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Titolo: Il figlio del figlio Autore: Marco Balzano Editore: | #VentagliDiParole

Titolo: Il figlio del figlio
Autore: Marco Balzano
Editore: Einaudi Editore
Genere: narrativa
Data: 31.05.2022

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#recensione

Questo romanzo è stato pubblicato per la prima volta da Marco Balzano nel 2010, per Avagliano, è stato finalista del Premio Dessì 2010, ha ricevuto la menzione speciale della giuria Premio Brancati-Zafferana 2011 e infine il Premio Corrado Alvaro Opera prima 2012.
Sellerio lo ha ripubblicato nel 2016 ed Einaudi nel 2022.

Un nonno, un padre e un figlio a confronto: Leonardo, Riccardo e Nicola sulla strada Milano-Barletta, a bordo di una Punto amaranto, riscoprono, ritrovano e mettono in discussione le proprie radici.

Nicola, il figlio ventiseienne nato a Milano, alle prese con il mestiere del professore, comprende il barlettano ma non lo parla: una lingua estranea, straniera eppur famigliare.
Al racconto fa da sfondo il paesaggio tipico della mia Puglia

“Ulivi e nient’altro che lunghe file di ulivi sporgenti fino al ciglio della strada che taglia la campagna. Loro non correvano inghiottiti all’indietro. Rimanevano saldi con i ventagli verdi che si allungano nel sole. Nostalgia di casa non arrivava nonostante tutto quell’abbassarsi di labbra, di silenzi incomprensibili di cui erano stati pieni quei giorni. Nostalgia di casa non arrivava. E gli ulivi scorrevano lenti."

Gli ulivi, con i loro tronchi che sembrano delle opere d'arte, diventano testimoni di quella nostalgia che si attarda nell'essere avvertita, perché "forse viaggiare con loro non era stato solo andarsi a svuotare le tasche di sabbia, ma affondare per bene le mani nel ventre caldo delle cose in comune che non ci siamo mai detti. Sempre pronti a marcare le differenze, a barricarci dietro i silenzi. E gli ulivi scorrevano lenti. E nostalgia non ne sentivo. Sentivo invece spavento all’idea di trovarmi ancora altre sere da solo, assente, chiuso in casa a sfogliare riviste senza trovare parole da dire agli amici, senza trovare parole da lasciare sui fogli. Di vedere sfuggire il tempo come mio padre nella falsa immobilità delle sere al davanzale."

E gli ulivi continuano a scorrere lenti, come una sorta di marcatempo. E ad essi si alternano le vigne "come lunghi corridoi che non si sa dove arrivino. E io nostalgia non ne sentivo perché forse era quella dov’ero la mia nostalgia, quel mare in cui non sapevo prendere direzioni, quei grumi di strade dietro i viali incastonati in un tempo che poteva essere qualunque tempo già stato. Nemmeno adesso posso dimenticare quegli ulivi che scorrevano lenti.
Ero passato per quelle vie senza potermi fermare. Io non avevo brandelli di città vecchia da riesumare, amici da accompagnare un’ultima volta. A me quelle strade non mostravano l’anima cruda del loro passato, erano solo il teatro dell’infanzia smemorata. Le stesse cose che a me rivelavano un volto, un’atmosfera, a babbo rivelavano un’anima. E arrivava anche a mio padre quest’anima e lui ci sentiva ancora un ricordo, un affetto, anche se non diverso da quello che si porta a una vecchia fidanzata con cui non si riusciva ad andare d’accordo.”

Ogni luogo non è solo la somma di un nome e di un volto. Ma è custode di ricordi, delle origini delle propria famiglia, delle tradizioni. Un luogo diventa casa, non appena acquista un'anima.
Per Nicola, la terra di suo padre e di suo nonno non è ancora la sua terra.
Lo diventerà, forse.
Chissà.

Su Goodreads
https://www.goodreads.com/review/show/4757917993