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POTERI ILLIMITATI

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Indirizzo del canale: @poteriillimitati
Categorie: Psicologia
Lingua: Italiano
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Gli ultimi messaggi

2019-05-05 10:55:33 Ma veniamo alla SOLUZIONE. Veniamo al dunque del nostro problema: è immaginabile riuscire a rispondere “NO” in modo da non danneggiare nessuno? È possibile imparare a dire di “NO” in maniera più produttiva?
È stato scoperto che, al contrario di quanto sostengono le credenze popolari, le persone più altruiste e compassionevoli sono anche quelle che stabiliscono più limiti. Ecco quindi cosa c’è da imparare:
CONSAPEVOLEZZA DEI PROPRI BISOGNI. Anche tu hai il diritto di soddisfare le tue esigenze, non c’è nulla di male. Dovrai dare prima priorità a te stesso per poi, con nuove energie alla mano, aiutare chi te lo chiede.
Ma c’è di più: concentrati su ciò a cui rinunceresti per te stesso. Questo ti servirà per dare prima slancio ai tuoi bisogni, ed in secondo momento a quelli altrui.
LIMITI. Forse pretendi troppo da te stesso ed è importante, proprio per questo, porsi dei limiti. Questi limiti ti serviranno per non chiedere troppo a te stesso, per non strafarti. Eviterai le situazioni in cui, una volta intrappolato, non riesci più a gestire nulla.
AIUTO VERO? Tieni a mente che, non sempre aiutare significa veramente dare una mano. Facilitare la vita agli altri, risolvere i problemi altrui non sempre dà risultati. Pensa al semplice fatto che, così facendo, potresti anche togliergli un’opportunità di crescita, un’opportunità di imparare dai propri errori e farne tesoro.
TEMPO. Prenditi del tempo, sì del tempo per riflettere. Quando ti viene chiesto qualcosa concediti del tempo per pensare, avrai così la possibilità di valutare i pro e i contro dell’impegno che stai per prendere.

Il trucco sta nell’equilibrio. Nell’essere coscienti che c’è un tempo per dire di SÌ e un altro per dire di NO.


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Anche per oggi è tutto. Alla prossima
533 views07:55
Aprire / Come
2019-05-05 10:54:49 “NO”: UNA PAROLA CHE POTREBBE RENDERTI LIBERO

Finisci spesso con il dire “SÌ” quando in realtà avresti voluto dire di “NO”?
Se anche tu rientri nella maggior parte delle persone che ha risposto “SÌ” a questa domanda ( ) allora sei nel posto giusto.
Troppo spesso quando dalla bocca esce un non voluto “SÌ” accade che dentro ci si blocchi, vengono alla mente svariati scenari e diverse situazioni in cui ci si andrà ad infilare senza nemmeno averlo voluto. Questa situazione, ovvero di rispondere affermativamente al posto di un secco e deciso “NO”, si ripeterà ancora e ancora. Nonostante tu ti sia ripromesso/a che sarebbe stata l’ultima volta. Stanne certo, accadrà di nuovo.

Ma perché rispondiamo sempre di SÌ quando in realtà avremmo voluto semplicemente dire di NO?
ORGOGLIO. Quella dell’orgoglio, o più semplicemente del voler mantenere la parola data, è un’anomalia psicologica. Secondo Robert Cialdini, autore del libro “Le Armi della Persuasione”, se prendiamo un impegno stai pur certo che - almeno nel 90% dei casi - chiunque si impegnerà per mantenerlo ed essere dunque coerente con quanto promesso.
PAURA. In questo caso c’è una leva molto forte (e subdola): hai paura che, dicendo di no ad una persona cara, rischieresti di perderla.
EROE. Se rientri in questa categoria molto probabilmente fai parte di quella schiera di persone che sentono l’urgenza, il bisogno impellente, di aiutare il prossimo. Hai quella necessità di prenderti cura delle persone che hai accanto, sacrificando però le tue esigenze.
DISPONIBILITÀ. Cerchi di essere sempre disponibile verso il prossimo in modo tale che, almeno nelle future occasioni, ti venga ricambiato il piacere. Ovvero, come dice il detto (un po' rivisitato): fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te.

Viene da sé che è molto nocivo dire di “SÌ” quando in realtà avresti voluto dire di “NO” -> “peggioramento delle relazioni”, “rancore”, “stress” e “malcontento” sono solo alcuni dei possibili problemi.
416 views07:54
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2019-05-05 10:53:46
335 views07:53
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2019-04-28 10:57:51 È POSSIBILE IMPIANTARE DEI RICORDI FALSI NELLA MENTE UMANA?

Nello strepitoso articolo di oggi ci addentreremo nei meandri più remoti della mente, cercando di rispondere alla domanda: è veramente possibile insinuare dei falsi ricordi nella mente umana?

Molti anni fa, in un tribunale durante un processo di un cittadino americano, il cui nome era George Franklin e precisamente negli anni ’90, si assistette per la prima volta all’accusa di assassinio dovuta ad un testimone che - incredibilmente - recuperò la memoria vent’anni dopo il fatto!
(Cosa questa alquanto improbabile per tenere immagazzinato un ricordo così a lungo).
Ma cos’è che, di particolare, suscitò l’interesse della psicologia?
Fu proprio il fatto che il nostro testimone, che poi si rivelò essere la figlia di Franklin, fosse stato ipnotizzato prima di testimoniare. Sì hai capito bene. E gli psicologi sapevano benissimo che, sotto l’effetto dell’ipnosi, le persone siano quasi tutte suggestionabili. Ma nonostante questo, si domandarono come poter replicare volutamente tale “anomalia”.

Una professoressa dell’Università della California, la Dr.ssa Elizabeth Loftus, decise di scoprirne di più attraverso uno studio.
In questo esperimento, con 24 volontari a disposizione, vennero presentate ad ognuno di loro 4 storie della loro vita (avvenimenti o altro) che risalivano ad un periodo compreso tra i primi 4 o 6 anni di vita. 3 storie erano vere, mentre 1 era falsa.
I ricercatori, per ottenere le 3 storie reali, parlarono con i familiari dei volontari e si fecero raccontare più dettagli possibili (ovviamente non presero in esame eventi traumatici). Per la l’unica storia falsa delle tre raccolsero, sempre dai parenti, più particolari possibili sugli avvenimenti relativi a quei primi anni di vita.
Successivamente, dopo che ai volontari vennero presentate le 4 storie sulla loro infanzia, gli venne chiesto di descrivere con precisione ognuno dei 4 eventi che avevano “vissuto”.
Bene, risulterà incredibile da credere ma - dopo che i volontari furono intervistati - alcuni di loro ricordavano sorprendentemente le 4 storie compresa l’unica falsa (come quasi le avessero vissute in prima persona)!
Delle 24 persone che avevano partecipato allo studio, cinque non furono in grado di distinguere i ricordi falsi da quelli veri.
Può sembrare un numero piccolo, irrisorio, ma basti pensare che su larga scala (in base a ricerche realizzate dopo) si scoprì che i falsi ricordi possono essere impiantati tra il 20% ed il 40% dei casi.

Secondo alcuni questa cosa potrebbe far rabbrividire se si pensa solamente al fatto che, in molti dei processi che avvengono quotidianamente, l’esito della sentenza potrebbe essere dovuto solo alla testimonianza di un testimone che “ricorda” il fatto.
Secondo altri invece, che criticano la validità di questi studi, viene sostenuta la tesi che: è sì possibile impiantare ricordi apparentemente insignificanti ma ben altra cosa è promuovere come propri alcuni ricordi forti, o di contenuto traumatico.

E tu? Cosa ne pensi?


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WOW! Lasciami dire: che articolo super interessante!
Alla prossima
342 views07:57
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2019-04-28 10:57:34
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2019-04-21 10:48:38 Mica male, vero?
Ma c’è di più. Sì perché esistono alcune magie conversazionali. Basate proprio su quanto visto sopra.
Usando un linguaggio VALUTATIVO è possibile utilizzare delle vere e proprie MAGIE. Difatti, utilizzare un linguaggio NON-SENSORIALE (non basato sui sensi), spinge inconsciamente le persone ad andare nel loro interno per creare dei riferimenti personali. Non fornendo, questo linguaggio, elementi descrittivi immediati crea una sorta di “ipnosi” nelle persone in quanto devono internamente dare un senso alle parole che sentono. Questa sorta di “focus interno” darà la possibilità a chi ascolta di entrare in uno stato di trance.
La domanda che ti sorgerà ora spontanea sarà: è possibile quindi suggestionare qualcuno?
Sì, è l’ho appena fatto, te ne sei accorto? <> si è intrufolata nella tua mente facendoti credere che fosse stata sviluppata da te.
In realtà queste sono bazzecole, c’è molto di più dietro. Prendiamo ad esempio la seguente frase: <>
In questa frase non c’è nessun verbo specifico, non ci sono né dettagli né sensi coinvolti. La frase invita noi stessi a fornire maggiori dettagli per poter fornire una spiegazione. Claudio potrebbe essersi comportato male, potrebbe aver alzato la voce con Marta, potrebbe essere stato con un uomo o magari lei non è semplicemente andata al concerto a cui lui teneva moltissimo. Qualsiasi dettaglio lo abbiamo “immaginato” noi. È facile quindi capire come poter utilizzare queste MAGIE linguistiche al contrario.
Vediamo un esempio. Se qualcuno dovesse iniziare una frase (o darti una risposta) dicendoti <>
Potresti utilizzare alcune magie ipnotiche conversazionali contenute in queste frasi:
(Risposta A) <>
(Risposta B) <>
(Risposta C) <>
Gli esempi qui sopra sono tutti condizionamenti ipnotici a cui tu, dopo la parte iniziale, potrai aggiungere tutto quello che vorrai.
Qualsiasi sia l’obiezione, potrai sicuramente de-costruirla (o sgretolarla) e portare l’altra persona a valutare altri scenari alternativi (più positivi), o più semplicemente: portarla dalla tua parte.

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Fanne buon uso. Alla prossima
236 views07:48
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2019-04-21 10:48:19 GLI INCANTESIMI DEL LINGUAGGIO

Oggi scopriremo come riconoscere alcune magie linguistiche e come creare facilmente “ipnosi conversazionali”. L’articolo è un po' lungo e leggermente tecnico ma ne varrà sicuramente la pena.
Tieniti forte, stiamo per addentrarci all’interno di qualcosa di veramente fenomenale! Sei pronto/a?

Prendiamo ad esempio la frase: <>. Riesci a rappresentarti mentalmente quella condizione? No, non puoi. O meglio, qualsiasi cosa inserisci riguardo alla parola “rabbia”, sei TU ad inventarla. Stai dando una TUA rappresentazione, non arriva dal linguaggio in sé. Quel termine rivela la sua natura NON-SENSORIALE; ovvero quella frase non descrive nulla dell’aspetto di qualcuno, dei suoi movimenti del corpo, della sua espressione facciale, etc.
La dichiarazione <> esprime la VALUTAZIONE di chi sta parlando. Ci fa scorgere uno spiraglio del modo in cui chi parla interpreta il mondo ma non ci dà informazioni rilevanti, non ci dà elementi visivi o sensazioni.
Per aiutare il nostro interlocutore potremmo domandargli:
“Come fai a capire che quella è rabbia?”
“Quale espressione del volto dell’interlocutore ti suggerisce che sia arrabbiato?”
Presta attenzione a come suona diversa la frase che segue:
“Mi sono reso conto che quando conversavi con me non mi hai guardato negli occhi e che, mente parlavi, hai abbassato il volume della voce molto di più rispetto al solito.”
Il linguaggio basato sui SENSI fornisce un immediato riscontro, utilizzando una DESCRIZIONE - piuttosto che una VALUTAZIONE - l’interlocutore ci ha trasmesso un messaggio specifico e chiaro da interpretare.
Tutto ciò ci dà il POTERE di usare il linguaggio con molta più precisione, chiarezza ed intenzione.
Guarda la differenza tra le seguenti espressioni:
“Potrei ascoltarti meglio se non mi passassi di continuo la mano davanti al volto” (DESCRITTIVO)
“Non riesco ad ascoltarti, perché continui a parlarmi con supponenza dall’altro verso il basso e mi offendi con il tuo atteggiamento presuntuoso.” (VALUTATIVO)
In questo caso, il linguaggio valutativo, è molto più provocatorio: perché tocca alcuni tasti dolenti valutando e giudicando; solitamente - le persone - reagiscono mostrando resistenze quando le affermazioni sono così formulate.
L’utilizzo, invece, di un linguaggio DESCRITTIVO rende la comunicazione molto meno nociva.
175 views07:48
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2019-04-21 10:48:04
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2019-04-14 11:21:06 PERCHE’ IL TEMPO PASSA PIU’ VELOCEMENTE QUANDO SI INVECCHIA?

Perché con l'età il tempo sembra passare più velocemente? È solo una fantasia oppure è una reale percezione? Scopriamolo insieme.

Dicono che il tempo voli quando ci si diverte, ma è proprio così?
Devi sapere che, la sensazione del tempo che passa e scorre via via più veloce, non è (quasi) mai sperimentata dai bambini e dagli adolescenti. Per i quali, solitamente, ogni nuova esperienza sembra arrivare con estrema lentezza.
La psicologa e giornalista Claudia Hammond, nelle sue ricerche, ha scoperto che le persone di tutte le età - da un lato - percepiscono il tempo che scorre lento su intervalli temporali brevi (ore, giorni); dall’altro lato, è stato dimostrato che per intervalli temporali molto lunghi (circa 10-15 anni) solo i soggetti di almeno 40 anni di età percepiscono il tempo che passa veloce.
E in tutto questo c'è anche una spiegazione neurobiologica. La sensazione del tempo che scorre veloce è legata al funzionamento dell’ippocampo: l’ippocampo registra tutte quelle che possono essere definite nuove esperienze, mentre tralascia gli eventi vissuti più volte e quindi familiari. È semplice intuire, quindi, che per le persone di una certa età il tempo passa più veloce perché si vive nelle routine ed è meno probabile fare nuove esperienze.

È dunque facile spiegare il tutto. Avendo - i bambini e gli adolescenti - a che fare con tante cose nuove, questo periodo di tempo prende molto spazio nella memoria autobiografica e sembra acquisire una durata molto più lunga.
Con il passare del tempo, invece, la vita diventa più una routine. Creando l’impressione che il tempo inizi a rallentare sempre più. Ecco perché, avendo come obiettivo ultimo quello di invecchiare bene, bisognerebbe sempre fare nuove esperienze!

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Sembrerebbe proprio che qualcosa di vero ci sia nel detto: il tempo vola quando ci si diverte.
Alla prossima
178 views08:21
Aprire / Come
2019-04-14 11:20:43
145 views08:20
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