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Fiabe per tutti

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Fiabe per tutte le età Contattaci per ogni info @Deejay_k Sezioni #Grimm #Esopo #Fedro #Andersen #Perrault #wilde #Capuana #Aforisma #regionali #ascoltare #moderne #classica #internazionali #Natale #biografia

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Gli ultimi messaggi 6

2022-02-07 20:43:16 “Hans, tu mi sorprendi”, disse il Mugnaio. “L’amicizia non dimentica mai. E’ questa la cosa meravigliosa dell’amicizia, ma ho paura che non riuscirai mai a capire la poesia della vita, tu. A proposito, come sono belle le tue primule!”
“Sì, sono proprio bellissime”, disse Hans “e sono proprio fortunato ad averne tante. Le porterò al mercato e le venderò alla figlia del Borgomastro, e con quei soldi mi ricomprerò la carriola.”
“Ricomprarti la carriola? Non vorrai dirmi che l’hai venduta! Che sciocchezza!”
“Be’, sta di fatto che ho dovuto”, disse Hans. “Vedi, l’inverno è stato molto duro per me, e veramente sono rimasto senza il denaro per comprarmi il pane. Così prima mi sono venduto i bottoni d’argento della giacca buona, poi mi sono venduto la catena d’argento, poi mi sono venduto la pipa grande, e da ultimo mi sono venduto la carriola. Però adesso mi ricomprerò ogni cosa.”
“Hans”, disse il Mugnaio, “ti voglio dare la mia carriola. Non è in ottime condizioni, per la verità, malgrado ciò te la voglio dare. So che è molto generoso da parte mia, e moltissimi mi troverebbero estremamente sciocco a separarmene, ma io non sono come gli altri. Secondo me la generosità è l’essenza dell’amicizia, e inoltre io mi sono fatto una carriola nuova. Sì, non preoccuparti più, ti darò la mia carriola.”
“Ma è molto generoso da parte tua”, disse il piccolo Hans. “Posso ripararla facilmente, perché ho in casa una bella asse di legno.”
“Un’asse di legno”, disse il Mugnaio. “Ma è proprio quello che mi serve per il tetto del fienile! C’è un gran buco e se non lo chiudo mi si bagna tutto il grano. Meno male che me l’hai detto! Incredibile come una buona azione se ne tira sempre dietro un’altra. Naturalmente la carriola vale molto più dell’asse, ma la vera amicizia non nota mai cose del genere. Vammela subito a prendere, per favore, voglio mettermi a riparare il fienile oggi stesso.”
“Certo”, esclamò il piccolo Hans, e corse al ripostiglio e tirò fuori l’asse.
“Come asse non è molto grande”, disse il Mugnaio esaminandola, “ e ho paura che una volta riparato il tetto del mio fienile non ti rimarrà niente per ripararci la carriola; ma naturalmente non è colpa mia. E ora, così come ti ho dato la mia carriola, sono certo che ti farebbe piacere darmi in cambio qualche fiore. Ecco il cesto, riempilo bene, mi raccomando.”
“Lo vuoi pieno?”, disse il piccolo Hans, alquanto dolorosamente, perché il cesto era grandissimo, e sapeva che, se lo avesse riempito, non gli sarebbero rimasti fiori per il mercato, e ci teneva parecchio, a recuperare i suoi bottoni.
“Ma insomma”, rispose il Mugnaio, “dal momento che ti ho dato la mia carriola, non mi sembra sia poi tanto chiederti qualche fiore. Sbaglierò, ma credevo che l’amicizia, la vera amicizia, non conoscesse nessun tipo di egoismo.”
“Mio caro amico, mio migliore amico”, esclamò il piccolo Hans,”serviti pure di tutti i fiori del mio giardino. Preferisco avere la tua stima che i miei bottoni d’argento, in qualunque momento”, e corse a cogliere tutte le sue leggiadre primule, e riempì il cesto del Mugnaio.
“Arrivederci, piccolo Hans”, disse il Mugnaio, e risalì il colle, con l’asse in spalla, e il grosso cesto in mano.
“Arrivederci”, disse il piccolo Hans, e si mise a scavare tutto allegro, felice com’era per la carriola.
Il giorno dopo stava appuntando del caprifoglio al portico, quando si sentì chiamare dalla strada: era la voce del Mugnaio. Subito saltò giù dalla scala, corse in giardino e si affacciò al muro.
“Caro piccolo Hans”, disse il Mugnaio, “ti dispiacerebbe portarmi questo sacco di farina al mercato?”
“Oh, mi dispiace tanto”, disse Hans, “ma oggi ho veramente molto da fare.”
“Be’, veramente”, disse il Mugnaio, “considerato il fatto che sto per darti la mia carriola è abbastanza poco da amico rifiutarti come fai.”
“Oh, non dirlo!”, gridò il piccolo Hans, “non vorrei esserti poco amico per tutto l’oro del mondo”, e corse a prendere il berretto, e si avviò a fatica, con il grande sacco di farina sulle spalle.
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2022-02-07 20:43:15 L'amico devoto
di Oscar #wilde

n.68 Tot.

Il piccolo Hans aveva moltissimi amici, ma l’amico più devoto di tutti era il grosso Hugh, il Mugnaio. E veramente il ricco Mugnaio era così devoto al piccolo Hans, che non passava mai vicino al suo giardino senza chinarsi sul muro e cogliersi un bel mazzolino profumato, o una manciata di erbe dolci, o senza riempirsi le tasche di susine e ciliegie se era la stagione della frutta.
“I veri amici dovrebbero avere tutto in comune”, era solito dire il Mugnaio, e il piccolo Hans annuiva e sorrideva, e si sentiva fierissimo di avere un amico dalle idee così nobili.
A volte, per la verità, i vicini trovavano strano che il ricco Mugnaio non desse mai niente in cambio al piccolo Hans, benché avesse cento sacchi di farina messi via nel suo mulino, e sei mucche da latte, e un grande gregge di pecore lanose; ma Hans non badava a queste cose, e nulla gli dava maggior piacere dell’ascoltare tutte le cose meravigliose che il Mugnaio soleva dire sull’altruismo della vera amicizia. Così il piccolo Hans lavorava nel suo giardino. Durante la primavera, l’estate e l’autunno era molto felice, ma quando veniva l’inverno, e non aveva frutta né fiori da portare al mercato, pativa il freddo e la fame, e spesso doveva andare a letto senz’altra cena che qualche pera secca o qualche nocciolina. Durante l’inverno era inoltre estremamente solo, dato che allora il Mugnaio non lo veniva mai a trovare.
“Inutile ch’io vada a trovare il piccolo Hans finché c’è la neve”, soleva dire il Mugnaio alla Moglie, “perché le persone quando sono nei guai vanno lasciate sole, e non seccate con le visite. Almeno questa è la mia idea dell’amicizia, e sono certo di avere ragione. Così aspetterò fino a primavera, e allora andrò a fargli visita, e lui potrà darmi un cesto pieno di primule, cosa che gli farà tanto piacere.”
“Certo tu ti dai una gran pena per gli altri”, rispondeva la Moglie dalla sua comoda poltrona accanto al gran fuoco di legna di pino, “una gran pena davvero. Fa proprio piacere sentirti parlare dell’amicizia. Sono certa che neppure il parroco in persona saprebbe dire cose così belle.”
“Ma non potremmo invitare qui il piccolo Hans?”, chiese il figlio più piccolo del Mugnaio. “Se il povero Hans se la passa male, gli darò la metà della mia zuppa d’avena, e gli mostrerò i miei conigli bianchi.”
“Che ragazzo sciocco sei!”, esclamò il Mugnaio. “Veramente non so a che serva mandarti a scuola. A quanto pare non impari nulla. Ma come! Se il piccolo Hans venisse qui, e vedesse il nostro fuoco caldo, e la nostra buona cena, e il nostro barile di vino rosso, potrebbe provare invidia, e l’invidia è una cosa terribile, capace di rovinar la natura di chiunque. Non ho certo intenzione di permettere che la natura di Hans si rovini. Sono il suo migliore amico, e lo veglierò affinché non sia indotto in nessuna tentazione. E poi, se venisse qui, Hans potrebbe chiedermi di prestargli un po’ di farina a credito, e questo non potrei mai farlo. La farina è una cosa, e l’amicizia è un’altra, e non bisogna confonderle.”
Ebbene: non appena l’inverno fu finito, il Mugnaio disse a sua Moglie che sarebbe andato a trovare il piccolo Hans.
“Ma che buon cuore che hai!”, esclamò sua Moglie. “Pensi sempre agli altri, tu. Mi raccomando, non dimenticare i portare il cestino grande per i fiori”.
Così il Mugnaio scese il colle con il cestino al braccio.
“Buongiorno, piccolo Hans”, disse il Mugnaio.
“Buongiorno”, disse Hans, appoggiandosi alla vanga e sorridendo da un orecchio all’altro.
“E come te la sei passata tutto l’inverno?”, disse il Mugnaio.
“Be’, veramente”, esclamò Hans, “sei molto buono a chiederlo, molto buono davvero. Temo di essermela passata abbastanza male, ma adesso è arrivata la primavera e sono tutto contento, e i miei fiori stanno bene.”
“Abbiamo spesso parlato di te durante l’inverno, Hans”, disse il Mugnaio, “e ci siamo chiesti come te la cavavi.”
“Ma come siete stati gentili”, disse Hans, “avevo quasi paura che mi avessi dimenticato.”
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2022-02-07 20:38:01 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-07 20:37:57 Gerda corse a palazzo, vi si intrufolò di nascosto, ma arrivata nella stanza reale conobbe i futuri sposi e si rese conto che il ragazzo di cui aveva sentito parlare dai corvi non era il suo Hans.
I due ragazzi impietositi dalla storia della bambina, decisero di aiutarla e le regalarono una carrozza e dei cavalli.
Gerda riprese il suo viaggio, purtroppo le brutte sorprese non erano finite: passando di notte in un bosco, fu aggredita da un gruppo di zingari, non aveva soldi con sé e il capo di questi disse di ucciderla.
Sua figlia, però, non volle :
- Tu non la ucciderai, la voglio per me!. -
Così la povera Gerda divenne la schiava della piccola zingarella.
La piccola zingara a poco a poco cominciò a volerle bene e volle sapere la sua storia.
- Tu vuoi ritrovare Hans? Ti aiuterò! Piccioni, piccioni miei, venite! - gridò.
Ed ecco uno stormo di piccioni giungere accanto a lei.
- Avete visto un bimbo con paltoncino azzurro che si chiama Hans?
- L'ha rapito la Regina delle Nevi.
- E come potrò giungere fino a lui? - Pianse Gerda disperata.
La sua piccola amica la prese per mano, l'accompagnò vicino ad una grossa renna e disse alla bestia:
- Accompagna Gerda dalla Regina delle Nevi e poi sarai libera!
Gerda abbracciò l'amica salì sulla groppa della renna che partì velocemente verso il paese dei ghiacci.
Dopo aver galoppato a lungo attraverso una terra desolata e gelida, la renna si fermò:
- Guarda, là c'è il palazzo della Regina delle Nevi. Va' ora, ti aspetterò per riportarti indietro. -
Non appena Gerda fu scesa dalla groppa della renna fu assalita da una miriade di fiocchi di neve che volevano impedirle di avanzare.
A stento riuscì a giungere al castello.
Nel palazzo il freddo era tale che la bimba non poteva quasi muoversi.
Vide ad un tratto, in una delle immense sale, Hans seduto sopra un piccolo trono.
- Hans! - gridò - Sono io Gerda!
Hans si svegliò, riconobbe Gerda e la abbracciò. Ma in quel mentre arrivò la regina delle nevi, che voleva rimpossessarsi di Hans. Ma Gerda le disse:
- Tu sei una creatura del ghiaccio, Hans non ti appartiene, lui è una creatura dei fiori, degli animali, della vita! -
La regina delle nevi vide il suo potere svanire...
Le sue lacrime scesero nel cuore di pietra dell'amico e sciolsero il frammento dello specchio diabolico.
Hans la prese per mano:
- Fuggiamo! - disse.
Giunsero trafelati accanto alla renna, le salirono in groppa e, con le mani unite, felici, ripresero la via del ritorno.
- Oh, cara Gerda, se non ci fossi stata tu, che ne sarebbe stato di me? Mi hai ridato la vita!
La vecchina fatata donò dei fiori. Infine giunsero nella città, dove ritrovarono le loro famiglie, i loro amici, i loro animali e i loro fiori.
Ma ormai non erano più dei bambini: erano grandi.
Ora non erano più solo amici: si sposarono poco tempo dopo e vissero felici e contenti, ricordando sempre gli amici che li avevano aiutati durante la loro grande avventura.
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2022-02-07 20:37:57 La Regina delle nevi
Una fiaba di #Andersen

n. 67 Tot.

C'era una volta uno stregone maligno, che aveva inventato uno specchio dai poteri diabolici: i paesaggi più belli diventano luoghi spaventosi, le persone più belle diventavano brutte.
Non solo: chi si specchiava diventava cattivo e perfido.
Gerda e Hans, due allegri scolari, erano vicini di casa e grandi amici. I loro terrazzini confinavano e così i due ragazzi si vedevano ad ogni ora del giorno.
Una domenica, Hans, mentre stava parlando con la piccola amica, sentì un bruscolo entrargli in un occhio.
Cercò di liberarsene, ma non vi riuscì e rimase di pessimo umore.
- Che hai Hans? - gli chiese Gerda. - Che ti succede?
- Proprio nulla che ti interessi - rispose sgarbatamente il ragazzo e Gerda si meravigliò esi addolorò nel sentirlo parlare così duramente.
Era successa una cosa orribile: Lo specchio diabolico era andato in mille frantumi che il vento aveva portato con sé.
Proprio uno di quei frantumi era entrato nell'occhio di Hans e da qui era sceso nel suo cuore che era diventato duro e freddo come la pietra.

Da allora il ragazzo non fu più lo stesso né a casa né a scuola: diventò cattivo, scontroso, maleducato e volgare.
L'inverno giunse presto quell'anno e tutto il paese era ricoperto di neve.
Un mattino, mentre si recava a scuola con la sua slitta, Hans vide affiancarsi alla sua, una slitta grande ed elegante tirata da due candidi cavalli.
- Come mi piacerebbe farmi trascinare a scuola! - pensò.
Come per incanto la grande slitta diminuì l'andatura e Hans riuscì ad attaccarvi la sua.
I cavalli ripresero allora a trottare a gran velocità: era divertente correre così di carriera. Ma ad una tratto la slitta lasciò la città e corse velocissima per le vie della campagna.
- Lasciatemi, lasciatemi! - gridò allora piangendo Hans ma non fu ascoltato.

A sera la slitta si arrestò, ne scese una bellissima signora, tutta bianca. Egli la riconobbe: era la Regina delle Nevi.
La signora lo baciò sulla fronte ed egli cadde addormentato con un gran gelo in cuore.
La dama bianca lo trasportò sulla sua carrozza e partì per il suo regno.
Quando Gerda, dopo molti giorni, si rese conto che Hans non sarebbe ritornato, decise di andare alla sua ricerca.
Se ne partì di nascosto da casa e camminò a lungo finché giunse ad un fiume.
Qui vide una barchetta: vi balzò sopra.
Si lasciò trascinare dalla corrente per chilometri e chilometri, quando fu stremata dalla fame e dalla stanchezza Gerda vide sulla riva del fiume una casetta, vi si fermò chiedendo ospitalità per una notte.
Fu accolta dalla gentile vecchietta che vi abitava.
L'anziana signora era una maga che da anni viveva sola, la compagnia di Gerda le piaceva e per impedirle di andarsene usò su di lei un pettine fatato che faceva perdere la memoria.
Ogni mattina appena alzata la pettinava e Gerda perdeva il ricordo del suo viaggio e del perché si trovasse lì. Passarono gli anni.

Un giorno la vecchietta si dimenticò di ripetere il suo rito e la bambina riprendendo coscienza di sè, fuggì di nascosto.
Dopo aver corso e camminato tanto, stanca si fermò a riposare ai piedi di un albero.
Era disperata e mentre rifletteva su cosa avrebbe potuto fare per trovare il suo amico, sentì sopra la sua testa due corvi parlare tra loro di un certo Hans, venuto da lontano e di umili origini che stava per sposare la principessa del luogo.
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2022-02-04 12:37:53 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-02-04 12:37:40 "Saggio ti ringrazio, ma io sono solo un ragazzo. Desidero donare lo scettro a mio padre che è sempre stato buono e giusto e sarà un buon re. A me basta essere riuscito a scambiare un ago per un regno."
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2022-02-04 12:37:40 Un ago per un regno

Fiabe #internazionali n. 66 Tot.

C'era una volta, in un villaggio africano, un ragazzino di nome Saro, ultimo di otto fratelli. Mentre stava giocando, un giorno trovò un ago. Tornò a casa felice, lo mostrò ai fratelli e disse a loro:
"Voglio scambiare questo ago con una gallina."
"Se proprio uno sciocco", dissero i fratelli, "non riuscirai mai."
Saro prese il suo ago e andò al mercato, offrendolo in cambio di una gallina. Venne a sapere che la regina aveva appunto perso il suo e si presentò a corte. Dopo un po' di trattative se ne venne via con una bella gallina. I fratelli, ben felici, presero parte alla cenetta. Saro disse:
"Mangiate pure la mia gallina, ma conservatemi la coscia."
Il mattino seguente Saro tornò al mercato. Voleva scambiare la coscia di gallina con un cavallo. Questa volta non solo i fratelli risero di lui, ma tutta la gente che lo sentiva proporre questo scambio.
All'improvviso, ecco una nuvola di polvere, sono i cavalieri del re che passano al galoppo. Uno di loro sente la proposta di Saro, prende la coscia, la mangia in un boccone e se ne va. Saro si presenta al re e gli racconta l'accaduto. Il re fa chiamare i suoi cavalieri.
"Sapresti riconoscere il cavaliere che si è preso la tua coscia di gallina ?"
"Sì, sire, è il quarto cavaliere da sinistra"
"Cavaliere, dà il tuo cavallo a Saro. Per la tua mancanza di onestà da oggi combatterai a piedi."
Immaginatevi lo stupore e la gioia dei fratelli che ora avevano un cavallo per correre e giocare. Ma Saro non era ancora contento.
"Voglio scambiare il mio cavallo con cinque gattini."
"Ma Saro, sei impazzito. Non ci siamo mai divertiti cosi tanto, e il tuo è uno scambio sciocco."
Saro non ascoltava nessuno. A tutti proponeva il suo cavallo, ma nessuno lo prendeva sul serio. E se ne andò fuori dal villaggio. Davanti a una capanna trovò una vecchia che carezzava una gatta che stava allattando cinque gattini, le propose di scambiare i suoi gattini con il suo magnifico cavallo.
"Certo, lo regalerò a mio figlio, tanto la mia gatta farà ancora tanti gattini".
Saro se ne andò con i suoi gattini in una cesta e arrivò in un villaggio dove i contadini erano disperati: un'invasione di topi aveva distrutto tutto il raccolto e stava divorando le ultime sementi.
"Cosa mi dai, se io ti dò i miei gattini ? Sono formidabili cacciatori di topi !"
"Ti dò dodici schiavi."
"Affare fatto", disse Saro e tornò a casa. Anche questa volta i fratelli furono contenti. I dodici schiavi facevano il lavoro e tutti facevano una bella vita.
"Voglio cambiare i miei dodici schiavi con un uomo morto".
"Saro, finora hai fatto scambi strani, però adesso stai perdendo la testa ! Non farlo !"
"No, ho preso la mia decisione" e se ne andò seguito dai suoi dodici schiavi. Stavolta però non trovava nessuno disposto a fare questo scambio. Cammina, cammina, arrivò in una città. Nel Palazzo Reale due fratelli stavano litigando; accanto a loro c'era il vecchio re morto. "Il re sarò io, perchè sono il più vecchio."
"No, sarò io, perchè sono il più ricco."
"Sentite, vedo che qui c'è un uomo morto, se me lo date vi darò in cambio questi dodici schiavi."
"Prendilo pure, ormai è morto e noi abbiamo altre preoccupazioni."
Saro prese il re morto, lo vestì di abiti regali, lo profumò e gli fece un grande funerale. La notte il re gli apparve in sogno.
"Saro, ti sono molto riconoscente per il rispetto e l'onore che mi hai dimostrato. I miei figli non meritano di sedere sul mio trono: ho nascosto il mio scettro e il mio tesoro e loro non lo troveranno. Desidero che tu sia il mio successore."
Svegliatosi Saro trovò lo scettro e il tesoro: oro, perle, diamanti e vestiti regali. Intanto a corte i due fratelli stavano ancora bisticciando e gli abitanti del villaggio erano in subbuglio. Una delegazione andò dal saggio nella foresta a chiedere consiglio. Il saggio disse:
"Chi troverà lo scettro sarà il vostro re."
Ed ecco apparire Saro con lo scettro e lo scrigno del tesoro.
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2022-01-27 12:27:23 """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""
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2022-01-27 12:27:11 Osservò fuori dalla finestra leggere nuvole bianche, che avevano dato forma al sogno della notte appena scorsa.

Bel sapeva che i bei sogni sono come le stelle, brillano di notte.
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