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Fiabe per tutti

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Fiabe per tutte le età Contattaci per ogni info @Deejay_k Sezioni #Grimm #Esopo #Fedro #Andersen #Perrault #wilde #Capuana #Aforisma #regionali #ascoltare #moderne #classica #internazionali #Natale #biografia

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Gli ultimi messaggi

2022-07-11 18:49:27 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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Aprire / Come
2022-07-11 18:49:23 La bella fanciulla cadde allora in ginocchio davanti a lui e disse: “Ah, amor mio! Perdonatemi il male che vi ho fatto: mia madre mi ci ha costretta, ma l’ho fatto contro la mia volontà, perché io vi amo con tutto il cuore. Il vostro mantello magico è appeso in un armadio e prenderò qualcosa per vomitare il cuore d’uccello”. Allora egli cambiò idea e disse: “Tienilo pure, è lo stesso, perché‚ diventerai la mia sposa fedele”. Così furono celebrate le nozze ed essi vissero insieme felici e contenti.
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Aprire / Come
2022-07-11 18:49:23 Il mattino dopo, al risveglio, colse un cespo di insalata cattiva e uno di quella buona e pensò: “Mi serviranno a tornare in possesso di ciò che era mio e a punire l’infedeltà.” Li mise nella borsa, scavalcò il muro e si avviò alla ricerca del castello della sua amata. Dopo aver girato un paio di giorni, ebbe la fortuna di trovarlo. Si scurì in fretta il viso, che neanche sua madre lo avrebbe riconosciuto, entrò nel castello e chiese ospitalità. “Sono così stanco- disse -che non posso proseguire”. La strega gli domandò: “Campagnolo, chi siete, e che mestiere fate?”. Egli rispose: “Sono un messaggero del re, che mi ha mandato a cercare l’insalata migliore che vi sia al mondo. Ho avuto la fortuna di trovarla e ce l’ho con me; il sole però scotta troppo e rischia di farmi appassire le foglie più tenere, perciò non so se la porterò più lontano”. La vecchia, sentendo parlare dell’insalata tanto buona, ebbe voglia di assaggiarla e disse: “Caro campagnolo, lasciatemi mangiare un po’ di quell’insalata straordinaria”. “Perché‚ no?- rispose egli -ne ho presi due cespi, ve ne darò uno”. Aprì la borsa e le porse quello cattivo. La vecchia non pensò a un tranello, e la nuova pietanza le faceva venire l’acquolina in bocca, tanto che andò di persona in cucina a prepararla. Quando fu pronta, non poté aspettare che fosse in tavola, ma ne prese subito qualche foglia, e se la mise in bocca. Ma non appena l’ebbe inghiottita, perse l’aspetto umano e corse giù in cortile, trasformata in asina. In cucina, intanto, arrivò la serva, vide l’insalata pronta e volle portarla in tavola, ma per strada, secondo la sua vecchia abitudine, fu presa dalla voglia di assaggiarla e ne mangiò due foglie. Quelle mostrarono all’istante il loro potere magico: diventò un’asina anche la serva e corse fuori dalla vecchia, mentre il piatto d’insalata cadde a terra. Nel frattempo il messaggero se ne stava con la bella fanciulla e, siccome non veniva mai nessuno con l’insalata, e anche lei ne aveva voglia, ella disse: “Chissà che fine ha fatto l’insalata!”. Il cacciatore pensò: “Avrà già prodotto il suo effetto!” e disse: “Andrò in cucina a vedere”. Quando scese, vide le due asine che correvano in cortile e l’insalata per terra. “Bene, bene- disse -quelle due hanno avuto ciò che meritavano!”. Raccolse le foglie avanzate, le mise nel piatto e le portò alla fanciulla. “Vi porto io stesso questa delizia- disse -perché non dobbiate aspettare ancora.- Ella ne mangiò e subito perse il suo aspetto umano come le altre due, e corse in cortile, trasformata in asina. Poi il cacciatore si lavò la faccia, perché‚ le trasformate potessero riconoscerlo, scese in cortile e disse: “Adesso riceverete la ricompensa per la vostra infedeltà”. Le legò tutte e tre a una corda e le condusse via, finché‚ giunse a un mulino, e bussò alla finestra del mugnaio. “Che cosa c’è?” domandò il mugnaio. Egli rispose: “Ho qui tre bestiacce. Se volete prenderle voi, procurar loro lo strame e il foraggio, e trattarle come vi dico io, vi pagherò quel che volete”. “Perché‚ no?- disse il mugnaio. -Ma come devo trattarle?”. Allora il cacciatore disse che l’asina vecchia, cioè la strega, doveva bastonarla tre volte al giorno e non darle mai da mangiare; quella un po’ più giovane, cioè la serva, doveva bastonarla una volta al giorno e darle tre razioni di foraggio; quella più giovane di tutte, cioè la fanciulla, non doveva bastonarla mai e doveva darle tre razioni di foraggio al giorno, perché‚ non poteva sopportare che la bastonassero. Poi tornò al castello e trovò tutto ciò che gli occorreva. Dopo qualche giorno arrivò il mugnaio e disse che, a ricevere solo bastonate e neanche una razione di foraggio, la vecchia asina era morta. “Le altre due- proseguì -non sono morte, e ricevono ogni giorno da mangiare, ma sono così tristi, che non andranno avanti per molto”. Allora il cacciatore s’impietosì, scordò la sua collera e disse al mugnaio di riportarle indietro. Quando giunsero al castello, diede loro da mangiare l’insalata buona, sicché‚ ridiventarono esseri umani.
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Aprire / Come
2022-07-11 18:49:22 Da quel giorno egli non trovò più sotto il guanciale la moneta d’oro, che si trovava invece sotto il cuscino della fanciulla, dove la vecchia la prendeva ogni mattina. Ma egli era così follemente innamorato, che pensava solo a passare il suo tempo con lei. Allora la vecchia strega disse: “Il cuore d’uccello l’abbiamo, ma dobbiamo ancora prendergli il mantello magico”. La fanciulla rispose: “Quello lasciamoglielo! Ha già perso la sua ricchezza”. La vecchia s’infuriò e disse: “Un mantello come quello è una cosa straordinaria, che si trova raramente a questo mondo: perciò devo assolutamente averlo”. Disse alla fanciulla quel che doveva fare e aggiunse che se non avesse obbedito, sarebbe stata punita. Allora la fanciulla, assecondando la vecchia, si mise alla finestra e guardò lontano, fingendo una gran tristezza. Il cacciatore le domandò: “Perché‚ sei così triste?”. “Ah, tesoro mio!- ella rispose -là di fronte c’è il monte dei granati, dove crescono le pietre più preziose. Le desidero tanto che, se ci penso, divento tutta triste. Ma chi può andare a prenderle? Soltanto gli uccelli che volano possono arrivarci, non certo un uomo”. “Se il tuo dolore è tutto qui- disse il cacciatore -si fa in fretta a scacciarlo”. La prese sotto il suo mantello e desiderò di essere sul monte dei granati; e all’istante vi si trovarono tutti e due. Le pietre preziose brillavano da ogni parte, ch’era una gioia vederle, ed essi raccolsero le più belle e le più preziose. Ma la vecchia, con le sue arti, aveva fatto in modo che al cacciatore si appesantissero le palpebre, sicché‚ questi disse alla fanciulla: “Sediamoci un poco a riposare, sono così stanco che non mi reggo più in piedi”. Si sedettero ed egli le posò la testa in grembo e si addormentò. Quando fu addormentato, ella gli tolse il mantello dalle spalle, se lo mise, raccolse i granati e le gemme e desiderò di essere a casa. Ma quando il cacciatore si svegliò, vide che la sua diletta lo aveva ingannato e lo aveva abbandonato su quel monte selvaggio. “Ah!- esclamò -quanta perfidia c’è a questo mondo!” e se ne stette là triste e addolorato senza sapere che fare. Ma la montagna apparteneva a dei feroci, terribili giganti, che abitavano lassù, facendone di tutti i colori. Mentre il cacciatore se ne stava seduto là, ne vide tre avvicinarsi a grandi passi. Allora pensò: “L’unico modo per salvarmi è fingere di dormire” e, in fretta, si sdraiò per terra, come se fosse immerso in un sonno profondo. I giganti si avvicinarono, e il primo gli diede una pedata e disse: “Che razza di vermiciattolo se ne sta qui a guardarsi la pancia?”. Il secondo disse: “Calpestalo!”. Ma il terzo disse, superbamente: “Non ne vale la pena! Lasciatelo stare, tanto se sale in cima al monte le nubi lo afferrano e lo portano via”. Così dicendo se ne andarono, ma il cacciatore aveva prestato attenzione alle loro parole e, come si furono allontanati, si arrampicò sulla cima del monte. Poco dopo, si avvicinò una nube, librandosi nell’aria, lo afferrò, lo portò via, vagò qua e là per il cielo, poi si abbassò su un grande orto circondato da mura, sicché‚ egli si posò dolcemente fra i cavoli e gli ortaggi. Il cacciatore si guardò attorno e disse: “Se solo avessi qualcosa da mangiare! Ho tanta fame che sarà difficile proseguire; ma qui non vedo mele‚ pere, o altri frutti: non vi sono che ortaggi”. Alla fine pensò: “In mancanza d’altro, mangerò dell’insalata: mi rinfrescherà e mi irrobustirà”. Si cercò un bel cespo d’insalata e si mise a mangiare, ma non appena ebbe inghiottito un paio di bocconi, si sentì molto strano, gli pareva di essere cambiato, e vide con spavento che si era trasformato in un asino. Tuttavia, poiché‚ aveva ancora tanta fame, e l’insalata fresca gli piaceva tanto, continuò a mangiarla avidamente, finché‚ giunse a un’altra specie d’insalata, e come ne ebbe mangiata qualche foglia, sentì un nuovo mutamento e riacquistò fortunatamente il suo aspetto umano. Allora il cacciatore si sdraiò e fece una bella dormita.
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2022-07-11 18:49:22 L'insalata magica

Una Favola dei fratelli #Grimm
n.82 Tot.

C’era una volta un giovane cacciatore dall’indole allegra e vivace. Un giorno si recò nel bosco e, mentre camminava fischiettando e facendo suonare una foglia, incontrò una vecchietta proprio brutta, che gli rivolse la parola e disse: “Buongiorno, cacciatore! Tu sei di buon umore, ma io soffro la fame e la sete: fammi la carità”. Il cacciatore ebbe pietà della povera vecchina, così mise la mano in tasca e le diede quello che aveva. Poi fece per proseguire, ma la vecchia lo trattenne e disse: “Caro cacciatore, ascolta quello che ti dico; voglio farti un regalo per il tuo buon cuore: continua dritto per la tua strada, dopo un po’ arriverai a un albero, sul quale ci saranno nove uccelli che si azzufferanno per un mantello. Allora prendi la mira e spara nel mucchio: lasceranno cadere il mantello, ma anche uno degli uccelli sarà colpito e cadrà a terra. Prendi il mantello, è magico: se te lo metti sulle spalle e desideri di trovarti in qualche luogo, in un attimo ci sarai. L’uccello morto, invece, devi aprirlo, togliergli il cuore e ingoiarlo intero; ogni mattina, alzandoti, troverai una moneta d’oro sotto il cuscino, e ciò grazie all’uccello”. Il cacciatore ringraziò l’indovina e pensò fra sé‚: “Belle cose, se solo si avverassero!”. Ma dopo aver fatto cento passi, udì delle strida e dei cinguettii fra i rami, sopra la sua testa; alzò gli occhi e vide un mucchio d’uccelli che si disputavano un panno con i becchi e con le zampe, e strillavano, tiravano e si azzuffavano, come se ciascuno lo volesse solo per sé. “Che strano!- disse il cacciatore -è proprio come ha detto la nonnina”. Si tolse di spalla il fucile, prese la mira e sparò nel mucchio, facendo volare le piume tutto intorno. Subito gli uccelli presero la fuga levando alte strida, uno però cadde a terra morto, e scese pure il mantello. Allora il cacciatore fece quello che gli aveva ordinato la vecchia, aprì l’uccello, cercò il cuore, lo ingoiò e si portò a casa il mantello. Il mattino dopo, quando si svegliò, gli venne in mente la promessa, e volle vedere se si era avverata. Alzò il cuscino ed ecco una moneta d’oro sfavillante; il mattino dopo ne trovò un’altra, e così via ogni giorno, al risveglio. Raccolse un bel gruzzolo d’oro e alla fine pensò: “A che mi serve tutto quest’oro, se resto a casa? Me ne andrò a girare il mondo”. Prese congedo dai suoi genitori, si mise a tracolla la borsa da caccia e il fucile, e se ne andò. Un giorno gli accadde di attraversare un fitto bosco e quando terminò, ecco davanti a lui, in una pianura, uno splendido castello. A una finestra era affacciata una vecchia con una bellissima fanciulla e guardava giù. La vecchia però era una strega e disse alla fanciulla: “Dal bosco sta arrivando uno che ha in corpo un gran tesoro; perciò dobbiamo abbindolarlo, mia cara, quella è roba che si addice più a noi che a lui. Ha nel corpo un cuore d’uccello, e per questo ogni mattina c’è una moneta d’oro sotto il suo guanciale”. E le raccontò tutta la faccenda e che parte ella dovesse fare; poi alla fine le disse, facendole gli occhiacci: “Se non mi ubbidisci, guai a te!”. Il cacciatore avvicinandosi, scorse la fanciulla e pensò: “Ho girato tanto che voglio riposarmi in questo bel castello; denaro ne ho in abbondanza.” Ma, in realtà, egli voleva stare vicino a quella bellezza. Entrò nella casa e fu accolto con cordialità e gentilmente ospitato. Non tardò molto a innamorarsi della figlia della strega, tanto che non pensava più ad altro, vedeva soltanto i suoi occhi e faceva tutto ciò ch’ella desiderava. Allora la vecchia disse: “Adesso dobbiamo prendere il cuore dell’uccello, non si accorgerà neppure che gli manca”. Preparò un decotto e, quando fu pronto, lo mise in un bicchiere e lo diede alla fanciulla, che dovette portarlo al cacciatore. Ella disse: “Orsù, mio caro, bevi alla mia salute!”. Egli prese il bicchiere e, non appena ebbe ingoiato il decotto, vomitò il cuore dell’uccello. La fanciulla dovette portarlo via di nascosto e inghiottirlo lei stessa, poiché‚ la vecchia lo voleva.
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2022-07-11 18:44:29 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-07-11 18:44:25 Qui si alloggia gratuitamente
Dalla casetta uscì una fanciulla bianca come la neve che disse: “Benvenuta, Maestà!” e la fece entrare. Le tolse il bimbo dalla schiena e glielo pose al seno, perché poppasse, poi lo mise in un bel lettino già pronto. Allora la povera donna disse: “Come sai che ero una regina?”. La fanciulla bianca rispose: “Sono un angelo mandato da Dio per avere cura di te e del tuo bambino”. Ed ella visse sette anni nella casetta, sotto la tutela dell’angelo, e per la sua devozione, Dio le fece la grazia e le ricrebbero le mani. Intanto il re quando rientrò a casa, volle vedere sua moglie e il suo bambino. Allora la vecchia madre si mise a piangere e disse: “Uomo malvagio, perché mi hai scritto di uccidere due innocenti creature?”. Gli mostrò le due lettere scambiate dal diavolo e soggiunse: “Ho fatto quanto hai ordinato” e gli mostrò, come prova, la lingua e gli occhi. Allora il re si mise a piangere ancora più amaramente sulla sua povera moglie e sul figlioletto, tanto che la vecchia madre si impietosì e gli disse: “Rallegrati, è ancora viva: ho fatto uccidere di nascosto una cerva da cui ho tolto le prove; ma a tua moglie ho legato il bambino sul dorso e le ho detto che andasse per il mondo e che promettesse di non tornare mai più, poiché tu eri così adirato con lei”. Allora il re disse: -Camminerò fin dove il cielo è azzurro e non mangerò e non berrò finché non avrò ritrovato la mia cara moglie e il mio bambino, se non sono morti di fame”.

Alla ricerca della sua sposa
Così errò qua e là per sette anni, cercandola per tutte le rupi; ma non la trovò e pensava che fosse morta. Per tutto quel tempo, non mangiò e non bevve nulla, ma Dio lo mantenne in vita. Alla fine giunse nella grande foresta e trovò la casettina con l’insegna che diceva: “Qui si alloggia gratuitamente”. La fanciulla bianca uscì, lo prese per mano e lo fece entrare dicendo: “Benvenuta, Maestà!” e gli domandò di dove venisse. Egli rispose: “Sono quasi sette anni che vado in giro alla ricerca di mia moglie e del suo bambino, ma non riesco a trovarli; saranno morti di fame!”. L’angelo gli offrì da mangiare e da bere, ma egli non prese nulla e volle soltanto riposarsi un poco. Si mise a dormire, coprendosi il volto con un fazzoletto. Allora l’angelo andò nella camera dov’era la regina con il bimbo, che ella soleva chiamare Doloroso, e le disse: “Vieni con il tuo bambino, è giunto il tuo sposo”. La donna andò dove egli dormiva e il fazzoletto gli cadde dal volto. Allora ella disse: “Doloroso, raccogli il fazzoletto a tuo padre e coprigli di nuovo il volto”.

E alla fine…
Il bimbo lo raccolse e gli coprì il volto. Ma il re l’udì nel dormiveglia e lasciò cadere apposta di nuovo il fazzoletto. Allora ella disse nuovamente: “Doloroso, raccogli il fazzoletto a tuo padre e coprigli di nuovo il volto”. Il bambino s’impazientì e disse: “Cara madre, come posso coprire il volto a mio padre se non ho padre sulla terra? Ho imparato la preghiera: Padre nostro, che sei nei cieli; tu hai detto che mio padre era in cielo ed era il buon Dio. Come potrei conoscere un uomo così selvaggio? Non è mio padre!”. In quel mentre il re si rizzò a sedere e chiese alla donna chi fosse. Ella disse: “Sono tua moglie, e questo è tuo figlio Doloroso”. Ma egli vide che aveva le mani vere e disse: “Mia moglie ha mani d’argento”. Ella rispose: “Il buon Dio me le ha fatte ricrescere”. E l’angelo andò nella sua camera, prese le mani d’argento e le mostrò al re. Allora egli fu certo che quelli erano proprio la sua cara moglie e il suo caro figlio e li baciò tutto contento. L’angelo di Dio li cibò ancora una volta insieme, poi andarono a casa dalla vecchia madre. Vi fu gran gioia ovunque e il re e la regina celebrarono nuovamente le nozze e vissero felici e contenti.
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2022-07-11 18:44:25 Uno spettro si aggira nel giardino
Il mattino seguente venne il re cui apparteneva il giardino, contò le pere e, vedendo che ne mancava una, domandò al giardiniere dove fosse. Non era sotto l’albero, eppure non c’era più. Il giardiniere rispose: “La notte scorsa è venuto uno spettro senza mani e l’ha mangiata, staccandola con la bocca”. Il re disse: “Come ha fatto ad attraversare l’acqua e dov’è andato?”. Il giardiniere rispose: “Un essere è venuto dal cielo, con una veste candida come la neve, e ha chiuso la cateratta prosciugando l’acqua. Doveva essere un angelo e io ho avuto paura, così non ho fatto domande e non ho chiamato. Poi lo spettro è scomparso di nuovo”. Il re disse: “Questa notte veglierò con te”. Quando fu buio, il re si recò in giardino accompagnato da un prete che doveva rivolgere la parola allo spettro. Si sedettero tutti e tre sotto l’albero e attesero. A mezzanotte la fanciulla uscì dal boschetto, si avvicinò all’albero e mangiò un’altra pera, staccandola con la bocca; accanto a lei c’era l’angelo biancovestito. Allora il prete si fece avanti e disse: “Vieni dal cielo o dalla terra? Sei uno spettro o una creatura umana?”. “No – rispose ella – non sono uno spettro, ma una povera creatura che tutti hanno abbandonata, tranne Dio”. Il re disse: “Se tutti ti hanno abbandonata, io non ti abbandonerò”. La prese con sé nel suo castello, le fece fare due mani d’argento e, poiché era tanto bella e buona, se ne innamorò e la prese come sua sposa.

Il Diavolo ritorna
Un anno dopo, il re dovette partire per la guerra; raccomandò la giovane regina a sua madre, dicendole: -Quando partorirà abbiatene cura e scrivetemi subito”. La regina diede alla luce un bel bambino e la vecchia madre si affrettò a scrivere al re per annunciargli la felice notizia. Ma per via il messo si riposò accanto a un ruscello e si addormentò. Allora venne il diavolo che cercava sempre di nuocere alla buona regina e scambiò la lettera con un’altra in cui si diceva che la regina aveva messo al mondo un mostro. Quando il re lesse la lettera si spaventò e si rattristò profondamente, ma rispose che dovevano avere cura della regina fino al suo ritorno. Il messaggero ripartì con la lettera, ma si riposò nello stesso luogo e si addormentò un’altra volta. Allora tornò il diavolo e gli mise in tasca un’altra lettera nella quale era scritto che uccidessero la regina e il bambino. Quando la vecchia madre ricevette la lettera, inorridì e scrisse al re ancora una volta, ma non ricevette altra risposta, perché ogni volta il diavolo dava al messo una lettera falsa e, nell’ultima, ordinava addirittura di conservare la lingua e gli occhi della regina come prova della sua morte. Ma la vecchia madre piangeva all’idea che fosse versato quel sangue innocente; così mandò a prendere, di notte, una cerva, le strappò la lingua e gli occhi e li mise da parte. Poi disse alla regina: “Non posso farti uccidere, ma non puoi più fermarti qui: va’ per il mondo con il tuo bambino e non ritornare”. Le legò il bambino sul dorso e la povera donna se ne andò con gli occhi pieni di lacrime. Arrivò in una grande foresta selvaggia; si inginocchiò a pregare e le apparve l’angelo del Signore che la condusse a una casetta sulla quale era una piccola insegna che diceva: “Qui si alloggia gratuitamente”.
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2022-07-11 18:44:25 La fanciulla senza mani

Una Favola dei fratelli #Grimm
n.81 Tot.

Un mugnaio era caduto a poco a poco in miseria e non aveva più nulla all’infuori del suo mulino e, dietro, un grosso melo. Un giorno che era andato a far legna nel bosco gli si avvicinò un vecchio e gli disse: “Perché ti affanni a spaccar legna? Io ti farò ricco, se in cambio mi prometti quello che c’è dietro al tuo mulino; fra tre anni verrò a prenderlo”. “Che altro può essere se non il mio melo?” pensò il mugnaio; così acconsentì e s’impegnò per iscritto con lo sconosciuto, che se ne andò ridendo. Quando il mugnaio tornò a casa, gli venne incontro la moglie e gli disse: “Di dove viene tutta questa ricchezza in casa nostra? Casse e cassoni sono pieni di roba, senza che nessuno sia venuto a portarla”. Il mugnaio rispose: “Da un vecchio che ho incontrato nel bosco; in cambio mi sono impegnato a cedergli quello che c’è dietro il mulino”. “Ah, marito – disse la donna spaventata – ce la vedremo brutta: era il diavolo! E intendeva nostra figlia che spazzava il cortile dietro il mulino”.

Troppo pura per lui
La figlia del mugnaio era una fanciulla bella e pia e visse quei tre anni nel timore di Dio e senza peccato. Quando venne il giorno in cui il maligno doveva prenderla, ella si lavò per bene e tracciò con il gesso un cerchio intorno a sé. Il diavolo comparve di buon mattino, ma non poté avvicinarla, perché se si avvicinava, veniva mandato via da una forza misteriosa. Era troppo pura e pulita per lui. Incollerito disse al mugnaio: “Portale via tutta l’acqua, che non possa più lavarsi; così l’avrò in mio potere”. Atterrito, il mugnaio obbedì. Il giorno dopo il diavolo tornò, ma ella aveva pianto sulle sue mani, che erano pulitissime. Così non poté avvicinarsi di nuovo e, furioso, disse al mugnaio: “Tagliale le mani; altrimenti non posso farle nulla”. Ma il padre inorridì e rispose: “Come potrei tagliare le mani a mia figlia!”. Allora il maligno lo minacciò e disse: “Se non lo fai, sei mio e prendo te”. Spaventato, il padre promise di obbedirgli. Andò dalla fanciulla e le disse: “Bimba mia, se non ti mozzo le mani, il diavolo mi porta via, e nello spavento gli ho promesso di farlo. Ti prego di perdonarmi”. Ella rispose: “Padre, fate di me ciò che volete, sono vostra figlia”. Porse le mani e se le lasciò mozzare. Il diavolo tornò per la terza volta, ma ella aveva pianto tanto e così a lungo sui moncherini che erano pulitissimi. Egli aveva perduto così ogni diritto su di lei e dovette andarsene.

Una nuova vita
Il mugnaio le disse: “Per merito tuo ho guadagnato tante ricchezze che per tutta la vita voglio trattarti da regina”. Ma ella rispose: “Non posso rimanere qui; me ne andrò: creature pietose provvederanno di certo al mio bisogno”. Si fece legare i moncherini dietro la schiena e al levar del sole si mise in cammino e camminò tutto il giorno, fino a notte. Arrivò al giardino di una reggia dove, al chiaro di luna, vide degli alberi carichi di frutta; ma il giardino era circondato da un fosso. E siccome non aveva mangiato nulla per tutto il giorno e aveva tanta fame, pensò: “Ah, fossi là dentro e potessi mangiare un po’ di quei frutti!. Se no mi tocca morir di fame”. Si inginocchiò, invocò il Signore e pregò. D’un tratto apparve un angelo che chiuse una cateratta, sicché il fosso si prosciugò ed ella poté attraversarlo. Entrò nel giardino e l’angelo la seguì. Vide un albero da frutta: erano belle pere, ma erano tutte contate. Ella si avvicinò e, per placare la fame, ne mangiò una staccandola con la bocca. Il giardiniere la vide ma, siccome c’era l’angelo, egli ebbe paura e pensò che la fanciulla fosse uno spettro; così non osò chiamare o dire nulla. Dopo aver mangiato la pera ella fu sazia e andò a nascondersi nel boschetto.
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2022-07-11 18:40:02 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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