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Gli ultimi messaggi 12

2022-07-20 22:00:11
MARTIROLOGIO ROMANO, 1955

Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.
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2022-07-20 17:01:12 Sant’Elia: Profeta, fondatore del Carmelo e ‘devoto di Maria’ da quasi 3000 anni

Elia è stato il primo devoto della Madonna che, proprio sul Monte Carmelo, ha dato inizio al culto mariano che dovrà poi durare fino alla fine dei tempi.

https://www.radiospada.org/2018/07/sant-elia-profeta-fondatore-del-carmelo-e-devoto-di-maria-da-quasi-tremila-anni/
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2022-07-20 15:01:57 Sant’Elia: il Profeta degli ultimi tempi

Il 20 luglio, festa liturgica – nell’Ordine Carmelitano – del profeta Elia, il sacerdote sale all’altare con i paramenti rossi. Eppure sant’Elia non ha versato il sangue per la fede, anzi – come sappiamo dalla Scrittura – non è ancora morto. Egli tornerà negli ultimi tempi come precursore dell’anticristo a predicare e convertire il popolo ebraico, ed allora, secondo la tradizione, verserà il suo sangue nella città di Gerusalemme. È in vista di questo glorioso martirio che la Liturgia carmelitana adotta – in modo profetico per un profeta – i paramenti rossi.

https://telegra.ph/SantElia-il-Profeta-degli-ultimi-tempi-07-20
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2022-07-20 13:01:45 Omelia di san Giovanni Crisostomo.
Omelia 57 su Matteo, poco dopo il principio.
A motivo di cosa fece comparire Mosè ed Elia? Ognuno potrebbe addurre molte ragioni. Anzitutto perché anche le turbe lo credevano chi Elia, chi Geremia, chi uno degli antichi profeti: perciò fece comparire Mosè ed Elia, capi degli altri Profeti, affinché riconoscessero quanto sia grande il Signore fra i servi, e affinché giustamente credessero lodato Pietro che lo confessò Figlio di Dio. Inoltre poiché assiduamente i Giudei lo accusavano di trasgredire la legge, e credevano bestemmiasse, quasi per vendicare la gloria del Padre che lo riguardava. Dicevano infatti: Costui non è da Dio poiché non osserva il Sabato; e ancora: Non ti lapidiamo per le opere buone, ma perché tu che sei uomo ti fai Dio; affinché per la cosa stessa fosse chiaro che per invidia lo accusavano di queste cose e che non fosse a parte di nessuno dei due di questi crimini, né che fosse prevaricatore della legge, né che usurpasse per se stesso la gloria altrui facendosi uguale al Padre, ai suoi lati fece comparire loro, ognuno dei quali rifulse in una delle due cose. A Mosè infatti diede la Legge: per la qual cosa Mosè non avrebbe sopportato che si conculcasse la legge, come i Giudei credevano, né lo stesso latore della legge avrebbe mai reso culto a un prevaricatore di essa e a un nemico del legislatore. Elia poi zelò la gloria di Dio; per la qual cosa egli mai sarebbe stato a fianco di chi si diceva uguale al Padre, se questi non lo fosse stato, né sarebbe parso vendicasse ciò che quello che non aveva.
Oltre tutte queste cose, possiamo anche dire che li fece comparire perché chiaramente e veramente si credesse che egli abbia potestà tanto sulla morte quanto sulla vita; perché fosse rivelato essere il Signore dei cieli e degli inferi; pertanto fece comparire ai suoi lati Mosè, già morto, ed Elia che ancora non lo è. La quarta ragione la lambisce anche il medesimo Evangelista. Qual è mai dunque? Che fosse rivelata la gloria della Croce e perché tanto Pietro quanto gli altri, che avevano paura della Passione, fossero consolati ed elevati alle cose più sublimi. Infatti non stavano zitti, dice, ma parlavano della gloria, che si sarebbe compiuta a Gerusalemme, della Croce cioè e della Passione: infatti la chiamava sempre così.
La potenza singolare degli uomini acconsentì a tutto ciò e a ciò che c'era di più importante, che esigeva dai discepoli massimamente. Infatti, poiché disse: Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua; per questo motivo genera in mezzo al popolo che era stato consegnato a lui, quelli che avrebbero subito la morte cento volte per la custodia dei precetti di Dio; perdendo l'anima ciascuno dei due, la trovano. Certamente parlarono addirittura contro i tiranni con gran libertà; uno contro l'Egitto, l'altro contro Achab: poiché è grande, dinanzi agli uomini ingrati e disobbedienti, dai quali furono scagliati in atroci pericoli, essi anche se spogliati e senza potere, ebbero il proposito tuttavia di strappare il popolo dal culto degli idoli; l'uno dei quali era tardo di lingua e tenue di voce, l'altro era in qualche modo anche più schietto, e ambedue erano disprezzatori moltissimo delle ricchezze secolari. Infatti né Mosè possedeva alcunché, né Elia aveva altro oltre una pelliccia di pecora: poiché erano soprattutto del Vecchio Testamento, non erano ricchi di così tanta grazia di segni.

https://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/07/santelia-profeta.html?m=1

• Commemorazione del quinto giorno tra l'Ottava della Commemorazione Solenne della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

https://tradidiaccepi.blogspot.com/2018/07/commemorazione-della-beata-vergine.html?m=1
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2022-07-20 13:01:45 SANT'ELIA PROFETA, CAPO E PADRE NOSTRO (di tutto l'Ordine Carmelitano)

Doppio di I classe con Ottava comune.
Paramenti rossi.

Sant’Elia Tisbita fu profeta del vero Dio - il suo stesso nome significa Yahwhe è Dio - al tempo di Acazia e Acab. Combatté strenuamente - confermando la predicazione coi miracoli - per l’integrità della Fede contro il culto del demone Baal che era stato introdotto in Israele. Sul Monte Carmelo trionfò dei sacerdoti idolatrici, in seguito da lui stesso scannati. Per sfuggire all’ira della regina Gezabele fuggì nel deserto, dove, nel pieno dell’angoscia fu visitato da un Angelo che lo rifocillò con un pane miracoloso, figura dell’Eucaristia. Alla fine della sua missione fu assunto di tra gli uomini da un carro di fuoco e portato in luogo misterioso col suo corpo mortale: “Non è sfuggito alla morte, ma per lui essa è solo ritardata” (S. Gregorio Magno). Assieme al Patriarca Enoch tornerà a preparare la seconda venuta del Cristo e particolarmente per convertire gli Ebrei. I due moriranno Martiri prima della disfatta dell’Anticristo, il che giustifica l’uso dei paramenti rossi. Questo “angelo della terra e uomo del Cielo” (S. Giovanni Crisostomo), vindice dei diritti di Dio, prefigurò san Giovanni Battista. L’Ordine del Carmelo lo venera per suo Padre. Su quel monte infatti egli vide - nella nuvoletta ascendente dal mare - la Santa Vergine e originò un ceto di santi romiti.

Dal libro di sant'Epifanio Vescovo.
Sulla vita dei Profeti.
Il Profeta Elia era di Tisbe, del continente degli Arabi e della tribù del levita Aaron. Dimorava ancora a Galaad, poiché a Tisbe vi era un tempietto consacrato e destinato ai sacerdoti. Quando sua madre lo partorì, siffatta visione apparve al padre Sobac. Degli uomini, che mostravano un certo abito niveo, salutavano un ragazzino e lo strappavano dalle mammelle della madre per il fuoco: davvero gli somministravano la fiamma del fuoco in luogo del cibo. Il padre si recò così a Gerusalemme e riportò ai sacerdoti ciò che aveva visto. Allora Crematismo, cioè l'Oracolo o Responsore, gli rispose: «Guardati dal farlo manifesto! Giacché la luce di questo figlio sarà dimora e il suo parlare dimostrazione e giudizio: giudicherà Israele con il fuoco e la romfea». Questo è quell'Elia, che tre volte fece scendere il fuoco dal cielo, tanto più riportò la pioggia con la sua lingua, resuscitò parimenti i morti, e fu assunto poi in cielo da una nube, o un turbine di fuoco.

Dal libro di sant'Isidoro Vescovo.
Sulla vita e morte dei Santi.
Elia, che si interpreta Signore Dio, era Tisbita, gran Sacerdote e Profeta, abitante della solitudine, pieno di fede, sommo per la devozione, forte nelle fatiche, solerte nell'operosità, dotato di ingegno eccellente, retto nell'esercizio della disciplina, assiduo nella santa meditazione e intrepido nel timore della morte. Percosse i tiranni, uccise i sacrileghi e risplendette di molti segni di virtù. Chiuse il cielo dalle piogge con una siccità di tre anni. Pregò di nuovo e il cielo diede piogge. Risuscitò il figlio morto di una donna. La farina nell'idria non diminuì per la sua potenza e il vaso dell'olio stillò la fonte perpetua. Il fuoco venne dal cielo sul sacrificio con la sua parola. Bruciò col fuoco celeste due cinquantine con soldati. Attraversando il Giordano, separò le acque al tocco della pelliccia di pecora.
Dopo di ciò, rapito da un carro di fuoco, ascese in cielo e verrà, secondo il Profeta Malachia, alla fine del mondo, precederà il Cristo, annunzierà il suo ultimo avvento con grandi potenze e prodigi di segni, così che l'Anticristo sostenga guerra contro di lui ed Enoch, che verrà con lui, e li uccida. E i loro cadaveri giaceranno invero insepolti tre giorni e sei ore. Successivamente risuscitati dal Signore, percuoteranno il regno dell'Anticristo con gran danno. Dopo di ciò verrà il Signore e ucciderà l'Anticristo con la spada della sua bocca e quelli che lo adorarono, e il Signore regnerà con tutti i suoi santi in eterno.
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2022-07-20 07:00:43 Omelia di san Giovanni Crisostomo.
Omelia 62 su Matteo.
Perché i discepoli allontanavano i bambini? Per riguardo alla sua dignità. Allora che fa egli? Per insegnar loro a sentire modestamente, e a calpestare ogni fastosità mondana, egli li accoglie, se li prende in braccio, e a chi li rassomiglia promette il regno dei cieli; come già aveva detto prima. Anche noi adunque, se vogliamo essere eredi del cielo, attendiamo con gran diligenza a questa virtù. Questo è il culmine della filosofia, essere semplici insieme e prudenti: questa la vita angelica. Difatti la vita del bambino non ha alcun vizio nell'anima; non serba ricordo delle ingiurie, ma va a chi gliene fa come ad amici, come se non fosse stato nulla. E sebbene la mamma lo batta, pure la cerca sempre e la preferisce ad ogni altra persona.
Mostragli una regina adorna di diadema, egli non la preferisce alla mamma sua, sebbene coperta di rozze vesti, ed ama meglio veder lei così povera, che una regina magnificamente vestita. Ché l'amore, e non la povertà o le ricchezze gli fanno distinguere i suoi dagli estranei; e non desidera più del necessario, e appena è sazio di latte lascia tosto la poppa. Non soffre le miserie che proviamo noi, sia per la perdita di denaro, sia d'altre cose simili; né si allieta, come noi, di cose che passano, né ammira la bellezza del corpo. Perciò egli diceva: «Di tali è il regno dei cieli» (Matth. 19:14); affinché con uno sforzo di volontà pratichiamo quelle virtù che sembrano naturali ai bambini.
Siccome poi i farisei non da altro erano mossi ad operare che da malvagità e da arroganza, perciò egli non cessa di esortare i suoi discepoli ad esser semplici, e lo raccomanda loro nello stesso tempo che li costituisce. Poiché niente inorgoglisce tanto, quanto l'aver supremazia di autorità e di luogo. Ora, siccome i discepoli avrebbero riscosso molti onori in tutto il mondo, perciò premunisce il loro animo, né vuole ch'essi soffrano niente di umano, né vadano in cerca della popolarità, né s'innalzino sugli altri. Dacché queste cose, che sembrano piccole, dànno occasione a mali grandissimi. Difatti, per aver avuto queste convinzioni, i farisei giunsero al colmo del male, pretendendo il saluto, i primi seggi e i posti d'onore; di qui quell'amore sfrenato di gloria che li fece cadere nell'abisso dell'empietà.

https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/07/san-girolamo-emiliani-confessore.html?m=1
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2022-07-20 07:00:43 Non pensando che a raccogliere orfani, egli partì per Milano e Pavia; e coll'aiuto di nobili personaggi, provvide di abitazione, vitto, vestito e maestri moltitudini di fanciulli radunati in ambedue questi luoghi. Ritornato a Somasca, fattosi tutto a tutti, non rifuggiva da nessuna fatica che prevedesse tornare a bene del prossimo. Mescolandosi cogli agricoltori nella campagna, li aiutava a raccogliere le biade, e spiegava loro i misteri della fede, puliva la testa dei fanciulli affetti da tigna ributtante, e li curava con pazienza; medicava le putride piaghe dei contadini così bene, che parve avesse ricevuto la grazia delle guarigioni. Scoperta sulla montagna che domina Somasca una grotta, vi si ritirò; e là flagellandosi, restando digiuno giorni interi, passando in orazione la maggior parte della notte, e non prendendo un po' di sonno che sulla nuda roccia, espiava i suoi falli e quelli degli altri. Nel fondo di questa grotta stilla dalla nuda roccia un'acqua ottenuta, secondo una costante tradizione, per le preghiere del servo di Dio; la quale scaturisce anche ai nostri giorni, e, portata in diversi paesi, ridona spesso la salute ai malati. In fine, in una peste che infieriva per tutta la vallata San Martino, mentre serviva i malati e portava i morti sulle proprie spalle alla sepoltura, attaccatoglisi il male, fece una preziosa morte, che egli aveva predetta poco prima, in età d'anni cinquantuno, l'8 febbraio dell'anno 1537 a Vercurago. Illustrato da numerosi miracoli in vita e dopo morte, Benedetto XIV l'iscrisse solennemente nell'albo dei Beati nel 1747, e Clemente XIII in quello dei Santi il 12 ottobre 1767. Pio XI lo proclamò Patrono degli orfani e della gioventù derelitta nel 1928.

• Commemorazione di santa Margherita, Vergine e Martire

Santa Margherita - celebrata dai Greci col nome di santa Marina «la grande Martire» il 17 luglio - nacque ad Antiochia di Pisidia nella seconda metà del III secolo da genitori pagani. «Fu affidata a una nutrice cristiana, che la fece battezzare e la condusse alla fede. Cresciuta, fu chiesta in moglie dal governatore della provincia Olibrio, ma al suo diniego e alla professione di fede cristiana, questi la fece imprigionare e torturare. In prigionia il demonio la tentò più volte apparendole nelle fome di un drago, ma Marina non cedette grazie alla forza del segno della croce. Subì quindi il martirio» (G. Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma) sotto Diocleziano, intorno al 305. Il suo culto passò dall'Oriente all'Occidente al tempo delle Crociate. Il capo di santa Margherita, vergine e martire, insieme a quello di santa Pudenziana, è venerato in un reliquiario a san Pietro in Vaticano. È patrona dei contadini, delle partorienti, delle balie ed è invocata contro l'infertilità. Si trova nella lista dei quattordici Santi Ausiliatori.
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2022-07-20 07:00:43 SAN GIROLAMO EMILIANI, CONFESSORE

Doppio.
Paramenti bianchi.

Girolamo, nato nel 1486 a Venezia dalla nobile famiglia degli Emiliani, datosi alla milizia fin dalla prima adolescenza, fu, in tempi difficilissimi per la Repubblica, preposto nel 1511 alla difesa di Castelnuovo presso Quero, sui monti di Treviso, durante la guerra della Lega di Cambrai. I nemici impadronitisi della fortezza il 27 agosto 1511, lo gettarono in una orribilissima prigione, legato mani e piedi; dove, privo d'ogni umano soccorso, egli si rivolse alla beatissima Vergine, che esaudì le sue preghiere, gli apparve, ne spezzò le catene, e per mezzo ai suoi nemici, che occupavano tutte le strade, lo condusse incolume in vista di Treviso (27 settembre 1511). Entrato in città, a testimonianza del benefìcio ricevuto, sospese all'altare della Madre di Dio venerata nella chiesa di Santa Maria Maggiore, cui si era votato, le manette, i ceppi, le catene che aveva portato con sé. Tornato a Venezia nel 1527, cominciò a darsi interamente alle opere di pietà, spendendosi meravigliosamente a pro dei poveri, ma soprattutto fu compassionevole verso i fanciulli, che, privi di genitori, erravano per la città miserabili e sordidi, raccogliendoli in case, da lui affittate, nutrendoli a sue spese, e formandoli ai cristiani costumi.
In quei giorni erano approdati a Venezia il beato Gaetano di Thiene e il vescovo Gian Pietro Carafa, suo confessore che fu poi Paolo IV, i quali approvato lo spirito di Girolamo e il suo nuovo istituto destinato a raccogliere gli orfani, lo condussero nell'ospedale degli Incurabili, dove, educando gli orfanelli, avrebbe insieme servito con pari carità ai malati. Ben tosto, dietro loro consiglio, partì per il vicino continente, ed eresse degli orfanotrofi, prima a Brescia, poi a Bergamo e a Como: soprattutto a Bergamo, dove oltre due orfanotrofi, uno per i ragazzi e l'altro per le ragazze, aprì, novità sconosciuta in quelle regioni, un asilo per le donne di mala vita convertitesi a penitenza. Fermatosi finalmente a Somasca, umile villaggio nel territorio di Bergamo, ai confini delle possessioni Venete, vi fondò nel 1534 una residenza per sé e per i suoi, e vi organizzò la sua congregazione, che poi da questo luogo prese il nome di Somasca; e che poi sviluppatasi e propagatasi, alla educazione degli orfani e al servizio delle chiese aggiunse, per maggiore utilità della società cristiana, la formazione dei giovani nelle lettere e nei buoni costumi in collegi, accademie e seminari. La primigenia comunità religiosa chiamata “Compagnia dei servi dei poveri di Cristo”, approvata il 1° settembre 1535 dal nunzio papale, il cardinale Girolamo Aleandro, riceverà il primo riconoscimento pontificio il 6 giugno 1540, da parte di papa Paolo III, con la bolla Ex iniuncto, sempre con la stessa finalità di dare assistenza agli orfani. Dopo non molto tempo, il 6 dicembre 1568, san Pio V con la bolla Ex iniuncto nobis, concederà l'approvazione definitiva alla Compagnia elevandola da Congregazione a Ordine regolare. I religiosi erano chiamati Chierici regolari di san Maiolo, dal nome del collegio di Pavia, oppure Chierici Regolari di Somasca, luogo affidato a Girolamo dall'arcivescovo di Milano, san Carlo Borromeo, nel 1566, e che divenne anche il centro dell'Ordine. Altri Pontefici le accorderanno dei privilegi.
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2022-07-19 23:23:32
RUBRICHE PER BREVIARIO E MESSA
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2022-07-19 22:21:44
MARTIROLOGIO ROMANO, 1955

Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.
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