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+++AGGIORNAMENTO DEL LUNEDÌ+++ Le proteste in Iran dopo il f | Ex Caserma Liberata

+++AGGIORNAMENTO DEL LUNEDÌ+++

Le proteste in Iran dopo il femminicidio di Jina Amini vanno avanti ormai da 22 giorni. L'8 ottobre, durante le proteste in Rojhilat (Kurdistan orientale), le forze iraniane hanno attaccato la popolazione di Sanandaj e ucciso quattro curdi. In totale secondo le stime più basse almeno 185 persone, 19 delle quali minorenni, sono state uccise dalle forze di sicurezza dall'inizio delle proteste. Nika Shakarami, 17 anni, è scomparsa a Teheran il 20 settembre. Quando il suo corpo è stato ritrovato tre giorni dopo con evidenti segni di violenze subite, il regime ha affermato che si sarebbe gettata da un tetto. Nonostante gli sforzi del regime per reprimere violentemente le proteste, la resistenza si è diffusa in 175 città in Iran e Rojhilat. L'8 ottobre è stata proclamata la Giornata della Resistenza. Più di 400 scrittori in Iran e all'estero, oltre a molte iniziative e sindacati, hanno indetto uno sciopero generale che ha seguito uno sciopero effettuato principalmente in Rojhilat durante il fine settimana. Durante una visita all'università iraniana Zehra, il presidente iraniano Reisi è stato accolto al grido di: "Che sia Shah o Mullah, morte agli oppressori" e "Jin jiyan azadi".

Il presidente della regione del Kurdistan, Mesrur ​​Barzani, ha incontrato domenica Ali Rıza Güney, ambasciatore dello Stato turco in Iraq. Alla cerimonia di apertura di un ufficio visti a Hewlêr, un giornalista ha chiesto al rappresentante del governo turco cosa pensasse delle accuse secondo cui la Turchia sarebbe stata responsabile dell'omicidio dell'accademica e giornalista Nagihan Akarsel. Güney ha confermato la responsabilità dello Stato turco affermando: "Il nostro obiettivo è mantenere le nostre relazioni bilaterali con l'Iraq tra Stati sovrani liberi da organizzazioni terroristiche. Da qui, la nostra sensibilità e i nostri sforzi nella lotta al terrorismo. Persone affiliate o vicine al PKK sono bersagli al centro della nostra attenzione".

Nel 1998, nel mezzo di un cessate il fuoco unilaterale, la Turchia, assistita dalla NATO, minacciò di guerra la Siria, costringendo Abdullah Öcalan a lasciare il Paese il 9 ottobre dello stesso anno. Così ha inizio la cospirazione internazionale. Öcalan è arrivato ad Atene dalla Siria il 9 ottobre, da lì inizia il viaggio alla ricerca di un paese disposto a concedere asilo politico, condizione necessaria per iniziare un processo di pace con lo Stato turco. Il rifiuto da parte del governo greco spingerà Ocalan ad arrivare a Mosca, dove il 4 novembre la richiesta di asilo passerà alla Duma con 298 voti favorevoli e 1 contrario. Nonostante questo le pressioni internazionali convinceranno il governo russo a non concedere l'asilo. Il 12 novembre Öcalan è partito per Roma, ma il 16 gennaio 1999 lascia la capitale italiana in seguito a pesanti pressioni di USA e Turchia sul governo italiano. Il viaggio di Ocalan finirà il 15 febbraio 1999, quando sulla strada per arrivare in Sud Africa su invito di Nelson Mandela, è stato rapito a Nairobi in un'operazione clandestina e portato in Turchia. Da allora Ocalan si trova nell'isola carcere di Imrali, luogo da cui ha teorizzato il paradigma del Confederalismo Democratico. Nel corso di 23 anni di isolamento, per lunghi periodi ai suoi avvocati è stato impedito di raggiungere Imrali, in aperta violazione dello stesso codice penale turco. Al momento non si hanno notizie di Abdullah Ocalan da più di 19 mesi.

In occasione dell'anniversario del complotto internazionale, diverse organizzazioni della società civile supportate da HDP hanno indetto una serie di manifestazioni per richiede la liberazione immediata di Abdullah Ocalan e l'inizio di un nuovo processo che porti ad una soluzione pacifica e politica alla questione curda nello stato turco. Le manifestazioni sono state attaccate dalla polizia che ne ha arrestato i partecipanti, compresi diversi deputati HDP. Nel distretto Yüksekova di Hakkari. Il deputato dell'HDP Habip Eksik è stato aggredito, preso a pugni dalla polizia e poi trascinato a terra mentre era svenuto.