2022-01-24 17:09:26
Considerazioni su questi mesi di crisi e allarme per "l'imminente aggressione russa”
Da qualche mese, quasi ogni giorno vengono rilanciati nuovi allarmi su possibili attacchi della Russia: secondo Kiev la Russia avrebbe dovuto attaccare ancora agli inizi di dicembre, mentre secondo il MI6 alla vigilia di Natale. Poi si è rimandato tutto all’arrivo del freddo, per favorire le manovre dei carri, mentre ora si vocifera di attacchi sicuri a ridosso delle olimpiadi di Pechino. In ogni caso in queste settimane Mosca non ha occupato nemmeno un centimetro di Ucraina, rimanendo all’interno dei propri confini (con eccezione per le esercitazioni congiunte in Bielorussia, se proprio vogliamo essere pignoli). Qualcuno aveva anche provato ad ampliare questa crisi aggrappandosi al caso Kazakistan, parlando di occupazione russa nell’ambito dell’operazione CSTO, dove in pochi giorni, dopo aver svolto il proprio compito, Mosca ha ritirato tutto il contingente.
Allo stesso tempo l’Ucraina, con questo pretesto, è stata letteralmente imbottita di armamenti ed il baricentro della NATO è stato spostato ulteriormente ad est, implementando la presenza militare nei Paesi baltici, in Polonia e in Romania.
Di fatto l’Europa è stata nuovamente riunita sotto l’ala protettrice dell’aquila statunitense.
In tutte queste settimane nessuno di coloro che proseguono a gettare benzina sul fuoco ha mai fornito una motivazione logica sul perché Mosca dovrebbe avere interesse ad attaccare per prima, quando avrebbe più da perdere che da guadagnare.
La guerra si combatte prima di tutto sui media. L’informazione (e all’occorrenza la disinformazione) continua ad essere l’arma più pericolosa.
Si specula nuovamente su una guerra - quella del Donbass - che per anni è stata letteralmente ignorata, quando paradossamente (e grazie al cielo!), oggi la situazione al fronte – al netto delle dichiarazioni politiche – è molto più stabile rispetto ai mesi precedenti a questa crisi mediatica. Prima l’impiego dei mortai e dell’artiglieria erano all’ordine del giorno, mentre attualmente nei bollettini di guerra al massimo si registra l’impiego di RPG.
Nessuno nei mesi precedenti a queste tensioni ha scritto una riga sugli ammassamenti di armi pesanti ucraine (riportati dall’Osce) a ridosso del fronte, così come nessuno ha condannato le iniziative offensive di Kiev culminate con l’occupazione di un villaggio (l’ennesimo) della zona grigia in Donbass (violazione accordi di Minsk), per non parlare dell’incremento esponenziale delle manovre NATO nelle acque e nei cieli del Mar Nero, con l’impiego quotidiano di droni da ricognizione USA lungo i confini con la Crimea e il Donbass. Tutti questi piccoli passi (ho fatto giusto qualche esempio) hanno portato alla costruzione di quella che oggi viene presentata come una crisi voluta da Mosca, di punto in bianco.
Casualmente (?) questa crisi è sorta con la conclusione della costruzione del Nord Stream 2 e si sta protraendo nel corso dell’inverno. Un progetto che non è mai piaciuto all’Ucraina, alla Polonia e soprattutto agli Stati Uniti: quel “tubo” che collega l’Europa alla Russia è antitetico alla nuova cortina di ferro. In ogni caso le sue sorti sono ancora in bilico, e questo prender tempo conviene a molti (Russia esclusa). Anche stavolta sono portato a pensare che con l’arrivo della primavera questo spettro del conflitto si dissolverà fino al pretesto successivo: comunque vada gli Usa hanno ricompattato attorno a sé i propri alleati; il governo ucraino ha ottenuto soldi e parecchi armamenti, oltre a manterere il controllo del Paese a fronte di non pochi problemi interni; tutti passeranno per salvatori della pace mondiale per aver scongiurato il conflitto (che non sarebbe comunque scoppiato). In tutto ciò alla Russia può venir concesso il "contentino" dell'approvazione del NS2.
La trasformazione di questa crisi in una guerra più grande rispetto a quella in corso nel Donbass è un qualcosa che proprio non riesco a concepire. Le ripercussioni sarebbero imprevedibili con rischi troppo grandi per tutti.
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