2022-06-01 10:55:06
“Quando Socrate affermava di non essere un cittadino di Atene o della Grecia, ma del mondo, piantava i semi di un cosmopolitismo che nei secoli non è ancora germogliato in un’unità d’intenti, soffocato da chi continua ad arroccarsi in quella mentalità da tribù che si è estesa al concetto di patria.”
Chomsky ha già usato una gran bella immagine per descrivere la vastità del vuoto covato dal patriottismo, anche se, a dire il vero, l’ha introdotta per rendere immediatamente visibile l’assenza di democrazia delle nostre nazioni.
Il pagamento delle tasse per chiunque è un lutto, nessuno ne è davvero soddisfatto o l’approva fino in fondo, eppure dovrebbe essere un atto felice, legato al finanziamento delle politiche che noi, o meglio i partiti che ci rappresentano, o meglio i parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti che si fanno più pubblicità, intraprendono per il bene della collettività, o meglio dei mercati, o per il debito, insomma, non si parla da così tanto di cosa dovrebbe essere la democrazia che prima o poi si dimenticano le basi su cui qualcuno prima di noi ha scommesso non avendo trovato, a ragione, di meglio.
L’immagine di Chomsky è, in sintesi, che il pagamento delle tasse è un lutto perché nessuno di noi si sente rappresentato a dovere, eccetto una minoranza, e dunque non può che sentirsi derubato da uno stato percepito estraneo quando non ostile.
Si parla di rappresentanza delle minoranze perché è quella al potere da un po’ di anni a questa parte. Una maggioranza parlamentare pompata dal premio di maggioranza, e comunque rappresentante non più dei tre quarti degli aventi diritto al voto nelle ultime due politiche, pretende di troneggiare quanto di rappresentare “il popolo”, quando dai numeri è immediato che spesso rappresenti una effettiva minoranza della popolazione.
Ed è così che i fasci hackerano il sistema. La maggioranza della popolazione non cova sufficiente rancore verso il prossimo, o forse non è abbastanza lungimirante (per fortuna biologica), da appoggiare con coscienza di causa un progetto politico totalitario che umili al massimo grado l’indipendenza del pensiero e delle personalità.
È necessario quindi prendere in mano la macchina statale quando l’attenzione verso di essa sia quanto più bassa possibile. È necessario far stancare le persone della politica, estrometterle per loro stessa decisione, far crollare la partecipazione alla vita democratica, comunitaria ed elettorale.
Farlo è piuttosto facile. Basta alzare perennemente i toni rifiutando qualsiasi tentativo di costruzione di terreni culturali comuni, creare etichette per nemici invisibili polarizzando i dibattiti, far leva sul senso di responsabilità cattomoraleggiante per depoliticizzare i “sacrifici” (così chiamano la nuova lotta di classe dei ricchi verso i poveri) della spending review, dequalificare l’informazione e farla “da branco” condendola con tormentoni televisivi monotematici: spread, debito, sbarchi dei migranti, femminicidio con bava per i dettagli cruenti, festival di Sanremo, referendum costituzione 2016 panacea di tutti i mali, migranti, covid, Ucraina e Zelenskyy.
Ogni argomento copre ininterrottamente un macro periodo di parecchi mesi dei nostri ultimi 15 anni e in ogni caso resta pochissimo spazio per tutto il resto, pilotando i discorsi delle persone verso terreni così battuti con modalità da lavaggio del cervello che alla fine non resta davvero più niente da dire di vagamente originale o riflettuto.
È ovvio che le persone si stanchino, la politica da telegiornale diventa sinonimo di noia e smette di vedere degli spiragli di coinvolgimento. D’altronde il metodo viene proprio dalle scuole e dalla loro rigidità didattica. Ed è così che negli ultimi 15 anni più di 5 milioni di elettori hanno abbandonato le elezioni politiche.
12 views07:55