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Fiabe per tutti

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2022-04-17 20:51:08 Leggenda per Pasqua
Due fratelli

Fiabe #internazionali
n.77 Tot.

C'erano una volta due fratellini che si chiamavano Gianni e Mattia e si volevano molto bene.
Passavano insieme tutto il tempo, giocavano insieme, e sempre cantavano una canzoncina che loro stessi avevano inventato e che diceva così:
storno stornello, la luna s'è accesa per Maria che cuce una camicia al Bambinello.

Passarono gli anni e i due fanciulli divennero che uomini e persero i genitori; poco dopo la morte di questi ebbero una lite a causa dell'eredità e divennero nemici. Separarono le loro case, e, mentre Gianni viveva al piano, Mattia si trasferì sul monte.
Era il tempo della Pasqua e Mattia, nella sua casa montana, fece tutti i preparativi per le sante feste.
La sua casa brillava come uno specchio e sulla tavola erano disposti i pani, le uova, la torta pasquale, affinché il prete li benedicesse...
E Mattia, indossato il più bel vestito e preparata un'offerta da fare al Signore, attese la benedizione. .
Ma come poteva la benedizione arrivare sino a lui, se si era dimenticato di riconciliarsi con suo fratello?
Il Signore, infatti, desidera prima di ogni cosa che gli uomini onorino le feste stando in pace e in concordia tra di loro.
Perciò, passarono le ore e discese la notte, ma la benedizione pasquale non venne alla casa di Mattia:.
Pensando che a causa della distanza e dell'altezza il prete avesse tralasciato la sua casa, triste e solo Mattia si accinse alla cena. Ma quando portò alla bocca il cibo, si accorse che i pani, le uova e la torta pasquale e tutte le buone vivande che aveva preparate, si erano trasformate in sassi.
Cosi Mattia capi di non essere in grazia del Signore, ma non ne trovò il motivo.
Poco dopo senti bussare all'uscio; nascose in fretta i cibi pietrificati e apri.
Era un vecchio viandante sorpreso dalla tempesta, che chiedeva ospitalità.
Infatti il cielo, poco prima sereno, si era tutto rannuvolato, il vento della bufera si era levato e la terra fu in preda della pioggia e delle raffiche.
Mattia accolse il viandante e si scusò con lui di non avere alcuna provvista.
Devi accontentarti di una seggiola e di un letto gli disse.
E sia lodato Iddio che me li concede e grazie a te per la tua bontà rispose il viandante.
Era un uomo magro che sorrideva spesso e guardava con occhi profondi.
Da dove vieni? chiese Mattia.
Vengo da molto lontano - disse l'uomo.
Ho girato molte terre e ho visto celebrare la Pasqua in molti luoghi. Il mio cuore è pieno di gioia, perché mi pare che oggi tutti gli uomini siano buoni e felici.
Non io disse allora Mattia, pieno di tristezza.
E perché mai? Domandò il viandante.
Hai una bella casa, un bel vestito. Il tuo viso aperto e sano rivela che anche il tuo spirito è ricco di doni celesti; perché dunque non sei felice?
Veramente, - continuò il viandante - gli uomini non sono mai contenti. Anche un'altra casa ho visitato quaggiu al piano,-in cui dovrebbe regnare la letizia; figurati che essa è' allietata pure da due graziosi figlioletti.. uno dei quali è nato proprio ieri. Eppure il padrone di quella casa era triste, cupo, pareva quasi che una sciagura incombesse su di lui. Se il suo figliolo non mi avesse rallegrato cantando alcune belle canzoncine, davvero la mia visita sarebbe stata assai triste.
Una specialmente ricordo di quelle canzoncine...
Com'è? - chiese Mattia col fiato sospeso.
Mi pare che sia cosi:

Storno stornello la luna s'è accesa per Maria che cuce una camicia al Bambinella.
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2022-04-12 19:21:04 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-12 19:21:01 Il bambino cattivo

Una Favola di #Andersen
n.76 Tot.

C’era una volta un vecchio poeta, proprio un buon vecchio poeta. Una sera che era in casa, venne un tempo bruttissimo, la pioggia scendeva a scroscio, ma il vecchio poeta stava bene al caldo vicino alla stufa, dove la legna bruciava e le mele cuocevano. “Saranno proprio fradici quei poveretti che si trovano fuori adesso!” disse, perché era proprio un buon poeta. “Oh, apritemi! Sto congelando e sono bagnato fradicio!” gridò un bambinetto che si trovava fuori. Piangeva e bussava alla porta, mentre la pioggia continuava a cadere e il vento soffiava contro le finestre. “Poverino!” esclamò il vecchio poeta e aprì la porta. Vide un bambino, completamente nudo, con l’acqua che scorreva lungo i capelli biondi, tremante per il freddo; se non fosse entrato, sarebbe sicuramente morto con quel tempaccio. “Poverino!” disse il vecchio poeta e lo prese per mano. “Vieni qui da me che ti scaldo. Adesso ti darò del vino e una mela, perché sei un bel bambino.” E lo era veramente. Gli occhi sembravano due stelle lucenti e i lunghi capelli dorati, pure grondanti d’acqua, erano tutti bene arricciati. Sembrava un angelo, ma era pallido per il freddo e tremava con tutto il corpo. In mano teneva un bell’arco, ma si era rovinato per l’acqua, e i colori delle frecce erano tutti mescolati per la grande umidità. Il vecchio poeta sedette vicino alla stufa, si prese il ragazzino in grembo, gli strizzò l’acqua dai capelli, gli scaldò le manine nelle sue e fece bollire del vino per lui; così il piccolo si riebbe, le guance ripresero colore e lui saltò sul pavimento e si mise a ballare intorno al vecchio poeta. “Sei proprio un bambino allegro!” esclamò il vecchio poeta. “Come ti chiami?” “Mi chiamo AMORE!” gli rispose. “Non mi conosci? E questo è il mio arco. Io so tirare con l’arco, so tirare davvero! Guarda, adesso torna il bel tempo; la luna splende.” “Ma il tuo arco è rovinato” disse il vecchio poeta. “Che peccato” rispose il bambino, lo prese in mano e lo guardò. “Oh, adesso si è asciugato e non ha subìto danni. La corda è ancora ben tesa! Adesso lo provo” e così tese l’arco, vi mise una freccia, mirò e colpì quel buon vecchio poeta proprio al cuore. “Hai visto che il mio arco non s’è rovinato!” esclamò e ridendo forte se ne andò.

Che bambino cattivo! colpire così il vecchio poeta che lo aveva ospitato nella sua casetta calda, che era stato tanto buono con lui, che gli aveva dato del buon vino e la mela più bella. Il buon poeta era steso sul pavimento e piangeva, era stato proprio colpito al cuore e diceva: “Ah, che ragazzo cattivo è Amore! Devo raccontarlo a tutti i bambini buoni, affinché stiano attenti e non giochino mai con lui, perché può far loro del male!”. Tutti i bambini buoni, maschi e femmine, a cui egli raccontò l’accaduto, stavano in guardia dal crudele Amore, ma lui li ingannava ugualmente, perché era così abile! Quando gli studenti uscivano dalle lezioni, si affiancava a loro, con un libro sotto il braccio e un vestito nero. Non potevano certo riconoscerlo e così lo prendevano sottobraccio e credevano fosse uno studente come loro, ma a quel punto lui gli scoccava una freccia nel petto. Quando le ragazze se ne andavano via dal prete, o quando erano in chiesa, le seguiva sempre. Sì, era sempre con la gente! A teatro si metteva nel lampadario e ardeva come una lampada, così tutti credevano che fosse una lampadina, ma poi s’accorgevano di qualcos’altro. Correva nel giardino reale e sui bastioni. Sì, una volta ha colpito tuo padre e tua madre al cuore! Prova a chiederglielo e senti cosa ti diranno. Già, è proprio un ragazzo cattivo, questo Amore, non dovresti mai avere a che fare con lui. Va dietro alla gente. Pensa che una volta ha anche scoccato una freccia alla vecchia nonna; è passato tanto tempo ormai, ma lei non lo dimenticherà. Ah, cattivo Amore! Ma ora lo conosci; sai quanto sia cattivo quel bambino.
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2022-04-12 19:05:43 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-04-12 19:05:29 In quel momento la porta del salotto si spalancò e una folla di splendidi fiori entrò danzando. In testa al corteo camminavano due belle rose che portavano due corone d’oro: erano il re e la regina. Dietro di loro veniva una fanfara, formata da papaveri e peonie. Le trombe erano baccelli di piselli e i fiori vi soffiavano con tanta forza da averne il viso tutto rosso: i giacinti azzurri e i bucaneve suonavano a distesa i loro campanellini come se fossero campanelli veri. La musica era deliziosa. Poi tutti i fiori si unirono alla compagnia e zinnie, pratoline margherite e gli altri si abbracciarono e incominciarono a ballare. Era uno spettacolo davvero meraviglioso. Quindi tutti si augurarono la buona notte e la piccola Ida ritornò a letto, dove rimase sveglia a lungo ripensando a tutto ciò che aveva visto. L’indomani, appena alzata, corse al tavolino dei giocattoli per vedere i se i fiori c’erano ancora nel lettino di Sofia. C’erano, ma molto più avvizziti dl giorno prima. Sofia era coricata nel cassetto e sembrava avere molto sonno.

– Ti ricordi ciò che dovevi dirmi – domandò Ida.
Sofia non rispose nemmeno una parola.
– Non sei gentile – disse Ida. – Eppure i fiori hanno ballato con te!
Sofia non rispose nemmeno questa volta, ma la piccola Ida sapeva che cosa doveva fare. Prese una scatola e vi collocò delicatamente i fiori morti.
– Ecco la vostra piccola bara, o meglio, il vostro nuovo lettino – disse – quando verranno i miei cugini oggi, mi aiuteranno a seppellirvi.

I cugini della piccola Ida erano due allegri ragazzi che si chiamavano Giovanni e Adolfo. Giunsero nel pomeriggio indossando una maglietta gialla e calzoncini blu. Volevano mostrare a Ida l’ultimo regalo del babbo, una balestra nuova nuova, che funzionava come quelle degli antichi balestrieri.
Ida narrò loro la morte dei fiori e li invitò a partecipare al funerale.
I due ragazzi camminavano davanti, la balestra in spalla e la piccola Ida li seguì con i fiori morti nella graziosa bara. Scavarono una fossa in fondo al giardino e Ida, dopo aver baciato i fiori, depose la cassettina nella terra, mentre Giovanni e Adolfo tiravano un colpo di balestra in segno di onore.
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2022-04-12 19:05:29 Anche adesso, mentre suonava il pianoforte, aveva proprio il suo modo di fare: chinava il lungo viso giallo un po’ da una parte e un po’ dall’altra e batteva il tempo con la testa.
Nessun fiore si era accorto della piccola Ida. Un grande croco blu saltò sul tavolino dove stavano i giocattoli ed andò ad aprire le cortine del letto dove riposavano i fiori ammalati. I fiori si misero a sedere e dichiararono di sentirsi bene e di voler ballare come tutti gli altri.
Scesero subito dal letto, tanto freschi e belli che il flaconcino di profumo fatto come un vecchio ometto fece loro i complimenti. Poi il ballo divenne generale.
A un tratto qualche cosa di rumoroso cadde dal tavolo: era il frustino che saltava a terra; anche lui voleva prendere parte alla festa dei fiori. Al suo manico era appoggiata, per caso, una bambolina di cera, che aveva un largo cappello nero e rotondo, molto simile a quello del consigliere. Il frustino saltò in mezzo ai fiori sui tre trampoli rossi e si mise a battere il tacco ballando una marzurka. Non c’era che lui che ne fosse capace: i fiori erano troppo leggeri e non avrebbero mai potuto fare tanto rumore con i tacchi. A un tratto la bambolina di cera che stava aggrappata al manico del frustino diventò lunga lunga, volse verso gli altri fiori la testa coperta dal grande cappello nero e rotondo e disse ad alta voce:
– Come si possono mettere idee simili nella testa di una bambina? Sono soltanto scocche e inutili fantasie.
La bambola di cera in quel momento assomigliava davvero al vecchio consigliere; aveva lo stesso colorito giallo e la stessa aria arcigna e brontolona. Allora i fiori, indignati, incominciarono a picchiarla ed ella subito rimpicciolì e ridiventò la bambolina di prima.

Ida non poté trattenersi dal ridere. Il frustino continuava a battere i tacchi saltellando come un matto e il consigliere, cioè la bambolina, che gli stava aggrappata addosso, era costretta a ballare con lui, sbatacchiando in tutte le direzioni il gran cappello nero. Infine gli altri fiori intercedettero per lei, specialmente quelli che avevano dormito nel lettino della bambola e finalmente il frustino si fermò e si ritirò tranquillo in un angolo.
In quel momento si sentì qualcuno che, chiuso nel cassetto, batteva colpi contro la parete di legno per farsi aprire. L’omino fatto col flaconcino di profumo riuscì a sdraiarsi sul tavolo e a schiudere il cassetto; dalla fessura sbucò la bambola Sofia che si guardò intorno tutta sorpresa.
– C’è dunque un ballo, qui? – esclamò risentita. – Perché nessuno mi ha invitato? Ci sarei venuta volentieri!
– Vuoi ballare con me? – chiese l’omino del profumo.

– Ma guarda un po’ che razza di ballerino!- commentò la bambola con disprezzo: e gli voltò le spalle.
Sperava che un fiore l’invitasse, ma nessuno sembrava accorgersi di lei. Tossì, fece um.!..um!.con la voce,ma inutilmente. Intanto l’omino si era messo a ballare da solo e vi riusciva benissimo.
Allora Sofia, decisa a richiamare a tutti i costi l’attenzione generale, si lasciò cadere con gran fracasso dal cassetto sul pavimento. Tutti i fiori accorsero per rialzarla e domandarle se si era fatta male; ma Sofia stava benissimo: voleva soltanto ballare. Allora i fiori che avevano dormito nel suo lettino la presero per mano e incominciarono a danzare con lei proprio nel mezzo della stanza, dove più chiara cadeva la luce della luna. Tutti gli altri fiori fecero circolo battendo il tempo con le mani. Sofia era tanto felice che offerse ai fiori il suo lettino per sempre, dichiarando che sarebbe stata contentissima di dormire nel cassetto. I fiori risposero:
– Ti ringraziamo tanto, ma noi non possiamo vivere a lungo. Domani saremo morti. Devi dire alla piccola Ida di seppellirci nell’angolo del giardino dove poco tempo fa ha sepolto il suo canarino. In estate resusciteremo e saremo più belli ancora di oggi.

– No, non dovete morire! – esclamò Sofia.
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2022-04-12 19:05:28 – Bisogna alzarsi! – le disse; – per questa notte potrai dormire nel cassetto. I poveri fiori sono ammalati e hanno bisogno di riposare!
La bambola aveva un’espressione molto contrariata e non rispose nemmeno una parola, tanto si sentiva offesa; ma la piccola Ida la depose nel cassetto, poi mise i fiori nel lettino e li coprì bene con la coperta azzurra. Chiuse anche le cortine di seta celeste affinché la luce non desse loro fastidio, quindi si allontanò in punta di piedi. Ma per tutta la sera non fece che pensare a quanto lo studente le aveva raccontato e, prima di andare a dormire, volle fare una visitina anche ai fiori della mamma, stupendi giacinti e tulipani, freschi e belli nei vasi di cristallo.
– So che andrete al ballo, questa notte – bisbigliò la piccola Ida con aria d’intesa; ma i fiori non mossero una foglia, come se non avessero capito.

Poi Ida andò a letto e, prima di addormentarsi, pensò a lungo alla festa da ballo nel castello del re. “I miei fiori saranno andati di certo” pensava.
Si risvegliò durante la notte dopo un sogno confuso, in cui aveva veduto i fiori, lo studente e anche il consigliere dal largo cappello nero. Tutto era silenzioso nella casa; il lumino da notte spandeva una diafana luce; il babbo e la mamma dormivano profondamente. “Chissà se i miei fiori sono ancora nel lettino di Sofia?” pensò la piccola Ida “Come mi piacerebbe saperlo”. Sedette sul letto e tese l’orecchio. Le pareva che dal salotto giungesse un suono di pianoforte, ma così leggero, come non le era mai capitato di udire.
– Sono certo i miei fiori che ballano – concluse – Oh, come mi piacerebbe vederli! Oh, se entrassero qui!.
Ma i fiori non vennero e il suono del pianoforte continuava dolce e leggero. Infine la piccola Ida non poté più resistere: scivolò dal lettino e, piano piano, si avvicinò in punta di piedi verso la porta socchiusa del salotto. Come era meraviglioso ciò che vide! Le lampade erano spente, è vero, ma i raggi della luna entravano dalla finestra e ogni cose sembrava illuminata a giorno. I giacinti e i tulipani della mamma stavano allineati su due file: tutti i vasi erano vuoti. Poi i tulipani si inchinarono davanti ai giacinti e li presero per mano; quindi incominciarono un allegro girotondo interrompendolo spesso con variazioni e figure graziosissime. Al pianoforte era seduto un grosso giglio giallo che la piccola Ida aveva veduto in giardino durante l’estate. Anzi, ricordava che lo studente aveva commentato: “Guarda come quel giglio assomiglia alla signorina Carolina”. Tutti si erano burlati d lui, ma la piccola Ida aveva notato che il giglio assomigliava davvero in modo sorprendente a quella signorina.
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2022-04-12 19:05:28 – Chissà che tu non ci riesca – rispose lo studente. – Quando tornerai nel giardino del re, prova a guardare attentamente attraverso le finestre e vedrai uno strano movimento.
– E i fiori del giardino pubblico vanno anche loro al ballo? Come possono arrivare fino a là? Il castello infatti è molto lontano dalla città.
– Volando – spiegò lo studente – non hai visto le farfalle? Non sembrano fiori? Ebbene, appunto sono la stessa cosa: i fiori hanno lasciato il loro gambo per levarsi nell’aria; poi hanno incominciato ad agitare i petali come piccole ali e così sono riusciti a volare.
– Ma perché soltanto alcuni fiori si sono mutati in farfalle mentre gli altri sono rimasti semplici fiori? – chiese la bambina. – Deve essere molto difficili sapere quali sono i fiori bravi.
– Non è vero – le spiegò lo studente – i fiori bravi sono quelli che profumano nell’aria e offrono il loro nettare alle api affinché il miele diventi migliore.
– Ma la mia amica è andata la primavera scorsa al giardino pubblico e c’erano tanti fiori. Tu pensi che non siano stati invitati alla festa del castello perché erano cattivi?
– Non credo – disse lo studente – può darsi che nessuno abbia parlato loro del castello del re e della festa dei fiori e quindi non ne sappiano niente. Anzi, voglio proporti un esperimento. Tu sai che il nostro vicino di casa è professore di botanica e ha un giardino tutto pieno di fiori. Prova ad entrare in quel giardino e racconta a un fiore di quella festa da ballo. Il fiore lo dirà a tutti gli altri e così potranno partecipare alla festa e se ne andranno nel castello del re. Pensa come rimarrà di stucco il professore di botanica quando scenderà nel suo giardino per innaffiare e potare i fiori e non ne troverà più neppure uno!

– Ma come un fiore potrà dirlo agli altri? I fiori non sanno parlare – obbiettò la piccola Ida.
– È vero, ma riescono a comunicare ugualmente fra di loro. Non hai mai visto come si piegano e muovono la testa, quando c’è il vento? E’ la loro maniera di parlare. Anche le foglie chiacchierano fra loro, quando si agitano tanto.
– E il professore capisce il loro linguaggio?- chiese Ida.
– Certamente. Anzi, una volta si sdegnò moltissimo perché vide una ruvida e ispida ortica cercare di stringere amicizia con uno splendido garofano rosso. “Come sei bello! Come ti voglio bene” diceva l’ortica facendo l’occhiolino. E il garofano ascoltava, tutto lusingato. Il professore allora picchiò l’ortica e si punse le dita. Da quel giorno detesta le ortiche e quando ne vede qualcuna cerca di girare al largo. – È divertente – disse la piccola Ida.
Nel frattempo un noioso consigliere era entrato e si era seduto sul divano. E, udendo quei discorsi, fece un gesto di disapprovazione.
– Come si possono mettere idee simili in testa a una bambina? – brontolò.
Il consigliere era un vecchietto dalla faccia gialla e portava sempre un largo cappello nero e rotondo. Non provava simpatia per lo studente e continuò a brontolare. Ripeteva fra i denti:
– Come si possono mettere idee simili nella testa di una bambina? Sono solo inutili fantasie!
Ma la piccola Ida non provava, invece, il minimo dubbio e quando lo studente se ne fu andato, si avvicinò al suo mazzo di fiori. Tutto era spiegato, adesso: i fiori avevano la testa china perché si sentivano stanchi, dopo aver ballato tutta la notte; bisognava dunque metterli a letto e farli riposare. In un angolo del salotto c’era un tavolino destinato ai giocattoli della piccola Ida, col cassetto pieno di cianfrusaglie; sul tavolino c’era il letto della bambola Sofia, in legno rosa con la coperta e il velo azzurro. Sofia dormiva profondamente, ma la piccola Ida la prese in braccio senza riguardi.
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2022-04-12 19:05:28 I fiori della piccola Ida

Una Favola di #Andersen
n.75 Tot.

Poveri fiori! Sono tutti appassiti. Eppure ieri erano tanto belli! – esclamò con rammarico la piccola Ida, guardando il suo mazzo dai petali raggrinziti. – Che cosa è success, dunque? – proseguì rivolta allo studente seduto sul divano.
Voleva bene allo studente, perché sapeva raccontare tante storie e ritagliava file di pupazzetti di carta che si tenevano per mano e si potevano far ballare e fabbricava persino castelli con le porte che si aprivano. Ero proprio bravo e il tempo con lui passava in un attimo.
– Te lo dico io, che cosa è successo – rispose lo studente.
– Oh, ti prego racconta – disse la bambina.
– I tuoi fiori questa notte sono andati al ballo e per questo ora sono così stanchi e sfiniti.
– Ma i fiori non sanno ballare! – esclamò la piccola Ida.
– E invece si. Quando noi andiamo a letto e ci addormentiamo, i fiori incominciano a far salti e si danno alla pazza gioia.
– E i bambini possono andare al ballo? – chiese la piccola Ida
– Soltanto i bambini dei fiori, cioè i fiorellini piccoli, come le margherite, i mughetti e i non ti scordar di me.
– E dove vanno a ballare?
– Nel castello del re, quello che sorge fuori la porta e che è circondato da un immenso giardino. Il re vi abita soltanto d’estate, lo sai.

– Ma sono andata ieri con la mamma, in quel giardino – replicò la piccola Ida – non c’era un solo fiore sulle aiuole e nemmeno una foglia sugli alberi. Dov’erano, dunque?
– Nel castello. Quando il re torna in città seguito da tutti i suoi cortigiani, i fiori lasciano il giardino ed entrano nelle sale. Sul trono siedono le due rose più belle, e sono il re e la regina; le creste di gallo si allineano ai due lati e fanno da guardie d’onore, e tutti gli altri fiori sono invitati al ballo. Le violette azzurre rappresentano gli ufficiali di marina, i giacinti sono damigelle, i tulipani le dame incaricate di sorvegliare l’andamento della festa.
– Ma chi ha dato ai fiori il permesso di danzare nel castello del re?
– Oh, non c’è bisogno di permesso, perché quasi nessuno lo sa. È vero che qualche volta, di notte, arriva il vecchio sorvegliante a fare una ispezione, ma ha un grosso mazzo di chiavi il cui tintinnio si sente a distanza.
– E i fiori quando lo sentono non hanno paura?
– Non appena se ne accorgono si mettono fermi fermi, oppure si nascondono dietro le tende sporgendo solo la testa.
– E il sorvegliante non sente il loro profumo?
– Si, avverte che c’è qualcosa di insolito nell’aria, ma non riesce a capire che cosa sia.
– Come mi piacerebbe vedere danzare i fiori! – esclamò la piccola Ida battendo le mani. – Sarebbe una cosa stupenda!
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2022-04-12 18:49:45 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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