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Descrizione dal canale

🎬 Il Cinema è verità ventiquattro volte al secondo” Jean-Luc Godard

Ratings & Reviews

3.67

3 reviews

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Gli ultimi messaggi 10

2022-07-12 21:26:45 https://mubi.com/films/evolution-2021?utm_source=app_share&utm_medium=ios_app
34 views18:26
Aprire / Come
2022-07-12 21:26:32 #recensioni-quel-giorno-tu-sarai
#MUBI
Dopo il successo planetario del film Pieces of Woman con Vanessa Kirby, premiato a Venezia 77 e candidato all’Oscar, e da me già recensito, Kornél Mundruczó ci dona Quel Giorno Tu Sarai (titolo originale Evolution), anche in questo caso con una sceneggiatura firmata dalla inseparabile compagna Kata Wéber, mentre tra i produttori esecutivi figura nientemeno che Martin Scorsese. Quel Giorno Tu Sarai, racconta la storia di tre generazioni di una famiglia ebrea; dai tempi del campo di concentramento fino ai giorni nostri. Tre protagonisti per tre storie solo apparentemente diverse. Una nonna, una madre e un nipote portano sulle spalle il peso delle loro origini, in un’Europa contemporanea e poco avvezza all’inclusione e alla diversità. I segreti di una famiglia si rivelano lungo tutto lo svolgimento del film: una nonna, nata per miracolo ad Auschwitz e cresciuta senza padre; una figlia alla ricerca dei documenti che attestino le sue origini ebraiche e un nipote alle prese con la vita quotidiana, tra amore, bullismo e la costruzione di una sua propria identità. Filmicamente siamo anche qui di fronte ad una regia solida, spesso dura, ma sempre avvincente. La fotografia di Yorick Le Saux si mostra mutevole e folgorante. La sceneggiatura prende spunto dalla storia vera della famiglia di Kata Wéber, donando al film quel tocco di autenticità totale che percepiamo nella sincerità dell’atteggiamento attoriale, già ampiamente presente anche nell’opera precedente Pieces of a Woman. Come al solito Mundruczó dice molto senza dire tanto e, nuovamente aiutato dalla forza vitale del teatro, crea un’opera matura e appassionante, un film travolgente e universale che non ci lascia per nulla indifferenti, perché ci coinvolge nonostante il suo sguardo rivolto al passato che sa parlare del nostro presente con quella attenzione di chi sa offrire una prospettiva verso il futuro. Lo fa guardando al trauma dei campi di concentramento, dello sterminio degli ebrei, del peso di chi è rimasto, traducendolo in una riflessione su un quotidiano tallonato da estremismi e razzismo. E lo fa attraverso una nonna, una figlia e un nipote: il passato, il presente e il futuro per l’appunto. Ad ogni personaggio un capitolo che Mundruczó e Wéber dedicano suggerendo con straordinari dialoghi e una messa in scena che è messa in scena dello ‘sguardo’ di chi come Eva ha vissuto il suo trauma di bambina trovata in un campo di concentramento di Auschwitz e con un passato fatto di ricordi annebbiati; o di sua figlia Léna che è stata influenzata da oltre sessant’anni di Storia: ‘quando non dovevamo avere un passaporto lo avevamo, ora che dobbiamo averlo non lo troviamo’, così una Lena va alla disperata ricerca della sua identità di ebrea che oggi ha necessità di essere esibita. Ma le ripercussioni le avrà anche il nipote, giovane adolescente della Berlino di oggi che vorrebbe affrancarsi dal quel peso che ha sempre aleggiato nella sua vita. Girato in soli tredici giorni, il film è visivamente meraviglioso.
Da non perdere assolutamente.
Voto
Buona visione.
33 views18:26
Aprire / Come
2022-07-12 13:56:49 https://mubi.com/films/la-permanence?utm_source=app_share&utm_medium=ios_app
35 views10:56
Aprire / Come
2022-07-12 13:56:49 #MUBI
#on-call
Il Film del Giorno è un faccia a faccia che rimanda alla citazione di Fernando Pessoa che apre il film: "Ho sentito parlare di popoli e di umanità. Ma non ho mai visto né popoli né umanità. Ho visto ogni genere di persone, sorprendentemente dissimili. Ognuno separato dall’altro in uno spazio disabitato". Alice Diop ha puntato la sua cinepresa per filmare ‘La permanence’ (On Call), un documentario "a porte chiuse" presentato in prima mondiale nella competizione francese del 38° Festival Cinéma du Réel. Sugli effetti della violenza che in alcuni casi ha costretto i migranti a fuggire dal loro paese, si innestano la sofferenza per l’allontanamento dalle famiglie, la difficoltà di sopravvivere in terra straniera dove mangiare, avere un tetto sopra la testa, orientarsi tra i meandri kafkiani delle procedure amministrative, attendere per lunghi mesi una risposta alle richieste di asilo, sono le angosce schiaccianti con cui si confrontano i volti segnati degli immigrati. Palpando i corpi, facendo domande con discrezione e molta umanità, comunicando come possibile in inglese, francese o spagnolo con pazienti spesso sull’orlo del baratro, redigendo prescrizioni e certificati, il dottore Jean-Pierre Geeraert ricostruisce alcune briciole dei percorsi di questi esseri umani che sono stati come proiettati dalla marea nel suo studio. Buona visione
32 views10:56
Aprire / Come