annie Ernaux interrompe il diario: “Ho interrotto questo diario. Come accade ogni volta che smetto di registrare il presente, ho l’impressione di ritrarmi dal movimento del mondo, di rinunciare non soltanto a raccontare la mia epoca, ma anche a vederla. Perché vedere per scrivere è vedere altrimenti. È distinguere oggetti, individui, meccanismi e conferire loro valore d’esistenza.”

Ha un talento riconosciuto questa scrittrice. La adoro

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4768730299
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Aprire / Come
2022-06-07 07:28:36 Buongiorno e buon martedì ponendo l’attenzione sulle corrette condizioni al contorno


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Aprire / Come
2022-06-06 17:16:04 Titolo: Mare al mattino
Autore: Margaret Mazzantini
Pubblicazione: 2011
Genere: Narrativa
Edizione: Einaudi Editore
Pagine : 127


#recensione gentilmente offerta da Francesca

“Ma ogni vera gioia ha una paura dentro.“

Due mamme Jamila e Angelina, due figli Fahrid e Vito, due terre la Libia e Lampedusa, due storie, un unico mare il Mediterraneo.

La grande tragedia del nostro tempo: i viaggi della Speranza nei barconi carichi di una umanità soccombente ma temeraria, che tenta l’ultima chance per la sopravvivenza: traversare il mare per cercare una vita migliore. “Chilometri di silenzio, solo il rauco motore. È una scena di guerra, di ogni guerra. Umanità deportata come bestiame”.
Non tutti riescono, non tutti approdano vivi.

È la storia di come un despota sanguinario dalla salita al potere al suo decadimento, stravolge la vita di un popolo intero. È la storia di due donne: Angelina e Jamila e dei loro figli Vito e Farid. Una fugge in Italia all’alba del regime, figlia di italiani trapiantati in Libia, anima lacerata tra i profumi del deserto e un’ appartenenza mai più ritrovata con il popolo italiano. L’altra, al tramonto del regime, tenta di salvare il figlioletto Farid avventurandosi su di un mare sconosciuto, dopo aver perduto tutto ciò che aveva, compreso il suo giovane sposo.
Due storie parallele fatte di vincoli di sangue, di radici strappate, di ricordi amorevoli, di struggente difficoltà a ritrovarsi in un paese divenuto sconosciuto. Un unico mare, Farid lo vede per la prima volta la notte che fugge dalla sua casa ai confini del deserto: «credeva di poterci camminare sopra come le navi, invece è bagnato e succhia da sotto».
Vito, dalla Sicilia, guarda quello stesso mare come una discarica di avanzi e di barche mai arrivate. Ne raccoglie le grida, ne conserva le tracce. Sono pezzi di memoria: la sua, quella di Farid e di tutti quelli che saranno i suoi e i nostri figli.

Poche pagine intrise di triste ma forte umanità, la Mazzantini tocca il cuore con tratto asciutto, definito e austero. Un racconto senza sbavature e fronzoli divagatori, diretto e fortemente visivo, l’autrice conferma così una prepotente propensione a temi sociali fortemente attuali e storicamente a noi vicini. Fa pensare la Mazzantini a quanto sia duro il cammino verso la libertà.

Felice lettura

F. C.
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