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Anche adesso, mentre suonava il pianoforte, aveva proprio il s | Fiabe per tutti

Anche adesso, mentre suonava il pianoforte, aveva proprio il suo modo di fare: chinava il lungo viso giallo un po’ da una parte e un po’ dall’altra e batteva il tempo con la testa.
Nessun fiore si era accorto della piccola Ida. Un grande croco blu saltò sul tavolino dove stavano i giocattoli ed andò ad aprire le cortine del letto dove riposavano i fiori ammalati. I fiori si misero a sedere e dichiararono di sentirsi bene e di voler ballare come tutti gli altri.
Scesero subito dal letto, tanto freschi e belli che il flaconcino di profumo fatto come un vecchio ometto fece loro i complimenti. Poi il ballo divenne generale.
A un tratto qualche cosa di rumoroso cadde dal tavolo: era il frustino che saltava a terra; anche lui voleva prendere parte alla festa dei fiori. Al suo manico era appoggiata, per caso, una bambolina di cera, che aveva un largo cappello nero e rotondo, molto simile a quello del consigliere. Il frustino saltò in mezzo ai fiori sui tre trampoli rossi e si mise a battere il tacco ballando una marzurka. Non c’era che lui che ne fosse capace: i fiori erano troppo leggeri e non avrebbero mai potuto fare tanto rumore con i tacchi. A un tratto la bambolina di cera che stava aggrappata al manico del frustino diventò lunga lunga, volse verso gli altri fiori la testa coperta dal grande cappello nero e rotondo e disse ad alta voce:
– Come si possono mettere idee simili nella testa di una bambina? Sono soltanto scocche e inutili fantasie.
La bambola di cera in quel momento assomigliava davvero al vecchio consigliere; aveva lo stesso colorito giallo e la stessa aria arcigna e brontolona. Allora i fiori, indignati, incominciarono a picchiarla ed ella subito rimpicciolì e ridiventò la bambolina di prima.

Ida non poté trattenersi dal ridere. Il frustino continuava a battere i tacchi saltellando come un matto e il consigliere, cioè la bambolina, che gli stava aggrappata addosso, era costretta a ballare con lui, sbatacchiando in tutte le direzioni il gran cappello nero. Infine gli altri fiori intercedettero per lei, specialmente quelli che avevano dormito nel lettino della bambola e finalmente il frustino si fermò e si ritirò tranquillo in un angolo.
In quel momento si sentì qualcuno che, chiuso nel cassetto, batteva colpi contro la parete di legno per farsi aprire. L’omino fatto col flaconcino di profumo riuscì a sdraiarsi sul tavolo e a schiudere il cassetto; dalla fessura sbucò la bambola Sofia che si guardò intorno tutta sorpresa.
– C’è dunque un ballo, qui? – esclamò risentita. – Perché nessuno mi ha invitato? Ci sarei venuta volentieri!
– Vuoi ballare con me? – chiese l’omino del profumo.

– Ma guarda un po’ che razza di ballerino!- commentò la bambola con disprezzo: e gli voltò le spalle.
Sperava che un fiore l’invitasse, ma nessuno sembrava accorgersi di lei. Tossì, fece um.!..um!.con la voce,ma inutilmente. Intanto l’omino si era messo a ballare da solo e vi riusciva benissimo.
Allora Sofia, decisa a richiamare a tutti i costi l’attenzione generale, si lasciò cadere con gran fracasso dal cassetto sul pavimento. Tutti i fiori accorsero per rialzarla e domandarle se si era fatta male; ma Sofia stava benissimo: voleva soltanto ballare. Allora i fiori che avevano dormito nel suo lettino la presero per mano e incominciarono a danzare con lei proprio nel mezzo della stanza, dove più chiara cadeva la luce della luna. Tutti gli altri fiori fecero circolo battendo il tempo con le mani. Sofia era tanto felice che offerse ai fiori il suo lettino per sempre, dichiarando che sarebbe stata contentissima di dormire nel cassetto. I fiori risposero:
– Ti ringraziamo tanto, ma noi non possiamo vivere a lungo. Domani saremo morti. Devi dire alla piccola Ida di seppellirci nell’angolo del giardino dove poco tempo fa ha sepolto il suo canarino. In estate resusciteremo e saremo più belli ancora di oggi.

– No, non dovete morire! – esclamò Sofia.