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Christus vincit

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Gli ultimi messaggi 21

2022-07-12 23:10:13
RUBRICHE PER BREVIARIO E MESSA
14 views20:10
Aprire / Come
2022-07-12 20:53:02
MARTIROLOGIO ROMANO, 1955

Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.
15 views17:53
Aprire / Come
2022-07-12 20:51:25
Regina Decor Carmeli, ora pro nobis.
12 views17:51
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2022-07-12 20:51:25 Inno Flos Carmeli

Flos Carmeli,
vitis florigera,
splendor caeli,
virgo puerpera
singularis.

Mater mitis
sed viri nescia
Carmelitis
esto propitia
stella maris.

Radix Iesse
germinans flosculum
nos adesse
tecum in saeculum
patiaris.

Inter spinas
quae crescis lilium
serva puras
mentes fragilium
tutelaris.

Armatura
fortis pugnantium
furunt bella
tende praesidium
scapularis.

Per incerta
prudens consilium
per adversa
iuge solatium
largiaris.

Mater dulcis
Carmeli domina,
plebem tuam
reple laetitia
qua bearis.

Paradisi
clavis et ianua,
fac nos duci
quo, Mater, gloria
coronaris.
Amen.
12 views17:51
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2022-07-12 20:51:25 NOVENA IN PREPARAZIONE ALLA SOLENNE FESTIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO, Patrona precipua dell’Apostolato “Christus vincit”

di P. Simone Grassi, Carmelitano

Sesto giorno. L’Abito del Carmine è sicura difesa dell’anima.

I.
Segno di salute, non solo al corpo ma più ancora all’anima, è il sacro Abitino recatoci in dono da Maria. O Vergine santa, la vostra sollecitudine per i nostri bisogni, quanto bene ci dà a conoscere che volete esser con noi qual buona Madre, e quanto perciò accrescer deve in noi la fiducia nella potentissima vostra protezione! Pater, Ave et Gloria.

II. Se i sudditi non chiedono soccorso che alla loro Regina, i figli alla propria madre, a chi mai hanno i Confratelli del Carmine con maggior fiducia a ricorrere nelle gravi angustie dello spirito, se non a Voi sola, o Maria? Pater, Ave et Gloria.

III. Molti sono di numero e assai terribili nemici, che per ogni lato di continuo ci assediano e combattono. Tutto in noi è tumulto, e tutto si arma per toglierci la bella pace del cuore. Ma alzino pure i Confratelli del Carmine, le afflitte pupille alla Stella propizia del Carmelo; invochino Maria fervorosi, e cesserà ben presto ogni loro tribolazione. Pater, Ave et Gloria.

IV. Chi meglio potrà frenare in noi l’impeto delle disordinate passioni, e chi impedirà che non siamo vinti dalle lusinghe del mondo se non l’amorosa e possente destra della nostra gran Madre Maria? Pater, Ave et Gloria.

V. Con amorosa provvidenza, o clementissima avvocata, voleste che il vostro santo Abitino ci ricoprisse il cuore per servire a esso come di scudo contro i nemici invisibili che cercano in tante maniere di sedurlo e guadagnarlo. Deh, non ci negate mai la vostra protezione, affinché i nostri cuori siano sempre chiusi ai crudeli nostri nemici e solo aperti e liberi per amarvi, o Maria! Pater, Ave et Gloria.

VI. Resi forti del sacro Abitino di Maria, quanti Confratelli del Carmine non riuscirono a vincere gagliardissime tentazioni e, col solo stringerlo devotamente al cuore, si conservarono fedeli a Dio tra i più gravi pericoli! Deh, pietosissima Vergine, unica speranza nostra, porgete a noi pure, all’occorrenza, un somigliante aiuto! Pater, Ave et Gloria.

VII. Vestiti appena e ricoperti del santo Abito di Maria, quanti poveri peccatori si videro piangere le inveterate colpe, e ricondursi a salutar penitenza! Ah, dolce rifugio dei peccatori proteggete sempre anche noi, e, fra tanti pericoli di questa misera vita, non ci lasciate mai soli in abbandono! Pater, Ave et Gloria.
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2022-07-12 20:22:24 L’abito talare: una questione fondamentale (di Mons. Lefebvre)

La veste talare raggiunge questi due fini in maniera chiara e inequivoca: il sacerdote è nel mondo senza essere del mondo, se ne distingue pur vivendoci, ed è in tal modo protetto dal male. “Non chiedo che tu li tolga dal mondo ma che tu li custodisca dal male. Essi non sono del mondo, come neppure io sono del mondo” (Gv. 17, 15-16). La testimonianza della parola, che è certo più essenziale al sacerdote della testimonianza dell’abito, è tuttavia notevolmente facilitata da quella manifestazione nettissima del sacerdozio, che è l’uso dell’abito talare.

https://www.radiospada.org/2018/08/labito-talare-una-questione-fondamentale-di-mons-lefebvre/
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2022-07-12 15:15:31
12 LUGLIO: A Rinn, nel Tirolo, martirio del Beato Andrea Oxner, fanciullo di tre anni ucciso durante un omicidio rituale ebraico nell’anno 1462. Benedetto XIV, con decreto datato 25 dicembre 1752, concesse messa ed uffizio proprii, di rito doppio, da recitarsi dal clero secolare e regolare di ambo i sessi nella cittadina di Rinn ed in tutta la diocesi bressanonese. Lo stesso Papa Lambertini, per mezzo della Costituzione apostolica “Beatus Andreas” del 22 febbraio 1755, procedette alla beatificazione equipollente del piccolo Andrea.

Ultima foto: Medaglione reliquiario del beato Andrea da Rinn, Innocente e Martire.
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2022-07-12 09:36:49 Omelia di san Girolamo Prete.
Libro 1 Commento al cap. 5 di Matteo.
Io invece vi dico: «Amate i vostri nemici: fate del bene a quelli che vi odiano» (Matth. 5,44). Ci sono molti che misurando i comandamenti di Dio dalla propria fiacchezza, e non dal coraggio dei Santi, credono che sia impossibile ciò ch'è qui comandato: e dicono ch'è già assai per le nostre forze non odiare i nemici: amare l'altro è comandare più di quello che è permesso dalla natura umana. Bisogna dunque sapere che Cristo non comanda l'impossibile, ma il perfetto. Ciò che fece David verso Saul e verso Assalonne: e anche il Martire Stefano pregando per i suoi nemici che lo lapidavano: e Paolo desiderava d'essere anatema per i suoi persecutori. Gesù poi e lo ha insegnato e praticato dicendo: «Padre, perdona loro, perché non sanno quel che si fanno» (Luc. 23,34).
Per le altre opere buone potrebbe talvolta qualcuno avanzare una scusa qualsiasi; ma per la carità che si deve avere, nessuno può scusarsi. Qualcuno potrà dirmi: Io non posso digiunare; può forse dirmi: Non posso amare? Qualcuno mi potrà dire: Non posso conservare la verginità, non posso vendere tutto il mio e darlo ai poveri; può forse dirmi: Non posso amare i nemici?
In questo, infatti, né i piedi si affaticano a forza di correre, né le orecchie a forza di udire, né le mani a forza di lavorare, perché noi tentiamo di liberarcene con questa scusa. Non ci si dice: Andate in Oriente, e cercatevi la carità; navigate a Occidente, e vi troverete l'amore. È dentro del nostro cuore, che ci si comanda di rientrare, dicendo il profeta: «Prevaricatori, rientrate nel vostro cuore» (Is. 46,8). Poiché non si trova in regioni lontane quello che ci si chiede.

https://sardiniatridentina.blogspot.com/2017/07/san-giovanni-gualberto-abate-fondatore.html?m=1
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2022-07-12 09:36:49 SAN GIOVANNI GUALBERTO, ABATE

Doppio.
Paramenti bianchi.

Giovanni Gualberto, nato a Firenze nell'anno 985 (o 995) da nobile famiglia, in ossequio ai desideri del padre, seguiva la vita militare, allorché Ugo, unico suo fratello, fu ucciso da un parente. Un Venerdì Santo Giovanni tutto armato e scortato da soldati, incontrato l'uccisore solo e senza armi in un luogo dove né l'uno né l'altro potevano evitarsi, gli fece grazia della vita per rispetto alla santa croce, che l'omicida supplicante rappresentava colle braccia stese, credendosi già presso a morire. Così accolto il nemico in fratello, entrò a pregare nella vicina chiesa di san Miniato, e mentre vi adorava l'immagine del Crocifisso, la vide piegare il capo verso di lui. Commosso dal miracolo, Giovanni decise di non militare che nelle file di Dio, nonostante l'opposizione del padre, e lì stesso si tagliò i capelli colle proprie mani e vestì l'abito monastico; e in breve si distinse tanto nella pietà e nelle religiose virtù, da essere a molti modello e regola di perfezione; così che morto l'abate del luogo, fu eletto superiore a unanimità. Ma il servo di Dio, amando più di obbedire che di comandare, e riserbato dalla divina volontà a cose più grandi, andò a trovare Romualdo, che viveva nell'eremo di Camaldoli, e da lui apprese una predizione celeste relativa al suo istituto; ed allora egli fondò presso Vallombrosa il suo ordine sotto la Regola di san Benedetto nel 1039.
In seguito, la fama della sua santità avendogli attirati d'ogni parte moltissimi, di concerto con essi che gli si erano uniti come compagni, s'applicò con zelo ad estirpare la piaga dell'eresia e simonia, e a propagare la fede apostolica, soffrendo perciò e lui e i suoi contrarietà senza numero. Difatti per sopprimere lui e i suoi compagni, i suoi nemici assalirono all'improvviso di notte il monastero di san Salvi, incendiarono la chiesa, demolirono gli edifici, e ferirono mortalmente tutti i monaci, che però l'uomo di Dio guarì sull'istante con un semplice segno di croce, e, facendo passare miracolosamente uno dei suoi monaci, Pietro, illeso su d'un fuoco grandissimo e ardentissimo, ottenne per sé e pe' suoi la sospirata pace. Quindi estirpata nella Toscana la peste della simonia, ritornò la fede alla sua primiera integrità in tutta Italia.
Costruì interamente molti monasteri, e fortificò con sante leggi questi stessi ed altri di cui aveva restaurato gli edifici e la regolare osservanza. Per nutrire i poveri vendé il mobilio sacro; trovò docili gli elementi per castigare i cattivi, per reprimere il demonio, la croce gli servì come di spada. Infine, affranto dalle astinenze, veglie, digiuni, preghiere, macerazioni, e dalla vecchiaia, sotto il peso della malattia, ripeteva sovente quelle parole di David: «L'anima mia ha sete di Dio forte e vivo: quando verrò e comparirò davanti alla faccia di Dio?» (Ps. 41:3). Già presso a morire, radunò i suoi discepoli e li esortò alla concordia fraterna; poi fece scrivere su d'un biglietto, col quale volle essere seppellito, queste parole: «Io Giovanni, credo e professo la fede che i santi Apostoli hanno predicato e che i santi Padri hanno confermato in quattro concilii». In ultimo, dopo essere stato onorato per tre giorni di seguito dalla presenza degli Angeli, se n'andò al Signore a settantotto anni di età nell'Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, dove è circondato della più grande venerazione, l'anno della salute 1073, il 12 luglio. Si scrisse sulla sua tomba: A Giovanni Gualberto, cittadino di Firenze, liberatore d'Italia. Illustre per molti miracoli, Celestino III l'inserì nel novero dei Santi nel 1193. Nel 1951 Pio XII lo dichiarò patrono del Corpo forestale italiano e nel 1957 patrono dei forestali del Brasile.

• Commemorazione dei santi Nabore e Felice, Martiri

I santi Nabore e Felice, che ebbero sant'Ambrogio per panegirista, nella persecuzione di Massimiano, dopo vari tormenti, colla decapitazione compirono il martirio a Lodi nel 303. I loro corpi dalla beata Savina furono trasportati a Milano, ed ivi con onore sepolti.
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2022-07-11 21:04:32
MARTIROLOGIO ROMANO, 1955

Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.
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