Get Mystery Box with random crypto!

Cronache Ribelli

Logo del canale telegramma cannibaliere - Cronache Ribelli C
Logo del canale telegramma cannibaliere - Cronache Ribelli
Indirizzo del canale: @cannibaliere
Categorie: Fatti
Lingua: Italiano
Abbonati: 4.60K
Descrizione dal canale

Cronache Ribelli è un progetto narrativo di rinnovamento della narrazione storica. Raccontiamo la storia degli ultimi.
📚Sito e shop: cronacheribelli.it
👍Facebook: http://bit.ly/32Dsncw
📷Instagram: http://bit.ly/35WGwnb
Mail: cronacheribelli@gmail.com

Ratings & Reviews

2.33

3 reviews

Reviews can be left only by registered users. All reviews are moderated by admins.

5 stars

0

4 stars

1

3 stars

0

2 stars

1

1 stars

1


Gli ultimi messaggi

2022-05-09 20:41:20 DA OGGI È DISPONIBILE LA NOSTRA EDIZIONE DI DIARIO DI UN DISERTORE, DI BRUNO MISEFARI: UN VERO E PROPRIO MANIFESTO CONTRO LA GUERRA

"In chiesa, nella scuola, nella famiglia, nel foro, dappertutto si è ripetuto che uccidere, incendiare, distruggere, rapinare è delittuoso; dovunque si sono eretti patiboli, galere e codici di moralità contro i delinquenti. Ora, ecco che a noi si ordina di uccidere. Ed ecco, io che rimango fedele alle loro predicazioni, ai loro codici, alle loro leggi, sono considerato un «delinquente»."
Abbiamo deciso di ridare alle stampe un libro uscito per la prima volta dopo la fine della Grande guerra. L’autore Bruno Misefari - del quale abbiamo anche parlato qui in pagina e su Cronache Ribelli vol. 3 - è stato un filosofo, poeta e ingegnere anarchico italiano, nato in Calabria nel 1892. "Diario di un disertore" è in parte una storia autobiografica, scritta mediante un espediente narrativo (un diario che dal campo di battaglia viene spedito a Misefari per essere pubblicato): una storia di diserzione, di orrore, di sconcerto per la guerra e per l'ipocrisia di governanti e mercanti di morte che si arricchiscono mentre mandano a morire la povera gente.
Un’esperienza di vita dalla quale si deduce come bisogni essere disposti a qualsiasi sacrificio per combattere, e magari vincere, il mostro degli interessi che alimentano la guerra.
Questa edizione arricchita da un’impostazione grafica consona al nostro stile e da una copertina che ci proietta nel mezzo dello scontro tra la guerra e l'umanità.

Lo trovate qui: https://bit.ly/3KWroth
377 views17:41
Aprire / Come
2022-05-09 20:40:59
353 views17:40
Aprire / Come
2022-05-09 14:17:38 Quando, il 9 maggio 1978, uccisero Peppino Impastato Il Corriere della Sera titolava: “Ultrà di sinistra dilaniato dalla sua bomba”. Erano passate solo poche ore dall’omicidio, le indagini erano appena agli esordi, i compagni di Peppino già denunciavano la natura mafiosa dell’assassinio eppure, perentoriamente, il principale quotidiano nazionale dirigeva l’opinione pubblica verso una chiave di lettura dei fatti che possiamo definire pura invenzione. Nel pezzo si lascia spazio solo ad un’altra possibilità rispetto all’attentato dinamitardo, quello che si sia trattato di un folle atto suicida. Nell’articolo Peppino è raffigurato come un terrorista, avrebbe usato una “sua bomba” rischiando di provocare una strage. Nulla di più falso. Dopo l’omicidio una semplice locomotiva stava transitando sui binari e si è fermata prima del luogo dell’esplosione.
S. V., “l’inviato speciale” del Corriere, quando scrive il pezzo non è affatto sul luogo dell’assassinio e non fa altro che riportate fedelmente l’interpretazione della vicenda che le autorità volevano trapelasse. Quella secondo cui un giovane a metà tra pazzia ed estremismo politico si era ammazzato realizzando un attentato.
Le stesse autorità che attraverso depistaggi e calunnie hanno cercato per anni ed anni di seppellire la verità, vent’anni dopo, alla fine di una lunghissima battaglia di Felicia, Giovanni, e dei compagni, si sono limitati a “riciclare Peppino” nel pantheon dei morti di mafia, depotenziandone il messaggio rivoluzionario su ogni fronte.
Nel 1997, quando Gaetano Badalmenti inizierà ad essere ricercato per l’omicidio, il Corriere pubblicherà soltanto un breve trafiletto, stessa cosa quando seguiranno processi e condanne.
Sarebbe stato il caso che questo giornale, insieme a tanti altri, chiedesse scusa a Peppino, alla sua famiglia, ai suoi compagni, ai lettori a cui, in questa come in altre occasioni, hanno coscientemente - questo va sottolineato - propinato invenzioni spacciandole per fatti.
La storia serve anche a questo, a non farci cadere nelle trappole delle manipolazioni operate da ogni forma di potere attraverso i mezzi di comunicazione che più o meno direttamente controlla. I media come strumenti di produzione culturale di massa sono un mezzo determinate nel costruire il nostro immaginario collettivo, ed è fondamentale avere verso di essi lo stesso atteggiamento critico che si ha verso ogni istituzione del nostro tempo.
698 views11:17
Aprire / Come
2022-05-09 14:17:36
428 views11:17
Aprire / Come
2022-05-09 11:51:29 FINALMENTE CANNIBALI E RE - CRONACHE RIBELLI ARRIVA IN SARDEGNA!

A quattro anni dalla pubblicazione di Cronache Ribelli stiamo organizzando il nostro primo "tour" della Sardegna, unica regione dove ad oggi, a causa di varie ragioni organizzative, non eravamo riusciti a presentare i nostri libri.
Venerdì 27 maggio saremo infatti a Cagliari per una presentazione del nostro progetto editoriale. Saremo nell'isola dal 26 al 29, e stiamo cercando di organizzare anche per il 26 (arriviamo in tarda mattinata) e il 28 ma non abbiamo ancora nulla di definitivo. Chiediamo quindi supporto a chi ci segue dalla Sardegna: se conoscete uno spazio o una realtà associativa che fosse disponibile ad ospitarci uno di questi due giorni, contattateci nella chat della pagina e via email - cronacheribelli@gmail.com.
Come abbiamo sempre fatto, contiamo sul vostro supporto, grazie al quale siamo riusciti ad arrivare alla pubblicazione di 13 libri e a quasi 200 presentazioni.

Grazie e avanti tutta!
493 views08:51
Aprire / Come
2022-05-09 11:51:22
456 views08:51
Aprire / Come
2022-05-09 10:13:24 JEAN SEBERG FU UN’ATTRICE SIMBOLO DEL CINEMA USA. LA SUA SIMPATIA PER LE PANTERE NERE, TUTTAVIA, LA MISERO AL CENTRO DI UNA CAMPAGNA DIFFAMATORIA DA PARTE DELLE AUTORITÀ CHE LA PORTARONO ALLA DEPRESSIONE, ALLA MORTE DELLA FIGLIA NATA PREMATURAMENTE E INFINE AL SUICIDIO

Jean, con quei tratti delicati, quello sguardo intenso, quel fascino unico, quello stile un po’ ribelle.
Jean, che aveva deciso da che parte stare. Scelta non scontata per un’attrice di Hollywood, specie se sulla cresta dell’onda come era lei in quel periodo a cavallo tra gli anni '60 e '70. Vi era chi decideva di stare dalla parte dell’opinione pubblica, della mondanità, della reverenza verso il potere; e chi sceglieva di restare dalla parte degli ultimi, dei ribelli, delle Pantere Nere.
Poco importava che avesse recitato con successo a Hollywood, in Italia e in Francia. Da “Fino all’ultimo respiro” in poi la sua carriera era un continuo di successi. Successi e polemiche, appunto. Prima ancora che il suo nome venisse associato alle Black Panthers, infatti, il suo stile di vita le aveva attirato addosso uno stuolo di critiche. I numerosi matrimoni alle spalle - quattro in tutto - lo stile di vita decisamente poco posato. No, alla società del tempo, non poteva andar bene un personaggio come Jean. Quando poi tra i suoi compagni si poté annoverare anche Hakim Jamal, cugino di Malcom X e personaggio di spicco delle Pantere Nere, si era oltrepassato davvero il limite. Tra loro non vi era una semplice attrazione ma una comunanza di ideali e di lotta, testimoniate anche dalle numerose donazioni dell’attrice alle BP. Inaccettabile in un momento storico in cui il movimento era il nemico interno numero uno.
Il nome di Jean finì nella lista del COINTELPRO, progetto dell’FBI il cui compito era proprio gettare discredito sui movimenti per i diritti civili e contro tutti coloro che li supportavano.
Nel 1970 Jean rimase incinta. In quel momento era sposato col suo secondo marito, Romain Gary, sebbene non fosse lui il padre biologico della bimba che portava in grembo. L’FBI raccolse alcune informazioni sulla questione e iniziò una campagna di diffamazione martellante, affermando che il padre fosse una Pantera Nera (era in realtà uno studente rivoluzionario sudamericano, Carlos Navarra), e diffondendo una serie di voci false e infamanti. Jean soffrì, si ammalò, cadde in depressione. La bimba, Nina, nacque prematura e morì 3 giorni dopo. La sua carriera proseguì per qualche anno ma lei non era più la stessa. Alcuni dissero che Jean tentava il suicidio una volta l’anno, nel giorno della nascita di Nina. Abuso di farmaci e alcool, o entrambi insieme. E fu proprio una confezione di barbiturici a ucciderla, con la complicità del potere e di una società spietata, il 30 agosto del 1979. Il suo corpo venne ritrovato solo 9 giorni dopo in un’ automobile, a Parigi.
239 views07:13
Aprire / Come
2022-05-09 10:13:20
225 views07:13
Aprire / Come
2022-05-08 16:30:29 “UN CORPO MASSACRATO (...) TUTTO IMBEVUTO DI SANGUE. NON C’ERA NEPPURE UNA PICCOLA SUPERFICE INTOCCATA”
IL 7 MAGGIO DEL 1972, 50 ANNI FA, MORIVA FRANCO SERANTINI, PICCHIATO SELVAGGIAMENTE DA 15 POLIZIOTTI E MORTO NELLE MANI DELLO STATO

Franco è fermo, saldo, sul Lungarno Gambacorti. Non si muove, non corre, non scappa come fanno tanti ragazzi intorno a lui. Immobile, così lo descrive Moreno Papini che, da una finestra del civico 12, assiste alla mattanza che segue.
Siamo a Pisa il 5 maggio 1972, intorno alle 20.
Quel giorno Lotta Continua ha indetto una manifestazione antifascista. Al presidio partecipano tante anime della sinistra extraparlamentare e ci va anche Franco, che fa parte del circolo anarchico Giuseppe Pinelli.
Presto la polizia, con jeep al seguito, carica i manifestanti, scatenando il panico.
Franco è fermo in questo caos. Il ragazzo è disarmato e inoffensivo.
“Una quindicina di celerini gli sono saltati addosso e hanno iniziato a picchiarlo con una foga incredibile. Avevano fatto un cerchio sopra di lui tanto che non si vedeva più, ma dai gesti dei celerini si capiva che dovevano colpirlo sia con le mani, che coi piedi, sia con i calci dei fucili”.
Papini racconta così il pestaggio selvaggio che termina solo quando ormai il ragazzo è privo di conoscenza. Altri agenti lo mettono su una camionetta e lo portano via.
Il giorno dopo secondo i verbali viene prima interrogato ripetutamente e poi, dopo ben 15 ore dal fermo, visto che denuncia gravi malesseri, viene sottoposto ad una visita. Nonostante un trauma cranico accertato e numerose echimosi gli viene offerta solo una borsa del ghiaccio.
La mattina seguente, dopo una notte di sofferenza, lamenti e nessun soccorso, è ormai in coma. Trasportato in ospedale muore alle 9 e 20 del 7 maggio. Le pubbliche autorità parlano di morte accidentale e cercano di chiudere il caso seppellendo subito Franco. Non ci riescono.
L’avvocato Sorbi, legale della parte civile, dopo aver assistito all’autopsia, parlerà di “un corpo massacrato al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tracce di sangue ovunque. Non c’era neppure una piccola superficie risparmiata dalla violenza. Ho passato una lunga notte di incubi.” I periti cercano di minimizzare dicendo che il ragazzo era gracile, debole, con le ossa della testa meno spesse della media. Ed è per questo che è morto, non per la violenza del pestaggio.
Si aprirà un indagine che si infrange contro l’omertà, le menzogne, la burocrazia.
Corrado Stajano, autore di un libro su Franco, dirà che così lo hanno ucciso due volte.
Vorremmo dire che questa è solo una storia isolata, una storia di tanti anni fa.
E invece no, perché dopo Franco ce ne sono stati tanti di morti così. Morti di cui dobbiamo conservare la memoria e per cui non dobbiamo mai smettere di chiedere giustizia.

Cannibali e Re
256 views13:30
Aprire / Come
2022-05-08 16:30:26
241 views13:30
Aprire / Come