2021-10-02 12:34:42
Il cammino verso la fama parte da lontanoÈ il caso della giovane cantautrice Jamila. Nata a Scandicci, in provincia di Firenze nel 2001, inizia a 6 anni a suonare la batteria. Passando dall’esperienza del pianoforte, approda poi alla chitarra, trovando, in quest’ultima, lo strumento ideale per esprimersi a parole e in musica.
MediaEsordisce a 18 anni con il singolo “La dottrina delle piccole cose” con Ferramenta Dischi. Jamila allude, con questo titolo, a quei piccoli gesti che, terminata una storia d’amore, è necessario rivivere da single, dopo averli condivisi per un arco di tempo. Stando alle sue rivelazioni, nasce come dedica, alla compagna di quell’epoca, avendo assunto il titolo della sua tesina di maturità e come dono, della metà dei diritti d’autrice in occasione dell’anniversario. Il brano, uscito a giugno 2020 e prodotto da Zibba, già noto in campo musicale quale autore associabile a nomi del calibro di Patty Pravo, Fiorella Mannoia, Marco Marini, Elodie ed altri ancora, non è stato il suo primo, in realtà. Lo ha preceduto Ego, un album autoprodotto e pubblicato su Spotify, registrando voce e chitarra con l’ausilio del cellulare. Un album ancora acerbo, consistente di 10 brani carichi di emozioni e sensazioni ispirati dal contesto di vita di Jamila.Emozionante e significativo per il suo percorso di crescita in campo musicale, è stato l’aver potuto aprire i concerti di Brunori SAS e di Dente a fine estate del 2020.L’ultima esibizione di Jamila ha avuto luogo a Vignola, in provincia di Modena.
MediaQui di seguito, il contenuto dell’intervista, che mi ha rilasciato personalmente in quell’occasione. Conosciamola meglio, con quel simpatico modo gergale di esprimersi, quella cadenza tipica dei toscani, la freschezza e la spontaneità della sua giovane età, le sue speranze e le sue aspirazioni.
1. Jamila, un nome inconsueto nel panorama canoro italiano. È il tuo vero nome o un nome d’arte?Sia l’uno che l’altro. Entrambi. Un nome difficile da portare fin da quando ero piccola, perché è un nome diverso da tutti gli altri. Ad esempio, nei problemi di matematica non c’era - Jamila ha 3 mele - c’era Marco, Lucia, Sara, più raramente Carolina, ma Jamila non c’era mai! All’inizio volevo liberarmene, poi, però, me ne sono riappropriata, perché lo ha scelto mia mamma e, paradossalmente, Jamila è il nome di un’eroina algerina di una rivoluzione, però è mio padre che è algerino. Lui mi avrebbe chiamato Sara. È stata mia madre che gli ha detto: “Scusa, sei algerino, scegliamo un nome algerino e, quindi, Jamila. Spesso capita che le persone debbano usare degli pseudonimi, magari per spiccare all’occhio, Jamila è Jamila ed è anche sonoro, come nome, con questa Ja aperta all’inizio. Così me ne sono appropriata ed è Jamila, sia nell’arte, che nella vita.
2. La Toscana quanto ha influito sui tuoi testi e la tua musica?Per niente! No, non è vero. Ho mentito. La Toscana, in quanto ambiente, non è stimolante, per dire, perché è molto chiusa ed elitaria, Firenze, Siena, ma soprattutto Firenze, il capoluogo no? È un posto molto elitario. In generale i toscani sono elitari anche fra le loro conoscenze. Possono essere divertenti, ma il toscano medio non è per niente inclusivo. Quindi, la Toscana come ambiente niente, la Toscana come paesaggio sì! Tutto il primo album l’ho scritto stando tipo un mese in casa della mia migliore amica nel Chianti, che sta proprio nel nulla. Mi alzavo la mattina presto e avevo la luce che sembrava quasi tangibile alle 7:00 del mattino, la brina, gli asinelli e il Chianti, che mi si apriva davanti. In quel modo ha influito!
3. Cosa intendi, quando parli di rivoluzione delle piccole cose?Posso scegliere di non…
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