2022-01-10 23:52:57
Mi faccio un social network tutto mio (segue)
La marginalizzazione ricercata, esibita o subita,
nell’ecosistema digitale porta sempre a risultati positivi. Più disponete di una
nicchia da coltivare, più la nicchia è definita e circoscritta a piacere, più avrete successo. D’altronde, l’abbiamo ripetuto molte volte,
Internet stessa è una massa di nicchie.
La legge della coda lunga rappresenta una costante del successo nello
spazio digitale: da
Amazon a
Netflix. Chiunque se intende prevalere nel mercato, come in politica, deve capire come funziona e volgere la
coda lunga a proprio vantaggio. In questo senso la definizione
Netflix politica, che pure qualcuno ha tirato in ballo, è parziale e coglie solo un effetto, un aspetto superficiale, della dinamica del consenso nello spazio digitale. Non è tanto la partecipazione degli
influencer che scelgono temi sui quali intervenire, quanto il sottostare degli stessi
influencer alla
legge della coda lunga: la ricerca quindi di temi, di spazi politici, di consenso e di engagement rispetto ai quali posizionarsi sottosta a questa semplice ma essenziale formulazione. Serve trovare temi che interessano a
diverse e specifiche community, anche piccolissime.
Forse sarebbe più opportuno parlare di
Long Tail Politics: la somma di tante nicchie che vedono rappresentato il proprio singolo interesse, e scelgono un
candidato-influencer il quale ha il solo compito di fare sintesi, a partire dalle parole d’ordine nel proprio spazio digitale. La
pubblicità in dark, cioè un messaggio mostrato nei
social soltanto a chi è interessato a uno specifico tema e non ad altri, è lo strumento principe della
Long Tail Politics. Capite bene che in questo modo non esiste nemmeno più il problema della contraddizione tra esigenze e interessi divergenti. Ci pensa il
candidato-influencer a chiudere il discorso utilizzando slogan coinvolgenti,
meme, cornici
politiche vaste e oppositive di solito.
Questo meccanismo sarà amplificato nel e dal nuovo
social network.
Trump non avrà più tra le scatole regole standard, le norme di comportamento della comunità, stabilite da un
Jack Dorsey o da un
Mark Zuckerberg qualsiasi. Penserà a tutto lui. Potrà coltivare tutte le nicchie che vorrà,
profilandole e indirizzando loro messaggi sempre più mirati e contraddittori.
Le
50 milioni di mail rappresentano la base per strutturare una
super nicchia che darà filo da torcere a un partito democratico (
che pure è vittima della Long Tail Politics, leggete Mark Lilla, L’identità non è di sinistra), e di ciò che è rimasto di non trumpiano nel partito repubblicano (
pochissimo).
Ciascuno di noi potrebbe, in teoria, crearsi un proprio
social network. Tuttavia servono tanti soldi, milioni di utenti per partire, server e connettività dove archiviare il tutto;
Trump possiede tutto questo. E poi possiede anche un altro vantaggio: come qualsiasi
influencer potrà mettere a reddito il proprio
capitale reputazionale incassando un sacco di soldi.
Questa vicenda in realtà serve inoltre a riflettere sulla proliferazione di reti proprietarie, chiuse, identitarie.
Che in tutto ciò, poi,
Trump spanda notizie false, nel recinto sicuro nel proprio
network privato, beh, l’abbiamo detto molte volte, questo è un elemento imprescindibile del presente che abitiamo.
Ricordatevelo prima di andare a spiegare sotto il commento di qualcuno, in un
social network, che che le cose non stanno così, che la verità è un’altra… Ricordatevelo, semmai è la nicchia ad essere un’altra.
(Disobbedienze su Telegram 3/3)
132 views20:52