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“UN CORPO MASSACRATO (...) TUTTO IMBEVUTO DI SANGUE. NON C’ERA | Cronache Ribelli

“UN CORPO MASSACRATO (...) TUTTO IMBEVUTO DI SANGUE. NON C’ERA NEPPURE UNA PICCOLA SUPERFICE INTOCCATA”
IL 7 MAGGIO DEL 1972, 50 ANNI FA, MORIVA FRANCO SERANTINI, PICCHIATO SELVAGGIAMENTE DA 15 POLIZIOTTI E MORTO NELLE MANI DELLO STATO

Franco è fermo, saldo, sul Lungarno Gambacorti. Non si muove, non corre, non scappa come fanno tanti ragazzi intorno a lui. Immobile, così lo descrive Moreno Papini che, da una finestra del civico 12, assiste alla mattanza che segue.
Siamo a Pisa il 5 maggio 1972, intorno alle 20.
Quel giorno Lotta Continua ha indetto una manifestazione antifascista. Al presidio partecipano tante anime della sinistra extraparlamentare e ci va anche Franco, che fa parte del circolo anarchico Giuseppe Pinelli.
Presto la polizia, con jeep al seguito, carica i manifestanti, scatenando il panico.
Franco è fermo in questo caos. Il ragazzo è disarmato e inoffensivo.
“Una quindicina di celerini gli sono saltati addosso e hanno iniziato a picchiarlo con una foga incredibile. Avevano fatto un cerchio sopra di lui tanto che non si vedeva più, ma dai gesti dei celerini si capiva che dovevano colpirlo sia con le mani, che coi piedi, sia con i calci dei fucili”.
Papini racconta così il pestaggio selvaggio che termina solo quando ormai il ragazzo è privo di conoscenza. Altri agenti lo mettono su una camionetta e lo portano via.
Il giorno dopo secondo i verbali viene prima interrogato ripetutamente e poi, dopo ben 15 ore dal fermo, visto che denuncia gravi malesseri, viene sottoposto ad una visita. Nonostante un trauma cranico accertato e numerose echimosi gli viene offerta solo una borsa del ghiaccio.
La mattina seguente, dopo una notte di sofferenza, lamenti e nessun soccorso, è ormai in coma. Trasportato in ospedale muore alle 9 e 20 del 7 maggio. Le pubbliche autorità parlano di morte accidentale e cercano di chiudere il caso seppellendo subito Franco. Non ci riescono.
L’avvocato Sorbi, legale della parte civile, dopo aver assistito all’autopsia, parlerà di “un corpo massacrato al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tracce di sangue ovunque. Non c’era neppure una piccola superficie risparmiata dalla violenza. Ho passato una lunga notte di incubi.” I periti cercano di minimizzare dicendo che il ragazzo era gracile, debole, con le ossa della testa meno spesse della media. Ed è per questo che è morto, non per la violenza del pestaggio.
Si aprirà un indagine che si infrange contro l’omertà, le menzogne, la burocrazia.
Corrado Stajano, autore di un libro su Franco, dirà che così lo hanno ucciso due volte.
Vorremmo dire che questa è solo una storia isolata, una storia di tanti anni fa.
E invece no, perché dopo Franco ce ne sono stati tanti di morti così. Morti di cui dobbiamo conservare la memoria e per cui non dobbiamo mai smettere di chiedere giustizia.

Cannibali e Re