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Maurizio Vezzosi

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Gli ultimi messaggi 8

2021-10-17 16:50:09 “Popolo, ma che te sei messo in testa? Ma che vuoi? Vuoi comanna' te? E chi sei? Sei papa? Sei cardinale? O sei barone? Ma se non sei manco barone chi sei? Sei tutti l'altri! E tutti l'altri chi so'? Rispondi! Rispondi a me, invece di assalta' i castelli! So' li avanzi de li papi, de li cardinali, de li baroni, e l'avanzi che so'? So' monnezza! Popolo, sei 'na monnezza! E vuoi mette' bocca? Ma se non c'è nessuno che ti dice, quando t'alzi la mattina, quello che devi fa', dove sbatti la testa? Che ne sai? Sei andato a scuola? Sai distingue' il pro e il contro? Tu non sai manco qual è la fortuna tua, perché sei 'na monnezza!”
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2021-10-15 21:11:57 Il virus non esiste.
La terra è piatta.
Il greenpass è uno strumento di prevenzione sanitaria.
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2021-10-12 15:26:50 Some questions to Maurizio Vezzosi about Contemporary challenges in Russian foreign policy in Middle East by Vision & Global Trends - International Institute for Global Analyses.

How important is the Middle East for Moscow from a geostrategic point of view?

It's crucial. Russian presence and influence is actually a key-factor for the security and stability of the Mashrek, the Magreb and, logically, for the connected areas (as Sahel). Considering the potentials threats coming from South, for Moscow the Caucasus is an indispensable security belt. Moscow has made every necessary effort to preserve – and increase – its presence in Syria: to have a solid presence in the M.E. gives Moscow access to the warm seas, such as the Mediterranean. Europeans countries, especially the Southern ones, should fully consider Russia as a Mediterranean power.

To what extent has or will the pandemic crisis have a negative impact on Putin's geopolitical and geo-economic objectives in the Middle East?

In general, Russia's domestic economy suffered less pandemic consequences than the Western European countries. The Russian - state-led - pharmaceutical industry had powerful growth with the anti-Covid 19 research and production. After some months of uncertainty in 2020, the oil and gas price levels are actually positive for Moscow. One of the main markets for Russian exports in the M.E. is the defence one: this market is not expected to be impacted in a negative way by the pandemic crisis. In summary, Kremlin's geo-politic towards the M.E. appears solid enough to be not put in crisis by any potential new pandemic shocks.

How is the Russian foreign agenda affected (if it will be affected) by the increasing Chinese presence in the Middle East, especially in the Persian Gulf area? And what about American withdrawal from Afghanistan and the recent dramatic developments? Despite the intention not to legalise the Taliban, indeed, Putin seems willing to conclude new agreements and accords with the newly born Islamic Emirate.

It's not possible to exclude some contrasts in the Russian-Chinese relations, in the M.E.'s affairs as well. But at the same time we should keep in mind that Moscow and Beijing are attached by a strategic connection. So neither Russia nor China are going to put in crisis their strategic security by reacting to some occasional frictions between them. Afghanistan is a high-level potential threat for Moscow: for this reason the Kremlin have to find its security guarantees building agreements with the Taliban, and with Pakistan as well. The Taliban actually see Russia as an important interlocutor and also see China as one. Washington and London are clearly unhappy with that, and they would like to change the Taliban's attitude: it's consequently very difficult to imagine a peaceful and stable scenario in Afghanistan within the short or medium-term.

Will there be changes in 2024 once Putin finishes his presidential term? If Putin decides not to run again, is there a possibility that he will follow the same path as the former Kazakhstan's President, Nursultan Nazarbayev, by ruling the country’s Security Council, continuing to shape Russian foreign policy?

Relevant social and political changes are already ongoing in the Russian Federation: millions of Russians are unsatisfied with their social conditions and their life's perspective, especially in some regions of the Federation: according to social research by the Levada Center the majority of Russians want a return to a state-led economy as well as an increase in public investment.
The Duma's elections in September confirmed this social orientation: probably, this element is going to affect even the post-Putin transition and its developments.
Likely, the Vladimir Vladimirovich era will not end in one act, but it will be a gradual process: a “Kazakh scenario” is among the possibilities for Moscow. The same is true for Minsk.

#russia #world #afghanistan #middleeast #syria
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2021-10-11 22:09:46 “Bisogna uscire da questa intollerabile situazione, che condanna milioni di italiani alla miseria e rende sempre più aspri i contrasti sociali e politici, senza offrire nessuna prospettiva e nemmeno la speranza d'un prossimo miglioramento! […] La questione che ci poniamo è la seguente: è possibile che un grande popolo, civile, laborioso ed ingegnoso come l'italiano, non debba essere capace di mobilitare tutti i suoi scienziati, i suoi tecnici i suoi operai, i suoi braccianti; di unire in uno sforzo collettivo tutti i ceti sociali interessati, e tutti i raggruppamenti politici amanti del progresso in vista di utilizzare le possibilità produttive del paese per tonificare e sviluppare l'economia, per aumentare il reddito nazionale ed elevare il livello di vita del popolo, assorbendo in lavori utili i disoccupati manuali ed intellettuali! E' possibile, insomma, unificare gli italiani onesti attorno ad un obiettivo comune, nazionale, di lavoro, di sviluppo economico, di progresso, creando le condizioni d'una effettiva e durevole distensione sociale e politica?
Noi lo crediamo".

Giuseppe Di Vittorio, 23 settembre 1949

#italia #lavoro #industria
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2021-09-29 15:06:56 Al contempo, l'esposizione mediatica dell'ex primo ministro Dmitry Medvedev, anch'egli membro di “Russia Unita”, è stata ridotta al minimo.
Il favore – ridimensionato – che il sistema “Russia Unita” si è dimostrato in grado di raccogliere è in larga misura legato alla popolarità di Vladimir Putin. Se in occasione delle scorse presidenziali il presidente russo ha cercato di distanziare il più possibile la propria immagine da quella del partito, durante la campagna elettorale che ha preceduto le elezioni della Duma “Russia Unita” ha profuso ogni sforzo in direzione opposta.
Le incognite sul futuro della Russia post-putiniana e la successione alla presidenza restano aperte, così come quelle che riguardano la figura di Vladimir Putin: tra queste, un nuovo incarico da primo ministro (come tra il 2008 ed il 2012), la presidenza del Consiglio di Sicurezza - sulla falsa riga di quanto avvenuto in Kazakistan -, la presidenza di un’ipotetica Unione di Russia e Bielorussia e molte altre. In ogni caso, la lenta uscita di scena di Vladimir Putin potrebbe ridimensionare ulteriormente “Russia Unita”, problematizzandone non poco le prospettive.
Di questo, e della necessità di nuove “cinghie di trasmissione” il Cremlino sembra consapevole. A questa consapevolezza si può ricondurre infatti la comparsa sulla scena politica del partito “Novij Liudi” (in italiano: gente nuova) - espressione prevalente dell'imprenditoria metropolitana –. partito che ha collezionato circa il 5% delle preferenze.

Paradossalmente le sanzioni ed il tentativo di isolare il Cremlino da parte dell'Unione Europea e degli Stati Uniti hanno finito per stimolare l’iniziativa industriale russa: parallelamente la Federazione Russa ha ridotto in modo significativo le proprie riserve valutarie in dollari ed aumentato quelle in oro. Oltre a ciò, Mosca si è dimostrata in grado di assorbire meglio di molte economie occidentali l’impatto pandemico, istituendo recentemente un fondo statale che possa fungere da riserva in caso di bruschi cali dei prezzi degli idrocarburi, variabile decisiva per Mosca. Gli attuali livelli sono favorevoli e, se si manterranno stabili, per Mosca far crescere gli investimenti pubblici e la spesa sociale sarà un compito meno arduo. La congiuntura piuttosto favorevole per il Cremlino è dovuta anche ai successi in politica estera e al completamento del raddoppio del gasdotto North Stream2.
Intanto, secondo il centro di ricerca sociale “Levada” il 62% dei russi propende per il protagonismo economico dello stato e per la pianificazione, solo il 24% per il libero mercato.

Le tendenze nichilistiche

Ma le problematiche con cui la Federazione Russa deve fare i conti non sono soltanto di natura economica o politica. All'indomani del voto si è consumata una strage costata la vita ad otto persone presso l'università di Perm (Urali), dove un giovane ha imbracciato un fucile, sparando all'impazzata contro chiunque fosse a tiro. Nel maggio scorso qualcosa di molto simile era successo a Kazan, con un bilancio di undici morti. Quelli che si registrano ormai con una certa frequenza in Russia sono episodi che ricordano molto le stragi che si consumano negli Stati Uniti. Le modalità in cui questi fenomeni hanno luogo suggeriscono che le loro radici affondino nella disgregazione sociale e in quella ideologica e identitaria.
Tendenze nichiliste che si rintracciano anche nel fenomeno dei suicidi tra i giovanissimi, come nel caso di Blue Whale, gioco on line che negli scorsi anni ha indotto diversi adolescenti a uccidersi, e almeno in parte nelle situazioni connesse con la radicalizzazione islamica.
Se la Russia vuole rimanere veramente unita ha un imperativo categorico da rispettare: quello di scongiurare fratture nette nel proprio corpo sociale e di prevenire il dilagare di derive ideologiche nelle nuove generazioni.

#russia #elezioni #duma #mondo #europa

https://mondoeconomico.eu/scenari/la-versione-di-putin-le-ansie-del-cremlino-e-la-russia-sullo-scacchiere-dopo-il-voto
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2021-09-29 15:06:56 La versione di Putin: le ansie del Cremlino e la Russia sullo scacchiere dopo il voto

di Maurizio Vezzosi – Mondo Economico – 29 settembre 2021

La Federazione Russa si è appena lasciata alle spalle le elezioni del parlamento e un voto che ha segnato la conferma di “Russia Unita” come primo partito, seppur notevolmente ridimensionato nel suo livello di consenso.
I contorni disegnati dal voto - non esattamente trasparente - sono quelli di un paese con un asse politico spostato verso sinistra, con milioni di russi evidentemente poco entusiasti della propria condizione sociale - specie in certe regioni - e delle proprie prospettive di vita. La principale novità del voto è infatti l’importante rafforzamento del secondo partito, il KPRF (Partito Comunista della Federazione Russa) attestatosi sulla soglia del 20% dei consensi. Un rafforzamento avvenuto nonostante le irregolarità che lo stesso partito ha denunciato.
Lo scenario politico sostanziatosi all’indomani del voto può portare ad evoluzioni di diverso genere: il rischio che i contrasti tra il KPRF, di cui Gennadij Zjuganov è segretario, e il blocco di potere di “Russia Unita” si facciano più aspri non è zero. Ma se da una parte la verticale del potere del Cremlino cercherà di contenere il più possibile il ruolo dei comunisti, dall'altra si troverà a dover tener conto del favore di cui questi godono in seno alla società russa: un fatto che difficilmente porterà il Cremlino a sostenere politiche che creino una contrapposizione frontale tra le due principali forze del paese e che rischino di compromettere l’unità nazionale. All'indomani del voto, Zjuganov ha dichiarato: «Nel paese ci sono due pilastri che si confrontano: quello patriottico, che si confronta con noi, e quello liberal-cosmopolita, sempre disposto a mentire e a svendere il Paese».

Benché la Federazione Russa sia tutt’altro che un fulgido esempio di democrazia liberale, l’elemento imprescindibile che su cui poggia l’equilibrio tra politica e società è quello del consenso.
Un elemento fondamentale, visto il numero di dipendenti di organismi e aziende pubbliche, forze militari e di polizia presenti in seno alla società russa. Fondamentale, a dispetto di una situazione in cui gli organi legislativi, esecutivi e giudiziari sono di fatto tutti sotto il controllo del medesimo blocco di potere. Rispetto alla politica estera, ed in particolare al rapporto con l'Occidente, la stragrande maggioranza dell'opposizione russa sostiene orientamenti e posizioni ben più radicali di quelle di “Russia Unita” e assai meno propense al dialogo ed al compromesso. Non di rado le opposizioni stigmatizzano l'azione del Cremlino come poco risoluta nei confronti dell'Occidente: se da una parte certe prese di posizione potrebbero essere considerate in larga misura volte alla ricerca del consenso, dall'altra questo atteggiamento implica che certi umori siano piuttosto diffusi in seno alla società russa.

"Russia Unita" e la Crimea

Il fatto che alcune pulsioni compongano il senso comune di ampie porzioni della società russa emerge in modo sistematico: ad esempio, il centro di ricerca sociale “Levada” rilevò il picco della popolarità di Vladimir Putin all'indomani dell'operazione che nel 2014 riportò la Crimea de facto sotto sovranità russa. Dopotutto, il peso politico delle forze d'opposizione russe con un orientamento filooccidentale continua a risultare risibile.

La nostalgia del passato

Per stemperare una rilevante insofferenza nei confronti di “Russia Unita” sono state presentate le candidature del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov e del Ministro della Difesa Sergej Shoigu: due pilastri della politica estera del Cremlino e della sua politica militare. Una scelta volta a polarizzare il consenso dei milioni di russi che guardano con nostalgia e favore al passato sovietico, al rinnovato prestigio internazionale di Mosca, così come alla figura di Vladimir Putin.
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Aprire / Come
2021-09-24 13:28:45
#armenia #caucaso #europa #asia #mondo
39 viewsedited  10:28
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2021-09-19 19:50:46 Un fondo finanziario americano ha deciso di chiudere uno dei due stabilimenti italiani di GKN, azienda che in Italia ha ereditato dalla Fiat la produzione di componenti automobilistici.
A luglio questa decisione è stata comunicata con una email a tutti i lavoratori dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze), quasi 500. Da oltre due mesi i lavoratori di Campi Bisenzio si sono impossessati dello stabilimento - con bilanci in attivo e ordini inevasi - e stanno impedendo che i macchinari ad alta tecnologia - sviluppati anche sulla base dei brevetti messi a disposizione dalle università italiane - vengano smontati e trasportati altrove.
Mentre le istituzioni balbettano, i lavoratori di Campi Bisenzio vogliono impedire ad ogni costo che l'epilogo di questa vicenda sia l'ennesima tragedia annunciata che si consuma in Italia.
Ed hanno chiaro che, per quanto faticoso, sia possibile non solo bloccare quei licenziamenti, non solo far ripartire la produzione dello stabilimento di Campi Bisenzio, ma istituire una legge antidelocalizzazioni, pretendere l'intervento dello stato nei settori strategici – e non certo per regalare soldi o sussidi –, costruire un piano industriale non solo per il settore automobilistico, ma per le prospettive generali dell'industria italiana. Consapevoli del fatto che la costruzione di un'Italia diversa e di un nuovo Risorgimento non è più rimandabile.

#gkn #lavoro #italia #industria
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2021-09-09 18:07:47
#corsica #mediterraneo #europa
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2021-08-14 15:24:08
#corsica #mediterraneo #europa
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