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Gli ultimi messaggi 20

2021-12-13 16:09:58Ancora più bello. Il racconto di Marta di Marta

Fabbri, 2021 - Torna in libreria la dolcissima Marta, senza Arturo, ma con un nuovo amore. Poche pagine dense di sentimenti che allieteranno le nostre giornate.

Con Ancora più bello. Il racconto di Marta (Fabbri, 2021) torna la dolcissima Marta. Con un nuovo amore.

Marta e Arturo Selva, l’amore perfetto. Un amore finito però sul più bello. No, Marta non è passata a miglior vita, semplicemente il tempo le ha fatto capire che lei e Arturo erano troppo differenti. Soffre tantissimo ma, ehi, la vita deve andare avanti, no? E poi ha sempre il suo problema di salute, a tenerle compagnia durante le giornate. Se solo trovassero un donatore…

Un giorno, nella sua vita, giunge come un fulmine a ciel sereno Gabriele, un artista che l’ha dipinta in tanti suoi quadri. All’insaputa di Marta, ovvio, che tornerà a sentirsi cigno e non solo brutto anatroccolo.
Tutto sembra andare per il meglio, ma una splendida opportunità di lavoro allontana Gabriele da lei. Da loro. Pochi mesi, nulla di così impegnativo. Ma la gelosia, si sa, può giocare brutti scherzi, soprattutto quando all’orizzonte si palesa un ragazzo bello e affascinante che non si capisce se giochi nella squadra di Marta o in quella di Jacopo.
La prova del tempo distruggerà anche questo nuovo amore o questi due cuori resisteranno? Ah, nel frattempo pare sia arrivato un donatore…

Marta torna sul più bello, è proprio il caso di dirlo, per raccontarci le sue nuove giornate e lo fa con la sua freschezza e quella sincerità che ci hanno fatto innamorare (tutti, nessuno escluso) di questa ragazza che lotta ogni giorno con la sua terribile malattia. Poche pagine dense di sentimenti che allieteranno le nostre giornate, amici e non personaggi per una storia che cerca solo un lieto fine che sembra nascondersi fin troppo bene.

Ancora più bello. Il racconto di Marta è un libro dedicato agli amanti delle storie d’amore. E a chi ama Marta. Quindi a tutti noi. Per gioire e trovare un messaggio positivo. Due motivazioni enormi, soprattutto al giorno d’oggi.
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2021-12-11 22:30:11
𝗦𝗘𝗚𝗨𝗜𝗟𝗜 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗜
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2021-12-11 16:34:18Kimera di Lorella Fontanelli

Epika Edizioni, 2021 - Vicende del futuro prossimo del mondo riportano alle atmosfere della fantascienza classica, in un domani di fantasia che sembra nascere dalle ceneri di un presente sanitariamente precario ed eco-devastato.

Daewon: anno 2071, città-Stato che comprende tutta la penisola coreana. Prendete la Corea dei nostri giorni, cancellate la divisione tra Nord e Sud e pensate a un unico, sconfinato abitato, tra città aerea, città bassa, aree rurali e isole. È una megalopoli infinita, dallo Stretto di Busan a Sud fino alla Cina e alla Russia, a nord. 90 milioni di abitanti all’anagrafe, un solo municipio, articolato in dodici quadranti amministrativi, estesi come grandi province.

Se riuscite a immaginare Daewon da soli, siete pronti a entrare nel nuovo romanzo di Lorella Fontanelli, Kimera. Altrimenti, dovrà venirvi in soccorso la cartina in avvio del volume, dato dalle stampe da Epika Edizioni nel settembre 2021 (393 pagine). È la casa editrice di Castello di Serravalle, a Valsamoggia (Bologna), fondata, diretta e amata come una sua creatura da Lorella, che a sua volta ha scritto e pubblicato col marchio che ha per simbolo un elmo da guerriero greco-corinzio crestato di rosso anche il romanzo storico Dominus lucis nel 2017; l’eno-gastronomico-geografico Valsamoggia. Persone e luoghi vini e gastronomia, nel 2018; il fantathriller Mondo senza peccato nel 2020, oltre alla trilogia epica dei Signori della valle e al trittico fantascientifico “Renaissance”.

Con Kimera è tornata alla science fiction ed è un gran bel leggere, perché la Signora delle lettere scrive bene, fluido, facile e adora il genere, un amore di gioventù, certamente. Lo ama e lo fa amare in questa storia del futuro prossimo, che riporta alle atmosfere suggestive ma irreali (ce lo auguriamo caldamente) della fantascienza classica, in particolare di un domani di fantasia che sembra nascere dalle ceneri del nostro presente e del probabilmente ancora più eco-malandato avvenire.
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2021-12-09 22:30:05 ⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣ Segui i canali di Lista Culturale
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2021-12-09 13:46:06Perché la Divina Commedia si intitola così?

I misteri del titolo più famoso della letteratura. Diamo un'occhiata dietro le quinte. Riusciremo a svelare l'arcano?

Tutti conoscono Dante: molti lo studiano, altrettanti lo citano, con cognizione di causa oppure no; alcuni cantanti hanno saccheggiato i suoi versi più famosi. Eppure quanti sono al corrente che probabilmente il capolavoro di Dante non ha ricevuto un titolo dall’autore? E quanti conoscono il significato del termine Commedia secondo Dante?

Questa curiosa storia merita di essere raccontata.

La storia dietro il titolo della Divina Commedia
Il manoscritto autografo originale del poema di Dante è andato smarrito, quindi il testo della Commedia ci è giunto attraverso copie manoscritte spesso divergenti.

Ritroviamo la testimonianza più importante del titolo dell’opera nell’Epistola XIII rivolta a Cangrande della Scala, dove Dante annunciava rilascia importanti dichiarazioni a riguardo.

I punti interessanti sono due:

- La lectio ufficiale adottata dalla filologia dantesca è Commedia, un termine che nella versione "comedìa" compare in due passi dell’Inferno in relazione all’intera opera.
- Pertanto è lo stesso Dante a denominare così il suo capolavoro.

Cosa significa Commedia al tempo di Dante?

Nel medioevo il termine commedia non indica solo un genere letterario o teatrale, come verrebbe da pensare di primo acchito, perché indica uno stile medio, tra quello sublime della tragedia e quello basso dell’elegia per usare un lessico necessariamente tecnico.

Occorre tornare all’Epistola XIII per comprendere la posizione di Dante.

Secondo Dante, la Commedia è un testo poetico strutturalmente diverso dalla tragedia. Questa, infatti, dopo un esordio tranquillo si avvia verso una conclusione luttuosa. Di contro la struttura della commedia è di segno opposto: inizio difficile e pauroso - lieto fine. Il ragionamento non fa una piega.

Subito dopo aver individuato la differenza strutturale tra tragedia e commedia, Dante esamina le differenze lessicali: tanto è alto e sublime il linguaggio della tragedia, tanto quello della Commedia è dimesso e umile. Non vuol dire trascurato, come vedremo più avanti.

Come chiude Dante il suo ragionamento per argomentare che la sua opera, ciò detto, rientra a pieno titolo nella Commedia?

Perché oggi la chiamiamo Divina Commedia?

Ora che abbiamo imparato il significato tecnico del termine Commedia, torniamo ad occuparci del titolo. Se Dante la chiama semplicemente Commedia, perché noi la chiamiamo Divina Commedia?

Per “colpa” e “merito” di Boccaccio, fan sfegatato del sommo poeta, che nel Trattatello in laude di Dante usa l’aggettivo “divino” in relazione all’argomento soprannaturale.
L’ultima sorpresa è che l’aggettivo “divino” usato dal Boccaccio non solo compare per la prima volta nel titolo nel 1555, ma nei secoli viene percepito come un omaggio alla qualità artistica di quella che è per tutti la Divina Commedia.
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2021-12-08 22:45:10
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2021-12-06 15:38:18Una vita nuova di Fabio Volo

Mondadori, 2021 - La storia di un viaggio, un lungo tragitto, da nord a sud dell’Italia, da Milano fino a Ceglie, in provincia di Brindisi, per il recupero di una vecchia macchina sportiva appartenuta al padre di Paolo, il protagonista.

Una vita nuova, l’ultimo romanzo di Fabio Volo edito da Mondadori, è la storia di un viaggio, un lungo tragitto, da nord a sud dell’Italia, da Milano fino a Ceglie, in provincia di Brindisi, per il recupero di una vecchia macchina sportiva appartenuta al padre di Paolo, il protagonista. Un bene prezioso, oggetto di sporadici ricordi lieti dell’infanzia, immagini indelebili accanto a una figura paterna poco espansiva nella comunicazione verbale, nei sorrisi e nei gesti d’affetto. Solo al volante della sua amata rossa (una spider 850), l’uomo appariva quasi raggiante, tanto da trasmettere la sua gioia anche al figlio, seduto accanto.

L’inizio del racconto è un po’ tragicomico ed esilarante. Il lungo tratto da percorrere a ritroso, dalla Puglia fino a Milano, in cui il lettore viene trasportato, con qualche scossone emotivo, non è soltanto motivo di spasso. La leggerezza iniziale si fa densa di considerazioni importanti e offre spunti di riflessione sul tema della famiglia, dell’amore, dei rapporti di coppia e della paternità.

Fabio Volo descrive un tempo per andare e un tempo per tornare. C’è un tempo solo per sé, una breve parentesi, che aiuta a ritrovarsi, e un tempo lungo per includere gli altri. Un tempo per ricevere e un tempo per restituire. Il tutto attraverso una lettura scorrevole, stimolante e, a tratti, per i lettori più sensibili, persino commovente.
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2021-12-03 16:16:49L’ultimo boia. Storia di un Pubblico Giustiziere pentito di Cinzia Tani

Vallecchi, 2021 - La storia di Albert Pierrepoint, il boia più famoso e attivo d’Europa, che abbandonerà il proprio lavoro dopo aver capito l’inutilità della pena di morte, raccontata in un romanzo biografico, con la voce dello stesso protagonista.

Di recente i giornali hanno rilanciato la notizia che in Oklahoma è scampato in extremis alla pena di morte, cosa rara che accada nel Sud degli Stati Uniti, un ragazzo afroamericano, Julius Jones. C’erano molti dubbi sulla sua colpevolezza e per cui si erano mobilitati in tanti, sia esponenti della politica, anche repubblicani, sia della società civile e dello spettacolo.
Quello della pena capitale è un argomento di cui si parla ormai solo in queste occasioni, ma è in uso in molte parti del mondo, anche se qualcosa si sta scardinando visto quanto accaduto in quello Stato degli Usa dove invece le frange favorevoli a tale strumento sono ancora attive.

Cinzia Tani, popolare volto della Tv italiana e giornalista, ha scritto un romanzo, uscito da poco nelle librerie, dove mette al centro un personaggio realmente esistito e il suo lavoro del tutto particolare. L’ultimo boia. Storia di un Pubblico Giustiziere pentito, edito da Vallecchi-Firenze (2021). Dal titolo si intuisce il tema. Dove l’aggettivo “pentito” è fondamentale e funge da filo rosso della narrazione.
Per quanto riguarda invece il chi, si tratta di Albert Pierrepoint, morto nel 1992, di professione boia, in Gran Bretagna e non solo, nei primi anni Cinquanta del Novecento.
L’autrice racconta in forma di romanzo una vicenda accaduta nella realtà, dando voce allo stesso protagonista che parla in prima persona, voce narrante, svelandosi a poco a poco.
Il percorso narrativo si snoda su percorso netto e preciso. Albert Pierrepoint parla e racconta la propria vita, come in un’autobiografia, ma si inseriscono le vite di tutti quelli che incontra, in maniera diretta e indiretta, per lavoro.

Cinzia Tani con L’ultimo boia. Storia di un Pubblico Giustiziere pentito trova il modo, con un ampio escamotage che attraversa un intero secolo con le contraddizioni umane che esso si è portato dietro, di riportare al centro del discorso la crudeltà e l’inutilità della pena capitale mettendo in scena ella stessa un spettacolo “tragico” dove si muovono una nutrita serie di personaggi. Una lettura che incide per il linguaggio forte e appassionato che grida non vendetta ma vera giustizia.
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2021-12-02 22:30:05 ⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣⁣ Segui i canali di Lista Culturale
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2021-12-01 16:15:23Elizabeth Appleton di John O’Hara

Nutrimenti, 2021 - O’Hara è un narratore abile, capace di sottintesi e di sfumature anche nella forma romanzo, per la quale fu probabilmente, e spesso ingiustamente, meno ammirato che per i suoi magistrali racconti.

Nel 1950 John Appleton e sua moglie Elizabeth vivono in un luogo puritano e un po’ noioso, la città universitaria di Spring Valley, in Pennsylvania. La loro casa, costruita all’angolo di due strade, è “solida, comoda, rispettabile”, tre aggettivi che si adattano perfettamente al loro matrimonio. O, almeno, così sembra. John è preside di facoltà nel college più antico della città, lo Spring Valley College. Ha fatto carriera e probabilmente ne farà ancora, ma, per quanto possa aumentare il suo stipendio, non potrà mai offrire a Elizabeth tutto ciò che lei ha perduto separandosi dalla sua ricca famiglia. Se Elizabeth può concedersi ogni tanto qualche piccolo lusso, come una berlina Ford e la ristrutturazione del garage, è grazie al denaro che riceve dalla madre rimasta vedova a conclusione di un matrimonio infelice.
L’immagine di donna operosa e devota Elizabeth l’ha costruita più per realizzare un progetto consapevole e razionale che per un moto spontaneo dei sentimenti. Le è sembrato il ruolo più adeguato alla moglie dell’uomo che è diventato anni prima il professore ordinario più giovane dello Spring Valley College, sostenitore del New Deal e insegnante ironico e spigliato.

Eppure c’è una crepa sottile che attraversa la loro storia comune, un’incrinatura visibile solo attraverso certi dialoghi e certe situazioni quotidiane. Forse è la distanza dei due mondi ai quali John e Elizabeth appartenevano prima di sposarsi, forse la sostanziale opacità della loro vita quotidiana, o forse i desideri che muoiono senza realizzarsi. L’infedeltà di Elizabeth è alle porte.

Elizabeth Appleton (Nutrimenti, 2021, trad. N. Manuppelli) mostra i due protagonisti con una rappresentazione diretta, ma più spesso tramite le conversazioni fra di loro o con altri personaggi (prima fra tutti la sorella di Elizabeth). O’Hara (1905-1970) è un narratore abile, capace di sottintesi e di sfumature anche nella forma romanzo per la quale fu probabilmente, e spesso ingiustamente, meno ammirato che per i suoi magistrali racconti, anche se un suo romanzo, Appuntamento a Samarra, fu annoverato dalla Modern Library fra i cento migliori libri del Novecento in lingua inglese.
Polemico, conservatore dalle posizioni scomode, litigioso, O’Hara fu detestato da molti esponenti del giornalismo e dell’editoria. Chissà, forse non smise mai di roderlo dentro il fatto che lui, figlio di un medico di provincia che gli lasciò in eredità solo debiti, non frequentò mai le scuole più prestigiose e rimase fuori dall’universo dorato dei ricchi fino a quando i suoi libri non lo ricoprirono di dollari a palate. Fu, infatti, uno degli scrittori di maggior successo della sua epoca e uno dei più coltivati dal cinema hollywoodiano, che offrì ai suoi protagonisti, fra gli altri, il volto di Frank Sinatra, Liz Taylor e Paul Newman.
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