2022-08-02 21:01:52
#recensioni-house-of-gucci
#AMAZONPRIME
Il vecchio leone Ridley Scott mette in scena la saga di una famiglia avidamente attaccata a un impero della moda ormai atrofizzato e destinato a rifiorire nelle mani di Maurizio Gucci e su spinta dell’aspirante socialite Patrizia Reggiani, dirigendola come una farsa greve, lanciata a tempo di musica e battute scult verso il destino fatale della casata. Scott è grande nel condurre un film sulla vita e sulla morte, perché segue le tracce della disperazione umana del personaggio Patrizia Reggiani che regge le fila della trama che tutti sappiamo come andrà a finire, tant’è che proprio la fine si staglia chiaramente nella sequenza d’apertura. Forse l’unica sequenza all’aperto, mentre il film si muove di casa in casa, di villa in villa, di maison in maison tra oggetti di lusso e grandiosità maestose in cui i personaggi spesso si perdono nelle loro piccole figure. I buoni, i normali, i belli provocano comprensione anche per i manipolatori del bene, mentre i cattivi, i deboli, i dissoluti sono mestamente ripugnanti, piangenti e ambigui. Case sempre case che respirano insieme ai personaggi, ma che non hanno nulla di focolare domestico, sono le case dove si svolge la vicenda dominata da oggetti che per lo più sono posseduti, con i quali non c’è un rapporto d’affezione, denaro e freddezza, case costruite con molto denaro, piene di quegli oggetti che vengono acquistati perché sei uno ricco e nelle quali per buona parte del film Maurizio non si sente a suo agio, dove tutto è colore e movimento e lui si sente solo. Così l’unica casa riscaldata da un camino è quella di St. Moritz dove lui si rifugerà da solo per poi iniziare una nuova vita, forse prendendo consapevolezza durante quel soggiorno invernale, lì i sentimenti prenderanno corpo e la caduta del suo matrimonio prenderà forma. Nelle ‘House’ dei Gucci vedremo ombre dove non dovrebbero esserci, la luce apparirà sempre innaturale, mentre le inquadrature sempre distanti dai personaggi sono scelte in modo tale che quanto risulti strano nella storia passi solo sullo schermo, liberando la testa dello spettatore da quell’insana costante ansia di sapere che cosa è successo in realtà. Ad un certo punto infatti abbandoniamo la storia dietro la storia, quel ‘di che cosa si tratta’ per dedicarci al racconto simbolico che nulla ha a che fare con quella pigra sociologia da pettegolezzo. Ho aspettato prima di guardare questa meravigliosa opera d’arte cinematografica moderna, perché non avrei voluto soddisfare questo insano desiderio di lettura della vicenda reale, ma ora sono convinto che House of Gucci sia un film difficile da penetrare perché sembra davvero tutto falso, in cui non ci sono città, ma solo ambienti ed edifici monumentali, dove la natura per una volta è recintata nella tenuta dove tutto ebbe inizio, emblematicamente rappresentata nella sequenza dove Aldo Gucci presenta a Patrizia la specie di bovini da cui la maison trae la pelle pregiata. Tutta qui la natura. Mentre le case si ingrandiscono e cambiano volto così voracemente che nella sequenza finale, quando Patrizia rientra dopo due anni nella sua Casa Gucci, appare spaesata, non riconosce il suo luogo per come risulta trasformato. Ho cercato di scrivere su questo film che parla delle cose della vita, belle e brutte, ma che non è letteratura, scoprendo la vera essenza del Cinema, forse tralasciando cose più importanti, come ad esempio la trama, forse ho parlato poco degli interni, ho esaminato troppo superficialmente l’importanza degli oggetti d’arte e il loro significato nella storia, forse non ho sottolineato a sufficienza la grande capacità di Scott di riuscire ad ottenere il massimo dai suoi attori, anche quelli meno credibili come ad esempio Camille Cottin che interpreta Paola Franchi la donna di cui Maurizio Gucci si innamora a St. Morirz. Ma probabilmente è questa la forza del film, far comprendere più noi stessi, le nostre vite semplici, i nostri veri amici.
Da non perdere assolutamente.
Voto
Buona visione.
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