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Quando, il 9 maggio 1978, uccisero Peppino Impastato Il Corrie | Cronache Ribelli

Quando, il 9 maggio 1978, uccisero Peppino Impastato Il Corriere della Sera titolava: “Ultrà di sinistra dilaniato dalla sua bomba”. Erano passate solo poche ore dall’omicidio, le indagini erano appena agli esordi, i compagni di Peppino già denunciavano la natura mafiosa dell’assassinio eppure, perentoriamente, il principale quotidiano nazionale dirigeva l’opinione pubblica verso una chiave di lettura dei fatti che possiamo definire pura invenzione. Nel pezzo si lascia spazio solo ad un’altra possibilità rispetto all’attentato dinamitardo, quello che si sia trattato di un folle atto suicida. Nell’articolo Peppino è raffigurato come un terrorista, avrebbe usato una “sua bomba” rischiando di provocare una strage. Nulla di più falso. Dopo l’omicidio una semplice locomotiva stava transitando sui binari e si è fermata prima del luogo dell’esplosione.
S. V., “l’inviato speciale” del Corriere, quando scrive il pezzo non è affatto sul luogo dell’assassinio e non fa altro che riportate fedelmente l’interpretazione della vicenda che le autorità volevano trapelasse. Quella secondo cui un giovane a metà tra pazzia ed estremismo politico si era ammazzato realizzando un attentato.
Le stesse autorità che attraverso depistaggi e calunnie hanno cercato per anni ed anni di seppellire la verità, vent’anni dopo, alla fine di una lunghissima battaglia di Felicia, Giovanni, e dei compagni, si sono limitati a “riciclare Peppino” nel pantheon dei morti di mafia, depotenziandone il messaggio rivoluzionario su ogni fronte.
Nel 1997, quando Gaetano Badalmenti inizierà ad essere ricercato per l’omicidio, il Corriere pubblicherà soltanto un breve trafiletto, stessa cosa quando seguiranno processi e condanne.
Sarebbe stato il caso che questo giornale, insieme a tanti altri, chiedesse scusa a Peppino, alla sua famiglia, ai suoi compagni, ai lettori a cui, in questa come in altre occasioni, hanno coscientemente - questo va sottolineato - propinato invenzioni spacciandole per fatti.
La storia serve anche a questo, a non farci cadere nelle trappole delle manipolazioni operate da ogni forma di potere attraverso i mezzi di comunicazione che più o meno direttamente controlla. I media come strumenti di produzione culturale di massa sono un mezzo determinate nel costruire il nostro immaginario collettivo, ed è fondamentale avere verso di essi lo stesso atteggiamento critico che si ha verso ogni istituzione del nostro tempo.