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– Chissà che tu non ci riesca – rispose lo studente. – Quando | Fiabe per tutti

– Chissà che tu non ci riesca – rispose lo studente. – Quando tornerai nel giardino del re, prova a guardare attentamente attraverso le finestre e vedrai uno strano movimento.
– E i fiori del giardino pubblico vanno anche loro al ballo? Come possono arrivare fino a là? Il castello infatti è molto lontano dalla città.
– Volando – spiegò lo studente – non hai visto le farfalle? Non sembrano fiori? Ebbene, appunto sono la stessa cosa: i fiori hanno lasciato il loro gambo per levarsi nell’aria; poi hanno incominciato ad agitare i petali come piccole ali e così sono riusciti a volare.
– Ma perché soltanto alcuni fiori si sono mutati in farfalle mentre gli altri sono rimasti semplici fiori? – chiese la bambina. – Deve essere molto difficili sapere quali sono i fiori bravi.
– Non è vero – le spiegò lo studente – i fiori bravi sono quelli che profumano nell’aria e offrono il loro nettare alle api affinché il miele diventi migliore.
– Ma la mia amica è andata la primavera scorsa al giardino pubblico e c’erano tanti fiori. Tu pensi che non siano stati invitati alla festa del castello perché erano cattivi?
– Non credo – disse lo studente – può darsi che nessuno abbia parlato loro del castello del re e della festa dei fiori e quindi non ne sappiano niente. Anzi, voglio proporti un esperimento. Tu sai che il nostro vicino di casa è professore di botanica e ha un giardino tutto pieno di fiori. Prova ad entrare in quel giardino e racconta a un fiore di quella festa da ballo. Il fiore lo dirà a tutti gli altri e così potranno partecipare alla festa e se ne andranno nel castello del re. Pensa come rimarrà di stucco il professore di botanica quando scenderà nel suo giardino per innaffiare e potare i fiori e non ne troverà più neppure uno!

– Ma come un fiore potrà dirlo agli altri? I fiori non sanno parlare – obbiettò la piccola Ida.
– È vero, ma riescono a comunicare ugualmente fra di loro. Non hai mai visto come si piegano e muovono la testa, quando c’è il vento? E’ la loro maniera di parlare. Anche le foglie chiacchierano fra loro, quando si agitano tanto.
– E il professore capisce il loro linguaggio?- chiese Ida.
– Certamente. Anzi, una volta si sdegnò moltissimo perché vide una ruvida e ispida ortica cercare di stringere amicizia con uno splendido garofano rosso. “Come sei bello! Come ti voglio bene” diceva l’ortica facendo l’occhiolino. E il garofano ascoltava, tutto lusingato. Il professore allora picchiò l’ortica e si punse le dita. Da quel giorno detesta le ortiche e quando ne vede qualcuna cerca di girare al largo. – È divertente – disse la piccola Ida.
Nel frattempo un noioso consigliere era entrato e si era seduto sul divano. E, udendo quei discorsi, fece un gesto di disapprovazione.
– Come si possono mettere idee simili in testa a una bambina? – brontolò.
Il consigliere era un vecchietto dalla faccia gialla e portava sempre un largo cappello nero e rotondo. Non provava simpatia per lo studente e continuò a brontolare. Ripeteva fra i denti:
– Come si possono mettere idee simili nella testa di una bambina? Sono solo inutili fantasie!
Ma la piccola Ida non provava, invece, il minimo dubbio e quando lo studente se ne fu andato, si avvicinò al suo mazzo di fiori. Tutto era spiegato, adesso: i fiori avevano la testa china perché si sentivano stanchi, dopo aver ballato tutta la notte; bisognava dunque metterli a letto e farli riposare. In un angolo del salotto c’era un tavolino destinato ai giocattoli della piccola Ida, col cassetto pieno di cianfrusaglie; sul tavolino c’era il letto della bambola Sofia, in legno rosa con la coperta e il velo azzurro. Sofia dormiva profondamente, ma la piccola Ida la prese in braccio senza riguardi.