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Dobbiamo] sviluppare la filosofia [...] come parte del nostro sistema mondo, in continuità con il resto della scienza...

[W. V. Quine]

Un dibattimento di lungo corso: quale ruolo assegnare alla filosofia tra le altre forme di sapere?

Nuovo articolo di Vaccaro su "La voce di Asti"

Una prospettiva ingegneristica
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Writer
https://arenaphilosophika.it/simone-vaccaro-ap/

#lavocediasti #quine
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Aprire / Come
2022-10-02 11:24:28 "L'anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre"


WISLAWA SZYMBRORSKA

L'idea dell'anima come qualcosa di distinto dal corpo e che sopravvive a esso è propria di molte dottrine religiose antiche, ma è nella riflessione filosofica greca che si elabora un concetto unitario e individuale di anima e la nozione di immortalità.
Platone introdusse una concezione dualistica dell'uomo, considerando l'anima come principio simile al mondo delle idee, preesistente al corpo e dunque immortale. L'anima è unita al corpo come a un elemento estraneo e perfino ostile.
Aristotele si oppone al dualismo platonico sostenendo che l'anima è il principio che rende vivente un corpo e non può essere disgiunto da esso. L'anima è il centro attivo e dinamico cui fanno capo gli organi corporei che contribuiscono tutti insieme al mantenimento della vita. Distingue varie funzioni dell'anima: 
- anima vegetativa (che è causa della vita vegetativa, ossia nutrizione, crescita e riproduzione) propria dei vegetali, 
- anima sensitiva (sede della sensazione e del movimento) propria degli animali
- anima intellettiva (centro del pensiero e della volontà) propria dell'uomo.

Nella tradizione cristiana si elabora una concezione spiritualista dell'anima come sostanza, che utilizza prevalentemente alcune dottrine platoniche. 
Tommaso d'Aquino, afferma che essa è immortale e che costituisce la sostanza spirituale e individuale di ciascun uomo.

Prima metà del 17° secolo, le scoperte anatomiche e fisiologiche avviano un nuovo studio dell'uomo e del suo corpo su basi sperimentali e meccaniciste.
Cartesio )sostiene che l'uomo è composto di due sostanze: pensiero (sostanza pensante) e corpo che occupa uno spazio (sostanza estesa). L'anima è principio del solo pensiero, non della vita in tutte le sue manifestazioni. La dualità di corpo e anima è radicale.

La scuola degli empiristi inglesi (17° e 18° secolo) considera invece l'anima come un'idea oscura, l'idea di qualcosa che non si conosce bene (J. Locke); oppure nega l'esistenza dell'anima come qualcosa di diverso dall'insieme delle nostre sensazioni, che si susseguono in un perpetuo flusso e movimento (D. Hume).

Gli illuministi francesi del 18° secolo respingono il dualismo di Cartesio e accolgono l'ipotesi di una 'materia pensante'. Il problema dell'anima si sposta così sempre più sul piano delle ricerche empiriche circa il funzionamento e il comportamento della psiche umana.

Kant (seconda metà del 18° secolo) afferma che l'esistenza dell'anima e la sua immortalità sono postulati della ragion pratica, cioè qualcosa che non può essere dimostrato, ma che dev'essere necessariamente presupposto partendo da alcuni fatti evidenti, come la presenza della legge morale nel cuore dell'uomo.

Con l'idealismo tedesco, l'anima non è più considerata come momento isolato, ma viene compresa all'interno di un percorso, o movimento dialettico, dell'essere spirituale nel suo complesso.
Hegel respinge la nozione tradizionale di coscienza soggettiva come punto di riferimento dell'attività e del pensiero dell'uomo, e parla di uno Spirito assoluto, rispetto al quale l'anima rappresenta soltanto il primo grado dello sviluppo dell'attività spirituale dell'uomo.

Nel corso dell'Ottocento e del Novecento, correnti filosofiche positiviste e materialiste hanno escluso la realtà dell'anima dando un'interpretazione spiritualistica o metafisica di determinate funzioni cognitive del cervello. Nel 20° secolo, con la nascita della psicanalisi e la scoperta dell'inconscio, l'indagine si è spostata sul piano dell'analisi degli stati di coscienza e dei meccanismi di organizzazione della psiche, per la quale Freud ha proposto una tripartizione in Es (serbatoio delle energie psichiche, in gran parte inconsce), Io (sfera delle relazioni e contatti con la realtà esterna) e Super-io (sede dei valori e della coscienza morale).

Poesia integrale di WISLAWA SZYMBRORSKA in @amorepoesia

#enciclopediafilosofica #anima #poesiacontemporanea #letteratura #filosofia #approfondimento #riflessione
609 views08:24
Aprire / Come
2022-10-01 15:46:04

Le onde e l'acqua sono una cosa sola, eppure questo non cela la loro differenza. L'acqua e le onde sono differenti, eppure questo non cela la loro unità...

[Tu-Shun, Cessation and Contemplation]

Articolo di Vaccaro su "La voce di Asti"

Le onde e l'acqua, l'Unità paradossale
https://www.lavocediasti.it/2022/09/24/sommario/la-filosofia-e-le-sue-voci/leggi-notizia/argomenti/la-filosofia-e-le-sue-voci/articolo/le-onde-e-lacqua-lunita-paradossale.html

Writer
https://arenaphilosophika.it/simone-vaccaro-ap/

#vaccaro #lavocediasti #onde
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2022-09-30 13:42:44 Arthur Schnitzler - Le diverse forme della solitudine

"Esistono diverse forme di solitudine più genuine, più dolorose, più profonde di quelle che siamo soliti definire tali. Non ti è mai accaduto di trovarti in una compagnia numerosa e all'improvviso, dopo esserti sentito assolutamente e piacevolmente a tuo agio, tutti i presenti ti sono sembrati degli spettri e tu solo l'unica persona reale tra loro? O nel mezzo di una discussione quanto mai stimolante con un tuo amico non ti sei mai reso conto della totale inconsistenza di tutte quelle parole e dell'improbabilità di riuscire a capirvi? O mentre giacevi beato tra le braccia della tua amata non hai mai avvertito d'improvviso, con assoluta certezza, che dietro la sua fronte passavano pensieri di cui non sapevi nulla?

Tratto da
Il libro dei motti e delle riflessioni
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Tutto questo è solitudine, una solitudine peggiore di ciò che comunemente definiamo l'essere soli con se stessi. Perché, commisurato con le altre solitudini reali in cui c'è inquietudine, pericolo e disperazione, questo tipo di isolamento rappresenta una condizione così innocentemente contemplativa che forse dovremmo percepire lo stare con noi stessi come la forma più dolce e piacevole di socievolezza. Il termine  "Solitudine", dal latino "solitudo-inis", non indica esclusivamente uno status momentaneo relativo alla mancanza di compagnia. Esso è più volte concepito dall'uomo sia come una condizione esistenziale involontaria, sia come una scelta di vita. Molti studiosi, letterari, filosofi hanno approfondito tale tematica.

Secondo lo psicanalista e sociologo Erich Fromm è una condizione che provoca ansia nell'essere umano, dettata dall'impossibilità di condivisione delle gioie e dei dolori quotidiani.

Per Kierkegaard, la solitudine è una caratteristica della passione per il pensiero. Danzando da solo  forma se stesso. Esclude quindi qualsiasi compagno d’avventura.
"
Occorre ballare da soli per conquistare il pensiero (e quindi la verità e la fede). Soltanto da solo il «singolo» uomo conquista la fede; il «singolo» (da solo) giunge – ballando - alla fede (che è compresa nel pensiero). L’importante è essere da soli in questa avventura esistenziale".

Aristotele, considera che la vita dell’uomo solitario non possa essere considerata davvero umana. La vita lontana dalla comunità non appartiene propriamente parlando agli uomini ma solo, appunto, alle bestie e agli déi. Secondo questa lettura la condivisione dell’esistenza è, dopo tutto, un peso, un’esigenza strutturale qualcosa di cui non ci si può liberare, come non ci si può liberare di una parte di noi stessi.

Martin Heidegger sosteneva che la solitudine rappresenti la condizione dell’autenticità.
"
La solitudine è la condizione attraverso la quale ci si può riappropriare della vita_". Questo perché in essa siamo rimessi all’angoscia della nostra, diceva lui, «gettatezza», "lo spaesamento proprio di chi scopre che qualsiasi ragione per vivere non è altro che una maschera. E tolta la maschera, se ne trova un’altra."

Marco Aurelio rivolge un monito non solo a se stesso, ma all’umanità intera. Dice così: "siete degli illusi se pensate di trovare la tranquillità da qualche parte fuori di vuoi. Là fuori nel mondo c’è solo caos, disordine, distruzione, ed è sciocco pensare di poter risolvere i problemi che ci si porta dentro cambiando il tetto sotto il quale si vive. È sciocco perché ci si condanna a inciampare, di nuovo, in ciò da cui si sfugge – ossia, appunto, di noi stessi.
È nell’animo, nell’interiorità, invece, che si trova la pace autentica. La solitudine è un luogo edificato all’interno di noi stessi, al quale fare ritorno per riportare ordine nell’animo"
.

Se guardiamo alla solitudine da questa prospettiva, considerandola cioè non come una disposizione dell’animo ma come un luogo di esso, ricaviamo una visione delle cose diversa.

#riflessione #solitudine #stralcilettura #consigliolettura #approfondimento
1.2K views10:42
Aprire / Come