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Ex Caserma Liberata

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Gli ultimi messaggi 4

2022-10-18 18:37:58
114 views15:37
Aprire / Come
2022-10-16 15:46:39
150 views12:46
Aprire / Come
2022-10-16 15:46:31 posizione netta contro i massacri del governo turco, a decine sono state, solo in Puglia, le delibere di
solidarietà votate all’unanimità, scritte e presentate dalla Rete Kurdistan Puglia. Perseguire
penalmente la solidarietà non rappresenta forse un’ipocrita contraddizione con questi atti formali
intrapresi dalle amministrazioni locali?
Invitiamo tutte e tutti ad organizzare iniziative di solidarietà territoriali, per porre l’attenzione su
quanto accaduto e per dare una risposta concreta e dal basso a chi vorrebbe migliaia di morti nel
silenzio generale.
Rete Kurdistan Puglia.

C.L.A.B. - COBAS
Per Sempre Coinvolt* - cassa di resistenza del nord barese
Confederazione Cobas Puglia
Raggia Tarantina
Comitato Città Vecchia Taranto
Collettivo Entropia
Collettivo Terra Bruciata
Collettivo Terra in vista
Brigate poeti rivoluzionari
Rete internazionale in difesa del popolo Mapuche-Italia
Ex Caserma Liberata
PotereAlPolpo Bari e Provincia
125 views12:46
Aprire / Come
2022-10-16 15:46:30 La solidarietà è un reato, ancora una volta.
Nell’ottobre del 2019 la Turchia dava inizio ad un’aggressione militare ai danni delle popolazioni
del Rojava, servendosi di bande di jihadisti finanziate ed addestrate dallo stesso governo turco per
mettere fine all’esperienza di autogoverno in atto da anni in tutta la Siria del Nord Est. Questa realtà
era resa possibile grazie ad un modello sociale basato sull’emancipazione delle donne e dei giovani,
il rispetto e la coesistenza pacifica di diversi gruppi etnici e religiosi e l’autodifesa. Durante questa
invasione (in territorio siriano secondo il diritto internazionale) furono assediate ed occupate le città
di Gire Spi e Sere Kanye e tutti i villaggi situati nella fascia di terra che le collega. Questa invasione
si celebrava con il benestare della coalizione internazionale, la stessa che negli anni precedenti si
era servita delle forze di autodifesa, inquadrate nelle Unità di Difesa del Popolo ed Unità di difesa
delle Donne kurde (YPG e YPJ) e delle SDF, per combattere le stesse frange jihadiste responsabili
di questa nuova aggressione guidate da un paese NATO.
Villaggi, strutture civili, ospedali sono stati bombardati per giorni dall’aviazione turca. Una scena
già vista un anno prima, quando nel corso dell’operazione militare “ramoscello di ulivo” la Turchia
invadeva il cantone kurdo di Afrin con le stesse modalità causando la morte di migliaia di civili
nell’indifferenza di Russia e coalizione internazionale. Mentre le bombe turche massacravano civili
inermi le bande jihadiste compivano ogni genere di violenza in diretta mondiale, come la barbara
uccisione di Hevrin Khalaf.
Di fronte all’ennesima aggressione militare turca ed al silenzio delle “democrazie” occidentali,
migliaia sono state le iniziative in tutto il mondo ed anche in Italia. In particolare nelle nostre piazze
si denunciava l’uso di armi italiane nel massacro di civili da parte della Turchia, durante l’assedio di
Afrin del 2018 il nostro governo riceveva il presidente Erdogan con tutti gli onori e con lui
stringeva accordi commerciali, molti dei quali nel comparto militare. Senza dimenticare i milioni di
euro regalati alla Turchia, di fatto, per bloccare i migranti diretti in Europa la quale li ha poi
utilizzati per armare frange jihadiste e combattere l’unica esperienza di democrazia diretta in un
territorio dilaniato da un decennio di guerra civile.
Anche a Bari il 12 ottobre del 2019 scendevamo in piazza per denunciare la connivenza delle nostre
istituzioni con il dittatore Erdogan e con un’idea di società basata sull’oppressione di genere e su
base etnica. In quella mobilitazione fu scelto come obiettivo simbolico, per denunciare queste
contraddizioni, un consolato turco con sede a Bari e fu reso evidente come emissari del governo
turco avessero le mani sporche di sangue.
Per quella giornata di lotta, oggi, a 4 compagn* è stato notificato un decreto penale di
condanna. Il messaggio è chiaro, un po’ di vernice rossa lavabile è più grave che
armare la mano di dittatori genocidi.
Ciò che intendiamo porre alla luce dell’opinione pubblica, oggi, non vuole scadere in una qualche
forma di vittimismo militante ma interrogarci sulla direzione (già intrapresa) dalle istituzioni e dal
loro apparato repressivo. Qualcuno reputa inaccettabile che durante un massacro immotivato
qualcuno scenda in piazza per dire “non in mio nome”. Al momento gli unici a pagare per quei mesi
di guerra ed uccisioni sono coloro che hanno espresso solidarietà. La criminalizzazione della
solidarietà non può passare inosservata ed essere normalizzata. Aggiungiamo (e non lo diciamo
perché questo dovrebbe dare legittimità alle nostre azioni, la legittimità ce la da la consapevolezza
di aver fatto la cosa giusta) che in quelle giornate anche diverse istituzioni locali hanno espresso una
120 views12:46
Aprire / Come
2022-10-10 19:10:33 +++AGGIORNAMENTO DEL LUNEDÌ+++

Le proteste in Iran dopo il femminicidio di Jina Amini vanno avanti ormai da 22 giorni. L'8 ottobre, durante le proteste in Rojhilat (Kurdistan orientale), le forze iraniane hanno attaccato la popolazione di Sanandaj e ucciso quattro curdi. In totale secondo le stime più basse almeno 185 persone, 19 delle quali minorenni, sono state uccise dalle forze di sicurezza dall'inizio delle proteste. Nika Shakarami, 17 anni, è scomparsa a Teheran il 20 settembre. Quando il suo corpo è stato ritrovato tre giorni dopo con evidenti segni di violenze subite, il regime ha affermato che si sarebbe gettata da un tetto. Nonostante gli sforzi del regime per reprimere violentemente le proteste, la resistenza si è diffusa in 175 città in Iran e Rojhilat. L'8 ottobre è stata proclamata la Giornata della Resistenza. Più di 400 scrittori in Iran e all'estero, oltre a molte iniziative e sindacati, hanno indetto uno sciopero generale che ha seguito uno sciopero effettuato principalmente in Rojhilat durante il fine settimana. Durante una visita all'università iraniana Zehra, il presidente iraniano Reisi è stato accolto al grido di: "Che sia Shah o Mullah, morte agli oppressori" e "Jin jiyan azadi".

Il presidente della regione del Kurdistan, Mesrur ​​Barzani, ha incontrato domenica Ali Rıza Güney, ambasciatore dello Stato turco in Iraq. Alla cerimonia di apertura di un ufficio visti a Hewlêr, un giornalista ha chiesto al rappresentante del governo turco cosa pensasse delle accuse secondo cui la Turchia sarebbe stata responsabile dell'omicidio dell'accademica e giornalista Nagihan Akarsel. Güney ha confermato la responsabilità dello Stato turco affermando: "Il nostro obiettivo è mantenere le nostre relazioni bilaterali con l'Iraq tra Stati sovrani liberi da organizzazioni terroristiche. Da qui, la nostra sensibilità e i nostri sforzi nella lotta al terrorismo. Persone affiliate o vicine al PKK sono bersagli al centro della nostra attenzione".

Nel 1998, nel mezzo di un cessate il fuoco unilaterale, la Turchia, assistita dalla NATO, minacciò di guerra la Siria, costringendo Abdullah Öcalan a lasciare il Paese il 9 ottobre dello stesso anno. Così ha inizio la cospirazione internazionale. Öcalan è arrivato ad Atene dalla Siria il 9 ottobre, da lì inizia il viaggio alla ricerca di un paese disposto a concedere asilo politico, condizione necessaria per iniziare un processo di pace con lo Stato turco. Il rifiuto da parte del governo greco spingerà Ocalan ad arrivare a Mosca, dove il 4 novembre la richiesta di asilo passerà alla Duma con 298 voti favorevoli e 1 contrario. Nonostante questo le pressioni internazionali convinceranno il governo russo a non concedere l'asilo. Il 12 novembre Öcalan è partito per Roma, ma il 16 gennaio 1999 lascia la capitale italiana in seguito a pesanti pressioni di USA e Turchia sul governo italiano. Il viaggio di Ocalan finirà il 15 febbraio 1999, quando sulla strada per arrivare in Sud Africa su invito di Nelson Mandela, è stato rapito a Nairobi in un'operazione clandestina e portato in Turchia. Da allora Ocalan si trova nell'isola carcere di Imrali, luogo da cui ha teorizzato il paradigma del Confederalismo Democratico. Nel corso di 23 anni di isolamento, per lunghi periodi ai suoi avvocati è stato impedito di raggiungere Imrali, in aperta violazione dello stesso codice penale turco. Al momento non si hanno notizie di Abdullah Ocalan da più di 19 mesi.

In occasione dell'anniversario del complotto internazionale, diverse organizzazioni della società civile supportate da HDP hanno indetto una serie di manifestazioni per richiede la liberazione immediata di Abdullah Ocalan e l'inizio di un nuovo processo che porti ad una soluzione pacifica e politica alla questione curda nello stato turco. Le manifestazioni sono state attaccate dalla polizia che ne ha arrestato i partecipanti, compresi diversi deputati HDP. Nel distretto Yüksekova di Hakkari. Il deputato dell'HDP Habip Eksik è stato aggredito, preso a pugni dalla polizia e poi trascinato a terra mentre era svenuto.
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Aprire / Come
2022-10-10 19:10:27
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2022-10-08 19:12:55 Italia:
Come solidali e solidali del popolo Mapuche ripudiamo le vile azioni repressive del governo argentino, come evidente persecuzione politica e razzista nei confronti dei membri di Lof Lafken Winkul Mapu.
Chiediamo libertà per le lamngen arrestate, tra cui la Machi Betiana, donna mapuche e figura spirituale.
Nessuna donna Mapuche preda per difendere il territorio Mapuche dalla violenza capitalista!
Solidarietà internazionalista, anticapitalista e anticarceraria.

Red Internacional en defensa del Pueblo Mapuche Italia.
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2022-10-08 19:12:51
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Aprire / Come
2022-10-08 14:32:41
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Aprire / Come
2022-10-04 11:04:37 +++AGGIORNAMENTO DEL LUNEDÌ+++

Una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d'Europa ha effettuato una visita in Turchia dal 20 al 29 settembre. In occasione della visita, la delegazione si è recata anche al Carcere di Imralı, dove è tenuto in isolamento il leader curdo Abdullah Öcalan. Lo studio legale che difende Ocalan aveva chiesto al CPT di visitare urgentemente l'isola prigione dopo che la Procura della Repubblica di Bursa e l'amministrazione penitenziaria di Imrali hanno respinto 40 richieste di visite di avvocati e 21 richieste di visite di famiglie. Nel corso della visita, la delegazione ha incontrato Süleyman Soylu, Ministro dell'Interno. La delegazione ha inoltre tenuto consultazioni con Akın Gürlek, viceministro della giustizia, ed Enis Yavuz Yıldırım, direttore generale delle carceri, nonché con altri alti funzionari dei ministeri della giustizia e degli affari esteri, sull'attuazione di raccomandazioni formulate dal CPT riguardo alla prigione di Imralı. 350 avvocati provenienti da 22 paesi nelle scorse settimane avevano presentato domanda al ministero della Giustizia turco per visitare Imrali.

Lo stato turco interrompe il corso del fiume Eufrate da più di 2 anni. L'agricoltura e la pesca sono state duramente colpite a causa della diminuzione del livello dell'acqua del fiume. La diminuzione delle acque è la causa dello scoppio di diverse epidemie. In particolare un'epidemia di colera è esplosa nelle ultime settimane. A causa del blocco anche nella regione del Kurdistan in Iraq il livello dell'acqua si è ridotto del dell'80%. C'è anche una significativa diminuzione delle acque sotterranee. In precedenza, l'acqua poteva essere estratta da pozzi a una profondità di 200 metri prima, ma ora solo a una profondità di 750 metri.

Dal 23 settembre il regime iraniano bombarda il Kurdistan del sud con droni e artiglieria. L'ondata di attacchi è diretta principalmente contro basi del Kurdistan Democratic Party-Iran (PDK-I), Kurdistan Freedom Party (PAK), Party for a Free Life in Kurdistan (PJAK) e Komala nelle province di Hewler e Sulaymaniyah . Il 28 settembre 13 persone, tra cui una donna incinta, sono state uccise e 58 persone sono rimaste ferite a seguito degli attacchi. L'Iran accusa i partiti di opposizione curda di essere coinvolti nelle rivolte scoppiate dopo la morte di Jina Mahsa Amini, La donna curda di 22 anni arrestata a Teheran il 13 settembre per "abbigliamento inappropriato" dalla polizia morale, morta poco dopo in ospedale a causa di massicci maltrattamenti. Il leader religioso iraniano Ali Khamenei ha affermato che i manifestanti sono "un progetto degli Stati Uniti e del falso regime sionista occupante [Israele] e di alcuni iraniani traditori all'estero". Secondo l'Organizzazione iraniana per i diritti umani, almeno 133 persone sono state uccise nelle proteste che sono continuate dal 16 settembre. È stato riferito che più di 40 persone sono state uccise nella città di Zahidan solo venerdì. Secondo il gruppo di opposizione iraniano "Mujaheddin del popolo" le proteste si sono estese a 170 città in 31 province, in cui sono state uccise 400 persone e sono state detenute circa 20.000 persone.

La Comunità delle donne del Kurdistan orientale (Civaka Jinên Rojhelatî Kurdistan-KJAR) ha rilasciato una dichiarazione in merito alle proteste iniziate dopo che Mahsa (Jîna) Amini è stata assassinata dalla "polizia della moralità" in Iran. Definendo le proteste come una "dichiarazione della rivoluzione della libertà", il KJAR ha lanciato la campagna intitolata "Time to Defend Women's Revolution (Dema parastina soreşa jinê)": “La rivoluzione del Rojava guidata dalle donne curde e il paradigma della libertà in Siria hanno ispirato tutte le donne del mondo. Anche le donne del Rojhilat e dell'Iran si ispirano a questo paradigma. Pertanto, diciamo che è tempo di difendere la rivoluzione delle donne."
30 views08:04
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