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2021-10-26 17:17:03 ⁣ I sette savi o sette sapienti sono le personalità pubbliche dell'antica Grecia vissute in un periodo compreso tra la fine del VII e il VI secolo a.C. considerate modelli di saggezza pratica e autori di massime poste a fondamento della comune sensibilità culturale greca. Troviamo una prima forma di riflessione morale nella legenda dei Sette Savi. Il loro numero e il loro nome è variabile a secondo della fonte che li cita. Benché le fonti discordino sulla lista completa dei sette savi, su almeno quattro di essi esiste concordanza: Biante di Priene, Pìttaco di Mitilene, Solone di Atene, Talete di Mileto.
Platone, che fu il primo a enumerare i sette savi nel Protagora, li elenca così:

«Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano.»
Secondo Platone, quindi oltre ai quattro citati, la lista si compone di Cleobulo di Lindo, Chilone di Sparta, Misone di Chene.

Diogene Laerzio in "Vite dei filosofi, scrive :
«Questi erano ritenuti i (sette) saggi: Talete, Solone, Periandro, Cleobulo, Chilone, Biante, Pittaco. A questi aggiungono Anacarsi lo scita, Misone di Chene, Ferecide di Siro, Epimenide il Cretese. E alcuni anche Pisistrato il tiranno»

Oltre all'attività politica presso le loro città-stato, a contribuire alla fama dei Sette Savi fu il patrimonio di sentenze e massime - vale a dire di osservazioni e consigli - a loro attribuite, che in seguito furono spesso citate nelle orazioni degli antichi. Del pensiero dei sette sapienti non ci è giunta d'altra parte alcuna opera organica, anche se è possibile identificare tratti comuni tra le singole sentenze, che si caratterizzano per la loro lapidaria laconicitàː già Platone lodava tali brevi motti, detti massime gnomiche o sapienziali come il frutto più pregiato delle riflessioni degli antichi savi. Tratti comuni, pur nella varietà delle situazioni di vita prese in considerazione, sono l'esortazione all'autosservazione e all'autovalutazione delle proprie scelte, compendiata nel celeberrimo motto delfico "conosci te stesso" e l'esortazione alla mēsotes ispirata a giustizia (dike), alla scelta del giusto mezzo e alla moderazione, contrapposta alla hýbris: significativo a questo proposito il motto d'elezione di Solone, "nulla troppo".

Nei prossimi post, "le massime" dei sapienti

#approfondimento #enciclopediafilosofica #riflessione
885 views14:17
Aprire / Come
2021-10-26 12:20:12 “Infatti io dico che la temperanza è proprio questo: ‘conoscere se stessi’, d’accordo in tale definizione con l’autore dell’iscrizione votiva di Delfi; [...] Infatti ‘Conosci te stesso’ e ‘Sii temperante’ sono la stessa cosa, come recita la scritta e come anch’io affermo, ma qualcuno potrebbe credere che abbiano un diverso significato, come mi sembra che sia capitato a quelli che, in seguito, consacrarono delle scritte del tipo ‘Niente di troppo’ e ‘Garanzia porta disgrazia’. Costoro, infatti, credettero che ‘Conosci te stesso’ fosse un consiglio pratico, non un saluto del dio a quanti entravano e così, per non essere da meno nel proporre suggerimenti, fecero porre queste iscrizioni”.

Scrive Platone nella sua opera "Carmide", riferendosi alla più ricca raccolta delle "sentenze" attribuite ai 7 sapienti, che presentano il sunto della saggezza morale dei Greci prima del nascere della filosofia morale. Data la loro importanza, è bene leggerle per intero, perciò approfondiremo il discorso nei prossimi post.

Chi erano i dotti e i sapienti?
Quali sono le "loro sentenze"?

Continuate a seguirci...

 #riflessione #platone #filosofia #approfondimento #isettedotti
1.1K views09:20
Aprire / Come
2021-10-25 21:02:03
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2021-10-24 15:27:04 Platone e il mito degli Androgini: come nasce la storia dell’anima gemella

L’idea della ”ricerca dell’anima gemella”, deriva da un antico mito di Platone raccontato da Aristofane nel celebre Simposio.

"Tempo addietro – espone il poeta – non esistevano, come adesso, soltanto il sesso maschile e quello femminile, bensì oltre a quelli già citati, il sesso androgino. Gli androgini avevano in comune caratteristiche sia maschili che femminili. Avevano un unico corpo piuttosto basso; la sua testa presentava due facce, ciascuna delle quali guardava in una direzione. Era come se fossero due creature unite per le spalle, con due sessi diversi, quattro gambe, quattro braccia.

La creatura, uomo e donna insieme, sembrava invincibile, forte e vigile. Sicuri della loro forza gli esseri umani tentarono di scalare l’Olimpo ma Zeus offeso dalla loro presunzione e preoccupato dalla loro potenza decise di separarli per sempre lanciandogli una saetta. In questo modo gli esseri umani furono divisi e persero la loro grande forza.

Da quel momento gli umani sono alla ricerca della loro antica unità e della perduta forza che possono ritrovare soltanto unendosi sessualmente. Da questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le “parti” non fanno altro che stringersi l’una all’altra, e così muoiono di fame e di torpore per non volersi più separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini potessero estinguersi, mandò nel mondo Eros affinché, attraverso il ricongiungimento fisico, essi potessero ricostruire l’unità perduta, così da provare piacere e riprodursi.

La ricerca della propria metà evidenzia, innanzitutto, la debolezza di ogni singolo essere umano che tenta incessantemente di potersi ricongiungere, non solo il suo corpo ma soprattutto la sua anima alla ricerca di una vecchia unità iniziale."


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Vi allego il file con la narrazione completa scaricato da Google

#riflessione #platone #simposio #approfondimento #amore #consigliolettura
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Aprire / Come
2021-10-23 21:30:04
INSIEME con CANALI CULTURALI
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2021-10-23 12:10:16 «Non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa io stesso. Sono in un'ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un'ombra che dura un'istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare. »

Blaise Pascal, "I pensieri"

opera incompiuta del filosofo, padre degli esistenzialisti moderni. L'opera, nelle intenzioni di Pascal, doveva essere una monumentale opera apologetica cristiana, ovvero una difesa del Cristianesimo dai suoi nemici principali, ovvero gli atei, gli ebrei, i musulmani e i libertini, che erano, all'epoca, l'ala degli intellettuali che proponeva un pensiero totalmente libero dalla fede e una visione critica della religione. Tuttavia, a causa della morte precoce a soli 39 anni, per un (presunto) tumore, non riuscì a completare questo progetto letterario sotto forma di meri appunti. Essi, rappresentano il testamento spirituale di Pascal ed esprimono l'esigenza, di fronte al razionalismo cartesiano, di un esistenzialismo cristiano, tale da salvaguardare i diritti della persona

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#riflessione #approfondimento #citazione #stralciolettura #consigliolettura #esistenzialismo
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2021-10-22 21:31:40 MIGLIORI CANALI TELEGRAM  
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Aprire / Come
2021-10-22 17:52:03 "Chi desidera veramente filosofare non può che congedarsi da ogni certezza, da ogni fondamento, da ogni presupposto. Quindi anche da Dio. Abbandonare tutto ma per cercare di riaverlo in verità, cioè non come possesso."

"Ciò che noi chiamiamo natura è un poema chiuso in caratteri misteriosi e mirabili."

"Nulla, assolutamente nulla è in sé imperfetto, ma tutto ciò che è appartiene, in quanto è, all'essere della sostanza infinita... Questa è la santità di tutte le cose. La più piccola è santa come la più grande sia per l'infinità interna sia per il fatto che non potrebbe essere negata, secondo il suo eterno fondamento ed essere nel tutto, senza che lo stesso infinito tutto fosse negato."


Il pensiero di Schelling, difficilmente definibile in un quadro unitario per la sua continua evoluzione, prosegue da quello di Kant e Fichte. Per l'importanza attribuita all'arte come punto di fusione tra natura e spirito, il suo Idealismo è anche detto estetico.
L' antitesi tra identità e dualismo, teoria e pratica, finito e infinito, costituisce secondo Schelling il problema centrale di ogni filosofia. Per superarlo, occorre postulare che l'assoluto non sia né infinito, né finito, bensì l'originaria unione dell'infinità e della finitezza: il soggetto infatti, cioè lo Spirito infinito, è pura attività soggettiva, ma un'attività è tale solo in quanto produce un'azione, cioè si fa oggetto. E a sua volta l'oggetto, che è spinozianamente la natura, ha bisogno di un soggetto o una ragione che lo ponga. Così da un lato lo Spirito, conoscendo se stesso, risulta condizionato da se stesso, e perciò si auto-limita, diventando finito; d'altra parte, nella sua attività è al tempo stesso incondizionato, non avendo nulla fuori di sé. Lo Spirito si riflette nella Natura che è dunque spirito «pietrificato», irrigidito. La loro unione immediata è il vero Assoluto, in quanto ha in sé la soggettività e l'oggettività, l'essere e il pensiero, il finito e l'infinito, spirito e materia, attività e passività; esso è l'Indifferenza di Natura e Ragione.

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