2022-07-23 01:00:22
SANT'APOLLINARE, VESCOVO E MARTIRE
Doppio.
Paramenti rossi.
Apollinare, di Antiochia di Siria, fu convertito a Gesù Cristo da san Pietro. Venne a Roma col Principe degli Apostoli, il quale l'ordinò Vescovo e l'inviò a Classe, presso Ravenna, per stabilirvi la Chiesa e predicare il Vangelo di Cristo Signore, e dove, siccome convertiva moltissimi alla fede di Cristo, fu preso dai sacerdoti degli idoli, e crudelmente battuto. Alle sue preghiere avendo il nobil uomo Bonifacio, ch'era rimasto muto da lungo tempo, ricuperata la favella, ed una sua figlia essendo stata liberata dallo spirito immondo, si suscitò una nuova sedizione contro di lui. Quindi battutolo con verghe, lo fecero camminare a piedi nudi su carboni ardenti; ma questo fuoco non avendolo leso affatto, venne cacciato dalla città.
Egli allora si nascose qualche tempo con alcuni Cristiani, poi partì per l'Emilia, dove risuscitò la figlia del patrizio Rufino; ciò che determinò l'intera famiglia di Rufino a credere in Gesù Cristo. Ma il prefetto irritatone fortemente, si fece venire Apollinare, e gli ingiunse severamente di finirla di propagare la fede di Cristo nella città. Apollinare non avendo tenuto conto dei suoi ordini, fu torturato sul cavalletto: si versò dell'acqua bollente sulle sue piaghe e gli pestarono la faccia con una pietra; quindi carico di catene, lo si gettò in prigione. Dopo quattro giorni venne imbarcato per essere mandato in esilio, ma avendo fatto naufragio giunse nella Misia, di là sulle rive del Danubio, e poi in Tracia.
Rifiutandosi il demonio di dare responsi nel tempio di Serapide finché vi dimorasse un discepolo dell'Apostolo Pietro, Apollinare dopo lunghe ricerche fu ritrovato e gli si ordinò di riprendere il mare. Così tornato a Ravenna, e di nuovo accusato dagli stessi sacerdoti degli idoli, fu dato da custodire a un centurione, il quale siccome onorava secretamente Cristo, di notte fece fuggire Apollinare. Risaputasi la cosa, i satelliti lo inseguono, lo coprirono di ferite e, credendolo morto, lo abbandonarono sulla strada. Donde raccolto dai Cristiani, dopo averli esortati a rimaner costanti nella fede, dopo sette giorni abbandonò questa vita coronato della gloria del martirio nella sua chiesa di Classe al tempo di Vespasiano.
Il suo corpo venne sepolto presso le mura della città; su tale luogo venne eretta nel VI secolo una basilica in suo onore. Successivamente le sue reliquie furono traslate in città «nella chiesa a lui intitolata, costruita nel 780 da papa Adriano I»; quivi «fino a pochi anni or sono, si esponeva un suo braccio. La reliquia venne donata, il 3 maggio 1586, al rettore del Collegio germanico p. Michele di Loreto S. J. dal legato dell'imperatore Rodolfo II, Giacomo Curtius. Riportata dal Diario Ordinario n. 3915 del 1 settembre 1742, è oggi conservata nella sagrestia insieme a molte altre. Reliquie di S. Apollinare, con quelle del martire Prospero, furono rimesse nell'altare maggiore il 21 aprile 1748, in occasione della nuova consacrazione operata da Benedetto XIV. Altre "presunte" cinque ossa del santo furono donate alla chiesa dal Capitolo della B. Maria di Düsseldorf, dal Decano di S. Maria d'Aquisgrana e dalla Badessa di S. Giovanni Battista di Burtscheid. La chiesa, allora sede del Collegio Germanico Ungarico, ebbe in dono moltissime altre reliquie. La Visita Apostolica del 1627 riporta tutte le donazioni, custodite in artistici reliquiari. Le insigni erano: la testa di un martire della Legione Tebana ed ossa appartenenti ai suoi compagni, femore e ossa d'Ulderico, vescovo d'Augusta e di Wolfgang vescovo di Ratisbona, provenienti da Treviri; provenienti da Colonia la testa e tibia di una delle undicimila vergini. Il palazzo attiguo alla chiesa, dimora del Collegio, fu nel secolo scorso sede della Lipsanoteca del Vicariato» (G. Sicari,
Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma).
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