2021-07-21 21:17:58
Questa lunga premessa serve intanto a fare chiarezza su un primo punto:
Musk ha sfruttato gli investimenti del governo degli Stati Uniti per lanciare la sua società spaziale, come aveva fatto con
Tesla, godendo di incentivi fiscali.
Bezos ha investito del suo, ma senza le risorse del governo
Blue Origin non campa di turisti spaziali, inesistenti al momento. Nulla di nuovo, ma è sempre utile togliere qualche strato alla patina dello
storytelling che arriva da laggiù.
Gli
Stati Uniti contano su un modello di sviluppo molto semplice, in alcuni settori, un modello che il presidente
Dwight Eisenhower aveva definito “
complesso militar industriale”. Quando l’industria era sinonimo di pezzi di ferro tutto appariva più chiaro, oggi che l’industria è sinonimo di digitale, sembra più sfumato.
La sostanza però rimane la stessa, solo che oggi non c’è più bisogno delle guerre tradizionali che spaventavano
Eisenhower, il complesso militar-industriale si nutre di guerre inedite, condotte in altri teatri, con strumenti differenti, con attori che mutano, alcuni sono gli stessi di sempre. Accanto alle aziende della Difesa dobbiamo considerare le aziende della tecnologia, compresa quella spaziale.
La relazione tra queste società e il governo degli
Stati Uniti è una relazione complessa. Un po’ parenti serpenti: si combattono ma hanno sempre bisogno gli uni delle altre, in un rapporto di interdipendenza. Ad esempio, senza le grandi aziende tecnologiche sarebbe difficile per le tante agenzie di spionaggio statunitensi spiare mezzo mondo (
ricordate le rivelazioni di Edward Snowden).
Certo le
meta-nazioni digitali hanno ormai conquistato una propria soggettività politica e internazionale. Hanno un ruolo globale riconosciuto, risorse pressoché illimitate cui è più semplice accedere rispetto ai bilanci pubblici, i loro fondatori - tra gli uomini più ricchi del pianeta - sono personaggi di spicco, conosciuti in tutto il mondo, con visione strategica e ambizioni sfrenate da esibire sul palcoscenico mediale. Andare in orbita significa per loro dare seguito allo sforzo iniziale della
NASA, e quindi degli
Stati Uniti che intendono acquisire di nuovo un ruolo centrale nel settore, ma a condizione di giocare una propria partita, e non solo di business.
E tale è la loro proiezione pubblica, e politica, che le
meta-nazioni digitali possono essere considerate attori protagonisti del cosiddetto «
sistema neo-feudale», che alcuni politologi ritengono essere l’assetto delle relazioni internazionali presenti.
Un tempo, durante la
Guerra fredda, la corsa allo spazio era riservata soltanto a
USA e
URSS, oggi i soggetti della nuova corsa allo spazio sono proprio le
meta-nazioni digitali. Piattaforme globali, di raccolta dati, costruite su sistemi di e-commerce e logistica, o sulla produzione e sullo stoccaggio di energia elettrica e di macchine elettriche, dalle enormi risorse finanziarie e
tecnologiche, con il bagaglio di conoscenze e risorse per rispondere a sfide immani. Pensate ai
big data che scaturiscono dalla mole mostruosa di sensori applicati alla struttura delle navi spaziali, e a ogni singola componente dei missili, alla quantità di informazioni processate per ogni singolo viaggio. Capacità di cui nemmeno la
NASA ormai dispone, e che solo poche aziende al mondo posseggono. Ecco la missione di
Amazon web services, la divisione
cloud dell’azienda di
Bezos, è proprio ospitare e processare dati in quantità immani.
A queste condizioni, e con questa suddivisione di compiti, le
compagnie digitali-spaziali si integrano alla perfezione con gli
Stati Uniti e con gli interessi nazionali degli Stati Uniti, i quali, nel sistema
neo-feudale, fanno un po’ la parte dell’Impero fino alla pace di Westfalia. Lasciano ai regni e ai principi, più o meno locali, il presidio di alcuni settori, ad esempio quello dei vettori spaziali e della
tecnologia digitale applicata alla spazio, in cambio ottengono applicazioni militari e la supremazia del proprio
sistema-impero rispetto alla Cina.
(Disobbedienze su Telegram 2/3)
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