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JEAN SEBERG FU UN’ATTRICE SIMBOLO DEL CINEMA USA. LA SUA SIMPA | Cronache Ribelli

JEAN SEBERG FU UN’ATTRICE SIMBOLO DEL CINEMA USA. LA SUA SIMPATIA PER LE PANTERE NERE, TUTTAVIA, LA MISERO AL CENTRO DI UNA CAMPAGNA DIFFAMATORIA DA PARTE DELLE AUTORITÀ CHE LA PORTARONO ALLA DEPRESSIONE, ALLA MORTE DELLA FIGLIA NATA PREMATURAMENTE E INFINE AL SUICIDIO

Jean, con quei tratti delicati, quello sguardo intenso, quel fascino unico, quello stile un po’ ribelle.
Jean, che aveva deciso da che parte stare. Scelta non scontata per un’attrice di Hollywood, specie se sulla cresta dell’onda come era lei in quel periodo a cavallo tra gli anni '60 e '70. Vi era chi decideva di stare dalla parte dell’opinione pubblica, della mondanità, della reverenza verso il potere; e chi sceglieva di restare dalla parte degli ultimi, dei ribelli, delle Pantere Nere.
Poco importava che avesse recitato con successo a Hollywood, in Italia e in Francia. Da “Fino all’ultimo respiro” in poi la sua carriera era un continuo di successi. Successi e polemiche, appunto. Prima ancora che il suo nome venisse associato alle Black Panthers, infatti, il suo stile di vita le aveva attirato addosso uno stuolo di critiche. I numerosi matrimoni alle spalle - quattro in tutto - lo stile di vita decisamente poco posato. No, alla società del tempo, non poteva andar bene un personaggio come Jean. Quando poi tra i suoi compagni si poté annoverare anche Hakim Jamal, cugino di Malcom X e personaggio di spicco delle Pantere Nere, si era oltrepassato davvero il limite. Tra loro non vi era una semplice attrazione ma una comunanza di ideali e di lotta, testimoniate anche dalle numerose donazioni dell’attrice alle BP. Inaccettabile in un momento storico in cui il movimento era il nemico interno numero uno.
Il nome di Jean finì nella lista del COINTELPRO, progetto dell’FBI il cui compito era proprio gettare discredito sui movimenti per i diritti civili e contro tutti coloro che li supportavano.
Nel 1970 Jean rimase incinta. In quel momento era sposato col suo secondo marito, Romain Gary, sebbene non fosse lui il padre biologico della bimba che portava in grembo. L’FBI raccolse alcune informazioni sulla questione e iniziò una campagna di diffamazione martellante, affermando che il padre fosse una Pantera Nera (era in realtà uno studente rivoluzionario sudamericano, Carlos Navarra), e diffondendo una serie di voci false e infamanti. Jean soffrì, si ammalò, cadde in depressione. La bimba, Nina, nacque prematura e morì 3 giorni dopo. La sua carriera proseguì per qualche anno ma lei non era più la stessa. Alcuni dissero che Jean tentava il suicidio una volta l’anno, nel giorno della nascita di Nina. Abuso di farmaci e alcool, o entrambi insieme. E fu proprio una confezione di barbiturici a ucciderla, con la complicità del potere e di una società spietata, il 30 agosto del 1979. Il suo corpo venne ritrovato solo 9 giorni dopo in un’ automobile, a Parigi.