2022-02-20 18:38:53
Attualità
POTERE OCCULTO: I MAGISTRATI DEL CONSIGLIO DI STATO
La magistratura italiani sta vivendo momenti di preoccupazione, una preoccupazione che verosimilmente è destinata a perdurare anche nei prossimi mesi.
Le ragioni di tanta concitazione si riconducono alla riforma predisposta dal ministro della Giustizia Marta Cartabia, che dopo essere stata approvata dal consiglio dei ministri, si trova ora al centro del dibattito parlamentare.
Tra le ultime modifiche approvate dal CDM: divieto di esercitare funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, nazionali e locali, in simultanea; collocamento fuori ruolo per i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive per almeno un anno o incarichi di governo; accessibilità al concorso in magistratura direttamente dopo la laurea.
Uno degli aspetti più sensibili della riforma riguarda le cosiddette «porte girevoli», ovvero di quel meccanismo che prevede il blocco delle carriere a metà tra politica e magistratura.
Secondo il disegno di legge, la riforma infatti prevederebbe tre anni di «raffreddamento» prima di rientrare in servizio.
Tuttavia
questa nuova regola ha degli esclusi eccellenti: i
giudici amministrativi.
Tra questi, meritano una particolare riflessione i componenti del Consiglio di Stato, capaci di ottenere incarichi di vertice in ministeri e alte amministrazioni senza essere obbligati ad interrompere l'attivita di magistrati.
Questa particolare eccezione della riforma Cartabia, non solo creerebbe per questa categoria di magistrati una condizione di ingiustificabile privilegio in quanto a differenza delle altre categorie,verrebbe loro consentito di cumulare funzioni (giudiziaria e amministrativa) e relativi stipendi.
I magistrati del Consiglio di Stato sono magistrati assolutamente «sui generis», scrive Sergio Rizzo nel suo ultimo libro “Potere assoluto – I cento magistrati che comandano in Italia”.
Per legge hanno il compito di esprimere pareri e suggerimenti sulle iniziative del Governo. Al tempo stesso, nei panni di giudici, hanno il potere di emettere sentenze su ogni causa che contrapponga la società civile alla pubblica amministrazione.
Questa loro doppia e contrapposta funzione, li mette attualmente in condizione di suggerire al governo come impostare determinate iniziative e al tempo stesso sentenziare tutte le cause che venissero intentate verso la PA, contro tali iniziative.
Si crea pertanto una condizione in cui il controllore e il controllato spesso coincidono, configurando un enorme e pericoloso conflitto di interessi che pregiudica in partenza l'integrità del rapporto fra legge e giustizia.
Caso emblematico è quello recente che ha visto appunto il Consiglio di Stato sospendere una sentenza con cui il TAR del Lazio annullava il protocollo ministeriale riguardo le cure domiciliari.
Del resto, voi riuscireste davvero a credere, che questi magistrati sarebbero capaci di emettere sentenze contro quegli atti del governo che essi stessi avevano suggerito come impostare?
Noi non riusciamo a farlo.
Questa «doppia funzione» a loro attribuita, di fatto li pone in una posizione di assoluto potere, un potere amplificato ulteriormente dal fatto che hanno anche la facoltà di controllare le carriere dei loro colleghi in fase di ricorso al Consiglio Superiore della Magistratura. Non è infatti un caso, che nell'attuale governo, ben undici di questi magistrati siano presenti con incarichi speciali, uno di essi è addirittura il braccio destro di Mario Draghi.
FONTE
Radio Radio - Francesco Amodeo
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