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Rivolta contro il mondo moderno

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Categorie: Letteratura
Lingua: Italiano
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Descrizione dal canale

Brani del famoso libro di Julius Evola ed argomenti affini.

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Gli ultimi messaggi 10

2021-11-11 20:30:46 «Alla dissoluzione dei valori tradizionali» «è poi seguita la loro inversione. Non di altro si tratta, infatti, là dove il mondo moderno fa professione di "realismo" e sembra riprendere l'idea dell'identità di vittoria e diritto col principio: "la forza fa il diritto". Qui trattandosi della forza nel senso più materiale, anzi, se ci si riferisce della guerra nelle sue forme più recenti, in senso addirittura arimanico, perché il potenziale tecnico e industriale vi è divenuto il fattore assolutamente determinante - di ciò dunque trattandosi nel mondo attuale, il parlar di "valori" e di diritto è pura retorica».
Arimanico si può intendere, grosso modo, come "satanico"; è un riferimento ad Arimane (Angra Mainyu), dio malvagio della religione zoroastriana.
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2021-11-09 20:41:03 Evola nomina quasi di sfuggita Eschilo, famoso tragediografo greco antico, accennando ad una sua opera, le Eumenidi. Riteniamo si possa dire di più dell'autore greco, questo in virtù del fatto che alcune informazioni biografiche che lo riguardano, lo stile ed i temi delle sue tragedie possono essere d'ispirazione per l'uomo della tradizione.
Eschilo nasce a Eleusi, presso Atene, probabilmente nel 525 avanti Cristo, muore a Gela attorno al 456.
Lo si vuole di famiglia ricca e adepto dei famosi misteri eleusini, un culto destinato a soli iniziati, tra i più noti dell'epoca antica, un «rito tenuto a creare "un non uguale destino dopo la morte"», c'informa Evola.
Eschilo combatté a Maratona contro i Persiani nel 490, in quell'occasione morì suo fratello Cinegiro. Nonostante ciò, Eschilo scrisse una tragedia intitolata appunto I Persiani (rappresentata la prima volta nel 472) per portarli in scena, portare in scena loro, i vinti della battaglia di Salamina, loro, contro i quali aveva quasi certamente versato il suo sangue. Lo stile dell'autore, anche ne I Persiani, è asciutto, il dolore dei Persiani per la disfatta di Serse è rappresentato in un modo che lascia che lo spettatore si possa accostare ai sofferenti. I nemici di un tempo non sono dei mostri, perché Eschilo, riferimento in questo adeguato per l'uomo della tradizione, evita di farli apparire tali; un atteggiamento che qualcuno, con un lessico forse "moderno", potrebbe definire "umano", ma che sicuramente si può ritenere aristocratico.
La riflessione che vogliamo quindi stimolare, alla luce delle poche informazioni che abbiamo dato su questo tragediografo di 2500 anni fa, è quella riguardo a quale sia il comportamento adeguato all'uomo della tradizione nei confronti del dolore e della convenienza avversa che si ha da questo nel trattare un soggetto: come sarebbe stata l'opera di Eschilo sui Persiani se avesse ceduto a quell'uso, tipico del moderno, di lanciare "una frecciatina", se non patetica? Le sue tragedie furono permeate da un'alta concezione etica e religiosa della vita, e questo implica un elevarsi, un superare quelle bassezze che "l'istinto" c'ispira. Questa è una parte dello spirito del mondo della tradizione; l'opposto, la rabbia, il livore che perdura nel tempo, è tipico del moderno: osservatelo e rifiutatelo.
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2021-11-08 20:23:02 «Tralasciati» «i riti divini» «la forza della natura inferiore» torna «onnipotente». «In tal modo appare il significato» di quell'«insegnamento orientale» per cui «chi tralascia i riti non sfugge all'"inferno", anche quando in tale parola non si intenda un modo d'essere vivi, ma un destino nell'aldilà. Nel suo senso più profondo, il dovere di mantenere, alimentare e sviluppare senza interruzione il mistico fuoco» «celava la promessa di mantenere, alimentare e sviluppare ininterrottamente il principio di un destino superiore e il contatto col sovramondo creati dall'avo».
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2021-11-03 20:18:03 Nel citare frasi prese dell'opera, spesso noi tralasciamo i numerosi riferimenti specifici, nomi, fatti e libri menzionati nella stessa. Lo scopo delle nostre omissioni è quello di mostrare al lettore l'idea, l'osservazione nella sua forma più pura; questo sempre nell'ottica che quello che ci proponiamo di fare è invogliare all'approfondimento, dare un piccolo contributo a quella formazione tradizionale che si acquisisce solo con molta pazienza.
Abbiamo deciso di riportare un brano relativo a Stati Uniti d'America ed Unione Sovietica, tema che abbiamo già trattato, con un "aggiornamento" al testo per come lo abbiamo trovato nel libro: alla luce del fatto che Evola è morto due decenni prima del crollo dell'Unione Sovietica, vi faremo vedere come, dando una sistemata alla forma, sia possibile riconoscere la validità della sostanza, perché nell'osservare il tempo non vediamo solo una cronologia di eventi, ma un mutamento dello spirito.
Nel mondo moderno «tutto ciò che è guadagno, realtà e azione in senso materiale non» avrà «mai sulla bilancia dei valori» «minor peso rispetto a quel che può venire da una linea di dignità aristocratica. Così», per i moderni, «l'utile è il criterio del vero e» «il valore di ogni concezione, persino metafisica, va considerato nella sua efficacia pratica, la quale poi» «finisce quasi sempre col voler dire economico-sociale. Il cosiddetto pragmatismo è uno dei segni più caratteristici per l'intera civiltà» moderna, «escludente del tutto l'Io e la coscienza come principio sostanziale. La conseguenza di questa teoria tipicamente "democratica" è che tutti possono divenir tutto alla condizione di un certo addestramento e di una certa pedagogia, ossia che l'uomo, in sé, è una sostanza informe plasmabile come» la società «vuole che egli sia». «La potenza che» «ha la pubblicità» «si spiega del resto proprio con l'inconsistenza interna e la passività dell'anima» del moderno, «che per tanti riguardi presenta le caratteristiche bidimensionali non della gioventù, ma dell'infantilismo».
Prendetevi un attimo per sorridere.
Ricollegandoci all'introduzione di questo messaggio, sappiamo che il moderno può ritenere che una delle caratteristiche, in senso utilitaristico (tanto per restare in tema), della cultura sia quella di permettere di capire meglio le cose. Sempre il moderno, però, ha bisogno di meraviglie spicciole, sorprese che lo facciano sentire vivo, progetti verso il basso (il "concreto"), speranze nelle quali crede e non crede allo stesso tempo, la "cultura" serve quindi a rassicurarlo: ciò che ha già vissuto e chiama "il presente" rientra in uno schema chiaro nella mente di qualcuno che sta dalla "nostra" parte e che, se lo vogliamo, ci potrà spiegare tutto in termini semplici. L'uomo della tradizione, invece, comprende il vero presente sì perché viene dal passato, ma soprattutto perché egli affina la sua padronanza nel vedere la verità, non facendosi perciò ingannare nel momento in cui un avvenimento si palesa, se non proprio prevedendo lo stesso quando era futuro, perché naturale conclusione di un processo; un processo di degrado il più delle volte, ma non sempre, nel mondo moderno.
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2021-11-01 20:36:05 La sacralità è emblematica della tradizione; oggi, immersi come siamo nel mondo moderno, la dissacrazione è pertanto celebrata in ogni sua forma.
Bene fece un commentatore televisivo, non troppo tempo fa, ad osservare che si è quasi giunti a carenza di valori da deridere (avete riflettuto sul senso del riso, come vi avevamo suggerito la volta scorsa?), muri d'abbattere, "tabù" da sfatare.
No, non siamo così sciocchi da credere sia un caso che il "progresso" sia sovente raffigurato come una qualche forma di distruzione.
Nell'etimologia della parola "sacro" sembra vi sia il significato di "avvicinamento verso la divinità", d'altra parte ciò che è sacro è anche intoccabile, estraneo alle meccaniche del mondo: il tempio è sacro perché non è in vendita, scriveva Ezra Pound. E quanto mal si conciliano l'intoccabilità e la non commerciabilità col mondo moderno, il mondo dominato dal denaro, il cui valore si esplica nel momento in cui esso circola. Tutto deve muoversi ed anche mischiarsi, perché, ci vorrebbero far credere, dalla mescolanza nascerebbe il nuovo; alibi molto comodo per un mondo che, ininterrottamente di corsa, più che produrre cerca sempre di riutilizzare ciò che è preconfezionato.
Distruzione e spesa per la sostituzione, "l'innovazione". Un ciclo infinito, ma senza significato.
Lasciamo come sempre al lettore ed alla sua sensibilità esprimere, almeno nella propria mente, le mille e mille parole che potrebbero qui spiegare i concetti che abbiamo appena accennato.
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2021-10-29 19:22:02 Può essere il riso analizzato da un punto di vista tradizionale? Quale dovrebbe essere l'atteggiamento dell'uomo della tradizione nei confronti dell'umorismo? Invitiamo alla riflessione ed a rileggere, come lontano riferimento, un precedente nostro messaggio.
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2021-10-28 19:48:01 Evola dedica un capitolo a "Ludi e Victoria", parla cioè diffusamente dei giochi e del loro significato per il mondo della tradizione. Potremmo riportare anche stavolta dei brani dal libro, ma ci asterremo oggi dal farlo confidando nella capacità o volontà del lettore d'immedesimarsi nello spirito dell'opera. Non riteniamo sia questa la sede per convertire il miscredente, e neppure che un messaggio al dì possa cambiare in qualsiasi modo la concezione della realtà di chi non è intenzionato a guardarla con animo "nuovo". La tradizione si vive; a tratti, si cerchi di viverla con un minimo di autonomia. Cosa può non mancare, quindi, nei giochi tradizionali se non l'aspetto ritualistico? Cosa può fare il mondo moderno se non degradare l'aspetto ritualistico dei giochi a mero intrattenimento?
Siamo ancora compiaciuti dall'idea di lasciarvi anche con delle domande piuttosto che solo con nozioni da accatastare, assieme a quelle di altri, nella vostra testa.
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2021-10-27 19:32:02 «Quando si perde il senso, che l'elemento superbiologico è il centro e la misura della vera virilità, allora può continuare a chiamarsi uomini, ma, in realtà, non si sarà che degli eunuchi e la paternità nulla più significherà se non la qualità di animali che, giuocati dal piacere, procreano ciecamente altri animali, spettri di esistenza simili a loro.
Allora si cerchi pure di puntellare il cadavere per dargli parvenza di vita; si trattino pure, con un'accurata razionalizzazione delle loro unioni, gli uomini alla stregua di conigli e di stalloni - ché altro essi non meritano - ma non ci si illuda: o ne verrà una bellissima cultura di animali da lavoro, ovvero, se l'elemento individualistico e utilitario prevarrà, una legge più forte porterà le razze verso la regressione o l'estinzione con la stessa inflessibilità della legge fisica dell'entropia e della degradazione dell'energia. E quello rilevato, sarà uno fra i tanti aspetti, oggi divenuti visibili anche materialmente, del "tramonto dell'Occidente"».
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2021-10-26 19:47:02 Abbiamo già accennato, lo si evinca dai messaggi già pubblicati, all'importanza di mantenere la propria mente salda senza degenerare nella brutalità. Lasciamo quindi le soluzioni sempre "semplici" alla pubblicità ed agli sprovveduti, e cerchiamo invece di affinare il nostro stesso pensiero e ponderare accuratamente anche gli aspetti che, per convenienza, potremmo desiderare di accettare passivamente, sebbene non corrispondenti alla verità. In quest'ottica, anche le speculazioni non vanno confuse con la dottrina e possono essere contestate, evitando, però, di cadere nelle varie trappole del pensiero moderno, prima fra tutte quella del relativismo.
Anche in "Rivolta contro il mondo moderno" sono contenute speculazioni; in particolare, il passaggio che segue descrive una via che l'autore enumera tra altre, che ha dei suoi seguaci, ma che noi, gli scriventi, siamo sicuri non vada seguita:
«Per alcuni, la via dell'accelerazione può essere la più adatta per avvicinarsi alla soluzione, perché, in certe condizioni, molte reazioni equivalgono a quei crampi che valgono solo a prolungare l'agonia, e ritardando la fine ritardano anche il nuovo principio. Si tratterebbe di assumere, presso uno speciale orientamento interiore, i processi più distruttivi dell'èra moderna per usarli ai fini di una liberazione. Come in un ritorcere il veleno contro sé stesso o in un "cavalcare la tigre"».
Si tratta, insomma, di quello che oggi viene chiamato "accelerazionismo", inteso in senso lato.
Proposte distruttive, che non accolgono, lo ribadiamo, il nostro consenso e che, in ultima analisi, dovrebbero essere anche anti-tradizionali. Lasciamo di proposito al lettore quest'ultima considerazione costruita in forma congiuntiva affinché sia per lui un interrogativo al quale dare eventualmente una risposta dopo una riflessione sul mondo della tradizione.
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2021-10-25 20:30:02 Oggi parleremo per metafore, lasciando al lettore l'onere e, speriamo, il gusto di comprenderle da sé.
Pensiamo al cammino per la comprensione della via della tradizione come alla costruzione di un'elegante scala per il cielo. Affinché sia alta e magnifica, è necessario sovrapporre con cura pietra a pietra. Si deve badare ad inserire, ove necessario, il proprio minuscolo sassolino negli interstizi, o smussare con le mani, fin dove opportuno, la pietra di qualcun altro; si deve evitare di gettar materiale all'ammasso e non si può pensare di poter buttare tutto giù ogni volta per erigere la propria opera, né si può immaginare di poter salire senza esser passati per qualche solido appiglio e, infine, sarebbe assurdo credere che vi siano infinite vie per le quali da un gradino il nostro piede possa giungere al successivo od al precedente.
Il moderno, e ricordiamo che parliamo di moderno in spirito, è decisamente infastidito dalla rigidità della struttura; egli ignora che è proprio questa rigidità a dare sicurezza, a permettere all'uomo di lavorare assieme all'altro uomo anche a secoli di distanza, perché con lo stesso progetto in mente.
L'uomo del mondo moderno accumula paglia sotto un albero, emulando malamente chi costruisce la scala: nella sua confusione, crede che raggiungere i frutti dell'albero stesso sia il fine di tutto, e poco importa se il mucchio è all'apparenza sgraziato, se sotto i piedi c'è un altro uomo a far da massa. Ama la leggerezza del materiale col quale lavora, ama l'illusione che ogni forma del mucchio sia alla sua portata, ama l'idea che tutti possano salire, basta togliere la paglia da sotto i piedi di qualcun altro.
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