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2021-10-14 17:39:50 Giorni fa vi abbiamo presentato alcuni stralci lettura del filosofo RICHARD RORTY, e, inaspettatamente, ha riscosso tanto successo all'interno del nostro gruppo. A questo punto approfondiamo il filosofo e il suo pensiero.

Chi è RICHARD RORTY?
Richard Rorty rappresenta lo studioso che ha spezzato i legami con la filosofia analitica e con la maniera tradizionale di fare filosofia. Nasce a New York nel 1931. Dopo aver insegnato filosofia a Princeton, è passato al Dipartimento di discipline letterarie dell'Università della Virginia. Partecipa alle discussioni sul rapporto mente-corpo, approdando ad una prospettiva antidualistica, basata sulla tesi, condivisa da Feyerabend, secondo cui " non ci sono menti, ma soltanto cervelli ".
Egli ritiene che il pensiero analitico, sia quello di matrice neopositivistica, sia quello del linguaggio ordinario, pur non avendo rispettato la promessa di fare, della filosofia, una scienza, abbia pur sempre avuto il merito di attirare l'attenzione sulle difficoltà epistemologiche della filosofia tradizionale: " la cosa più importante che è accaduta nella filosofia degli ultimi trent'anni non è la svolta linguistica come tale, ma piuttosto l'inizio di un ripensamento a tutto campo di certe difficoltà epistemologiche che hanno tormentato i filosofi a partire da Platone e Aristotele " ("La svolta linguistica"). Negli anni Settanta-Ottanta, approda ad una prospettiva radicalmente post-analitica e post-filosofica, caratterizzata da un recupero della tradizione pragmatistica americana (Dewey, James) e da un confronto creativo con l'heideggerismo, l'hegelismo, il nietzscheanesimo, l'ermeneutica, il decostruzionismo, il postmoderno ecc. Nello stesso tempo, accentua i suoi interessi letterali, confrontandosi non solo con i filosofi, ma anche con gli scrittori (Proust, Nabokov, Orwell ecc).

FILOSOFIA, MENTE, CONOSCENZA
Al centro della sua riflessione troviamo una serrata polemica contro la Filosofia e un atteggiamento "terapeutico", come egli stesso lo definisce, contro la corrente dominante del pensiero occidentale: " i pragmatisti ritengono che la più grande aspirazione della filosofia è quella di non praticare la Filosofia. Per come la vedo io, il genere di filosofia che discende da Russell e da Frege, proprio come la fenomenologia classica di Husserl, è semplicemente un ulteriore tentativo di mantenere la filosofia nella posizione in cui Kant desiderava porla: quella cioè di giudice delle altre aree della cultura. […] L'empirismo logico era una variante della canonica e accademica filosofia neokantiana incentrata sull'epistemologia. […] La filosofia "analitica" è una variante ulteriore della filosofia kantiana, una variante caratterizzata principalmente dal considerare la rappresentazione come linguistica piuttosto che mentale, e quindi la filosofia del linguaggio come la disciplina che esibisce i "fondamenti della conoscenza", invece della "critica trascendentale" o della psicologia " .

Sviluppa quindi l'idea della Filosofia come disciplina che possiede una sua specifica e privilegiata via d'accesso ai fondamenti della conoscenza e ai meccanismi della mente, attraverso lo studio dell'uomo-come-soggetto-della-conoscenza, dei "processi mentali" o delle "attività della rappresentazione" che rendono possibile la conoscenza. Conoscere significa rappresentare accuratamente quel che si trova fuori della mente. Filosofia, conoscenza e mente sono quindi idee interconnesse.

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2021-10-13 16:02:28 «Ma come è possibile che una sofferenza, che non è la mia e che non mi colpisce direttamente, ciò nonostante possa diventare per me un motivo così immediato da spingermi ad agire, come di solito succede solo con un motivo esclusivamente mio? È possibile solo se anch’io partecipo a quella sofferenza [...] Ma questo presuppone che io mi sia identificato in qualche modo con l’altro, che per un momento la barriera tra l’Io e il non-Io sia stata rimossa. Solo allora la situazione in cui versa l’altro, i suoi bisogni, le sue necessità e le sue sofferenze diventano immediatamente miei. Allora vedo l’altro non più come l’intuizione empirica me lo presenta, come qualcosa di estraneo, di indifferente e di completamente diverso, bensì io soffro insieme a lui, nonostante i miei nervi non stiano sotto la sua pelle. Solo così il suo dolore e i suoi bisogni possono diventare il mio motivo; altrimenti solo i miei possono diventarlo. »

Arthur Schopenhauer, “Il fondamento della morale”

In questo libro, Schopenhauer individua un'attenta analisi "analitica della compassione", in nove punti:

Nessuna azione può avere luogo senza un motivo sufficiente
Un’azione per la quale esiste motivo sufficiente non può aver luogo se un contro-motivo più forte non ne rende necessaria l’omissione
Ciò che muove la volontà è soltanto il bene e il male, cioè conforme o contrario ad una volontà. Ogni motivo che muove l’azione deve avere un rapporto con bene e male
Ogni azione si riferisce ad un essere sensibile al bene e al male come suo ultimo scopo
L’essere è l’attore etico, o un altro che partecipa all’azione in modo passivo
Ogni azione il cui fine è il bene o il male dell’attore stesso, è un’azione egoistica
Ciò vale anche per le omissioni delle azioni
Egoismo e valore morale di un’azione non possono stare insieme
L’importanza morale di un’azione può essere soltanto in una relazione con altri

Attraverso tali premesse, Schopenhauer sostiene che il bene e il male hanno come fine ultimo l’agente stesso o qualcun altro.

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2021-10-12 16:16:02 «Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale... Dio non può indurre nell'uomo un'opinione o una fede contro la conoscenza naturale... tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti.»

Tommaso d'Aquino, Summa contra Gentiles

Per Tommaso l'anima è creata "a immagine e somiglianza di Dio", unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione), forma del corpo e non localizzata in un punto particolare di esso, trascendente come Dio e come lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L'anima è tota in toto corpore, contenuta interamente in ogni parte del corpo, e in questo senso legata ad esso indissolubilmente.

#riflessione #fede #religione #citazione
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2021-10-11 21:30:15 Incrementa i tuoi contatti @ingresso10k_bot  
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2021-10-11 17:02:56 RICHARD RORTY – NON ESISTONO DESCRIZIONI PRIVILEGIATE?


nella misura in cui noi comprendiamo qualcosa, lo facciamo mediante una descrizione, e […] non esistono descrizioni privilegiate. Non sussiste alcuna possibilità di aggirare il nostro linguaggio descrittivo giungendo fino all’oggetto in sé. […] la distinzione tra “per sé” e “in sé” è il relitto di un vocabolario descrittivo – ovvero del vocabolario della metafisica – che ha perso da tempo la propria utilità.

[…] Quel che presso i metafisici si dice approssimazione alla vera natura di un oggetto, è chiamata dai nominalisti invenzione di un discorso nel cui ambito vengono attribuiti nuovi predicati alla cosa, definita, sino a quel momento, da vecchi predicati; lo scopo è quello di accordare queste predicazioni con quelle più antiche, in modo tale che i fenomeni possano essere salvati. […] La tesi principale dell’idealismo afferma che la verità è determinata non dalla conformità con la natura interna dell’oggetto, ma dalla coerenza. Questa tesi, pur non implicandola, rinvia comunque alla tesi principale del nominalismo secondo cui si dovrebbe sostituire il concetto di “natura interna” con il concetto di “descrizione identificatrice”. E questo perché l’idea di un’essenza reale e l’idea della verità come conformità […] coincidono. […]

Quante più descrizioni sono disponibili, e quanto più queste descrizioni si integrano l’un l’altra, tanto meglio comprenderemo l’oggetto individuato da una di queste descrizioni."


[Richard Rorty, tratto dall’intervento “L’essere che può essere compreso è linguaggio”. Per Hans-Georg Gadamer in occasione del suo centesimo compleanno, p. 49, nel libro “L’essere, che può essere compreso, è linguaggio” Omaggio a Hans-Georg Gadamer, il Nuovo Melangolo, Genova – 2001]

FONTE:
https://www.arenaphilosophika.it

 #riflessione #filosofiacontemporanea #consigliolettura
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2021-10-11 12:48:09 #riflessione

Colui che veramente comprende il significato profondo del pessimismo filosofico (e sono pochi) sa che esso non conduce alla disperazione o alla depressione, ma alla liberazione. Il pessimismo è tutt'altro che un atteggiamento negativo: è la conoscenza universale delle cose, la disposizione positiva per eccellenza. Il pessimismo è un fatto che possono fare proprio soltanto rari, rarissimi individui; il resto o sono falsi ottimisti, o ingenui ottimisti, oppure pessimisti confinati nella loro malata psicologia, e quindi gente che non potrà mai comprendere come stanno veramente le cose. Quest’ultima è gente distante dalla verità, risultando essere ottimisti con una disposizione pessimistica malata. Il loro non è il vero pessimismo, o per lo meno non è quello autenticamente filosofico (il pessimista non si deprime né si suicida, perché la vita non merita né la depressione né tanto meno il suicidio). Grandi pessimisti, come Cioran, Schopenhauer, Leopardi, Byron, hanno scritto opere grandiose e meravigliose, teorizzando il pessimismo filosoficamente e poeticamente, ma non sempre facendo seguire la vita pratica alla teoria. Si tratta di un punto capitale, perché non solo se ne deve scrivere, ma anche far seguire l'esempio di vita; altrimenti diventa un vizio di penna che si chiude su se stesso. La filosofia deve dare uno strumento per quanto riguarda la pratica: la vera sapienza non si esprime a parole, si vive come un fatto compiuto e in silenzio.

“Se vuoi risvegliare tutta l’umanità, devi risvegliare prima di tutto te stesso. Se vuoi eliminare la sofferenza nel mondo, devi prima eliminare tutto ciò che c’è di oscuro e negativo in te stesso. In verità, il dono più grande che si può fare al mondo è la propria trasformazione.”

Diceva Lao Tzu , autore del Tao Te Ching e fondatore del taoismo.
Il Tao Te Ching è un saggio composto di poco più di cinquemila parole e contenente i punti cardine della sua dottrina. Seguendo l'esempio di altri trattatisti cinesi, Laozi per spiegare le proprie idee e concezioni fa ampio ricorso a paradossi, analogie, ripetizioni, simmetrie, rime, e costruzioni ritmiche. Non a caso, l'intera opera può essere interpretata come una complessa analogia, dove il monarca allude all'Io e gli innumerevoli cittadini dell'Impero alle sensazioni e ai desideri sperimentati dal corpo.

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Il pessimismo come fattore non negativo, siete d'accordo?

#pensierieparole #consigliolettura #filosofia #filosofiaorientale
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