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#VentagliDiParole

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Indirizzo del canale: @ventaglip
Categorie: Letteratura
Lingua: Italiano
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Descrizione dal canale

Per condividere pensieri, letture, emozioni attraverso le parole.
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Gli ultimi messaggi 13

2022-05-25 07:54:01 Buongiorno e buon mercoledì con i versi di Giorgio Caproni

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Aprire / Come
2022-05-24 21:18:01 Titolo: La società della stanchezza. Nuova ediz.
Autore: Byung-Chul Han
Traduttore: Federica Buongiorno
Editore: Nottetempo Edizioni
Genere: saggio/filosofia
Data: 04.06.2020

Leggi l’anteprima

#recensione

Quante volte vi capita di dire: "Sono stanca/o"?
A me un'infinità di volte, soprattutto da quando ho cambiato lavoro (beh, in realtà anche prima).
Sono figlia del mio tempo: mi lascio fagocitare dai mille mila impegni.

Il saggio di Byung-Chul Han si concentra sull'eccesso di positività che affligge la nostra società imperniata sull'efficienza: “Il mito di Prometeo si presta a essere interpretato anche come una rappresentazione dell’apparato psichico dell’odierno soggetto di prestazione, il quale usa violenza a se stesso, fa guerra a se stesso. Il soggetto di prestazione, che s’immagina libero, in realtà è incatenato come Prometeo. L’aquila, la quale si ciba del suo fegato che ogni volta ricresce, è il suo alter ego con cui egli è in guerra. Così inteso, il rapporto tra Prometeo e l’aquila è una relazione con il sé, un rapporto di auto-sfruttamento. Il dolore al fegato, di suo incapace di dolore, è la stanchezza. Prometeo viene colto così, come soggetto di auto-sfruttamento, da una stanchezza senza fine. Egli è l’archetipo della società della stanchezza.”

La nostra società è malata di assenza di alterità: “La scomparsa dell’alterità implica il vivere in un tempo povero di negatività. Le malattie neuronali del XXI secolo, a loro volta, seguono si una dialettica ma non la dialettica della negatività, bensì quella della positività. Si tratta di stati patologici da ricondurre a un eccesso di positività. La violenza non nasce solo dalla negatività, ma anche dalla positività, non solo dall’Altro o dall’Estraneo ma anche dall'Eguale.”

Con questo saggio il filosono Byung-Chul Han invita ciascuno di noi a rivedere il nostro fare e il nostro non-fare, passando dalla potenza passiva alla potenza attiva, per non essere più schiavi della prestazione, ma liberi di essere, liberi di non perdere il nostro centro, per non smarrire il senso dell'Altro: “La negatività del non-fare (nicht-zu) è anche un tratto essenziale della contemplazione. Nella meditazione zen, per esempio, si tenta di raggiungere la pura negatività del non-fare, ossia il vuoto, liberandosi da qualcosa che incombe e che s’impone. Si tratta di una pratica estremamente attiva, tutt’altro che passiva. È un esercizio volto a raggiungere una posizione di sovranità dentro il sé, a collocarsi al centro di sé. Se disponessimo solo della potenza positiva, invece, saremmo consegnati del tutto passivamente all’oggetto. L’iperattività è, paradossalmente, una forma estremamente passiva del fare, che non ammette più alcun agire libero. Si fonda su un’assolutizzazione unilaterale della potenza positiva.”

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4733118040
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Aprire / Come
2022-05-24 07:46:12 Buongiorno e buon martedì, con i versi di Franco Marcoaldi che indaga il mistero del cane



https://twitter.com/ventaglip/status/1528959062016131073?s=21&t=xMU8TsgPSaZYF5GlUq73GA
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Aprire / Come
2022-05-23 21:39:37 Titolo: Ho sognato di vivere! Poesie giovanili
Autore: Carmelo Bene
Editore: Bompiani
Genere: poesie
Data: 03.03.2021

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#recensione

Le poesie giovanili di Carmelo Bene, contenute in questa raccolta, sono ambientate nel mio Salento.
Scrive Stefano De Mattia, il nipote di Carmelo Bene, nella prefazione:
“Le poesie giovanili di Carmelo Bene rappresentano la forma più embrionale e pura del genio che in seguito si rivelerà. I manoscritti originali, rimasti inediti fino ad ora, costituiscono la parte più consistente di quest’opera e vennero donati da mio zio Carmelo a mia nonna Amelia poco dopo la loro creazione affinché li serbasse nel cuore, e li custodisse.”

Questi testi sono stati a lungo custoditi, prima di essere pubblicati:
“I manoscritti quindi, dopo essere passati di mano in mano tra gli affetti più prossimi al Maestro, sono stati da me custoditi per oltre dieci anni, e mi sono ritrovato così amorevolmente coinvolto in una sorta di missione della quale ho colto fortemente il senso e l’importanza.”

Ne ho selezionate tre, per invitare alla lettura.

“A te, malinconia,
piuma sospinta da ricordi dolci
nega quiete
la memoria beffarda.
Una mano febbrile,
in cerca d’abbandoni,
sfiora la carta
per consumar carezze
e pensieri scontati
invitano parole
a tingersi di nero!”

“E il mattino mi spegne.
Apparecchia di bianco questa mia
tavola al sole – dove la follia
quotidiana mangerà il suo nudo.

Ma la vita è dannarsi al coraggio
e sapere ogni giorno questo schianto,
se lo schianto è cadere
da un bacio.

Perché un bacio è una croce malferma
sul fatuo – e le braccia,
ahi, le braccia infiorate.”

“Son salito lassù. Dove il selciato
corre il suo squilibrio di pietra,
s’addolcia asfalto, rompe
nelle pozze che sibilano, nei cesti
di soffitta pesanti di borea.
Nelle pesche sull’asse i pensieri
dai denti di tarlo. Nel tempo
che divora il davanzale,
ai fanali pazzi di vento,
ai fili che corrono di sotto
verso l’isola che non c’è mai stata.

Nei cappelli rossi fasciati di cotone,
dorme il carnevale tutti
i suoi colori. L’orologio
fermo sull’ora in cui non sei venuta.

Dalla volta ricurva che s’inarca,
cupa, dove s’acceca il firmamento,
ai vetri sporchi, telaio di luce,
alle quattro.”

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4666140644
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Aprire / Come
2022-05-23 07:35:06 Buongiorno e buon inizio di settimana, nella legalità, a trent’anni dalla morte di Giovanni Falcone

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Aprire / Come
2022-05-22 20:41:18 Milan Kundera, la letteratura vede il tempo
SAGGI.
Di fronte a una minaccia di sparizione, le piccole patrie centro-europee confidino nella loro cultura quale sola garante dell’identità nazionale: due conferenze di Milan Kundera raccolte in «Un Occidente prigioniero», da Adelphi
Luca Crescenzi
Alias Domenica ~ Il Manifesto
22.05.2022

#DiVisteERiviste

Accade talvolta che la storia restituisca attualità a libri e documenti che dopo aver segnato un’epoca finiscono per fare da monito a un’altra. È questo il caso dei due discorsi di Milan Kundera raccolti sotto il titolo Un Occidente prigioniero che, riapparsi da Gallimard nel 2021, sono stati tradotti da Adelphi (l’altro con il titolo La letteratura e le piccole nazioni, premesse di Jacques Rupnik e Pierre Nora, traduzione di Giorgio Pinotti, Piccola Biblioteca Adelphi, pp. 85, euro 12,00) giusto in tempo per offrire chiavi di lettura al trauma del ritorno della guerra nell’Europa centro-orientale. Per quanto non priva di ragioni, questa semplificazione non rende tuttavia giustizia alla profondità del ragionamento di Kundera, il cui significato trascende i limiti della pura storicità per comporre una forma universale della Mitteleuropa.
I due discorsi ora ripubblicati affondano le loro radici l’uno nella situazione antecedente la Primavera di Praga, l’altro negli anni del progressivo indebolirsi del sistema sovietico, ma il loro orizzonte è ben più ampio e in fondo, come tutta l’opera di Kundera, hanno per riferimento l’intera vicenda novecentesca dell’Europa centrale e balcanica. Ma quel che più conta è che la lente insostituibile per la rappresentazione di quel mondo e di quei tempi è la letteratura; è la storia delle sue morti e rinascite, che accompagnano le alterne vicende del popolo ceco: «semi-estinto» in epoca absburgica, scrive Kundera, e poi risuscitato proprio dai suoi scrittori.

[…]

L’Occidente privo di coscienza
Per queste nazioni la cultura è sempre stata ed è vitale. Ma laddove il potere economico e politico ha preso il sopravvento dell’interesse generale, laddove la libertà e l’identità non sono minacciate, la consapevolezza di questa basilare funzione della cultura è venuta meno e ciò che fu una «catastrofe» per la Cecoslovacchia dopo l’occupazione russa è a Parigi una realtà «banale e insignificante, a stento visibile, come un non-evento». Ma il grande Occidente che ha perduto il contatto col senso della sua cultura non è altro che una piccola nazione inconsapevole dei rischi che la perdita del rapporto con la propria letteratura comporta. Il vero pericolo è quello di diventare indifferenti a sé stessi, di perdere, insieme alla cultura, la misura di ciò che si è rispetto agli altri e a ciò che potrebbe costituire il motivo della propria sparizione. In fondo l’occidente europeo non è altro che una piccola nazione ormai priva della coscienza di esserlo.
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Aprire / Come
2022-05-22 08:30:13 Buongiorno e buona domenica e auguri a chiunque festeggi l’onomastico oggi

https://twitter.com/ventaglip/status/1528246411178958850?s=21&t=P9w8LGWitmGM3PUKFThvEw
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Aprire / Come
2022-05-21 21:22:58 Salone del libro di Torino 2022, Molinari racconta Zelensky a partire dai suoi discorsi alla nazione
Sara Scarafia
La Repubblica
21.05.2022

#DiVisteERiviste

Zelensky leader occasionale travolto dalla sua missione. Zelensky comunicatore, nella guerra più digitale di sempre. Ad Arena Robinson il direttore di Repubblica Maurizio Molinari in dialogo con Paolo Garimberti, traccia il profilo del presidente ucraino a partire dai suoi discorsi raccolti nel libro "Per l'Ucraina", in distribuzione da oggi con Repubblica: la prefazione è firmata da Molinari. Che dal palco dell'Arena Robinson dice che potrebbe esserci la prospettiva concreta di un cessate il fuoco.
Quello che viene fuori dal volume in distribuzione col quotidiano è il ritratto di un politico che si è rivelato capace di utilizzare parole e risorse multimediali per unire attorno a sé un'intera nazione. "Zelensky - dice Molinari - ha detto da subito che lui rappresentava ogni ucraino, che ogni ucraino è un resistente e chiunque al posto suo avrebbe fatto lo stesso. Di fatto trasformando la sua scelta nella scelta di tutti".
"Notte dopo notte parlava agli ucraini che andavano a letto pensando che forse al mattino avrebbero saputo che era stato ucciso. Le sue parole testimoniava non solo che lui era vivo ma che l'Ucraina restava in vita"

Secondo il direttore dietro al leader, che prima di essere eletto faceva l'attore, c'è una strategia raffinata. "Da attore non soltanto studia il copione e lo prepara anche tenendo conto dei suoi interlocutori, come emerge chiaramente dai discorsi rivolti alle altre nazioni". E Garimberti ricorda di quando, rivolgendosi al parlamento italiano, ha paragonato Mariupol a Genova.
"Credo che dietro a Zelensky ci siano un team digitale molto preparato". Molinari mette in fila i luoghi dai quali il presidente dell'Ucraina ha via via parlato: "I primi giorni si rivolgeva alla nazione dal bunker. Dopo ha cominciato a passeggiare di notte per Kiev, poi di giorno, indicando anche le strade nelle quali si trovava".
"Zelensky - dice Molinari - mi ricorda Bush dell'11 settembre. Anche lui era debole e guidava una nazione divisa. Ma dopo l'attacco, la sfida era talmente forte che la nazione si è riconosciuta in lui"
Garimberti e Molinari ragionano sul fatto che questo è il primo conflitto digitale: "Nonostante il poderoso gruppo di  hacker russi, l'Ucraina ha fatto sapere al mondo che la guerra lampo era fallita attraverso i social network e questo ha cambiato la dinamica del conflitto".
Che, dice Molinari, si è avviato alla fase della diplomazia militare. "Un cessate il fuoco adesso è possibile. Ma l'ultima parola spetterà a Putin".
29 views18:22
Aprire / Come
2022-05-21 07:44:49 Buongiorno e buon sabato con i versi di Mariangela Gualtieri

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Aprire / Come
2022-05-20 07:45:09 Buongiorno e buon venerdì con i versi di Mariangela Gualtieri


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